La relazione fra invecchiamento e alimentazione è nota da tempo come correlazione: si sa già che chi segue diete ipocaloriche ed è magro vive più a lungo.
Nel nostro sito sono molti gli articoli che spiegano tale correlazione; in uno di essi, La nuova tabella di magrezza si accenna una ricerca del 2005 condotta da Andrew Dillin e da suoi collaboratori; questi ricercatori hanno identificato il gene che lega la restrizione calorica a una maggiore aspettativa di vita; il gene in questione codifica la proteina Pha-4; la ricerca in questione è durata ben 72 anni e gli studi sono stati condotti su modelli animali (inizialmente si era osservato che una restrizione calorica nei topi, ma anche in altre specie animali poteva incrementare l’aspettativa di vita di un buon 40%). Gli studiosi hanno affermato che nel DNA degli esseri umani vi sono tre geni molto simili a quello che viene codificato dalla proteina Pha-4. Tale ricerca ha un’importanza notevole in quanto è una conferma diretta del fatto che
un regime alimentare ipocalorico è uno dei cardini fondamentali per essere più longevi.
Longevità e alimentazione
La semplice considerazione che essere magri è una delle possibilità più concrete di allungare la vita media è ormai una sicurezza scientifica. Le prime ricerche in materia sono del 1935 e furono condotte alla Cornell University sui topi. Il gruppo di topi a dieta riuscì a vivere più a lungo di quelli con alimentazione normale. Da allora si sono susseguite ricerche sia su animali sia su uomini; il motivo che sta alla base dell’allungamento della vita è che si minimizzano i rischi di patologie vascolari, tumorali e legate a deficienze del sistema immunitario e che, riducendo il metabolismo, si diminuisce la produzione di radicali liberi (la cui azione negativa fu descritta per la prima volta dal premio Nobel 1995 Denham Harman e si esplica soprattutto sui grassi delle membrane cellulari e sulle proteine del nucleo).
Negli Stati Uniti l’Istituto Nazionale per l’Invecchiamento (National Institute of Aging) stanzia tre milioni di dollari all’anno per studiare gli effetti delle restrizioni alimentari sull’uomo. La cosa interessante è che non si vive solo più a lungo, ma si vive anche in buona salute.
Nel 1987 fece parecchio scalpore uno studio pubblicato dal Journal of Gerontology: di due gruppi di topi (giovani con alimentazione normale, e anziani, a dieta rigorosa) furono testate la forza e il coordinamento muscolare. Si scoprì che i topi di tre anni (anziani) avevano la stessa forza e lo stesso coordinamento di quelli di un anno (giovani).
Che le ricerche sul legame fra restrizione calorica e allungamento della vita media risalgano ai primi decenni del XX secolo dimostra che è già da molto tempo che gli scienziati avevano intuito l’importanza di una dieta ipocalorica.
Alcuni anni fa, Roy Walford (1924-2004), professore di patologia all’Università della California di Los Angeles, formulò la cosiddetta teoria della restrizione calorica, teoria secondo la quale un regime dietetico calorico ridotto prolungato nel tempo permette di allungare notevolmente la vita.
In sintesi, partendo dalla considerazione che anche il cibo è un “farmaco” è chiaro che una corretta alimentazione e una dieta (intesa come regime alimentare, non tanto come dieta dimagrante per perdere peso) sono fondamentali per un piano salvaetà. Per Walford i punti cardine dell’efficacia della restrizione calorica sull’allungamento della vita media sono:
- un aumento dell’abilità dell’organismo nel riparare i danni subiti dal DNA
- riduzione dell’impatto dei radicali liberi sull’organismo
- aumento del livello di determinate proteine, coinvolte nella reazione allo stress, che fungono da agenti protettivi e riparativi
- aumento dell’efficienza del metabolismo glicidico
- rallentamento del declino immunologico.
Sempre secondo Walford la restrizione calorica è da considerarsi come la migliore tecnica preventiva attualmente conosciuta nei confronti dell’insorgenza di molte neoplasie; Walford precisa che tale effetto preventivo sui tumori non è la ragione principale dell’impatto sulla longevità, ma solo un positivo effetto collaterale.

La relazione fra invecchiamento e alimentazione è nota da tempo come correlazione: si sa già che chi segue diete ipocaloriche ed è magro vive più a lungo.
Invecchiamento e alimentazone: un’interessante ricerca
Nel novembre 2011, su Corriere.it, è stato pubblicato un articolo a firma di Eva Perasso: Più longevi con meno calorie; l’articolo riporta i risultati di una ricerca condotta da un gruppo di scienziati dell’Università di Göteborg (Svezia) guidati dal dottor Mikael Molin.
Secondo quanto affermato dagli scienziati svedesi, una mirata restrizione calorica avrebbe diversi importanti effetti: peso corporeo corretto, minori effetti dell’invecchiamento e rallentamento dell’insorgere di patologie gravi quali tumori e diabete di tipo II. Secondo la ricerca, prima inizia la restrizione calorica, tanto prima e meglio si possono contrastare gli effetti dell’invecchiamento.
La chiave degli effetti benefici della restrizione calorica risiederebbe, secondo gli scienziati svedesi, nelle funzioni di un enzima noto come perossiredossina 1, un enzima che, fra le sue varie funzioni, ha anche quella di attivare dei meccanismi antiossidanti delle cellule. L’enzima in questione rallenta le sue funzioni con il passare dell’età a causa dei vari danneggiamenti che esso subisce, esiste però un altro enzima (Srx-1) che è in grado di ripararlo; questo secondo enzima viene prodotto dalla restrizione calorica; sarebbe dunque questo uno dei motivi grazie ai quali la restrizione calorica ha un impatto positivo sulla longevità.
Gli scienziati ritengono che un’insufficienza della presenza di perossiredossina 1 possa favorire l’insorgenza di disturbi metabolici e di neoplasie; se quindi, grazie alla restrizione calorica, si riesce a mantenere l’enzima attivo il più possibile, si ha la possibilità di contrastare detta insorgenza.
La ricerca è particolarmente interessante anche perché ci fa anche capire come la lotta ai radicali liberi diventi inutile se si mangia troppo perché, con l’età, viene a mancare l’enzima che attiva i processi antiossidanti nelle cellule; con buona pace di chi consiglia mangiare tanta frutta e verdura (in quanto alimenti contenenti sostanze ossidanti), ma allo stesso tempo pone scarsa attenzione a un introito eccessivo di calorie.
La premessa per seguire un regime alimentare ottimale è conoscere il proprio fabbisogno alimentare.