Le zecche sono parassiti esterni ematofagi dell’uomo e di molti animali. Le zecche sono artropodi; fanno parte, insieme a ragni, acari e scorpioni, della classe degli Aracnidi. Le loro dimensioni vanno mediamente dai due agli otto millimetri, ma dopo un pasto abbondante possono superare tranquillamente il cm di lunghezza. Le zecche più grandi sono di sesso femminile.
Il ciclo vitale delle zecche è tetrafasico, ovvero uovo, larva, ninfa, adulto. Le fasi possono svolgersi su un ospite unico oppure su ospiti diversi.
Nel nostro Paese sono due le famiglie presenti, una è quella degli Ixodidi (le cosiddette zecche dure, caratterizzate dalla presenza di uno scudo dorsale), l’altra è la famiglia degli Argasidi (le cosiddette zecche molli in cui lo scudo dorsale non è presente).
Nel nostro Paese sono presenti sei generi di zecche dure: Ixodes, Boophilus, Hyalomna, Rhipicephalus e Dermacentor; le zecche molli sono invece presenti con due soli generi: Argas e Ornithodorus.
Affinché il loro sviluppo e il loro ciclo riproduttivo possano essere portati a termine, è necessario che le zecche si nutrano di sangue, possono però resistere a lunghi periodi di digiuno.
Le zecche sono particolarmente attive nei Paesi delle zone a clima temperato; il loro periodo migliore è quello che va dal mese di maggio al mese di ottobre.
Mentre le zecche molli compiono i loro pasti di sangue nel giro di alcune ore, le zecche dure lo fanno in tempi molto più lunghi, da alcuni giorni ad alcune settimane.
L’habitat naturale per la riproduzione delle zecche è rappresentato dalle aree silvestri e dalle radure dei boschi; sul territorio italiano la loro presenza è a macchia di leopardo; vi sono infatti zone particolarmente infestate che si alternano con zone praticamente indenni. Le zecche sono organismi che sono in grado di resistere a condizioni ambientali poco favorevoli; solitamente si trovano tra l’erba, nel sottobosco, nei cespugli, nei pascoli, nelle stalle, nelle cucce degli animali ecc.
Le zecche possono pungere l’uomo nel corso di tutto l’anno, ma sono soprattutto l’autunno e la primavera le stagioni nelle quali le zecche ricercano maggiormente gli ospiti da parassitare per ottenere i loro pasti di sangue; è quindi in questi periodi che si ha un notevole aumento delle probabilità di essere vittime della puntura delle zecche.
La puntura di zecca è pericolosa?
Non è la puntura in sé che rappresenta un pericolo per l’uomo o per gli animali parassitati, ma la possibilità che si possano contrarre infezioni che le zecche trasmettono in qualità di vettori.
Le zecche possono essere infatti veicolo di trasmissione di diverse patologie; le più rilevanti dal punto vista clinico sono trasmesse dalle zecche dure; fra queste ricordiamo:
- Borreliosi – È nota anche come malattia di Lyme; il primo segno, che si manifesta da alcuni giorni a un mese dalla puntura, è un arrossamento cutaneo con dolore e prurito; in seguito possono presentarsi febbre, debolezza e mal di testa. Per approfondire si consulti l’articolo Malattia di Lyme.
- Ehrlichiosi – È una patologia batterica accompagnata da febbre, nausea, vomito e dolori muscolari e causata da un gruppo microrganismi della famiglia delle Rickettsiacee; le zecche sono fra i principali vettori della malattia; ancora non sono stati individuati con certezza i serbatoi dell’infezione, anche se verosimilmente sono rappresentati da cani e animali selvatici.
- Rickettsiosi – Il gruppo delle rickettsiosi trasmesse da zecca è costituito da: febbre esantematica delle Montagne Rocciose, diffusa in tutti gli Stati Uniti e diagnosticata principalmente da aprile a settembre, febbre da morso di zecca africana, tifo da zecca di Queensland, febbre da zecca dell’Asia Settentrionale e febbre bottonosa.
- Tularemia (anche febbre dei conigli) – Si tratta di una zoonosi batterica che clinicamente si manifesta con modalità diverse a seconda della via di contagio e in base alla virulenza dell’agente patogeno. Oltre che attraverso la puntura di zecche, può essere contratta tramite il contatto diretto con animali infetti, con l’ingestione di acqua contaminata. Più frequentemente la patologia si presenta come un’ulcera localizzata nel punto di introduzione dell’agente patogeno dell’organismo, accompagnata a rigonfiamento dei linfonodi regionali.
- Babesiosi (anche piroplasmosi) – La babesiosi è una patologia infettiva da protozoi del genere Babesia, caratterizzata da malattia febbrile con anemia emolitica e segni che variano dall’infezione asintomatica alla malattia fulminante che esita nel decesso. La maggior parte dei soggetti è infetta dal morso di una zecca Ixodes scapularis allo stadio ninfale (negli USA) o di Ixodes ricinus (in Europa), nel periodo estivo-tardo-autunnale.
- Meningoencefalite da zecche (anche TBE, acronimo di Tick Borne Encephalitis) – È una patologia virale acuta del sistema nervoso centrale causata da un arbovirus appartenente al genere Flavivirus, molto simile ai virus che causano la febbre gialla e la dengue. Si manifesta con la sintomatologia tipica dell’influenza, talvolta associata a meningite e/o encefalite. Se non trattata o trascurata, può avere un decorso piuttosto grave; sono infatti possibili conseguenze invalidanti e permanenti. Può essere prevenuta grazie alla vaccinazione.
