Azotemia è un termine con il quale ci si riferisce a un esame che misura la concentrazione ematica di azoto non proteico (anche azoto incoagulabile), derivante cioè da acido urico, aminoacidi, ammoniaca, creatina, creatinina, fenoli, indoli, polipeptidi, purine, urea ecc.).
Per la misurazione dell’azotemia è necessario utilizzare opportuni reagenti grazie ai quali è possibile eliminare le proteine. Spesso, nelle liste degli esami dei laboratori diagnostici, questo test viene indicato direttamente con il termine urea (in effetti, il test riflette soprattutto il contenuto di tale sostanza la cui concentrazione è maggiore rispetto a quella di altre sostanze azotate. L’urea si forma a livello epatico a seguito del catabolismo degli aminoacidi, viene escreta per il 90% attraverso le vie urinarie –nella misura di circa 15-25 g al giorno- e per il 10% attraverso via extrarenale, ovvero attraverso feci, sudore, saliva ecc.).
C’è una certa confusione relativamente a questo esame in quanto si parla di azoto non proteico e poi si afferma che è azoto che deriva dalle proteine assimilate con il cibo. In realtà, non esiste contraddizione; nel sangue, infatti, sono presenti proteine fondamentali per il nostro organismo, ma anche prodotti di rifiuto che vengono trasportati agli organi deputati a eliminarli. Tali prodotti di rifiuto derivano dalla degradazione delle proteine: una volta portati al rene vengono eliminati con le urine. Se l’apparato renale non funziona bene, si ha accumulo di scorie azotate nel sangue (è per questo che si parla di iperazotemia). In sostanza, nel sangue esiste un azoto legato a proteine che hanno una funzione biologica e azoto legato a composti che devono essere eliminati. Un altro motivo di confusione è il fatto che si parla di azoto ureico come sinonimo di azotemia; in realtà l’urea è, come detto in precedenza, solo il principale prodotto di rifiuto.
È da circa un secolo che il parametro azotemia viene utilizzato come indicatore della funzionalità renale. Nel caso in cui si riscontrino valori al di fuori del range di normalità è decisamente opportuno effettuare ulteriori accertamenti.
Perché si esegue il test
L’azotemia, con la creatininemia, è uno dei test principali che vengono eseguiti per valutare la funzionalità dei reni; altri test che risultano utili in questo contesto sono l’esame delle urine, l’acido urico urinario, l’uricemia, la clearance della creatinina, l’osmolarità del sangue e l’osmoralità delle urine.

Azotemia è un termine con il quale ci si riferisce a un esame che misura la concentrazione ematica di azoto non proteico
Spesso il medico richiede anche l’esecuzione dei test relativi agli elettroliti.
L’esecuzione di vari test, oltre a quelli dell’azotemia e della creatininemia, è giustificata dalla volontà di ridurre al minimo il rischio di falsi positivi e falsi negativi.
Nel caso in cui si riscontrino valori di azotemia e creatininemia alterati verso l’alto, si valuta il rapporto fra i due parametri; tale rapporto può, infatti, indirizzare meglio il sospetto diagnostico.
In condizioni normali il rapporto fra azotemia e creatininemia oscilla tra 10:1 e 20:1; se il rapporto risulta inferiore è possibile che ci si trovi di fronte a problemi di scompenso cardiaco o disidratazione, emorragie gastrointestinali o diete eccessivamente sbilanciate verso le proteine. In caso contrario, il problema potrebbe essere legato a una malattia epatica o a problemi di malnutrizione.
Di norma è opportuno eseguire il test dell’azotemia, eseguito tramite un prelievo di un campione ematico, nel caso di soggetti che:
- lamentano un malessere aspecifico;
- mostrano sintomi o segni che possano far pensare ad alterazioni della funzionalità renale;
- devono iniziare particolari terapie farmacologiche;
- sono affetti da patologie croniche quali il diabete o lo scompenso cardiaco (in questi casi particolari il test deve essere eseguito a cadenze regolari).
Il test dell’azotemia è inoltre utilizzato per verificare l’efficacia dei trattamenti dialitici o di altre terapie in soggetti affetti da patologie renali, sia acute che croniche.
