Qual è il percorso più affidabile per la scelta del medico specialista? Questa domanda ci viene posta in moltissime mail e la risposta non può che risiedere nel buon senso; si può infatti notare che le persone più razionali sono più immuni da scelte disastrose, scelte che ad altri sembrerebbero le più “sagge”.
La malpractice in Italia
Prima di entrare nel vivo dell’argomento scelta del medico specialista, può essere interessante un breve cenno a quella che viene definita come medical malpractice (o anche, più semplicemente, malpractice), terminologia anglosassone, molto usata anche nel nostro Paese come sinonimo di malasanità.
In effetti, sono numerosi i casi di medical malpractice che assurgono agli onori delle cronache; spesso certe vicende sono amplificate dai media che presentano certi casi in modo sensazionalistico, ma i freddi numeri dei vari rapporti non sono comunque confortanti.
Un esempio in tal senso ci viene dai dati riportati nel rapporto PiT Salute 2015 che non sono particolarmente rassicuranti; ricordiamo che il PiT salute (PiT è l’acronimo di Progetto integrato di Tutela) è un servizio di informazione, assistenza e consulenza per i cittadini che intendono tutelare i propri diritti in ambito sanitario e assistenziale; è stato istituito nel 1996 dal Tribunale per i diritti del Malato).
Circa un quarto (25%) dei problemi segnalati dai cittadini è relativo all’accesso alle prestazioni; al secondo posto (15,4%) troviamo i casi di presunta malpractice.
Nell’anno 2014 (il più recente preso in considerazione dal rapporto PiT Salute), relativamente ai presunti errori, il 59,5% dei casi riguardava presunti errori diagnostici, mentre il 40,5% era relativo a presunti errori terapeutici. Le aree maggiormente interessate da quelli che vengono definiti “presunti errori terapeutici” sono ortopedia (28,4), chirurgia generale (14,1%), oculistica (8,6%), ginecologia e ostetricia (8,3%), odontoiatria (6,9%), oncologia (5,7%) e neurologia (4,9%) che insieme rappresentano più della metà dei casi.
L’alto numero di presunti errori terapeutici relativo all’area ortopedica è facilmente spiegato dal fatto che l’ortopedia è un’area specialistica particolarmente richiesta dai cittadini (basti pensare all’alto numero di eventi traumatici relativi a infortuni domestici, infortuni sul luogo di lavoro e incidenti stradali); molto probabilmente il carico di lavoro risulta eccessivo per le forze mediche in campo e ciò va chiaramente a discapito di efficienza e precisione.
Per quanto concerne invece i “presunti errori diagnostici”, la parte del leone la fa l’oncologia con il 26% delle segnalazioni, un dato che definire allarmante non sembra azzardato.
Quest’ultimo dato merita una particolare riflessione; è facilmente intuibile, infatti, che errori diagnostici o intempestività nella diagnosi rappresentano, soprattutto in campo oncologico, un problema di notevolissima importanza. Va comunque sottolineato che il problema di diagnosi intempestive o errate non investe soltanto i medici, ma anche il sistema sanitario nazionale nella sua interezza: difficoltà a garantire tempistiche decenti per le analisi, macchinari diagnostici inadeguati od obsoleti, carenza di personale ecc.
Un settore coinvolto nel problema della malasanità è quello assicurativo. In un’intervista del luglio 2012 rilasciata all’agenzia ANSA, Aldo Minucci, presidente dell’Ania (Associazione nazionale imprese assicuratrici), informava che, secondo le stime dell’Associazione, le denunce per casi di medical malpractice sono stati nell’ultimo triennio circa 32.000 all’anno. Minucci riporta chi dati di questo particolare comparto risultano negativi da più di dieci anni, cosa che ha costretto le compagnie assicuratrici a continui ritocchi delle tariffe. Se per molte specializzazioni mediche i prezzi delle polizze assicurative appaiono ragionevoli, per altre, quali, per esempio, la chirurgia plastica e l’ortopedia, il costo di una polizza può essere particolarmente elevato. Un chirurgo plastico può arrivare a spendere, infatti, 15.000 euro all’anno per la sottoscrizione di una polizza. Minucci infine spiega che, a causa dell’onerosità dei risarcimenti pagati dalle compagnie assicurative, vi sono alcune strutture sanitarie hanno notevoli difficoltà a trovare coperture assicurative a condizioni da loro ritenute accettabili.
Per “sentito dire” o per autorevolezza
Come si vede, la scelta del medico specialista o della struttura cui affidarsi non è cosa da sottovalutare e, a questo punto, ritorniamo alla domanda iniziale: come scegliere il proprio medico specialista?
Due dei modi più semplici e apparentemente affidabili sono la scelta per “sentito dire” o la scelta per autorevolezza: il medico ci è consigliato entusiasticamente da un amico oppure ha un incarico prestigioso. In questo caso le persone con scarso spirito critico si fermano e decidono, incorrendo potenzialmente in due classici errori razionali.
