Il collutorio è un presidio sanitario che viene utilizzato per l’igiene orale. Pur essendo un prodotto commerciale particolarmente reclamizzato e raccomandato, il collutorio va considerato come mero supporto ai tipici mezzi usati per la pulizia dei denti, ovvero spazzolino, dentifricio e, auspicabilmente, filo interdentale. In effetti, nonostante il notevole battage pubblicitario che li riguarda, sull’utilità dei collutori non tutti concordano; anzi, alcuni dentisti consigliano di evitarne l’uso e preferiscono raccomandare una più accurata igiene dei denti con i mezzi tradizionali.
A seconda della tipologia di collutorio, le indicazioni al suo uso possono variare; esistono in commercio, infatti, dei collutori raccomandati come mezzo di prevenzione per la placca dentaria (i più comuni), ma anche per il trattamento di problemi quali alitosi, gengiviti e stomatiti ecc.
Quello che deve essere chiaro è che:
il solo uso del collutorio non può essere considerato come sufficiente a garantire un’adeguata igiene orale.
Collutori medicati e cosmetici
Si possono distinguere due tipologie di collutori: collutori medicati (acquistabili soltanto nelle farmacie o nelle parafarmacie) e i collutori cosmetici (reperibili in diversi tipi di esercizio commerciale).
La composizione di un collutorio può variare fra un prodotto e l’altro, anche se alcuni ingredienti sono comuni a tutti come per esempio l’acqua (l’ingrediente più abbondante) e un dolcificante non cariogeno (il più utilizzato è l’ormai noto xilitolo, a volte riportato come xylitol, ma è possibile trovare anche sorbitolo, sucralosio o saccarina sodica).
In molti collutori cosmetici è spesso presente anche l’alcol denaturato, generalmente aggiunto per rendere più gradevole il prodotto e non tanto per una sua eventuale azione antibatterica che, alle concentrazioni utilizzate di norma in questi prodotti, è praticamente trascurabile per non dire nulla.
Altro ingrediente utilizzato è il fluoro, spesso sotto forma di fluoruro di sodio (sodium fluoride) o di monofluorofosfato di sodio (sodium monofluorophosphate); questo ingrediente viene inserito soprattutto per le sue azioni acariogena e antibatterica.
Anche la glicerina (glycerin) è spesso riscontrabile nell’elenco ingredienti dei collutori; ha un’azione batteriostatica e battericida e migliora il sapore del prodotto.
Altro ingrediente talvolta utilizzato è il bicarbonato di sodio (anche se è più comune ritrovarlo nei dentifrici che nei collutori ); riportato anche come sodium bicarbonate, questo ingrediente viene inserito per la sua capacità sbiancante, ma anche come regolatore di pH. Viene spesso associato al silice (silica), una sostanza utilizzata per i medesimi scopi.
Ingredienti inseriti come regolatori di pH sono anche il fosfato di sodio (sodium phosphate), il fosfato di calcio (calcium phosphate) e l’idrossido di sodio (sodium hydroxide).
In alcuni collutori, solitamente in quelli specifici per l’alitosi, è possibile trovare il cetilpiridinio cloruro (cetylpiridinium chloride), un blando antimicrobico spesso associato allo zinco (riscontrabile sotto forma di cloruro, zinc chloride, o come citrato di zinco, zinc citrate) che ne potenzia gli effetti.
L’azione antibatterica più significativa è comunque generalmente demandata alla clorexidina o al triclosan.
La clorexidina, sostanza sintetizzata per la prima volta nel 1950, è un antimicrobico ad ampio spettro che agisce contro batteri Gram+ e Gram- nonché verso i miceti. I collutori a base di clorexidina sono da molti considerati i migliori a motivo della loro notevole azione antiplacca. Sono i collutori con questo ingrediente che vengono generalmente consigliati dopo interventi chirurgici nel cavo orale e nel trattamento di gengivite, parodontite, stomatite aftosa e ulcere della mucosa orale.
Viene sconsigliato un uso protratto (ovvero oltre le due-tre settimane) di collutori contenenti clorexidina in quanto si possono avere effetti collaterali quali colorazioni indesiderate dei denti e alterazione del gusto, effetti comunque reversibili dopo la sospensione dell’uso del prodotto. In Italia i collutori a base di clorexidina sono considerati prodotti da banco, a differenza di quanto accade negli USA dove è necessaria una prescrizione medica per poterli acquistare.
