L’aspettativa di vita è legata al consumo di vino (o alcolici in genere)? Sicuramente. Su questo sono tutti d’accordo. Il difficile è accordarsi sulla curva che lega le due grandezze. Le difficoltà nascono sostanzialmente da due problemi:
- ci sono in gioco enormi interessi commerciali ed è abbastanza ragionevole pensare che molte ricerche siano pilotate;
- dal punto di vista statistico, è praticamente impossibile estrarre dalla popolazione un campione totalmente significativo.*
Moltissime ricerche (ma in realtà basta il buon senso!) mostrano che un consumo eccessivo di vino accorcia la vita. Sono riassunte nella campagna che l’Organizzazione Mondiale della sanità ha lanciato nel 2004 contro il consumo di alcol:
Che bere anche poco faccia bene è tutto da dimostrare; l’alcol aumenta il rischio di incidenti, è tossico per il fegato, è coinvolto nella comparsa di diversi tumori, altera i processi di memorizzazione.
Di fatto, l’OMS ha smentito tutte le ricerche precedenti. Non soddisfatti, i difensori dell’alcol sono tornati all’attacco e qualche anno fa hanno sfornato una ricerca (Wageningen University, Paesi Bassi, pubblicata su Journal of Epidemiology and Community Health, 2009) che ha monitorato per 40 anni (fino al 2.000) 1.374 uomini nati tra il 1900 e il 1920; secondo la ricerca, il consumo di non più di 20 grammi di alcol al giorno comporta un rischio di morte ridotto del 36 per cento (due anni di vita in più) rispetto a quello degli astemi. E la riduzione del pericolo aumenta per chi, fra tutti i possibili drink, preferisce il vino (nessuna indicazione dei medici olandesi sulla scelta tra bianco e rosso). In generale chi beve mezzo bicchiere di vino al dì ha una riduzione del 40 per cento della mortalità (cinque anni in più).
La cosa ridicola è che tale ricerca è stata rilanciata in modo analogo qualche anno dopo da una “ricerca” condotta per conto della rivista “scientifica” Alcoholism: Clinical and Experimental Research (analisi su 1.824 soggetti).
La critica
Imparate una cosa: queste ricerche sono risibili perché alla fine non fanno altro che trovare correlazioni (spesso nemmeno dirette) che i ricercatori finiscono per spacciare per cause. Purtroppo i giornalisti che hanno scarse competenze statistiche abboccano e diffondono nella popolazione informazioni errate. Si veda il caso eclatante della ricerca (poi ridicolizzata dagli stessi ambienti scientifici) che affermava che i magri vivono di meno.
Una ricerca statisticamente seria dovrebbe considerare soggetti del tutto equivalenti e sui quali un solo parametro varia; ovviamente nella popolazione questo è impossibile e l’ambiguità dei dati è da considerarsi sempre alta.
Considerare insiemi di 1.000 o 2.000 persone suddividendoli magari in classi di poche centinaia di persone è sbrigativo e dal punto di vista scientifico nullo.
Le distorsioni dei media
Vediamo come le due ricerche sono stata distorte dai media:
- Innanzitutto il dato assoluto (g di alcol) è stato trasformato in bicchieri; ogni giornalista ha interpretato per esempio i 20 g come gli pareva, facendoli diventare per esempio due bicchieri al giorno. In realtà un bicchiere (medio) di vino riempito normalmente contiene circa un quinto di litro, cioè 19 g di alcol.
- Poi in alcuni articoli si è inventato il fatto che le ricerche perorava il vino rosso, tirando in ballo il resveratrolo che la ricerca olandese ha completamente ignorato.
- Il mezzo bicchiere al dì è diventato per alcuni un bicchiere di vino a pasto!
- La cosa curiosa è che nessuno ha notato che il campione era rappresentato in grande prevalenza da uomini: tutte le fonti giornalistiche hanno arbitrariamente esteso il risultato della ricerca a tutta la popolazione, maschile e femminile.
- Curioso anche il fatto che nessuno abbia sottolineato come un bevitore normale non si accontenta certo di mezzo (o un) bicchiere di vino al giorno (cioè un decimo di litro di vino)! Quindi, di fatto, la ricerca non promuove il consumo normale e abitudinario di vino.
L’inconsistenza della ricerca
Provate a rileggere cosa dicono le due ricerche e cercate di trovare un punto che le rende “inutili”. Si tratta di un buon esercizio per vedere se avete spirito critico. Certo, potete appigliarvi a quanto detto prima sulla poca significatività del campione oppure sul punto 5 del precedente elenco, ma ci sarà sempre il sostenitore di Bacco che vi dirà che “qualcosa di vero deve pure esserci”. Trovato il punto critico? No? Beh, pensate che vi abbia proposto questa ricerca (dati non truccati): ho monitorato per 40 anni (fino al 2.000) 1.374 uomini nati tra il 1900 e il 1920 considerando il numero di sigarette fumate. Secondo la ricerca, il consumo di non più di 10 sigarette al giorno comporta un rischio di morte ridotto del 36 per cento (due anni di vita in più) rispetto a quello dei non fumatori. In generale chi fuma 5 sigarette al giorno al dì ha una riduzione del 40 per cento della mortalità (cinque anni in più).
La ricerca è inventata, ma se fosse vera (e vi assicuro che è plausibile) e foste sicuri che non ho barato, come fareste a smontarla?
Chi conosce la scarsa attendibilità delle correlazioni ci arriva in un secondo: fra i nati a inizio XX sec. l’abitudine al fumo era la norma, non c’era ancora l’informazione salutistica. Chi non fumava era sicuramente già poco sano o addirittura malaticcio e quindi è del tutto logico che avesse un’aspettativa di vita inferiore. Chi fumava solo 5 sigarette al giorno in realtà non era dipendente dal tabacco (fumava “perché tutti fumavano”) e probabilmente aveva uno stile di vita migliore degli altri: ecco spiegato perché viveva di più.
Tornando alla nostra ricerca sul vino, fra i nati fra il 1900 e il 1920 chi non beveva aveva probabilmente ragioni di salute per non farlo ed è ovvio che sarebbe vissuto di meno; non era certo come oggi, dove molta gente che non beve o non beve abitualmente (come il sottoscritto che astemio non è) lo fa per scelta consapevole.

L’aspettativa di vita e il vino sono correlati in modo più complesso di quanto il detto “un bicchiere di rosso fa bene al cuore” possa far credere
Conclusioni
Per quanto riguarda la correlazione tra aspettativa di vita e vino, in conclusione, continua a valere l’indicazione dell’OMS:
realisticamente, chi beve meno di un quarto di litro di vino al giorno ha un’aspettativa di vita simile a chi non beve; chi beve di più ha un’aspettativa minore.
Se con il vino, si bevono altri alcolici si deve considerare l’indice alcolico (0,25 l di vino equivalgono a un indice alcolico di 3).
* Per approfondire consultate il Capitolo 5 di Migliora la tua intelligenza. In questa sede, basta ricordare che perché il campione sia veramente casuale deve essere sorteggiato in tutta la popolazione.