Perché nel sito si demoliscono le illusioni del benessere? Perché aziende, personaggi, teorie fanno disinformazione, cioè vestono ciò che propongono di mirabolanti effetti regolarmente inesistenti o marginali. Lo fanno per interessi commerciali o di carriera, per visibilità o semplicemente perché, innamorati della loro idea, vanno avanti nonostante le incoerenze che questa idea presenta. Non a caso, una delle pagine che richiamo più spesso nel sito è quella del Ma se…, ragionamento elementare con cui anche un non esperto può smontare la tesi di un premio Nobel semplicemente rilevandone un’incoerenza.
L’aspra critica nasce dalle promesse impossibili, che rendono ridicola ogni posizione.
Poiché non cerchiamo mai scorciatoie e siamo convinti che chi le cerca finisce spesso in strade senza via d’uscita, in questa pagina abbiamo riassunto tutte quelle proposte che dovrebbero migliorare la nostra vita, ma che in realtà non fanno che illuderci di aver trovato la soluzione.
Riferitevi all’articolo sulla disinformazione per una trattazione teorica dell’argomento.
I “promotori” delle informazioni “discutibili”:
I nostri Oscar (ulteriori informazioni cliccando la categoria):
CATEGORIA | ESEMPIO |
I dimagranti | Pillole e trucchi per il dimagrimento |
Gli integratori | Per lo sportivo che si illude di diventare campione |
Gli antirughe | Le creme antirughe |
Il body building | L’illusione che tutti possano avere muscoli da culturisti |
La strumentazione miracolosa | Quella con la quale vorrebbero mantenerci in forma senza farci fare fatica |
La cellulite | Pillole e creme anticellulite |
La stanchezza | Ginseng, pappa reale, vitamine, minerali ecc. |
La memoria | Ginkgo e metodi per un apprendimento miracoloso |
La calvizie | I prodotti farmacologici che la “risolvono definitivamente” |
Le intolleranze alimentari | È molto comodo far credere alla gente che la colpa sia tutta dell’alimentazione |
Più alti e più lunghi | Pronti a credere a tutto… |
Farmaci sopravvalutati | Moltissimi prodotti da banco e no non curano granché, visto che la patologia guarisce nello stesso tempo sia che si prenda il farmaco sia che non lo si prenda |
Illusioni alimentari | Biscotti, dolci, gelati ecc. con grassi idrogenati e/o margarina |
Mi arrivano continue segnalazioni di “promesse impossibili” che, sfruttando il fatto che esiste il reato di abuso della credulità popolare, ma non quello di infinocchiare i polli con un uso contenuto della stupidità della gente, propongono mirabilie (basta vedere i nostri Oscar per capire che i campi d’azione dei furbacchioni sono tanti). Basta usare un linguaggio pseudoscientifico, millantare risultati gonfiati, presentarsi con l’aria da bravi ragazzi e il gioco è fatto: il pollo è cucinato a dovere.
Molti mi chiedono anche come fare a mettere in guardia parenti e amici. Se la persona ci sta cascando, vuol dire che molto furba non è (anche se magari ha 17 lauree) e quindi spesso ragionare non serve e, più ci si incaponisce, più le si offre l’impressione che “noi siamo di parte”.
Un atteggiamento distaccato è quello più performante; per esempio gli si può fornire il link a questa pagina, accompagnando il tutto con un “ma, questa pagina cerca di smascherare tutte le bufale, prova a vedere se per caso anche quello che ti hanno proposto non rientra in una delle situazioni a rischio”. Oppure: “tu provaci, ma considera che se fosse vero avrebbe una risonanza ben più ampia della loro pubblicità e tutti, ma proprio tutti, adotterebbero la loro soluzione. Sai qual è il trucco? Che loro usano un linguaggio pseudoscientifico per convincere gli stupidi a provarci. Tanto sanno che quando questi si accorgeranno di essere stati raggirati non parleranno e loro avranno modo di raggirare altri polli”.
La strategia si basa sul fatto che la cosa più temuta da uno sciocco è fare la figura dello sciocco.
