I parabeni sono composti organici che sono utilizzati in qualità di conservanti in diversi settori industriali (industrie cosmetica, farmaceutica e alimentare) grazie alle loro riconosciute proprietà battericide e funghicide. Anche i sali di tali composti sono utilizzati a livello industriale.
Parabeni – Cosa sono?
Dal punto di vista chimico i parabeni sono esteri dell’acido 4-idrossibenzoico (anche acido para-idrossibenzoico); quelli più frequentemente utilizzati nelle formulazioni reperibili in commercio sono i seguenti (fra parentesi la dicitura inglese che è quella che normalmente viene indicata nella lista degli ingredienti):
- metilparabene (methylparaben)
- etilparabene (ethylparaben)
- propilparabene (propylparaben)
- isobutilparabene (isobutylparaben)
- butilparabene (butylparaben)
- benzilparabene (benzylparaben).
Alcuni tipi sono presenti anche in natura (il tipico esempio è il metilparabene il quale si trova nei mirtilli). Quelli in commercio sono di origine sintetica e vengono ottenuti mediante un processo di esterificazione dell’acido para-idrossibenzoico con un determinato alcol.

I parabeni sono utilizzati in vari settori fra cui quello dell’industria cosmetica
Sono dannosi?
I parabeni sono utilizzati da più di cinquanta anni e, fino a qualche anno fa, sono sempre stati ritenuti prodotti sicuri per l’utilizzo da parte dell’uomo. Da qualche anno però molti dibattono sulla sicurezza di tali composti. La questione sulla sicurezza dei parabeni è nata in seguito ad alcuni studi che mostrano che i parabeni sarebbero dotati di azione estrogeno-simile e vengono quindi classificati come xenoestrogeni.
L’allarme sulla presunta pericolosità dei parabeni è nato dopo uno studio di Philippa Darbre, una biologa dell’università di Reading (Regno Unito) pubblicato nel gennaio del 2004 sul Journal of Applied Toxicology. Nello studio guidato dalla Darbre, eseguito su 20 campioni prelevati da donne affette da neoplasia al seno, si evidenziava che nella maggior parte dei campioni (18) era stata riscontrata un’elevata presenza di parabeni, in particolar modo di metilparabene. Nello studio si ipotizzava quindi che i parabeni potessero favorire l’insorgenza di tumore al seno.
Appare scontato che la pubblicazione dello studio abbia suscitato un certo scalpore; i parabeni infatti sono presenti in prodotti di larghissimo consumo di tipo cosmetico (shampoo, creme per la pelle, detergenti domestici, deodoranti, gel per la barba, creme solari, dentifrici, saponi ecc.) e alimentare (concentrati di pomodoro, gelatine, latticini, marmellate, succhi di frutta ecc.).
La presunta cancerogenità dei parabeni sarebbe da attribuirsi alla loro già citata capacità di mimare il comportamento degli estrogeni, ormoni che, se assunti in quantità di rilievo, potrebbero favorire processi neoplastici. Secondo la Darbre, la possibile connessione fra parabeni e insorgenza di tumore al seno potrebbe essere inoltre ricondotta al fatto che i parabeni che sono stati rilevati nei campioni utilizzati nello studio non erano presenti sotto forma di metaboliti, bensì come esteri; ciò starebbe a significare che tali sostanze non sono state introdotte oralmente, ma assorbite per altre vie. Un altro problema, sempre secondo la Darbre, sarebbe dovuto al fatto che i prodotti che contengono i parabeni svolgono fra le altre cose, un’azione antitraspirante; dal momento che la traspirazione è uno dei modi impiegati dall’organismo per eliminare i prodotti ad azione tossica, si verrebbe a ridurre l’eliminazione di tali sostanze tramite tale fenomeno con conseguente accumulo di parabeni a livello linfatico; ciò potrebbe rappresentare un primo step nella formazione di cellule neoplastiche.
Le ricerche sui parabeni sono numerose, molte di esse li assolvono in toto (Elder et al., 1984), altre indicano che potrebbero svolgere azione mutagena (Mason et al., 1971); comunque sia, allo stato attuale, il legame fra utilizzo di questi composti e insorgenza di tumore al seno non è supportata da evidenze scientifiche; del resto lo studio della Darbre è stato effettuato su un campione molto ristretto e i risultati potrebbero non essere significativi.
Per quanto i dubbi della comunità scientifica sullo studio condotto dalla Darbre siano numerosi, in Francia si è preferito adottare il principio di precauzione. Nel maggio 2011, all’Assemblea Nazionale francese, è passata una proposta di legge che propone di mettere al bando ftalati, parabeni e alchilfenoli; tale proposta di legge è stata presentata dal deputato Yvan Lachaud. Nello stesso anno il governo danese ha votato la restrizione nell’uso di alcuni parabeni vietandoli nei prodotti destinati a bambini fino a 3 anni di età. Nel nostro Paese alcuni produttori dell’industria cosmetica hanno modificato la formulazione dei loro prodotti e riportano nelle loro etichette la dicitura paraben free (senza parabeni).
Viste le richieste pervenute da più parti, il Comitato Scientifico per la Sicurezza del Consumatore (Scientific Committee on Consumer Safety – SCCS), un comitato dell’Unione Europea, ha preso in esame la questione nel dicembre 2010; il Comitato ha affermato che l’utilizzo di alcuni parabeni (butilparabene e propilparabene) è da considerarsi sicuro fino a una concentrazione pari allo 0,19%, anche se le attuali direttive cosmetiche permettono un utilizzo di tali tipi di parabeni a concentrazioni più elevate (0,40% per gli esteri e 0,80 per le miscele di esteri); relativamente ad altri parabeni (nella fattispecie il metilparabene e l’etilparabene), il Comitato ha affermato che essi sono da considerarsi sicuri alle massime concentrazioni attualmente consentite.
Il Comitato infine non ha espresso pareri su altri parabeni quali l’isopropilparabene, l’isobutilparabene e il fenilparabene in quanto i dati a disposizione non sono ritenuti sufficienti.