Azotemia – Valori di riferimento
I valori normali di riferimento per l’azotemia vanno da 22 a 46 mg/dl; questi valori sono riferiti alla concentrazione plasmatica di urea; non tutti i laboratori utilizzano però gli stessi metodi; in alcuni di essi (ed è la norma per i laboratori anglosassoni), per esempio, si fa riferimento alla concentrazione dell’azoto ureico (anche BUN, acronimo dei termini inglesi Blood Urea Nitrogen) e in questo caso i valori normali vanno da 10,3 a 21,4 mg/dl.
È necessario poi tenere conto di una certa variabilità che è legata principalmente a due fattori: l’età e il sesso. Nei bambini molto piccoli i valori dell’azotemia sono circa il 60% di quelli relativi all’età adulta; nei soggetti di età superiore ai 60 anni, si deve considerare come normale un leggero rialzo dei limiti rispetto a quelli degli adulti di età inferiore. Nel sesso femminile, infine, si riscontrano, di norma, valori lievemente più bassi rispetto a quelli riscontrabili nei soggetti maschi della stessa età.
Interpretazione dei risultati
I livelli di azotemia possono risultare alterati in diverse circostanze; fra le patologie che possono alterare i livelli di azotemia vi sono la stragrande maggioranza delle patologie renali e di quelle epatiche. È possibile riscontrare alti livelli di azotemia anche nel caso di ostruzioni delle vie urinarie (l’evenienza tipica è quella di calcoli renali), riduzione del flusso ematico ai reni (evenienza che può verificarsi in caso di ustioni estese, scompenso cardiaco, traumi, emorragie ecc.).
L’iperazotemia può inoltre essere indotta da patologie a carattere infettivo di una certa gravità (per esempio la leptospirosi), cirrosi epatica, gotta, emorragia intestinale. Un elenco più esaustivo delle patologie e delle condizioni che possono provocare iperazotemia sono riportate più avanti.
Fra le cause non patologiche di azotemia alta si devono citare:
- la gravidanza (per la maggior richiesta di proteine)
- un’alimentazione troppo ricca di proteine
- un’attività (sportiva o lavorativa) che causa un notevole catabolismo muscolare (l’organismo usa le proteine come scorta energetica).
- alcuni farmaci che aumentano il catabolismo (per esempio i cortisonici).
L’ipoazotemia (valori di azotemia più bassi rispetto a quelli del range di normalità) non è un problema di comune riscontro; le condizioni che possono causarla sono, per esempio, le epatiti, un’eccessiva idratazione, un regime alimentare ipoproteico o la malnutrizione.
Consigli prima di eseguire il test
Per non correre il rischio di alterare i risultati del test, si consiglia il digiuno per almeno 10-12 ore prima del prelievo di sangue.
Si deve inoltre tenere conto che il test può risultare alterato nel caso in cui si effettuino attività fisiche di particolare intensità nei giorni che precedono l’esame.
Azotemia alta – Cause
Diverse possono essere le cause di azotemia alta; di seguito un elenco di quelle più comuni o comunque più significative.
- Alimentazione iperproteica
- Cirrosi
- Collagenopatie
- Diabete mellito
- Digiuno
- Disidratazione
- Emolisi gravi
- Emorragie gastrointestinali
- Epilessia
- Farmaci (cortisonici, tetracicline, diuretici)
- Glomerulonefrite
- Gotta
- Insufficienza cardiaca
- Ipercalcemia
- Ipercorticosurrenalismo
- Iperidratazione
- Ipertensione maligna
- Ipertiroidismo
- Ipopotassiemia
- Leptospirosi
- Leucosi
- Malattie infettive
- Mieloma multiplo
- Neoplasia renale
- Necrosi corticale o tubulare
- Nefrangiosclerosi
- Ostruzione uretrale o del collo della vescica
- Pielonefrite
- Psicosi confusionale
- Sindrome di Conn
- Shock
- TBC renale
- Traumi
- Tumore cerebrale
- Ustioni
- Vasculopatia cerebrale
Azotemia bassa – Cause
Fra le principali cause di azotemia bassa si possono citare le seguenti:
- Acromegalia
- Alimentazione ipoproteica
- Epatite virale acuta
- Farmaci (salicilati, ormoni anabolici)
- Infanzia
- Iperidratazione
- Ipotiroidismo
- Morbo di Simmonds
- Necrosi epatica
- Ritardo gestazionale
- SIADH.