La teoria
Le promesse impossibili arrivano da:
- singoli individui o piccole società
- grandi società
- organi di informazione.
Se per i primi è ovvio, preminente e unico, l’interesse commerciale (sono il target preferito di trasmissioni tipo Striscia la notizia che invece non tocca mai le altre due categorie…), per le grandi società e per gli organi di informazione il discorso è più complesso: devono fornire informazioni “ottimistiche” senza perdere la faccia. In questo scopo sta la loro grande “professionalità”.
Sono quei giornali e quelle rubriche televisive che si avvalgono di tecniche “sofisticate” per catturare il lettore con la promessa impossibile. In effetti, questi giornali fanno leva su alcuni fattori ben precisi. Vediamoli.
Disperazione. Chi ha un problema e non riesce a risolverlo diventa irrazionale e prova di tutto, insultando la propria intelligenza. Passi per la cellulite, per la calvizie o altro. Il media cosa fa? Risolve banalmente il problema, attirando attenzione. Alcune posizioni sono veramente penose, come quando si cerca di sconfiggere la depressione. Ho la fortuna di non essere mai stato depresso in vita mia, ma conosco gli effetti devastanti della depressione. A chiunque illuda un “vero” depresso di curarsi con l’iperico o con l’erbetta dell’erboristeria (anche con gli psicofarmaci o con la psicoterapia non è detto che si risolva granché, ma almeno c’è un tentativo d’impegno maggiore e non si banalizza) non resta che augurare di cadere vittima del contrappasso e di svegliarsi un giorno vedendo tutto nero…
Accidia. Spesso gli affezionati dei media del benessere non sono certo dei “duri” e mai si sognerebbero di mettersi a dieta o di correre tutti i giorni per 40 minuti. Cercano in ogni caso la soluzione più comoda, più facile, in genere la scorciatoia. La pigrizia è il loro demone e i risultati deludenti la punizione conseguente. Il media cosa fa? Fornisce la scorciatoia: la pillola, l’articolo che dice al lettore pigro proprio quello che vuole sentirsi dire (per fare attività fisica basta camminare venti minuti al giorno…), la rubrica per i cuori infranti (ma perché non insegnare a vivere, anziché consolare, facendo credere che tutti hanno quei problemi?), l’immancabile pagina dell’oroscopo (a cui nessuno dovrebbe credere, ma allora perché metterla?).
Ignoranza. Cattura (temporaneamente) quelle persone che hanno un sacro rispetto di ciò che è ufficiale. Lo dice il mio dottore allora è così! Lo dice il giornale allora è vero! Sono persone che mancano di spirito critico. Il media cosa fa? Usa in maniera superficiale e scorretta la ricerca scientifica (spesso il giornalista non sa nemmeno di cosa parla). Nello speciale sulla ricerca si sottolineano i limiti della ricerca scientifica e abbiamo già criticato l’uso della famosa frase “test clinici dimostrano che…”.
A dire il vero il protagonismo dei ricercatori è spesso amplificato dai media (i giornalisti sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di sensazionale) e da interessi commerciali (molte ricerche sono finanziate e quindi DEVONO arrivare a un risultato; scherzando, ma non troppo, un professore universitario mi raccontava che per far quadrare i risultati sperimentali con la curva prevista basta ingigantire i punti dei risultati sul grafico: con un certo ingrandimento qualsiasi curva passa per i risultati sperimentali!). Ovviamente c’è anche molta ricerca seria. L’importante è capire le differenze e la portata di quello che viene proposto. In questa sede vogliamo proprio colpire l’uso scorretto della ricerca scientifica. Su questo uso scorretto (vedasi esempio) si basano molte promesse impossibili.
