La carne è cancerogena? È una domanda che si fanno in molti, in particolar modo da quando, qualche anno fa (per l’esattezza nel 2015), l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione ha inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro negli uomini.
Come si legge nella pubblicazione rilasciata sulla rivista scientifica The Lancet Oncology, dopo aver revisionato oltre 800 studi epidemiologici che indagavano l’associazione fra carni rosse e insorgenza di cancro in tutto il mondo, il team IARC ha deciso di catalogare fra i cancerogeni certi “sulla base di sufficienti evidenze che le legano al tumore del colon, le carni rosse lavorate, ovvero quelle salate, essiccate, fermentate, affumicate, trattate con conservanti per migliorarne il sapore o la conservazione. Inoltre un legame è stato individuato anche con il tumore allo stomaco“.
Chiariamo subito.
Le ricerche parlano di carni lavorate e di insaccati,
quindi
chi parla genericamente di “carne” o di “carni rosse” o è in malafede o è ignorante.
Grande scoperta? No, la solita grande sciocchezza che si basa su correlazioni anziché su vere cause. Sono anni che nel sito diciamo che quanto affermato dalla IARC è vero, ma lo è semplicemente perché
- le carni lavorate contengono nitriti e nitrati in percentuali abnormi per un cibo salutistico;
- alcuni tipi di cottura come la grigliatura e l’affumicatura possono portare alla formazione di agenti chimici a loro volta cancerogeni.
Secondo Christopher Wild, direttore dell’IARC, “i risultati del gruppo di lavoro devono far riflettere sulla possibilità di rivedere le attuali raccomandazioni sui limiti all’assunzione di carne”.
Questa è ovviamente una grande sciocchezza, visto che si dovrebbe riflettere sull’uso dei conservanti (peraltro usati anche con molta carne bianca confezionata industrialmente) e sull’uso di certi tipi di preparazione.
Per capirci, sarebbe come dire che, visti i tanti incidenti mortali, sarebbe opportuno non usare l’auto, anziché consigliare di guidare con prudenza, non correre veloci, non mettersi al volante ubriachi ecc.
La posizione contro la carne è nota da tempo e spesso è dovuta a scienziati che hanno sposato un regime alimentare vegetariano come, restando in Italia, lo scomparso Umberto Veronesi. Ne parliamo al presente, in quanto si tratta di una posizione tuttora condivisa da molti.
- Analizziamo quanto detto da Veronesi. È ormai comprovato che chi si alimenta di prodotti animali si espone ad un rischio maggiore di contrarre diversi tipi di patologie. Corre infatti in media il 30% di rischio in più di contrarre molti tipi di tumori, come quello al seno, al colon, alla prostata, al pancreas, alla vescica e ai polmoni. Un’alimentazione carnea induce ad un maggiore rischio di contrarre malattie metaboliche, disturbi cardiovascolari legati al livello di colesterolo nel sangue, infarti, diabete ed obesità. Veronesi usa trucchi statistici come quello delle percentuali relative. Il 30% fa molta più scena che dire che su 100 persone vegetariane che muoiono 28 muoiono di cancro, mentre su 100 persone carnivore ne muoiono 29 o 30. Infatti il 30% riguarda solo alcuni tipi di tumori.
- Veronesi dà un’informazione fuorviante: il 30% vale solo per il cancro al colon. Preso da delirio di onnipotenza, ci propina un elenco concludendo con un improbabile tumore al polmone, la cui causa di gran lunga prioritaria (vedasi sito dell’AIRC che Veronesi dovrebbe ben conoscere) è il fumo di sigaretta. Nel sito dell’AIRC viene smontato l’elenco di Veronesi anche per gli altri tipi di tumore, a esclusione di quello del colon.
- Soffermandoci sul solo tumore al colon, Veronesi (e molti altri oncologi) commettono l’errore di spaziatura categoriale. Infatti considerano l’insieme dei carnivori come unico, senza ulteriori suddivisioni. In realtà, si sa già da tempo che i conservanti usati per gli insaccati sono cancerogeni e che una statistica seria dovrebbe confrontare i vegetariani con i carnivori che non usano carni conservate. Inoltre i carnivori sono in media meno attenti all’alimentazione che i vegetariani (molti dei quali lo sono perché vogliono difendere la loro salute, alcune al limite dell’ipocondria) e finiscono in sovrappeso che, come si sa, è una causa di un’aumentata probabilità tumorale. In sostanza le 1-2 morti su 100 di differenza fra carnivori e vegetariani scompaiono se si considerano vegetariani e “carnivori non in sovrappeso e che non consumano carne con conservanti” (come i nitriti).
- Analogamente a quanto detto in 3, se si considerano vegetariani e carnivori non in sovrappeso e non sedentari, è tutta da dimostrare la differenza d’incidenza nelle patologie cardiache. Veronesi per esempio dimentica che “i grassi animali” sono critici per i grassi saturi in essi contenuti (i grassi saturi sono utili, ma non se ne deve abusare), stessi grassi che sono contenuti per esempio nel cioccolato e in molti oli vegetali.

Anche in una deita onnivora il consumo di carni lavorate dovebbe limitarsi a massimo 50 g alla settimana, per ridurre il rischio cancerogeno e non solo
Appare veramente molto deludente che un personaggio come Veronesi sia rimasto vittima delle sue convinzioni e abbia abbandonato quell’obiettività che ogni scienziato dovrebbe avere. Con il suo stesso metro di ragionamento si potrebbe condannare gran parte dell’alimentazione vegetariana. Per esempio, il basilico contiene l’eugenolo che è sostanza sospetta, molti alimenti vegetali (cereali, arachidi, caffè ecc.) sono a rischio aflatossine, agenti cancerogeni ecc. Ma non sarebbe serio.
Approfondimenti: Nitriti e nitrati.