Il peeling chimico è una tecnica dermo-estetica che sta riscuotendo un crescente successo; rientra, come il gommage e lo scrub, fra le cosiddette tecniche di esfoliazione.
Com’è noto, la pelle è un organo estremamente dinamico che si rinnova di continuo eliminando, attraverso un complesso meccanismo fisiologico, moltissime cellule morte; molte di queste cellule non più vitali tendono ad accumularsi sulla cute e scopo principale del peeling è quello di rimuoverle rendendo la pelle più liscia e luminosa (le cellule morte che rimangono sull’epidermide rendono più difficoltoso l’arrivo delle cellule nuove in superficie e di conseguenza la pelle appare spenta e opaca).
Sostanzialmente il peeling agisce stimolando il turnover cellulare, eliminando le cellule dell’epidermide danneggiate od ormai degenerate e introducendo una reazione infiammatoria che attiva la produzione di fibre collagene e glicosaminoglicani (noti anche come GAGs, i glicosaminoglicani sono sostanze che svolgono soprattutto funzioni di sostegno e protezione della maggior parte dei tessuti).
Il peeling chimico viene consigliato per il trattamento dell’invecchiamento cutaneo, della cheratosi, delle discromie della pelle, dell’acne (sia in fase attiva che cicatriziale), della dermatite seborroica, delle patologie cutanee causate dalle radiazioni cutanee (radiodermiti), delle smagliature ecc.
Il peeling chimico può agire più o meno in profondità e, a seconda dei casi, i trattamenti non sono esenti dal rischio di effetti indesiderati; è quindi sempre consigliabile rivolgersi a personale esperto che sia in grado di eseguire trattamenti che garantiscano ottimi risultati e rischi minimi.
I diversi tipi di peeling
Mark G. Rubin è un famoso dermatologo statunitense; è sua una delle classificazioni dei tipi di peeling più utilizzata; Rubin (autore fra l’altro del noto Manual of Chemical Peels: Superficial and Medium Depth), ha suddiviso il peeling chimico nel modo seguente:
- molto superficiale
- superficiale
- di media profondità
- profondo.
Peeling molto superficiale – Esplica la sua azione rimuovendo soltanto lo strato corneo, ovvero lo strato più superficiale dell’epidermide.
Viene generalmente utilizzato per rimuovere l’opacità cutanea e per rendere meno visibili le alterazioni pigmentarie superficiali. Data la sua blanda azione esfoliante non è efficace per il trattamento di inestetismi dovuti ad acne o cicatrici. Di norma una sola seduta di peeling molto superficiale non è sufficiente per ottenere i risultati desiderati. Dopo il trattamento, il soggetto avverte per diversi minuti una sensazione di pizzicore diffuso, la cute appare eritematosa e dopo circa tre giorni è presente una lieve desquamazione cutanea, invero non particolarmente visibile, che può protrarsi per circa una settimana.
Peeling superficiale – Questa tecnica viene solitamente utilizzata per trattare l’acne comedonica e l’acne papulo-pustolosa nonché le cicatrici post-acneiche, le lentiggini solari e il melasma (noto anche come cloasma o maschera della gravidanza, è un’alterazione pigmentaria particolarmente inestetica dovuta a un accumulo di melanina). Può avere una certa efficacia anche nel migliorare l’aspetto di rugosità superficiali di guance e zone perioculari. Il peeling superficiale è più fastidioso del precedente, il bruciore, infatti, è più intenso e diffuso e l’eritema è più evidente. Anche la desquamazione cutanea è molto più visibile rispetto al trattamento più blando e ha una durata più lunga. In alcuni casi è osservabile un certo sbiancamento della pelle.
Peeling di media profondità – Questa tipologia è particolarmente impegnativa. Le indicazioni principali sono l’acne papulo-pustolosa, l’acne nodulo-cistica, le cicatrici post-acneiche, le cicatrici da varicella, il melasma e il marcato fotoinvecchiamento).
La sensazione di bruciore legata alla metodica di media profondità è piuttosto intensa; dopo alcune ore dal trattamento si apprezza la comparsa di edema. Rispetto ai peeling più superficiali, quello di media profondità risulta pesante non solo fisicamente, ma anche psicologicamente (tant’è che spesso si consiglia di evitare impegni sociali e/o lavorativi); la cute del soggetto, infatti, diventa particolarmente scura ed è visibile una marcata desquamazione che può durare fino a dieci giorni.