Saccenteria. Alcuni si fanno una cultura a base di promesse pubblicitarie, di frase lette sui giornali, di sentito dire. E si convincono di essere esperti. Mi capita spesso di sentire questi saccenti dare consigli a Tizio o a Caio sull’alimentazione, sullo sport o il benessere in generale. Quando capisco che sotto non c’è preparazione, mi diverto a ribaltare le loro tesi sostenendo il contrario e motivandolo scientificamente e razionalmente (ogni ricerca ammette anche il proprio contrario!). Quando sono in confusione totale e tutte le loro certezze sono crollate, rivelo ciò che faccio e cerco di spiegare che le “cose non sono così banali” come certi ambienti vogliono far credere. La vera conoscenza richiede impegno, tempo e sacrificio (e non è detto che poi sia completa…). Il media cosa fa? Offre al lettore l’illusione di aver capito tutto semplificando oltre misura i concetti e assumendo posizioni dogmatiche (questo fa bene, questo fa male: esistono solo il bianco e il nero).
Aziende di dimensioni medio-grandi devono essere in grado di convincere il potenziale cliente senza giocarsi la faccia. La promessa impossibile non deve cioè trasformarsi in un boomerang. Le armi che di solito vengono usate sono:
Uso scorretto della ricerca scientifica. È analogo a quello citato al punto c) precedente, ma con finalità diverse. Non per fare informazione sensazionalistica e dare una notizia, ma per vendere un prodotto.
Mancanza di spirito critico. Non dipende dal titolo di studio e quindi dalla cultura, ma sembra proprio che ci siano persone incapaci di ragionare. Commettono sempre gli stessi errori e di fronte a un’intelligente pubblicità non hanno armi con cui difendersi. Anni fa, grazie all’evoluzione della mia vita, pensavo che tutti potessero aspirare alla felicità. Oggi comprendo che chi non sa ragionare è comunque spacciato: tu gli mostri le regole per vivere bene, ti dice di sì, ma poi ripete sempre gli stessi errori e cade vittima delle stesse lusinghe. Queste persone sono lo “zoccolo duro”: un buon pubblicitario riuscirà sempre a vendere loro il prodotto. Sono la giustificazione del prossimo punto.
Uso massiccio della pubblicità – Quali sono le aziende spot? Sono quelle che affidano a campagne pubblicitarie martellanti e ben mirate la pubblicità dei loro prodotti. Per definire come tale un’azienda, occorre valutare la dimensione della campagna pubblicitaria relativamente alla dimensione dell’azienda. Se la Benetton investe 10 milioni di euro in una campagna, tale somma è molto modesta se rapportata al fatturato dell’azienda. Se invece un’azienda che fattura 50 milioni di euro ne investe 10 in pubblicità è tutta un’altra musica. Cosa significa? Che è la pubblicità e non la bontà del prodotto a spingerlo. Supponiamo di scoprire un eccezionale prodotto che risolve la calvizie in una settimana. Basterebbe una pubblicità minima e il passaparola per far volare gli ordini alle stelle. Ma se il passaparola non c’è, non resta che la pubblicità. Ecco perché aziende, anche modeste, investono budget eccezionali (per loro) su prodotti nel campo del benessere. Imparate a riconoscere le aziende spot e a diffidare in toto del loro catalogo prodotti.
Sono coloro che vendono sogni e illusioni e promettono scorciatoie, servendosi dei media e dei produttori. Abbiamo identificato quattro strutture tipiche in cui si “materializzano” le promesse impossibili.
Porta a porta – Si tratta di società che operano con una rete di promotori che si rivolgono a individui deboli, con scarso spirito critico e in genere afflitti da problemi più o meno gravi. Si usano classiche frasi: “XYZ (il prodotto da vendere!) mi ha cambiato la vita!” e tecniche sofisticate per “entrare” nel problema della persona e illuderla di una soluzione.
Farmacie ed erboristerie – Sono molto più innocue della prima categoria; tranne forse che per il portafoglio del cliente e per il fatto che continuano ad allontanarlo da una vita più cosciente.
Entro in un’erboristeria; davanti a me una signora grassoccia, tipica sedentaria che pensa di fare una vita salutistica semplicemente usando prodotti naturali. Chiede un prodotto drenante per il fastidioso problema della ritenzione dei liquidi. La commessa le mostra tre prodotti, magnificandone le doti. La signora ne sceglie uno molto convinta (“l’anno scorso mi ha fatto bene”. Penso: “per fortuna che le ha fatto bene, a me sembra che abbia già un piede nella fossa; ma fai un po’ di moto e mettiti a dieta!”). Una cifra allucinante.