Il primo è l’effetto risultato: qualunque medico (anche il peggiore) ha una certa percentuale di successi e quindi il fatto che questi siano sbandierati ai quattro venti non ha grande pregio. Analogamente, in campo medico, il paziente scontento è solito esagerare i tratti negativi della sua esperienza. In sostanza, andare per sentito dire è un’operazione statisticamente poco significativa perché il campione per il giudizio è troppo limitato (in altri termini, se noi potessimo intervistare gli ultimi 100 o 1.000 pazienti del medico avremmo un quadro realmente più significativo).
La scelta per autorevolezza si scontra con il fatto che l’autorevolezza non è condizione né necessaria né sufficiente per l’affidabilità, al più è una condizione debolmente facilitante. Se, per esempio, un medico è primario di un reparto, probabilisticamente parlando, dovrebbe essere più preparato di un medico molto più giovane, ma potrebbe essere il caso di una persona che a fine carriera non vuole più aggiornarsi oppure quello di chi per monetizzare la sua fama riceve un paziente in 10 minuti ecc.

Se qualcuno vi consiglia un medico, chiedete come è stato visitato, cercate di avere i maggiori dettagli.
Per pubblicità
Scegliere un medico in base alla pubblicità che fa della sua attività è a dir poco irrazionale. Non esiste infatti un legame diretto fra pubblicità e capacità: il medico può essere solo un buon “commerciale” che vende bene la sua immagine oppure può decidere di investire grandi somme di denaro a sua disposizione per lanciare la carriera ecc.
La pubblicità può solo servire a fornire dati aggiuntivi al profilo del medico, analogamente al suo incarico presso una struttura ospedaliera o alle sue diverse specializzazioni. Nulla più.
Internet
Meglio della pubblicità è sicuramente la visione del sito Internet (se c’è) dello specialista. Nel sito si dovrà eliminare tutto ciò che non è farina del sacco del medico: grafica, articoli riportati da altre fonti (se manca la fonte, provate a cercare in Google una stringa dell’articolo e vedete se altri la usano tale e quale -quindi inseritela fra apici-, di solito si riesce a capire se è il medico che ha copiato o altri hanno copiato da lui!), link ecc. Concentratevi sul messaggio del medico e cercate di valutarne la professionalità e l’umanità.
Notizie sul “come”
L’ultimo punto del paragrafo su Internet è molto importante. Qualunque sia il metodo scelto, è fondamentale capire come il medico visita.
Se qualcuno vi consiglia un medico, chiedete come è stato visitato, cercate di avere i maggiori dettagli.
Quali sono le caratteristiche di una buona visita? In ordine di importanza:
1) Il tempo dedicato al paziente – Scartate i medici che dedicano meno di mezz’ora al paziente, quelli che lavorano guardando spesso l’orologio e quelli che sono sempre di fretta (per non parlare di quelli che vi fanno visitare dai loro assistenti!). Uno dei motivi per cui molti si rivolgono alle medicine alternative (cadendo dalla padella alla brace) è che i medici convenzionali non “hanno tempo per il paziente”. Nessun medico può essere così presuntuoso da visitare in 15′-20′. I motivi sono ovvi: il paziente può essere lento (o non chiaro) nel descrivere i segni e i sintomi, la visita può prendere una piega imprevista, il paziente può avere difficoltà a capire le cure (che vanno spiegate perché il paziente ha il diritto di capirle!), il paziente può essere dubbioso o impaurito da alcuni aspetti della visita ecc. Insomma, il medico che visita in un quarto d’ora, oltre a soffrire probabilmente di delirio di onnipotenza, è una persona che non ha nessun rispetto per il paziente considerato come persona prima che come malato.
2) Importanza degli esami – Scartate anche quei medici che partono subito in quarta con una sfilza di esami da fare. Molto probabilmente basano la loro diagnosi più sugli esami che sulla visita in sé. Un buon medico sa che gli esami confermano la diagnosi, non la fanno!
3) Coerenza delle cure – Un medico serio è coerente, quindi non si fa influenzare dalle “preferenze” del paziente. Può preferire terapie convenzionali o alternative, ma non essere così irrazionale da proporle a seconda di cosa il paziente vuole sentirsi dire! Diffidate anche di chi vuole a tutti i costi prescrivere qualcosa: integratori, vitaminici, terapie soft ecc. possono essere sensati, ma il più delle volte, se sono l’unica cura, rivelano la volontà del medico di “non deludere” il paziente prescrivendo comunque qualcosa.
4) Prezzo – Il prezzo dovrebbe essere tarato in base alla bravura del medico e al tempo dedicato, quindi di per sé è l’ultimo (e meno importante) punto da considerare.