Aspettativa di vita è una locuzione che viene spesso confusa con altre come speranza di vita o semplicemente vita media. Mentre speranza di vita indica il numero medio di anni della vita di un essere vivente a partire da una certa età, vita media è una locuzione imprecisa perché si riferisce alla media delle vite di un campione; nel caso di una popolazione sarebbe necessario che tutti fossero morti per poterla calcolare.
L’aspettativa di vita è la speranza di vita di un neonato.
In base a dati sulla popolazione, si compongono tavole di mortalità che si basano sulla probabilità di morte qx, che indica la probabilità di morire entro un anno che ha una persona di x anni. Da esse si ricava l’aspettativa di vita.
L’ISTAT fornisce le tavole di mortalità ogni anno. Così possiamo scoprire che, per esempio, un nato nel 2016 avrà come aspettativa di vita 82,75 anni (senza considerare il sesso). Se si è già stati così fortunati da essere arrivati a 50 anni, le tavole ci dicono che la nostra speranza di vita è di oltre 84 anni ecc. (fai il test). Si può per esempio calcolare che la probabilità che un figlio muoia prima della morte del genitore che lo ha avuto a 30 anni è del 3,3% (pertanto l’evento in famiglie numerose non è così infrequente).
Fatte queste premesse teoriche, vorrei chiedervi qual è lo Stato dove l’aspettativa di vita è maggiore. Pensateci, nel frattempo alcune considerazioni sull’aspettativa di vita.
Aspettativa di vita: i plus
Stile di vita – Ovviamente un buon stile di vita è una condizione decisamente facilitante. Rimando all’articolo per prendere visione dei dieci punti.
Coscienza medica – Questo fattore è sottovalutato. Oggi si parla molto di prevenzione; in realtà molte malattie non si possono prevenire, si possono scoprire più velocemente (per questo la locuzione esatta è diagnosi precoce). Certo, ci si può affidare a controlli periodici, ma la cosa di gran lunga migliore è essere i primi medici di sé stessi e saper individuare sintomi preoccupanti (senza diventare ipocondriaci).
Oggetti d’amore – Moltissime ricerche evidenziano che il fattore X allungherebbe la vita. Se si legge bene la ricerca si scopre che il fattore X non è altro che un oggetto d’amore. Così un ottimo matrimonio allunga la vita, ma sarebbe ingenuo pensare che basti sposarsi per vivere più a lungo, visto che un cattivo matrimonio l’accorcia; analogamente, vivere con un animale da compagnia aiuta molto e le ricerche ci dicono che un anziano vive meglio e più a lungo se ha un fedele compagno. Sintetizzando, l’amore allunga la vita; ovviamente quello giusto (vi rimando quindi all’articolo sugli oggetti d’amore per capire come si ama in modo corretto). Va da sé che un hobby non è un oggetto d’amore, cosa dimostrata dalla mortalità precoce di tanti freschi pensionati che non hanno oggetti d’amore e si danno a hobby un po’ forzati, giusto per passare il tempo.
Aspettativa di vita: i minus
Assenza dei plus – Ovviamente chi ha un cattivo stile di vita (a volte basta anche un solo punto!), chi non ha una coscienza medica e chi non ha oggetti d’amore può solo illudersi di avere una buona aspettativa di vita. Spesso gli anni di vita persi sono veramente tanti.
Lavoro usurante – Nel mondo del lavoro si parla di lavori usuranti, intendendo quelli che in modo diretto o indiretto, colpiscono la salute del lavoratore. In realtà spesso ci si riferisce solo a lavori fisici, mentre sono usuranti anche lavori dove lo stress e/o la noia la fanno da padroni. L’indice di qualità di cui trattiamo nel nostro articolo Buon lavoro può essere un buon indicatore del legame fra lavoro e aspettativa di vita.
Difficili rapporti umani – Separazioni e divorzi non aiutano. Anche non avere amici è sicuramente penalizzante. La cosa però più negativa è non saper gestire il rapporto con gli altri, facendo di ogni incontro una tensione. La difficoltà può essere locale (per esempio all’interno della famiglia con continui litigi fra genitori e figli; oppure sul lavoro, fra i vari livelli della struttura) oppure globale per l’incapacità del singolo di accettare un’interazione che pretenderebbe perfetta e sempre positiva (insofferente), per la sua assenza di forza (debole) o per l’eccessivo uso della forza (violento). In caso di difficoltà globale solo una correzione della personalità può migliorare la qualità e l’aspettativa di vita.
Aspettativa di vita: le illusioni
Quando si parla di aspettativa di vita le illusioni che ci vengono propinate sono tante. Di solito riguardano i punti dello stile di vita la cui importanza viene amplificata. Vediamone alcuni.
