La ritenzione idrica nei giorni che precedono il flusso mestruale è probabilmente il sintomo più fastidioso per le donne che soffrono di disturbi premestruali.
Ovviamente occorre escludere le altre cause di ritenzione idrica e lo si può fare agevolmente controllando che il fenomeno sia presente solo prima del flusso.
In un’elevata percentuale di donne, 7-10 giorni prima delle mestruazioni si ha una ritenzione idrica che può arrivare anche al 4% del peso del soggetto (vale a dire che una donna che pesa circa 55 kg, può arrivare a pesarne anche 57); la ritenzione interessa il tessuto sottocutaneo e in particolar modo le gambe. Ma quali sono le cause? Ve ne sono diverse e nel paragrafo seguente facciamo una breve descrizione delle più importanti.
Cause
Cause ormonali – Il ciclo mensile può essere diviso in due parti: nella prima, precedente l’ovulazione, prevalgono gli estrogeni, nella seconda il progesterone. Queste variazioni possono influenzare anche i livelli di altri ormoni come la prolattina, che in quantità eccessive causa ritenzione idrica, o l’ormone antidiuretico (ADH), responsabile dell’equilibrio idrosalino dell’organismo. La fase progestinica causa un riversamento di scorie da parte dei capillari all’interno dei tessuti (le pareti dei vasi diventano particolarmente permeabili), senza che il sistema linfatico riesca a drenarlo in modo efficiente. Si ha un edema localizzato al di sotto dei tessuti, soprattutto a livello delle gambe. Questo fenomeno è l’unico naturale, cioè non dipendente dallo stile di vita del soggetto e realisticamente la ritenzione idrica a esso attribuibile non può superare l’1% del peso corporeo (quindi, sempre riprendendo a esempio un soggetto di 55 kg, si può arrivare a un incremento di poco più di mezzo chilogrammo).
Il ruolo del sale – Fondamentale ridurre al minimo l’uso del sale: com’è noto, infatti, il sodio favorisce la ritenzione dei liquidi e tale ritenzione viene smaltita più difficilmente nel periodo premestruale (si noti che non è il sodio che causa direttamente la ritenzione, ma è il blocco del processo di smaltimento di tale metallo). Per ulteriori approfondimenti si consulti l’articolo Disintossicarsi dal salato.
Il ruolo dei carboidrati – Nel periodo premestruale aumentano la fame e la voglia di dolce (entrambe legate al metabolismo della serotonina) e normalmente, anche a parità di calorie, aumenta la quota di carboidrati. Questi ultimi possono in parte essere trasformati in grasso (se le calorie totali sono comunque in eccesso) oppure possono aumentare la quota di riserve di glicogeno. Il glicogeno trattiene acqua e il peso aumenta.
Stipsi – In alcune donne aumenta la stipsi (stitichezza) e il peso aumenta non solo per la ritenzione idrica, ma anche per un maggiore contenuto medio dell’intestino.
Lo stress – Statisticamente le donne stressate ritengono molto di più; in presenza di stress, le ghiandole surrenali non funzionano al meglio e vengono alterati i livelli di aldosterone, l’ormone che regolarizza l’equilibrio dei liquidi nell’organismo (ricordiamo che la porzione corticale dei surreni ha, fra le sue varie funzioni, quella di secernere vari ormoni, fra cui l’aldosterone).
L’effetto “cammello” – Spinte da pubblicità poco scientifiche, molte donne pensano che per avere un’ottima salute occorra bere tanto: acqua a volontà, tisane, tè ecc. Alla fine il corpo elimina l’acqua in eccesso, ma nel periodo premestruale il processo di eliminazione si blocca e l’acqua resta. In presenza di una sana alimentazione che limita l’uso di sale e modera i carboidrati, per una persona sana il consiglio di bere quando si ha sete, senza forzarsi a farlo, resta il più valido.
Sedentari e sportivi – Il fenomeno della ritenzione idrica è decisamente più accentuato (come quantità dell’acqua ritenuta percentualmente rispetto al peso del corpo e come frequenza nella popolazione) nei sedentari e negli sportivi che sono troppo attenti al proprio peso corporeo. Nei primi viene meno uno dei modi più semplici di eliminare l’acqua in eccesso, cioè sudare; inoltre la sedentarietà con l’avanzare degli anni inceppa i meccanismi di smaltimento dell’acqua che invece negli sportivi restano efficienti più a lungo. Nei secondi si tende sempre a minimizzare il peso a scapito delle scorte di glicogeno che durante il ciclo aumentano facilmente (vedasi il ruolo dei carboidrati).
Cosa fare?
Innanzitutto non si deve sopravvalutare il ruolo dell’alimentazione. Fatte salve le riduzioni di sale e di carboidrati, ogni altro consiglio ha un ruolo marginale: il supportare eventuali carenze con l’alimentazione è una strategia troppo soft. Se il soggetto è carente di vitamina B6 (coinvolta nel processo di sintesi della serotonina) è opportuno capirne i motivi e agire con un integratore; se il soggetto ha problemi tiroidei che aggravano la situazione è opportuno un intervento di uno specialista ecc. Stesso discorso se si è in presenza di altre cause di ritenzione (per esempio problemi circolatori) che vanno affrontate con l’aiuto del medico, senza sperare che l’alimentazione possa metterci una pezza.
In secondo luogo è opportuno minimizzare il ruolo dei diuretici. Come visto, intervenendo sulle varie cause è possibile minimizzare il fenomeno, riconducendolo in ambiti del tutto accettabili. I diuretici spesso non fanno che rimandare una presa di coscienza netta delle varie cause e possono avere spiacevoli effetti collaterali in quanto il loro dosaggio non è sempre facilissimo.
Troppe donne si affidano a diuretici “naturali” (tè verde, tarassaco, betulla ecc.). Se il diuretico “naturale” non funziona (i livelli dei principi attivi sono troppo bassi) non serve a nulla; se funziona è a tutti gli effetti un farmaco e non si deve incorrere nel classico errore razionale di pensare che, essendo naturale, male non fa: in natura sono moltissimi gli esempi di sostanze naturali molto dannose. Un diuretico che agisca realmente è molto difficile da dosare e può far passare facilmente dalla condizione di ritenzione a quella di disidratazione (con conseguenti altri sintomi spiacevoli, in primis la stanchezza).
Sostanzialmente resta valida la strategia di agire sulle singole cause (tranne quella ormonale) con uno stile di vita sano e attivo.