L’acqua potabile è quella destinata al consumo umano e ad alcune attività umane ed è regolamentata da parametri analitici precisi sulla sua composizione chimica, stabiliti dalla legge europea e nazionale.
Attualmente la potabilità dell’acqua, requisito fondamentale perché essa possa essere consumata, è regolamentata da due decreti legislativi, il D. Lgs. 31/2001 e il D. Lgs. 27/2002; essi disciplinano la qualità dell’acqua a uso umano allo scopo di proteggere la salute dagli effetti negativi derivanti da una contaminazione dell’acqua stessa.
Il legislatore, a tale scopo, ha stabilito che “le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite. Non devono contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana“. Per legge è quindi fissata la verifica di diversi parametri (e dei loro valori limite) di tipo fisico, chimico e microbiologico.
Analisi acqua potabile
Sono diversi i parametri organolettici e fisico-chimici che vengono presi in considerazione nelle analisi delle acque destinate al consumo umano. Vediamone alcuni.
Parametri organolettici – I parametri organolettici come la torbidità, il colore, l’odore e il sapore sono parametri che determinano la “gradevolezza” dell’acqua (l’acqua deve essere salubre, ma anche gradevole).
pH – Un parametro molto importante è il pH; esso indica l’acidità o l’alcalinità di una determinata sostanza; la scala del pH va da 0 a 14; una sostanza con pH 7 viene definita “neutra”; un’acqua è invece “acidula” se il suo pH <7, mentre è “alcalina” se il pH >7. I valori limite di pH per l’acqua potabile vanno da 6,5 a 8,5.
Valori di pH troppo bassi possono essere causa di corrosioni nella rete idrica, mentre valori eccessivamente alti possono conferire all’acqua un sapore sgradevole.
Conducibilità elettrica, abbassamento crioscopico e pressione osmotica – Sono valori legati alla presenza di minerali e hanno un’importanza relativa per il consumatore.
Metalli pesanti e sostanze assimilabili – Le acque contengono vari componenti inorganici; fra questi rivestono una certa importanza i cosiddetti metalli pesanti e altri componenti a essi assimilabili; alcune di queste sostanze, infatti, possono essere tossiche; ci si riferisce in particolar modo ad arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo ecc.
I metalli pesanti sono tanto più tossici quanto più basso è il loro valore limite; possono essere sufficienti quantità molto piccole di una di queste sostanze a rendere un’acqua non potabile. La legislazione italiana stabilisce i seguenti limiti: cadmio: fino a un valore massimo di 5 μg/l (microgrammi/litro), cromo: 50 μg/l, piombo 25 μg/l, mercurio 1 μg/l, nichel 20 μg/l, arsenico 10 μg/l e selenio 10 μg/l.
Ammoniaca – La presenza di ammoniaca indica uno stato putrefattivo in atto e compromette pertanto la potabilità dell’acqua. Di norma, nelle acque minerali destinate al consumo umano lo ione ammonio dovrebbe essere assente a meno che non se conosca a priori la sua origine geologica.
Nitriti e nitrati – I nitriti devono essere assenti, mentre per i nitrati il valore di riferimento è 5 mg/l. In alcune zone d’Italia però sono consentiti limiti superiori.
Cloruri – La presenza di cloruri potrebbe essere dovuta a contaminazione da urine e liquami. Nel caso i valori siano superiori a 25 mg/l è necessario effettuare opportune verifiche.
Durezza – Vedasi il nostro articolo Durezza dell’acqua.

L’Italia è al primo posto in Europa per il consumo di acqua potabile, ma anche per quello di acqua in bottiglia, con sprechi molto consistenti
Parametri microbiologici
La verifica dei parametri microbiologici dell’acqua serve ad accertare che l’acqua non sia un veicolo di trasmissione di microorganismi patogeni.
Fra le condizioni patologiche più comuni provocate da contaminazioni microbiologiche ricordiamo colera, dissenteria, tifo e paratifo. L’acqua inoltre può diventare veicolo di trasmissione di diversi virus (enterovirus, virus dell’epatite A ecc.), uova di ossiuri, protozoi ecc.
Per la verifica della potabilità dell’acqua dal punto di vista microbiologico si utilizzano alcuni indici quali la carica batterica totale (a 22 e 26 °C) e la contaminazione fecale (coliformi totali). In genere il test batteriologico più diffuso è la conta dei coliformi totali e in particolare di una frazione di essi, quelli fecali.
I coliformi totali appartengono alla famiglia delle Enterobacteriacee. In genere non sono patogeni, aerobi (alcuni anche anaerobi), non sporigeni e fermentano il lattosio a 35 °C. Rappresentano sostanzialmente una situazione di normalità.
I coliformi fecali rappresentano la parte termotollerante (fermentano il lattosio a 44-45 °C) dei coliformi totali e sono rappresentati praticamente da Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae.
La suddivisione fra totali e fecali è rappresentata solo dalla capacità di crescita in funzione della temperatura, ma non è del tutto sicura come indice di contaminazione fecale da mammiferi dell’acqua.
Un’altra ricerca comunemente attuata è quella degli streptococchi fecali. Sono inclusi in questa categoria batteri gram-positivi di forma tondeggiante appartenenti al gruppo degli streptococchi. Gli streptococchi fecali sono batteri di esclusiva origine intestinale.
Il significato – I coliformi totali in genere non sono specifici nei confronti dell’inquinamento in quanto di provenienza anche non fecale. I coliformi fecali indicano un inquinamento recente (hanno vita media di qualche giorno). Gli streptococchi indicano un inquinamento non recente (hanno vita media di parecchi giorni).
Quali sono i limiti di potabilità? – Perché si possa parlare di acqua potabile, questa deve presentare valori nulli di coliformi totali, fecali e streptococchi fecali (D.P.R. 236/88).
Quali sono i limiti di balneazione? – Un conto è bere l’acqua e un conto è usarla per lavarsi o semplicemente per fare una nuotata. I limiti per la balneazione (D.P.R. 8 giugno 1982. n. 470. Attuazione della direttiva CEE n. 76/160 relativa alla qualità delle acque di balneazione) sono:
- coliformi totali -> 2.000 colonie/100 ml
- coliformi fecali -> 100 colonie/100 ml
- streptococco fecale -> 100 colonie/100 ml
Come si vede c’è una notevole differenza fra potabilità e balneazione, a riprova del fatto che la presenza nell’acqua di batteri fecali non è necessariamente indice di una situazione di estrema pericolosità: chi non ha mai bevuto qualche goccia d’acqua mentre nuotava o si è abbeverato alla fontanella (per legge “non potabile”) dopo una partita di pallone? Come sempre, si deve considerare l’aspetto numerico delle cose per darne una valutazione complessiva.