Tra le patologie trasmesse dalle zecche molli ricordiamo le febbri ricorrenti (sono solitamente conseguenti a processi infettivi da batteri appartenenti ai generi Rickettsia e Borrelia; il trattamento di prima scelta è rappresentato da antibiotici appartenenti al gruppo delle tetracicline; sono invece trattamenti di seconda scelta le penicilline o l’eritromicina) e la febbre Q (una patologia con sintomi simili a quelli di una normale influenza; più raramente può dar luogo a serie complicazioni e/o assumere i contorni di una malattia cronica; se questo è il caso, i problemi maggiori possono verificarsi a carico del cuore).
Nella stragrande maggioranza dei casi, le diverse malattie che vengono trasmesse da parassiti sono dovute a batteri, virus e protozoi.
Difficilmente le infezioni trasmesse dalle zecche rappresentano un pericolo per la vita; le categorie più a rischio sono i bambini e le persone anziane.
Le zecche non attaccano l’ospite saltando o volando, bensì rimangono appostate fino al passaggio di un uomo o di un animale la cui presenza è rivelata sia dal calore che dall’anidride carbonica da questi emessi. Dopo il loro insediamento nella cute dell’ospite, le zecche iniziano a succhiare il sangue; spesso la puntura è indolore perché le zecche iniettano una sostanza che contiene alcuni principi anestetici. Dopo un certo periodo in cui parassitano l’ospite le zecche si lasciano cadere in modo spontaneo.
Cure e prevenzione per i morsi delle zecche
Le cure per le patologie trasmesse dalle zecche dipendono ovviamente dalla loro tipologia. Nelle infezioni di tipo batterico, per esempio, è necessario iniziare una terapia di tipo antibiotico.
Molto importante è tentare, nei limiti del possibile, di evitare il contatto con le zecche o, al più, individuarle il più precocemente possibile allo scopo di impedire la trasmissione della patologia.
Chi deve percorrere zone a rischio dovrebbe preferibilmente vestirsi con abiti chiari; ciò facilita infatti l’individuazione delle zecche. È bene coprire le estremità inferiori con calze di colore chiaro e utilizzare pantaloni lunghi; anche indossare il cappello fa parte delle misure precauzionali.
È opportuno non toccare l’erba che si trova nei margini dei sentieri e non battere troppo le zone in cui l’erba è particolarmente alta.
Dopo passeggiate o escursioni in zone a rischio è consigliabile effettuare uno scrupoloso esame della propria cute e degli abiti e procedere alla rimozione di zecche eventualmente presenti; si tenga conto che le zecche si localizzano preferenzialmente su testa, collo, fianchi e nella parte posteriore dei ginocchi. Prima del rientro nelle abitazioni è opportuna una spazzolata agli abiti.
Gli animali domestici dovrebbero essere trattati con apposite sostanze prima di portarli a compiere passeggiate o escursioni. Si veda l’articolo Pulci e zecche.
Nel caso che si individuino delle zecche sulla cute è necessario procedere a una loro pronta rimozione dal momento che le probabilità di contrarre una patologia sono tanto più alte quanto più è lunga la durata della loro permanenza sull’ospite.

Ixodes ricinus, la zecca dei boschi
Come rimuovere le zecche
La rimozione delle zecche deve essere fatta con l’aiuto di una piccola pinzetta con punte sottili, in modo delicato imprimendo un leggero movimento rotatorio; è oltremodo importante non schiacciare il corpo della zecca che viene rimossa perché potrebbe verificarsi rigurgito con notevole aumento delle probabilità di contrarre eventuali infezioni.
Prima di procedere con la rimozione della zecca è opportuno disinfettare la zona interessata con disinfettanti non colorati; la disinfezione deve essere effettuata anche dopo la procedura di rimozione.
Si deve evitare, durante l’operazione di rimozione, di toccare la zecca con le mani se queste non sono protette dai guanti. È possibile che il rostro della zecca rimanga all’interno della cute; sarà quindi necessario toglierlo estraendolo con un ago sterile. Le zecche rimosse vanno poi distrutte bruciandole.
È di fondamentale importanza non tentare la rimozione delle zecche utilizzando alcol, ammoniaca, trielina, oli oppure oggetti arroventati, fiammiferi e quant’altro in quanto queste operazioni possono provocare il rigurgito di materiale infetto. La procedura di rimozione deve essere quella illustrata precedentemente.
Dopo la rimozione è opportuno porre attenzione, per un periodo variabile tra il mese e il mese e mezzo, all’eventuale comparsa di sintomi o segni che potrebbero essere relazionati al morso della zecca. Tali sintomi e segni potrebbero essere rappresentati da febbre, debolezza, dolori articolari, ingrossamento linfonodale, mal di testa, aloni rossastri tendenti ad allargarsi ecc. Se si osservano uno o più di questi segni e sintomi ci si deve rivolgere senza indugio al proprio medico di base.
NOTA IMPORTANTE – Non è opportuno assumere farmaci antibiotici durante il periodo di osservazione; tali farmaci potrebbero infatti mascherare eventuali segni o sintomi della patologia rendendo più difficile la diagnosi. Se, per altri motivi, durante il periodo osservazionale è necessario intraprendere terapie di tipo antibiotico è consigliabile utilizzare farmaci che abbiano dimostrato efficacia nella cura di rickettsiosi e borreliosi.

Rhipicephalus sanguineus, la zecca del cane