La sedentarietà (stile di vita sedentario) è uno dei problemi più subdoli dei Paesi più ricchi in quanto causa una ricaduta di patologie più o meno gravi (malattie cardiovascolari e metaboliche) nella popolazione con costi altissimi per i servizi sanitari.
Vari studi indicano infatti che la mancanza di movimento è uno dei principali fattori di rischio per la salute. Ogni anno, infatti, nel continente europeo si registrano circa un milione di decessi (il 10% circa del totale) attribuibili proprio alla mancanza di attività fisica.
Si stima che all’inattività fisica siano ascrivibili circa il 5% delle affezioni coronariche, il 7% del diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon. Per di più, come se non bastasse, molti Paesi del vecchio continente hanno visto le percentuali relative al numero di persone sovrappeso e obese aumentare negli ultimi decenni.
I dati sono decisamente allarmanti: in 46 paesi (l’87% dell’Europa), oltre la metà degli adulti sono in sovrappeso o sono obesi, e in vari casi si arriva a sfiorare il 70% della popolazione adulta.
Sempre per quanto riguarda l’Europa, tra gli over 15, sei su dieci non fanno alcun tipo di esercizio o sport; il nostro Paese non è messo benissimo, dal momento che gli italiani risultano essere fra i più sedentari, con circa il 60% che dichiara di non svolgere mai sport o attività fisica, mentre la media europea si attesta sul 42%; piacevole eccezione è quella della Svezia dove tale percentuale è veramente bassa: 9%.
Preoccupante è la situazione giovanile; soltanto poco più di un terzo degli adolescenti europei di età compresa fra i 13 e i 15 anni è fisicamente attivo ai livelli consigliati (peraltro abbastanza bassi) indicati nelle linee guida. Ciò contribuisce a spiegare l’aumento dei bambini sovrappeso e obesi in Europa, in particolar modo fra le fasce socio-economiche più deboli.
Secondo quanto riportano i dati raccolti dalla “Childhood Obesity Surveillance Initiative” (l’iniziativa di monitoraggio dell’obesità infantile) condotta in Europa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in alcuni Paesi quasi la metà dei bambini di 8 anni sono sovrappeso e oltre il 25% è affetto da obesità. Per di più, nella gran parte degli Stati europei, i livelli di attività fisica praticata iniziano a calare in modo significativo tra gli undici e i quindici anni di età, soprattutto tra i soggetti di sesso femminile.
Sedentarietà e informazione
L’informazione medica, quella sociale e anche quella politica tendono a lanciare messaggi che dovrebbero arginare il problema; i riscontri pratici dimostrano che i risultati sono pressoché nulli.
Il punto centrale è che questi messaggi sono troppo blandi e non sono in grado di mostrare al sedentario i limiti e i danni della sua scelta. Ecco il ragionamento di un sedentario che ha seguito i “consigli”: se “devo” passeggiare 20′ al giorno e una volta che l’ho fatta, sono quello di prima, ecco la dimostrazione più evidente che non serve a nulla. Difficile da smontare.
È singolare che quanto più grave è il problema dell’obesità e tanto più duro diventa il messaggio orientato al sedentario; negli USA per esempio le linee guida (U.S. Department of Health and Human Services) sono decisamente più severe che quelle europee (EU Working Group Sport and Health). Visto che l’esperienza dovrebbe insegnare qualcosa (ciò che viene detto oggi in Europa è ciò che si diceva negli USA 30 anni fa), perché in Europa non si passa subito a consigli più pratici e realistici?
Vediamo i due insiemi di raccomandazioni con i nostri commenti che si ispirano all’articolo sul low-intensity training. I due documenti sono molto dettagliati e riguardano anche le indicazioni per bambini e anziani.
Il documento europeo tratta anche ampiamente l’aspetto sociale e politico del problema, non capendo che in realtà si tratta di un problema soprattutto individuale: si possono fornire tutte le strutture che si vogliono, ma se il singolo non vuole muoversi non lo farà comunque. In fondo per correre non è che ci voglia molto…
Quando si leggono documenti come questi è lecito pensare che dietro ci sia una solida preparazione e tanta buona volontà, ma poca razionalità: come è possibile che li redige non effettui un check-up della coerenza scoprendo facilmente le contraddizioni che le raccomandazioni portano con sé?
Le raccomandazioni europee
1 – Minimo di 30 minuti di attività fisica di moderata intensità 5 giorni la settimana.
In alternativa almeno 20 minuti di attività fisica ad alta intensità 3 giorni la settimana.
