Diottrie, decimi e gradi… Molto spesso se ne parla, ma, con tutta probabilità, non tutti sarebbero in grado di spiegare cosa indicano questi termini. Molti ritengono che essi siano fra loro sinonimi o legati da chissà quali relazioni matematiche. In realtà le cose stanno diversamente. Cerchiamo quindi, nei limiti del possibile, di fare un po’ di chiarezza su questo argomento sul quale c’è davvero molta confusione.
Diottrie
In ottica la diottria è l’unità di misura del potere rifrattivo di una lente (meno tecnicamente si parla di forza della lente). Si dice che una lente ha il potere di una diottria quando essa ha il fuoco a un metro di distanza.
Le lenti sono tanto più “forti” quante più sono le diottrie. Le lenti possono essere “positive” (lenti che ingrandiscono) oppure “negative” (lenti che rimpiccioliscono, come quelle usate dai soggetti che soffrono di miopia, un difetto visivo comunissimo che è responsabile di una difficoltà nella visione degli oggetti lontani).
Un occhio “normale” può essere considerato come una lente positiva con un potere complessivo di refrazione di 59 diottrie.
Sostanzialmente, con le diottrie si indica la potenza che deve avere la lente da porre davanti all’occhio per consentirgli di sfruttare al meglio la sua capacità visiva.
Decimi
La miopia è dovuta a un allungamento del bulbo oculare. Il decimo è l’unità di misura che in Italia viene utilizzata per valutare l’acutezza visiva (anche visus).
L’acutezza visiva si misura nel corso di una visita oculistica utilizzando una particolare tabella denominata ottotipo. Con i decimi si indicano il numero di righe dell’ottotipo che si è in grado di leggere. Convenzionalmente, la visione di un occhio normale è fissata in dieci decimi anche se si può arrivare a leggere oltre (un caso abbastanza raro, ma non così tanto da essere considerato eccezionale). Quando l’acutezza visiva è misurata senza l’ausilio di lenti si parla di visus naturale, in caso contrario si parla di visus corretto.
È bene chiarire che i decimi nulla c’entrano con il potere diottrico delle lenti correttive; infatti, per esempio, un soggetto con una miopia di 0,50 diottrie può avere un visus naturale di sei decimi, mentre un ipermetrope di tre diottrie può avere un visus di naturale di undici o dodici decimi (non vale quindi l’equazione tanti decimi in meno, tante diottrie in più occorrenti).
Quindi, un po’ grossolanamente: con i decimi si fa riferimento alle capacità visive di un soggetto, con le diottrie si indica la correzione necessaria affinché un soggetto raggiunga la miglior visione possibile.
Gradi
Passiamo infine ai gradi. Com’è noto, uno dei più comuni difetti visivi è rappresentato dall’astigmatismo (tecnicamente è un errore refrattivo). L’astigmatismo viene corretto con lenti cilindriche (la miopia, l’ipermetropia e la presbiopia vengono invece corrette con lenti sferiche).
Le lenti cilindriche vengono montate rispettando un determinato asse. Quando la lente viene montata in modo verticale si dice che l’asse è a 90 gradi, se, al contrario, è montata in modo orizzontale, l’asse è a 180 gradi; ovviamente vi sono tutte le gradazioni intermedie. Con i gradi si esprime quindi l’orientamento dato a una lente che deve correggere un astigmatismo.
È usuale sentir dire frasi del tipo “mi mancano due gradi di vista”, ma tale affermazione è scorretta.