Peeling profondo – Questa tecnica determina una necrosi cutanea che arriva a coinvolgere il derma reticolare. Questa tecnica viene utilizzata per trattare sia le pelli che presentano un elevato grado di fotoinvecchiamento con rughe piuttosto accentuate sia quelle con esiti cicatriziali. Ovviamente il peeling non è in grado di migliorare la lassità cutanea legata a una perdita di elasticità (il peeling profondo non è cioè un lifting), ma può, in qualche misura, migliorare l’aspetto della pelle facendola apparire più giovane. Il decorso è ancora più impegnativo del precedente e possono occorrere due settimane per recuperare.
La profondità dei vari tipi di peeling è legata al tipo di sostanza che viene usata, alla concentrazione di tale sostanza, dalla tecnica di applicazione e dal numero di passaggi effettuati sulla cute, dal pre-trattamento, dal tipo di pelle del soggetto, dalla zona trattata e ovviamente dai tempi di posa del prodotto.
Il costo di una seduta è mediamente compreso tra i 100 e i 120 euro.
Peeling chimico
Le sostanze chimiche che sono utilizzate per effettuare i peeling sono numerose; fra queste si ricordano l’acido retinoico, il resorcinolo (noto anche come resorcina), il 5-Fluorouracile (un chemioterapico antitumorale), la soluzione di Jessner (nota anche come soluzione di Combes, è una miscela formata resorcinolo, acido salicilico, acido lattico ed etanolo), l’acido tricloroacetico (anche TCA, è un agente corrosivo che viene utilizzato anche per bruciare le verruche), l’acido glicolico e altri alfa-idrossi-acidi (AHA), l’acido piruvico (un alfa-chetoacido), il fenolo ecc.

Il peeling agisce stimolando il turnover cellulare, eliminando le cellule dell’epidermide danneggiate od ormai degenerate e introducendo una reazione infiammatoria che attiva la produzione di fibre collagene e glicosaminoglicani.
Trattamento pre- e post-peeling
Di norma, prima di sottoporsi a un trattamento di peeling viene consigliata una preparazione domiciliare della pelle da effettuarsi con preparati contenenti AHA. Questa preparazione, da effettuarsi nelle due settimane che precedono il peeling, permette risultati migliori e favorisce la riepitelizzazione il che, sostanzialmente, significa minori complicanze post-trattamento (minor rischio di infezioni e di iperpigmentazioni).
Il rischio di iperpigmentazioni può essere ridotto anche con l’utilizzo, sempre nel periodo pre-peeling, di sostanze ad azione depigmentante (acido cogico, acido azelaico, idrochinone ecc.), il cui meccanismo d’azione è quello di bloccare o inibire la sintesi della melanina.
Il trattamento post-peeling è ancora più importante di quello pre-peeling. Lo scopo è quello di minimizzare disagi e complicanze.
Il lavaggio della pelle deve essere effettuato con detergenti particolarmente delicati; notevole attenzione va posta anche nella fase di risciacquo, evitando sfregamenti ch potrebbero irritare oltremodo la cute già infiammata dal trattamento. È consigliabile asciugarsi con asciugamani di lino piuttosto che con quelli di spugna.
Il dermatologo consiglierà anche di utilizzare prodotti ad azione emolliente, da applicarsi con una certa delicatezza, allo scopo di aumentare il grado di protezione della pelle.
Vanno assolutamente evitate prolungate esposizioni al sole e, ovviamente, non vanno effettuati trattamenti abbronzanti per almeno 8 settimane dopo la seduta di peeling.
Il fai da te
Ci sono diverse sostanze che possono essere utili per il peeling fai da te.
Il sale grosso – Con l’aggiunta di un cucchiaio d’olio d’oliva (o di yogurt) e qualche goccia di olio essenziale, con il sale grosso si ottiene un esfoliante utile per le parti meno sensibili del corpo (usando bicarbonato di sodio anziché sale grosso si ottiene un esfoliante più delicato); non va quindi usato per il viso o su parti con ferite o abrasioni.
Lo zucchero – Non ha molta importanza il tipo di zucchero (se raffinato o di canna; se si utilizza quest’ultimo si ottiene anche un effetto schiarente); si prepara aggiungendo olio d’oliva (circa il 50% dello zucchero; eventualmente si può aggiungere qualche goccia di olio essenziale) a qualche cucchiaio di zucchero. Questo tipo di esfoliante è utile anche per il viso (nel qual caso si può aggiungere anche miele), viso che deve essere inumidito prima del peeling.
Il caffè – Alcuni consigliano esfolianti al caffè nella vana speranza che possa anche essere utile contro la cellulite.
Amido di riso – Per peeling dall’azione molto delicata si può sostituire lo zucchero con l’amido di riso (ed eventualmente olio d’argan).