L’etilometro è uno strumento utilizzato per misurare il valore dell’alcolemia ovvero, in altri termini, la quantità di etanolo presente nel sangue. L’etilometro ha acquisito una certa fama da quando è utilizzato dalle Forze dell’Ordine allo scopo di verificare se chi guida un veicolo sta viaggiando in stato di ebbrezza.
Esistono diversi tipi di etilometro, ma non tutti sono omologati; nel nostro Paese lo sono quelli che misurano la concentrazione ematica di alcol attraverso l’analisi dell’aria alveolare espirata.
Dopo che un soggetto ha ingerito dell’alcol, quest’ultimo è assorbito a vari livelli (esofago, stomaco e intestino); la stragrande maggioranza dell’alcol assorbito (approssimativamente il 90%) è in seguito metabolizzata a livello epatico; la parte restante è invece eliminata per altre vie (urine, sudore e aria espirata). È bene ricordare che la velocità di assorbimento dell’alcol è decisamente superiore a quella in cui l’organismo stesso lo smaltisce.
È doveroso precisare che, a parità di quantità di alcol assunto, i valori alcolemici possono essere diversi da soggetto a soggetto. Sono numerosi infatti i fattori che possono influenzare tali valori; tra questi ricordiamo l’età, il sesso, l’assunzione di farmaci, la quantità di grasso, le condizioni psico-fisiche ecc. È altresì corretto ricordare che la velocità di smaltimento dell’etanolo non è uguale per tutti gli individui; solitamente si smaltiscono da 0,10 a 0,15 g/l ogni ora.
Il tasso alcolemico è generalmente espresso in grammi per litro (g/l) o in milligrammi per decilitro (mg/dl). Nel nostro Paese, per coloro che guidano un’autovettura, il Codice della Strada ha fissato un tasso alcolemico massimo pari a 0,5 g/l. Le sanzioni per il superamento di tale limite sono molto severe (vedasi a questo proposito il nostro articolo Guida in stato di ebbrezza).
Una nota importante: per neopatentati (ovvero coloro che hanno la patente da meno di tre anni), per chi ha meno di 21 anni e per i guidatori professionali o chi conduce veicoli che superano le 3,5 tonnellate vale la regola del tasso zero.
Le misurazioni effettuate con l’etilometro sono caratterizzate da una certa precisione, anche se, come abbiamo visto, le stesse quantità di alcol ingerito difficilmente rendono gli stessi esatti valori di alcolemia da soggetto a soggetto.
A parte le variabilità legate alla soggettività degli individui, la rilevazione dell’alcolemia attraverso l’espirazione umana è legata al fatto che quando il sangue che contiene l’etanolo attraversa la zona polmonare, espelle, tramite il meccanismo respiratorio, una parte di detto etanolo; la parte di etanolo espulsa è sempre proporzionale alla quantità presente in quel momento nel flusso sanguigno. Ciò permette una misurazione abbastanza precisa del tasso alcolico.
È possibile calcolare (in modo approssimativo) il proprio tasso di alcolemia utilizzando la formula proposta più avanti, dove:
- Ga = grado alcolico della bevanda
- V = volume della bevanda ingerito (in ml)
- P = peso corporeo (in kg)
- K = coefficiente di diffusione; quest’ultimo varia a seconda del sesso: M = 0,73; F = 0,66
Tasso alcolemico (g/l) = (Ga x V x 0,008 x 1,055) / (P x K)
Etilometro chimico ed etilometro elettronico
Esistono tipi diversi di etilometro. Analizziamo brevemente quelli di tipo chimico e quelli di tipo elettronico.
Etilometro chimico – L’etilometro chimico è così denominato perché il suo funzionamento è essenzialmente basato su una reazione di tipo chimico. Questa tipologia di etilometro consta di un palloncino (spesso si parla infatti di test del palloncino), di un boccaglio e di una fiala che contiene determinati sali. La funzione del palloncino è quella di far reagire i sali con una determinata quantità di aria espirata. Vi sono due categorie di etilometri chimici, quelli che utilizzano come reagente il dicromato di potassio e quelli che non lo utilizzano. Tendenzialmente si tende a preferire gli etilometri che non utilizzano il dicromato di potassio dal momento che, recentemente, il Ministero della Salute ha riconosciuto come cancerogena tale sostanza. Negli etilometri che lo contengono la sua concentrazione è tale da non avere effetti nocivi per la salute.