Uscendo passo davanti a una farmacia. In vetrina non informazioni salutistiche, ma la pubblicità di tanti prodotti completamente inutili che annullano la vera funzione del farmacista, quella di fornire farmaci scientificamente motivati. E io devo prendere la laurea in farmacia semplicemente per coltivare i sogni di gente “spacciata” che vuole solo cercare scorciatoie? Sicuramente esistono farmacisti che sanno che in queste righe c’è molta verità: a quando una farmacia che autolimiti i prodotti venduti, proteggendo il cliente? (Qualcosa, a dire il vero, si muove, visto che l’Associazione dei farmacisti toscani ha promosso tempo fa una campagna murale nei cui manifesti si titolava: “Più testa, meno farmaci!”).
Che differenza esiste fra farmacie ed erboristerie? Nessuna, si spartiscono semplicemente il mercato: in farmacia i “convenzionali”, in erboristeria gli “alternativi”.
Supermercati – Sono l’alternativa a basso costo di farmacie ed erboristerie. Ovvio che la qualità sia addirittura inferiore.
La pratica
Cosa fare?
Non comprate i giornali “dubbi” e voltate canale quando capitate su una rubrica del genere. Occorre privilegiare quegli articolisti sui vari quotidiani e settimanali che fanno informazione seria e le rubriche in cui il conduttore è affidabile (se non lo è il conduttore come può esserlo la trasmissione?). Un metodo molto semplice (regola del titolo) è confrontare i titoli con i contenuti: i giornali poco seri sparano titoloni che poi vengono smentiti o ridimensionati dal corpo dell’articolo.
Diffidate delle aziende spot. Di fronte a un nuovo “eccezionale” prodotto ditevi ironicamente: “Ah, sicuramente funziona!”, poi voltate pagina o girate canale. Nel momento stesso che i pubblicitari afferreranno che certi messaggi diventano controproducenti (cioè che in giro ci sono meno creduloni) si adegueranno.
Diffondete una visione concreta della realtà fra amici e no. Non occorre essere laureati o premi Nobel, basta far funzionare il cervello. Una bufala si può scoprire anche per assurdo. Basta applicare il Ma se….
E ora vediamo le singole categorie.
Il sovrappeso – I dimagranti – I più “seri” aggiungono (senza farlo molto notare): associato a regimi ipocalorici. Per chi non lo sapesse “regime ipocalorico” vuol dire DIETA. Se ci si mette a dieta qualunque cosa fa dimagrire! Molti non funzionano, altri hanno un’efficacia limitata (risparmio dalle 200 alle 300 calorie). I produttori chiedono l’autorizzazione al ministero della Sanità presentandoli come integratori, ma poi li vendono come dimagranti. Questo è il primo punto criticabile; il secondo è l’attribuire i chili persi ai prodotti e non alla dieta ipocalorica associata. Una pubblicità seria dovrebbe dire: “i dimagranti vi aiutano un pochino, ma scordatevi di mangiare come prima, se volete dimagrire”. Illuminante l’esempio di molte aziende da anni sul mercato. Poiché i loro prodotti non funzionano, che fanno? Semplice. Ogni anno escono con un nuovo prodotto, con un nuovo nome e il cliente disperato continua a comprare, senza accorgersi che l’azienda è la stessa che l’aveva beffato l’anno prima. Leggete l’articolo Dimagranti.
Lo sport – Gli integratori – Troppi sportivi si illudono di migliorare le loro prestazioni ricorrendo a integratori. Scientificamente non esiste nulla di lecito (cioè che non sia doping) che possa migliorare significativamente la caratura di un atleta. Si legga il paradosso dell’aspirante campione.
L’età – Gli antirughe – Non vogliamo affermare che le creme per la pelle siano inutili; per contrastare l’invecchiamento è importantissimo mantenerla idratata, proteggerla dal sole e dagli agenti atmosferici, preservarne l’elasticità ecc. Vogliamo solo colpire le pubblicità che a livello inconscio fanno leva sui concetti:
- annullare o fermare il tempo
- reversibilità permanente delle rughe.