L’alimentazione – Che un modello alimentare possa proteggerci dalle malattie è veramente ingenuo; mangiare male ci accorcia la vita, ma mangiare benissimo non ci fa andare in paradiso; anche perché quel “benissimo” non è del tutto oggettivo. L’errore nasce dalla constatazione che una cattiva alimentazione causa seri danni alla salute e per estensione si è portati a pensare che con un modello alimentare ad hoc si raggiunga l’immortalità (a proposito, se vi interessa il discorso sull’immortalità dovete leggere l’articolo che la tratta); in realtà è banale constatare che popoli con differenti modelli alimentari hanno aspettativa di vita simili. Anche modelli alimentari applicati allo stesso gruppo vengono smentiti dalla realtà: non c’è differenza nell’aspettava di vita di vegani (dieta vegana) salutisti vs. non vegani altrettanti salutisti (ed è facilissimo comporre elenchi di vegani morti di quelle patologie tumorali che il modello alimentare voleva evitare).
L’attività fisica – Anche in questo caso si sopravvaluta il fattore del buon stile di vita. Non fare attività fisica penalizza, ma correre una maratona non migliora la situazione rispetto a chi fa attività fisica con regolarità almeno 3 volte alla settimana; occorre cioè distinguere la valenza dello sport per il soggetto (può essere un oggetto d’amore e quindi, indirettamente, allunga la vita) dalla sua reale valenza salutistica che è certa, ma della quale non si deve esagerare l’importanza, cosa spesso fatta da 40-enni che con lo sport credono di arrivare all’immortalità.
L’assenza di stress – Molti stili di vita tendono a eliminare un killer dell’aspettativa di vita, lo stress. In realtà non fanno altro che deprimere anche l’interesse medio del soggetto verso la vita. Non tengono conto cioè che di stress ne esistono due tipi: quello positivo (eustress, di solito collegato o collegabile ai nostri oggetti d’amore) e quello negativo, il distress. Senza eustress la vita scivola verso la noia, che altro non è che un letargo in attesa della fine.
Il sesso – Una delle constatazioni immediate è che le donne vivrebbero più degli uomini. Nei Paesi avanzati la differenza varia fra i 2 e i 6 anni (in Italia è di 2 anni, in Spagna di 6). In realtà la mortalità riguardo al sesso dipende da fattori extragenetici: la mortalità per parto (che nei Paesi avanzati è oggi molto bassa; in molti Paesi africani gli uomini vivono di più delle donne), la maggiore dipendenza degli uomini da droghe (come il fumo, anche se il divario si sta azzerando), la maggiore probabilità di lavori usuranti e pericolosi per gli uomini.
I centenari – Un errore logico piuttosto comune è scambiare un massimo per un’indicazione della media. Il fatto per esempio che un popolo abbia più centenari di altri popoli non vuol dire che la sua aspettativa di vita sia migliore di quella dei Paesi con meno centenari. Spesso si scopre che è uguale oppure addirittura inferiore, evidentemente perché esistono altri fattori che provocano più vittime giovani che compensano il fatto che ci siano più centenari.
Conclusioni
Ora posso svelarvi che il Paese dove l’aspettativa di vita è maggiore: è il principato di Monaco. Monaco non figura nei vecchi elenchi dell’ONU semplicemente perché non era stato considerato. In seconda posizione c’è il Giappone con 85,46 anni e in terza l’Italia con 84,84. D’accordo, direte voi, ma mese più mese meno cosa conta? Beh, Monaco è in testa con un’aspettativa di vita di 90 anni, 5 in più dell’Italia.
A questo punto scattano le ipotesi che dimostrano il senso critico di chi le fa. Se avete scelto il clima siete fuori strada, visto che nel resto della Costa Azzurra non si vive certo così a lungo. Resta un solo parametro: la ricchezza. I ricchi vivono di più. Anche questa affermazione rischia di essere semplicistica perché per esempio gli Stati Uniti che hanno un altissimo reddito pro capite hanno un’aspettativa di vita di soli 79,56 anni. La ricchezza comunque conta perché per esempio si verifica che per la Cina l’aspettativa di vita è di soli 75,15 anni contro gli 84,08 e gli 82,78 rispettivamente di Macao e Hong Kong, che sempre in Cina stanno, ma nella parte più ricca.
Con un semplice ragionamento si arriva a ipotizzare che la ricchezza conta perché permette mediamente di sviluppare una maggiore cultura (e quindi una coscienza medica) e di curarsi meglio, ma va sprecata se comporta un cattivo stile di vita (come per esempio troppo stress). In sostanza il principato di Monaco dimostra che la strategia del traguardo paga tantissimo: la ricchezza conta se la si può godere!