Anche il triclosan è un antibatterico; in alcuni Paesi viene utilizzato in concentrazioni fino al 2% in prodotti disinfettanti di diverso tipo; nel nostro Paese è possibile trovarlo, oltre che in diversi collutori, anche nella lista degli ingredienti di molti prodotti a uso cosmetico (in concentrazioni fino allo 0,3%) o per l’igiene domestica.
Negli ultimi tempi, soprattutto in Internet, si trovano articoli allarmanti su questa sostanza con conseguente invito a utilizzare collutori che si basano su altri principi; in effetti, basta fare una ricerca in Rete e si trovano diverse notizie sulla sua (presunta) pericolosità (si va gravi irritazioni cutanee, alle convulsioni per finire con il favorire l’insorgenza di tumori…). In realtà, a tutt’oggi, gli unici effetti indesiderati di cui esistano segnalazioni certe sono relativi a casi di dermatite da contatto o di irritazioni della cute. Altro presunto problema riguardo all’uso di collutori (o altri prodotti) a base di triclosan sarebbe quello del favorire la resistenza dei batteri a molti dei più comuni farmaci ad azione antibiotica; parliamo di presunto problema perché, a tutt’oggi, non esistono evidenze scientifiche che confermino tale ipotesi. Quello che però è vero è che l’Organizzazione Europea dei Consumatori ha invitato a non eccedere nell’uso di prodotti che contengono triclosan e di limitarne l’impiego a meno che la sua azione disinfettante non sia ritenuta necessaria. È altresì vero che alcuni Paesi ne hanno bandito l’uso.
Tra gli ingredienti dei collutori vanno poi segnalati, come nel caso di moltissimi altri prodotti, i conservanti e i coloranti. I primi vengono inseriti per evitare il deterioramento della soluzione, mentre i secondi hanno una mera funzione commerciale, servono cioè a rendere il prodotto più accattivante agli occhi dei potenziali acquirenti (difficile, se non impossibile, trovare un collutorio incolore).
In molti collutori, infine, si trovano anche oli essenziali (generalmente mentolo, eucaliptolo e timolo).

Il solo uso del collutorio non può essere considerato come sufficiente a garantire un’adeguata igiene orale.
Come scegliere un collutorio
È necessario, ancora una volta, ribadire che un collutorio deve essere considerato come supporto e non come sostituto di spazzolino, dentifricio e filo interdentale; ciò detto, vediamo di fornire qualche consiglio utile alla scelta di questo tipo di prodotto.
In linea generale, i collutori agli oli essenziali e non contenenti clorexidina o altri antibatterici sono una buona scelta che copre diverse esigenze; agiscono piuttosto bene contro la placca batterica e non danno luogo a inestetiche pigmentazioni dei denti, cosa invece possibile con collutori alla clorexidina. Di norma possono essere utilizzati in modo costante; vanno usati due volte al giorno (sciacqui di 30 secondi circa), dopo il lavaggio dei denti.
Chi ha problemi di sensibilità dentinale può orientare la propria scelta su un collutorio a base di fluoro, prodotto in grado, tra l’altro, di svolgere un’azione rimineralizzante degli strati superficiali dello smalto e di svolgere un’azione preventiva della carie. Anche questi prodotti possono essere utilizzati per lunghi periodi di tempo. Si consigliano sciacqui di circa un minuto per due volte al giorno dopo il lavaggio dei denti.
Un collutorio contenente clorexidina può essere la soluzione ideale dopo interventi chirurgici nel cavo orale o per controllare il fenomeno placca dentaria in modo ottimale. È consigliabile utilizzare questi prodotti per periodi di tempo limitati (15 giorni al massimo) sostituendoli poi con altri prodotti che possono essere usati in maniera continuativa. Anche per questi tipi di collutorio si consigliano sciacqui di circa un minuto per due volte al giorno dopo il lavaggio dei denti.
Chi ha problemi di alitosi può orientarsi, come accennato nel paragrafo precedente, su prodotti a base di cetilpiridinio, un ingrediente sicuro il cui utilizzo nel tempo può essere prolungato; peraltro, tale principio attivo svolge una certa azione antinfiammatoria e viene talvolta consigliato per trattare blandi mal di gola.
Per quanto riguarda il triclosan ci siamo già espressi; la demonizzazione dell’ingrediente non sembra supportata da evidenze scientifiche, ma chi preferisce appellarsi al principio di precauzione ha, come si è visto, altre possibilità di scelta.