A qualunque pubblicità noi chiediamo: “se il prodotto è così efficace, perché non esistono sessantenni con la pelle di una quarantenne o quarantenni con la pelle di una ventenne?”. Attualmente si può solo prevenire rallentando il processo di invecchiamento e ottenere reversibilità parziali (effetto lifting) comunque di scarsa rilevanza a fini estetici. Una differenza piccola, ma eticamente immensa. Per saperne di più rimandiamo all’articolo sulle rughe.

Aziende, personaggi, riviste vestono ciò che propongono di mirabolanti effetti regolarmente inesistenti o marginali. Sono le “illusioni del benessere”
Il body building – Questo sito è molto critico nei confronti del body building (non tanto della generica attività con i pesi) perché diffonde nelle palestre l’illusione che tutti possano con l’allenamento, l’alimentazione e l’integrazione avere fisici da culturisti. Niente di più errato. Da una mail ricevuta: “se una persona dopo anni di palestra è rimasta tale e quale cosa deve fare per diventare come gli altri?”. L’ovvia risposta: “se non si vuole usare il doping (dannosissimo), accettare i propri limiti.
Nelle palestre il concetto di sport è ucciso per il semplice fatto che si illude la gente di poter diventare sempre e comunque grossi. In nessun altro ambiente sportivo esiste questa illusione. Se dopo un anno che mi sono preparato con cura alla maratona la corro un’ora sopra il limite del campione olimpico (e sarebbe già un gran risultato!!) è abbastanza illusorio che possa sperare di diventare anche lontanamente simile a lui! Anche i muscoli come le altre caratteristiche fisiologiche hanno un massimo sviluppo soggettivo che è sciocco sperare di ignorare.
La strumentazione miracolosa del fitness – Viene venduta con lo scopo di illudere la gente si essere in forma senza fare fatica: bastano 10′ al giorno e il tuo corpo sarà perfetto. Periodicamente si alternano nuove illusioni, una volta che le vecchie hanno finito il loro ciclo. Qualche anno fa erano di moda gli elettrostimolatori; ce n’erano di tutti i prezzi, ma tutti promettevano che “con mezz’ora si brucia quanto due ore di palestra”. Oggi vanno di moda le pedane vibranti, prodotti che giustamente puniscono nel portafoglio chi non ha la forza di volontà di mettersi a dieta e di condurre una vita sana e attiva.
La cellulite e la ritenzione idrica – Le creme e le pillole – Possibile che esistano donne che ci credono ancora? Se funzionassero, non si vedrebbe in giro nessuna donna con il problema. E i prodotti drenanti? Molto pericolosi psicologicamente, perché è un attimo passare ai diuretici nell’assurda convinzione che i chili in più dipendano da tonnellate d’acqua che il nostro corpo trattiene. Come mai chi fa sport attivamente non ha problemi di ritenzione idrica? Anziché la pillola, non è meglio cambiare stile di vita? Per saperne di più.
La stanchezza – Gli energetici e i multivitaminici – È veramente ottimistico pensare che ginseng, vitaminici (le vitamine, ricordiamo, hanno altre importanti funzioni…) o altre sostanze possano “tirarci su”. Molte persone sono stanche perché non sanno gestire il fisico e lo stress e per loro scoprire la pillola magica è un vero miracolo. Anche in questo caso basta fare due conti. Il nostro corpo per produrre energia brucia opportune sostanze, ognuna delle quali consente di sviluppare una certa energia. Il miele è un energetico, ma 1 g di miele consente a un uomo di 70 kg di percorrere 40 m circa di corsa. Pochi grammi di sostanze energetiche come possono cambiare la nostra giornata? Anche qui vince il Nobel chi fa quadrare i conti. Per il ginseng e altri stimolanti si veda l’articolo corrispondente. Non lasciatevi attrarre dalle promesse: confrontate la quantità di vitamina C contenuta per esempio nel multivitaminico (per le altre vitamine il discorso è analogo). In un’arancia ne sono contenuti 50-100 mg e nel multivitaminico? Per capire come si materializza la promessa impossibile cliccate qui.
