Secondo alcuni ricercatori statunitensi (2016) esiste un legame fra tumori e telefoni cellulari.
Infatti, in base a quanto riportato da uno studio del National Toxicology Program (NTP) statunitense, un’agenzia federale, l’esposizione alle radiofrequenze tipiche dei cellulari porta a un aumento dei casi di alcuni tipi di cancro, almeno nei ratti maschi.
Lo studio in questione è durato due anni ed è costato 25 milioni di dollari; è stato effettuato su oltre 2.500 ratti e topi esposti a varie quantità di radiofrequenze in 21 camere appositamente progettate. La decisione di pubblicare i risultati preliminari sui ratti è stata presa dopo che il sito microwave.com ne aveva anticipato i risultati, mentre il rapporto completo, controllato e verificato da autorità indipendenti, verrà pubblicato l’anno prossimo.
Lo studio sui topi
Il leggero aumento, si legge nel rapporto, è stato visto solo negli esemplari maschi, sia in quelli sottoposti a frequenze Gsm che del tipo Cdma. Per i topi esposti alle radiazioni in utero si è visto un leggero calo del peso medio alla nascita.
“Lo studio ha trovato una bassa incidenza di gliomi maligni nel cervello e schwannomi nel cuore dei ratti maschi esposti – scrivono gli studiosi – Visto il notevole utilizzo a tutte le età delle tecnologie per la comunicazione mobile anche un piccolo aumento che dovesse risultare dall’esposizione potrebbe avere notevoli implicazioni per la salute pubblica”.
Com’è noto, il tema del legame fra cellulari e tumori è da molti anni particolarmente dibattuto.
Nel 2011 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato le radiofrequenze nel gruppo 2b dei “possibili cancerogeni”, lo stesso, per esempio, della caffeina, basandosi su alcuni studi in laboratorio e su ricerche epidemiologiche che davano un aumento della frequenza proprio dei tumori riportati dalla ricerca dell’NTP.
Va però detto, per amor di precisione, che altri studi, l’ultimo dei quali pubblicato nell’aprile del 2016 e condotto in Australia, hanno escluso legami.
Gli stessi autori del rapporto statunitense sottolineano che le conclusioni di uno studio condotto sugli animali non sono applicabili automaticamente all’uomo.
“Se prima però qualcuno diceva che non c’era nessun rischio – commenta al Wall Street Journal Ron Melnick, a capo del progetto fino al pensionamento nel 2009 e uno dei revisori del rapporto – penso che questi risultati non lo rendano più possibile”.
Il nostro commento alla ricerca
I media hanno dato enfasi alla ricerca probabilmente perché non avevano nulla da scrivere. Dubito che i giornalisti sappiano le dosi che sono state somministrate ai poveri topi (un trucco per far apparire una sostanza cancerogena è sicuramente quello di somministrare megadosi della sostanza, in questo caso radiazioni). Qui i dubbi sono diversi e pesanti:
- Ovvio (riconosciuto anche dai ricercatori) che un conto è un ratto e un conto è un uomo.
- L’aumento è piccolo (si parla di bassa incidenza) e curiosamente riguarda solo i topi maschi.
- Nulla si dice non solo sulle dosi a cui i ratti sono stati sottoposti (il rapporto verrà pubblicato fra un anno), ma anche sulla frequenza, appare ovvio che c’è una differenza abissale fra chi fa 4-5 telefonate al giorno e chi ne fa 50.
In sostanza, lo studio non dice granché e solo la necessità di fare notizia l’ha amplificato oltre i suoi meriti.
Approfondisci l’argomento leggendo il nostro articolo Il cellulare fa male?