Per utilizzare l’etilometro privo di dicromato di potassio si devono rimuovere i tappi presenti alle estremità della fiala che contiene i sali. Si collega poi il boccaglio alla parte superiore della fiala mentre il palloncino è posto all’altra estremità. Si deve quindi soffiare nel boccaglio; l’aria espirata passa attraverso la fiala e in tal modo dà luogo a quella reazione grazie alla quale si può determinare l’alcolemia. In presenza di alcol i sali variano la propria colorazione virando dal bianco (alcolemia nella norma) al rosa; a seconda dell’intensità del colore rosa si può determinare, grazie al confronto del colore con una scala cromatica presente sulla fiala, il tasso alcolico del soggetto in esame. A questo test è riconosciuta un’affidabilità di circa il 95%.
L’altro tipo di etilometro chimico, quello con il dicromato di potassio, ha un’affidabilità inferiore rispetto a quella dell’etilometro precedentemente illustrato; si aggira infatti sul 70% circa. Questo tipo di etilometro è utilizzato gonfiando prima il palloncino, dopodiché si provvede a sgonfiarlo manualmente all’interno della fiala che contiene le sostanze reagenti. Come nel caso del precedente tipo di etilometro, la misurazione dell’alcolemia è basata sull’intensità del colore che i sali assumono. Più la colorazione è intensa e più il tasso alcolico è elevato.
Etilometro elettronico – Il principio di funzionamento dell’etilometro elettronico è sostanzialmente quello dell’etilometro chimico, ma a differenza di quest’ultimo, nell’etilometro elettronico non è prevista la presenza di sali reagenti. Un etilometro elettronico consta di un rilevatore elettronico con display collegato a un boccaglio. La misurazione dell’alcolemia è effettuata soffiando all’interno del boccaglio; l’aria espirata arriva a un sensore situato internamente; questo rilevatore misura la quantità di etanolo presente nell’espirato e riporta l’indicazione del valore alcolemico sul display.
Prima di utilizzare un etilometro elettronico è necessario che la resistenza interna presente sia riscaldata a dovere pena una rilevazione non corretta dell’alcolemia.
L’etilometro elettronico è uno strumento decisamente affidabile ed è per questo che le Forze dell’Ordine stanno utilizzandolo sempre più frequentemente; tra l’altro gli etilometri utilizzati dalle Forze dell’Ordine consentono una stampa dei valori che possono essere allegati ai verbali eventualmente redatti.
In commercio sono reperibili anche etilometri elettronici portatili grazie ai quali una persona può rilevare in modo autonomo il proprio tasso alcolemico prima di mettersi alla guida di un autoveicolo. Ovviamente questi tipi di etilometro non sono così sofisticati come quelli di cui sono dotate le Forze dell’Ordine; periodicamente questi strumenti devono essere sottoposti a una taratura perché con il tempo il loro grado di affidabilità tende a ridursi.

L’etilometro ha acquisito una certa fama da quando è utilizzato dalle Forze dell’Ordine allo scopo di verificare se chi guida un veicolo sta viaggiando in stato di ebbrezza
Un po’ di storia
L’etilometro è stato inventato nel 1954 da un poliziotto statunitense, Robert Borkenstein (1912-2002). Borkenstein, che aveva iniziato la sua carriera nell’Indiana State Police nel 1936, inventò quello che fu battezzato Breathalyzer®. Prima dell’invenzione dell’etilometro la misurazione dell’alcolemia veniva effettuata attraverso un prelievo ematico; la rilevazione della quantità di etanolo nel sangue era quindi un test caratterizzato da una certa invasività e aveva il difetto, di non poco conto, che i suoi risultati non potevano essere verificati in tempo reale. L’invenzione dell’etilometro è stata quindi, per certi versi rivoluzionaria.