La scelta del chirurgo non è questione di poco conto. Chi deve sottoporsi a un intervento chirurgico di solito si pone la domanda: “Mi starò affidando alle persone giuste? Sarò in buone mani?”.
Purtroppo in molti rinunciano ad avere una risposta chiara e, non avendo sufficienti conoscenze in ambito medico, si affidano di fatto alla buona sorte o a uno spesso fuorviante “sentito dire”.
Eppure in molti casi la competenza e l’affidabilità del chirurgo fanno davvero la differenza e sarebbe quindi auspicabile poterlo scegliere in modo meno aleatorio.
Dato il quotidiano lavoro d’équipe, l’operato del chirurgo è costantemente osservato e valutato dai propri collaboratori e indirettamente anche da altri.
Per questo motivo, contattando figure come gli anestesisti o gli strumentisti delle sale operatorie del suo ospedale di riferimento – evitando possibilmente i collaboratori più stretti e gli amici – è possibile avere un’opinione utile dell’operato di un chirurgo, opinione che in genere vale più della fama e del “sentito dire” perché, per esempio, possono esistere chirurghi molto famosi per la loro attività scientifica, ma non altrettanto “brillanti” nel muovere le mani. La “fama” è un indicatore poco utile anche a motivo dell’effetto risultato: i risultati positivi di un chirurgo vengono trasmessi dai pazienti al “pubblico”, mentre non è detto che si diffonda la notizia degli errori, anche perché non tutti sono in grado di valutare se una complicanza sia frutto di un errore oppure no.
Forse in futuro sarà meno utopistico pensare che un chirurgo possa esibire una sorta di patentino con le proprie statistiche di successi e complicanze, ma per ora quello che abbiamo a disposizione per scegliere il nostro chirurgo è questa piccola indagine di opinioni.
Quindi, chi non lavora in ambiente sanitario dovrà cercare di raggiungere queste informazioni per vie traverse (se conosce un medico, questi a sua volta conoscerà probabilmente qualcuno che lavora in sala operatoria; se non lo conosce potrebbe rivolgersi al proprio medico di famiglia chiedendo informazioni mirate). Naturalmente questa indagine non è infallibile; si tenga, infatti, presente che:
nelle realtà sociali e sanitarie più arretrate un chirurgo può essere valutato positivamente, ma solo perché spicca in una realtà di degrado,
mentre lo stesso chirurgo, “trapiantato” in ospedali di più alto livello potrebbe apparire decisamente meno capace. Molti pazienti scelgono oggi di farsi operare in una regione diversa dalla propria, fuggendo (intelligentemente) da tali realtà.

La chirurgia è una branca della medicina che impiega tecniche manuali e strumentali per il trattamento di svariate condizioni patologiche.
Scelta del chirurgo – Qualche suggerimento pratico
Ovviamente scegliere il chirurgo in modo oculato è ancora più importante negli interventi maggiormente impegnativi oppure nel caso di pazienti più fragili (i grandi anziani, i bambini con particolari patologie congenite e i portatori di patologie determinanti per il rischio perioperatorio, quali per esempio cardiopatie, patologie polmonari, insufficienza renale ecc.). Per queste stesse categorie, ma non solo, sarebbe ottimale potersi scegliere anche l’anestesista, in modo da ridurre ulteriormente i rischi perioperatori e aumentare il comfort del paziente.
Più che mirare a ottenere il miglior chirurgo e il miglior anestesista in assoluto dovremmo farci fornire un elenco di “affidabili” e possibilmente un elenco di chi siano invece gli operatori da cui i nostri informatori “non si farebbero mettere mai le mani addosso”.
Dopo di che, per quanto riguarda l’ottenimento dell’équipe desiderata, escludendo i fortunati che possono permettersi di essere “solventi” (cioè di pagare privatamente e quindi aver diritto all’équipe richiesta), esiste un modo di ottenere almeno in parte ciò che si vuole. Se al momento della prima visita, per nostra fortuna o per nostra determinazione, siamo capitati con un chirurgo affidabile, gli possiamo far presente che siamo disposti a farci operare solo se sarà lui (o Tizio o Caio della nostra lista) il primo operatore. Dal momento che i chirurghi hanno interesse a non perdere un paziente, la manovra può riuscire.
Per quanto riguarda l’anestesista (benché sia rara tale richiesta tra i non addetti ai lavori), si può comunque tentare un colloquio con uno degli anestesisti del servizio (o con il primario per i casi più impegnativi). Vale la pena di provarci, soprattutto per le categorie di pazienti di cui sopra, ma in generale, anche se non rientriamo in esse, cerchiamo almeno di evitare gli anestesisti “no”.
Quanto detto in questo articolo non vale soltanto in ambito chirurgico: anche per la scelta di altri medici specialisti ospedalieri può essere importante una ricerca analoga di opinioni nell’ospedale dove lavorano.
Crediti
Dott. Davide Corvi
Anestesista-rianimatore presso: Istituto Ortopedico Galezzi
20161 Milano