La memoria e l’attenzione- I prodotti per la memoria – Che sia la paura dell’Alzheimer che li “spinge” a livello inconscio? Scientificamente non esistono farmaci che migliorino la memoria (per l’attenzione esistono stimolanti con gravi effetti collaterali). Quelli innocui non servono a nulla come sanno tutti coloro che con la memoria e le prestazioni cerebrali convivono ogni giorno (attori, scacchisti ecc.).
La calvizie – Alcuni prodotti (finasteride) ottengono modesti risultati in fase iniziale, ma nulla più. Purtroppo su molte tv locali continuano a essere pubblicizzate soluzioni che dovrebbero risolverla definitivamente. Ogni commento è inutile…
Le intolleranze alimentari – Solo il 5% della popolazione soffre di intolleranze alimentari. Estendendo il concetto, c’è chi vuol far credere che tutti soffriamo di intolleranze, creando un vero e proprio business.
Più alti e più lunghi – La voglia di crescere in altezza e di allungare i propri attributi può renderci creduloni al limite del normale. Non esiste nessun prodotto che possa ottenere questi risultati.
Farmaci sopravvalutati – Il 90% dei farmaci sarebbe inutile. Il motivo è che il 50% è necessario per persone che vivono con uno stile di vita pessimo e l’altro 40% non fa assolutamente nulla e usa l’effetto tempo per motivarsi: che senso ha assumere un farmaco per una patologia che comunque guarirebbe nello stesso tempo senza prendere nulla?
Ricordatevi che un farmaco funziona se apporta un benessere immediato e concreto nella stragrande maggioranza dei casi. Se avete l’influenza basta un buon antipiretico (che funziona, visto che la febbre scende sempre e sistematicamente), se avete la febbre. Ogni altro farmaco è inutile: l’influenza se ne va dopo tot giorni sia che abbiate preso ANTIVIR sia che non lo abbiate preso. Se poi siete così scarsi da non sopportarne i sintomi, allora perché non ricorrete a un’anestesia generale per non sentire alcun dolore?
Un discorso a sé andrebbe fatto per le medicine alternative (come per esempio l’omeopatia) che non rispettano la legge di guarigione totale e che per una persona razionale hanno un grado di scientificità praticamente nullo.
Illusioni alimentari – Sono vere promesse impossibili quando promettono l’esatto contrario di ciò che ottengono. Esempi eclatanti sono le bevande ricche di zucchero che dovrebbero dissetare, i prodotti definiti leggeri mentre sono ipercalorici, i modelli alimentari che dovrebbero assicurarci salute e benessere. Forse il caso più eclatante è offerto dalle acque minerali. Lo so che è difficile fare pubblicità quando i prodotti sono tutti uguali, ma perché inventarsi pregi che non si hanno o sono minimi? Anche se ormai ogni sostanza combatte i radicali liberi, vincerà il premio Nobel chi riuscirà a spiegare come un’acqua minerale possa combatterli efficacemente. Oppure cosa importa la percentuale di sodio (che poi non è un nemico: provate a eliminarlo del tutto e vedrete cosa vi capita!)? A prescindere dal fatto che il fenomeno della ritenzione idrica non dipende solo dal sodio (e che quindi un consumo di acqua senza sodio può comunque aggravarlo), perché non spiegare che occorre bere 50 litri di acqua con contenuto di sodio normale per avere lo stesso contenuto di sodio che troviamo normalmente nei cibi? Risparmiare il sodio dell’acqua minerale (scegliendo un’acqua senza sodio rispetto a una normale) è come sperare di diventare ricchi risparmiando 5 centesimi al giorno. Un altro esempio è offerto da dolci e biscotti spacciati come sani e naturali quando contengono grassi idrogenati o margarina.
Quando un prodotto alimentare vanta una qualità che vada al di là di riscontri immediati (tipo: “è buono”, “costa poco” ecc.), VERIFICATELA!