La sigaretta elettronica (nota anche come e-cigarette o e–cig) è un dispositivo formato da un microchip, una cartuccia, una batteria ricaricabile e un atomizzatore (anche vaporizzatore). Il microchip contenuto nella sigaretta elettronica è destinato a gestire le funzioni degli altri componenti.
Il primo inserimento in commercio della sigaretta elettronica è avvenuto in Cina grazie a un farmacista cinese, Hon Lik, che sfruttò una tecnologia a ultrasuoni; nel giro di pochi anni si è arrivati ai prodotti attualmente conosciuti.
Scopo primario della sigaretta elettronica è quello di emulare e conseguentemente sostituire i prodotti che sono utilizzati per fumare quali la sigaretta, il sigaro e la pipa.
La cartuccia assicura il gusto, la batteria della sigaretta elettronica consente di allungare il tempo del “fumo” rispetto a quello che è necessario per fumare una sigaretta tradizionale, mentre la funzione dell’atomizzatore è quella di trasformare l’aroma in vapore. Gli aromi contenuti nella cartuccia possono essere i più disparati, oltre a quello di tabacco, molte case produttrici forniscono cartucce con aromi alla menta, alla liquirizia, alla vaniglia, al cioccolato, al caffè ecc.
Dal punto di vista estetico, una sigaretta elettronica è decisamente simile a una sigaretta di tipo tradizionale.
La differenza sostanziale tra una sigaretta elettronica e una sigaretta normale è il fatto che nella prima viene a mancare il processo di combustione.
I componenti della sigaretta elettronica
Il filtro della sigaretta elettronica è costruito con materiale plastico; al suo interno è presente la cartuccia destinata a contenere la soluzione aromatica che viene inalata.
Quando la soluzione contenuta nella cartuccia è terminata si può provvedere alla sua ricarica o alla sua sostituzione.
Come accennato in precedenza, i liquidi disponibili per la sigaretta elettronica sono i più svariati e possono essere richiesti con presenza di nicotina o no.
La parte probabilmente più importante della sigaretta elettronica è l’atomizzatore; la sua funzione consiste nel riscaldamento del liquido presente nella cartuccia e nella creazione di una sospensione di tipo gassoso che viene trasportata in seguito all’inalazione. L’effetto fumo viene ricreato grazie alla presenza di glicerolo e di glicole propilenico.
La batteria della sigaretta elettronica è una batteria ricaricabile agli ioni di litio; scopo della batteria è ovviamente quello di fornire energia all’atomizzatore. La ricarica della batteria può avvenire con dei ricarica-batteria da inserire nella presa della corrente oppure tramite collegamento a una porta USB.
Le soluzioni da inalare vengono commercializzate con un contenuto di nicotina che può essere assente, basso, medio oppure alto; la scelta dipende dalle preferenze dell’utilizzatore.

Il primo brevetto della sigaretta elettronica risale al 1963 e fu depositato dall’americano Herbert A. Gilbert
Il funzionamento della sigaretta elettronica
Quando si fuma una sigaretta elettronica si inala attraverso il filtro allo stesso modo con cui si inala una sigaretta tradizionale; il flusso d’aria viene rilevato da un apposito sensore che dà il via all’attivazione dell’atomizzatore; quest’ultimo componente vaporizza la soluzione aromatica che è contenuta nella cartuccia presente nel filtro della sigaretta elettronica.
Per simulare il colore che si verifica durante la combustione di una sigaretta di tipo tradizionale, la sigaretta elettronica è dotata di un led colorato che si accende nel momento in cui si inala. Generalmente il led è di colore rosso, ma è possibile anche richiedere altri colori; il motivo fondamentale è che, non essendoci il divieto di fumare la sigaretta elettronica nei locali pubblici, quest’ultima, vista la notevole somiglianza, potrebbe essere scambiata per una sigaretta normale ingenerando equivoci negli avventori e nei gestori del locale; ovviamente il problema non si pone con led di colore diverso dal rosso.
Sigaretta elettronica: fa male?
Le campagne pubblicitarie che spingono all’acquisto della sigaretta elettronica concentrano il loro messaggio sul fatto che essa sarebbe un’alternativa salutistica alla tradizionale sigaretta, venendo a mancare sia la combustione sia i numerosi componenti cancerogeni presenti nel fumo di sigaretta (ricordiamo a tale proposito che contrariamente a quanto molti ritengono, la nicotina, pur essendo decisamente tossica, non è una sostanza cancerogena, lo sono invece almeno una sessantina delle migliaia di sostanze presenti nel fumo delle sigarette).
Secondo i propugnatori dell’utilizzo della sigaretta elettronica i punti a favore di quest’ultima sono numerosi; tra questi ricordiamo la mancata produzione di catrame, la mancanza delle sostanze nocive normalmente contenute nella sigaretta tradizionale, la non nocività nei confronti delle persone vicine all’utilizzatore (mancanza di cosiddetto fumo passivo; in effetti le sigarette elettroniche possono essere utilizzate anche nei luoghi in cui il fumo è proibito), un assente o comunque ridotto consumo di nicotina, l’assenza di pericolo di bruciature o incendi fortuiti.