Assurdo. Rispetto al passato la frequenza è ora ottimale, ma la durata è la metà di quella necessaria. Non convince nemmeno il rapporto che sembra buttato lì senza cognizione di causa. 20′ di attività intensa equivalgono almeno a 45-60′ di attività moderata.
L’unica ragione dei 20′ è indicare (una pia illusione) che può bastare un’ora a settimana per stare in forma (20×3); del resto come è possibile svolgere attività intensa senza un adeguato riscaldamento che dura almeno la metà della stessa?
2 – L’attività può essere gestita in blocchi di almeno 10 minuti.
Anche qui siamo al fantozziano. Chi ha deciso di fare 20′ di attività intensa la spezza in due, per esempio: fa colazione (non può correre a digiuno perché nel servizio che ha sentito alla televisione il nutrizionista diceva che occorre fare una buona colazione) e poi di corsa a rotta di collo in ufficio dove arriva in 10′. La sera, appena stacca, via di corsa verso casa: altri 10′ intensi e la salute è assicurata.
3 – Si devono inserire 2 o 3 giorni la settimana di attività per aumentare la forza muscolare e la resistenza.
Finalmente compare il concetto di allenamento. Non basta fare, occorre fare anche con criterio per migliorare il nostro corpo. Se l’attività fisica mantiene il corpo quello di un sedentario che serve a fare?

Vari studi indicano che la sedentarietà è uno dei principali fattori di rischio per la salute.
Le raccomandazioni americane
1 – Minimo di 2h30′ di attività moderata la settimana oppure 1h15′ minuti di intensa attività aerobica la settimana.
Manca ogni dato di frequenza e ciò è già un non senso. È comprensibile che gli americani asserviti alla carriera e al successo abbiano tempo soprattutto durante il week-end e quindi aveva poco senso parlare di 3, 4 o 5 volte alla settimana. Chi concentra nel week-end tutta la mole di attività fisica consigliata fa però solo del male al proprio corpo.
Compare per la prima volta il termine aerobico (aggiunto a “vigorous-intensity“), ma è difficile capire cosa aggiunga in più rispetto a “intensa”, visto che anche il camminare è “attività aerobica”. Su questo punto le raccomandazioni europee sono più chiare. Il soggetto deve percepire nettamente la differenza fra moderato e intenso, più che considerare complessi concetti fisiologici.
2 – L’attività dovrebbe essere svolta in serie da almeno 10 minuti e spalmata per tutta la settimana.
Corregge la mancanza di frequenza di cui al punto 1. Anche qui compaiono i 10′. Non si capisce se perché il terribile sforzo del punto 1 sia ingestibile se protratto per più di dieci minuti oppure se si cercano di ottimizzare i buchi della giornata: un’ulteriore fonte di stress. Manca il concetto che l’attività fisica deve essere un punto altamente prioritario e che non deve essere un tappabuchi.
3 – Per ottenere maggiori benefici gli adulti dovrebbero aumentare la loro attività aerobica a 300 minuti a settimana di moderata intensità o 150 minuti di attività intense.
Qui il discorso si fa corretto, ma cosa vuol dire “maggiori benefici”?
4 – Gli adulti dovrebbero fare inoltre attività di stretching di moderata o alta intensità e coinvolgere tutti i principali gruppi di muscoli durante 2 o più giorni.
Qui francamente la cosa è del tutto incomprensibile. Che lo stretching abbia una valenza salutistica, in particolare nella protezione cardiovascolare, è una novità.
Le nostre raccomandazioni
Frequenza – Minimo 3 volte alla settimana.
Intensità – Medio-alta intensità.
Durata – Almeno 3 ore settimanali.
Per i dettagli si veda l’articolo sul low-intensity training. In questa sede, solo due precisazioni.
La prima riguarda il vero motivo per cui le raccomandazioni ufficiali sono spesso troppo morbide. Si basano sulla conoscenza del fatto che gran parte della popolazione non possiede la necessaria forza di volontà anevrotica per fare sport.
Non sarebbe più corretto far presente che senza una buona personalità il soggetto è comunque altamente penalizzato nella vita e che quindi fare sport può aiutare a cambiare in meglio anche la propria psicologia?
La seconda considerazione riguarda il fatto che la raccomandazione sull’intensità è una raccomandazione sufficiente, ma non necessaria. In teoria, anche facendo attività a bassa intensità si potrebbero avere notevoli effetti salutistici; solo che per averli occorrerebbe moltiplicare almeno per tre i tempi e per gran parte della popolazione ciò è praticamente impossibile.