Ciononostante, la discussione sulla maggiore salubrità delle sigarette elettroniche rispetto a quelle tradizionali è una questione ancora particolarmente dibattuta e che periodicamente scatena polemiche a non finire. Una delle più recenti fa riferimento a uno studio pubblicato agli inizi del 2015 dal New England Journal of Medicine secondo il quale il processo di vaporizzazione delle sigarette elettroniche favorirebbe la formazione di formaldeide, una sostanza da 5 a 15 volte più cancerogena del tabacco; a gettare benzina sul fuoco ci aveva già pensato l’OMS che in documento risalente all’agosto 2014 avanzava forti dubbi relativamente alla scarsa pericolosità delle sigarette elettroniche; in risposta a tale documento, una cinquantina di scienziati di fama internazionale, fra cui gli italiani Umberto Veronesi e Riccardo Polosa, hanno firmato una lettera aperta all’OMS nella quale si sottolineava la bassa tossicità delle e-cig e la loro efficacia nel favorire la disassuefazione dal fumo, con le conseguenti positive ricadute nella prevenzione di vari tipi di tumore, in primis quelli polmonari.
Riccardo Polosa, ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Catania e direttore scientifico della Lega Italiana Anti Fumo (LIAF), è considerato uno dei massimi ricercatori nell’ambito delle ricerche sulla sigaretta elettronica.
Secondo Polosa, in base ai vari studi clinici effettuati, fatto 100 il rischio delle sigarette tradizionali, le e-cig si attestano a un valore di 5.
Polosa ricorda che “nell’ambito dello studio ECLAT (EffiCiency and Safety of an eLectronic cigAreTte) condotto dal team dei ricercatori LIAF nel Centro Universitario del Policlinico di Catania, è stata dimostrata una sostanziale diminuzione dei danni causati dal fumo come tosse (18%), bocca secca (17%), irritazione della gola (20%) e mal di testa (10%). Disturbi da astinenza da fumo di tabacco, quali ansia, fame e insonnia, sono stati riferiti raramente. Non sono stati registrati cambiamenti di peso sostanziali, variazioni del battito cardiaco o della pressione sanguigna, anzi è stato monitorato un miglioramento delle condizioni di salute generali grazie alla riduzione del fumo di tabacco”.
Relativamente allo studio apparso sul New England Journal of Medicine, Polosa afferma: “Lo studio si basa sulla valutazione di soggetti che “svapano” in condizioni non realistiche. Molti studi sulle sigarette elettroniche purtroppo vengono condotti su soggetti non umani o addirittura, come in questo caso, in condizioni che non rispecchiano l’uso reale dello strumento. Vengono valutate situazioni in cui si utilizza la sigaretta elettronica ad alti voltaggi quando invece queste sono utilizzate solitamente a bassi voltaggi”.
Infine, relativamente alla cessazione del vizio del fumo, lo scienziato italiano ricorda che “Solo nel 2014 più della metà dei pazienti assistiti nei laboratori della Lega Italiana Anti Fumo ha smesso definitivamente di fumare. Un’alta percentuale, circa il 70% dei nostri pazienti fumatori, è passata dal tabagismo al vapagismo, ovvero dalla sigaretta convenzionale a quella elettronica. Questi risultati si aggiungono inoltre a quelli di una recente ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica BMC Public Health che ha testimoniato come sei mesi di uso regolare di e-cig di seconda generazione hanno reso possibile una riduzione del consumo di tabacco di almeno la metà in un buon 30% dei partecipanti, passando da una media di 25 a 6 sigarette al giorno, e addirittura il 36% dei fumatori nello studio ha smesso del tutto di fumare. Di questi, un buon 15% non utilizzava più neanche la sigaretta elettronica a fine studio”.
Una nostra considerazione
A prescindere dalla discussione fra favorevoli e contrari, ciò che lascia perplessi è che un soggetto non sia in grado di rinunciare al gesto meccanico di fumare una sigaretta; un tale atteggiamento mostra una notevole mancanza di forza di volontà anevrotica; viene a mancare la dipendenza da nicotina, ma se ne instaura un’altra da gesto meccanico. È un qualcosa su cui vale la pena di riflettere.
Legislazione
La legislazione sulla sigaretta elettronica varia molto da nazione a nazione. In alcuni Paesi è permesso l’utilizzo soltanto di sigarette elettroniche che non contengono nicotina; in altri Paesi l’utilizzo di sigaretta elettronica è considerato alla stregua di quello di una sigaretta tradizionale e pertanto non è permesso il suo utilizzo nei locali pubblici; in altri Paesi ancora la sigaretta elettronica è considerata un dispositivo medico con tutte le conseguenze che ne derivano. In alcune nazioni l’uso della sigaretta elettronica non è consentito.