La coronarografia, nota anche come angiografia coronarica, è una metodica diagnostica invasiva (l’esame comporta, infatti, un cateterismo all’origine dell’organo cardiaco) che permette la visualizzazione diretta delle arterie coronarie (le due arterie, sinistra e destra, deputate alla distribuzione del sangue al muscolo cardiaco). La coronarografia implica anche l’esposizione a radiazioni ionizzanti, nella fattispecie i raggi X.
La coronarografia non ha solo fini diagnostici; infatti, a seconda dei casi, può assumere un ruolo interventistico e terapeutico. Nel corso dell’esame coronarografico vengono registrate varie immagini o filmati che potrebbero essere utilizzati successivamente nel confronto con esami successivi.
In linea generale, la coronarografia è di notevole utilità in tutti quei casi in cui è necessario valutare lo stato delle arterie coronarie in seguito a problemi di carattere cardiologico; riveste utilità anche come esame di controllo nel caso il soggetto presenti sintomi di problematiche cardiache in seguito a un by-pass coronarico o a un intervento di posizionamento di uno stent.
Al momento attuale, la coronarografia rappresenta l’esame più affidabile nell’ambito della visualizzazione delle arterie coronarie; esistono altri esami non invasivi che possono servire a indagare le condizioni di salute delle coronarie (per esempio la scintigrafia, una tecnica diagnostica di medicina nucleare), ma la percentuale di falsi positivi e falsi negativi è piuttosto elevata (dal 20 al 40% circa).
Coronarografia – Come si fa
La coronarografia viene effettuata, in condizioni di sterilità, da un cardiologo emodinamista in un ambiente appositamente attrezzato, il laboratorio di emodinamica. Oltre alla strumentazione propria dell’esame, il laboratorio è dotato di tutte quelle attrezzature che potrebbero risultare necessarie nel caso insorgessero determinati problemi nel corso della visita; non si deve infatti dimenticare che la coronarografia è un esame che può comportare complicanze di un certo rilievo; le probabilità che ciò possa verificarsi sono molto basse, ma non nulle.
Lo strumento principale per l’esecuzione della coronarografia è rappresentato dal fluoroscopio, un’apparecchiatura dotata di una sorgente di raggi X e di uno schermo fluorescente; tra la sorgente radioattiva e lo schermo è posizionato il soggetto che deve essere sottoposto all’esame; le apparecchiature più moderne sono dotate anche di un intensificatore di immagine e di una videocamera digitale; ciò consente la registrazione e la riproduzione delle immagini ottenute nel corso dell’esame.
Un esame di coronarografia si svolge pressappoco nel seguente modo; il paziente viene fatto stendere sul tavolo del fluoroscopio dopodiché, previa anestesia locale, gli viene praticata un’incisione sull’arteria femorale oppure sull’arteria radiale (la principale arteria dell’avambraccio); una volta eseguita l’incisione, il medico posiziona nel vaso un inseritore dal quale si introdurrà in seguito un catetere del diametro di circa 2 mm. Il catetere inserito viene sospinto, sempre controllando la procedura sul monitor, fino a quando non raggiunge l’aorta e la valvola aortica; questa infatti è la zona nella quale si dipartono le arterie coronarie; a questo punto si entra in esse e si inietta il mezzo di contrasto; si tratta di un liquido radiopaco (nel caso della coronarografia si utilizza un mezzo di contrasto iodato) che si diffonde nelle arterie coronariche mettendo in evidenza ai raggi X l’eventuale presenza di ostruzioni, placche, stenosi o trombi.
La coronarografia permette anche di valutare le modalità di distribuzione del flusso sanguigno all’interno del miocardio. Se non si deve procedere con interventi a carattere terapeutico, l’emodinamista ritirerà il catetere e toglierà l’inseritore dall’arteria interessata.
L’intervento termina con il bendaggio compressivo della zona dove è stata effettuata l’incisione; il bendaggio compressivo, che deve essere tenuto per circa un giorno, ha come scopo primario quello di minimizzare la possibilità di comparsa di ematoma. L’esecuzione di una coronarografia richiede circa 30 minuti; i tempi si allungano nel caso in cui si effettuino interventi terapeutici.
La coronarografia non richiede una preparazione specifica da parte del soggetto che deve sottoporvicisi (fatta eccezione per il digiuno); il paziente viene generalmente dimesso nel giro di 24 ore. Il mezzo di contrasto utilizzato per l’esecuzione dell’esame potrebbe dar luogo a fenomeni di tipo allergico, ma la percentuale di queste reazioni è bassissima. Nel caso di soggetti affetti da insufficienza renale, è opportuno limitare, per quanto possibile, la quantità di mezzo di contrasto utilizzato in quanto tale condizione potrebbe andare incontro a peggioramenti.
Coronarografia interventistica
Come brevemente accennato nella prima parte dell’articolo, la coronarografia è anche una metodica interventistica; nel corso dell’esame, infatti, qualora il cardiologo emodinamista rilevi una situazione meritevole di intervento, può agire per cercare di effettuare la riapertura una coronaria ostruita tramite un intervento di angioplastica; l’intervento, in questo caso, è detto by-pass aorto-coronarico; di fatto si agisce “scavalcando” il tratto ostruito con tratti di arterie e vene prese da altre parti del corpo (di norma si utilizzano tratti di safena, arteria toracica interna e arteria radiale); il by-pass aorto-coronarico è un intervento importante che richiede oltre all’anestesia, anche l’apertura di sterno e gabbia toracica; è necessario disporre anche di circolazione extra-corporea.
Negli interventi di angioplastica in cui non è necessario ricorrere all’anestesia o all’intervento chirurgico, si agisce tramite una sonda a palloncino e il posizionamento di uno stent. Gli stent utilizzati attualmente sono stent medicati; si tratta sostanzialmente di stent che rilasciano gradualmente dei farmaci che servono a ridurre le probabilità di riocclusione del vaso, un’evenienza possibile in seguito alla crescita di tessuto infiammatorio all’interno dello stent.
Come detto, la coronarografia non è un intervento esente da rischi; sono infatti possibili embolie, emorragie, ischemie, perforazioni e trombosi. È però vero che, attualmente, sono veramente rarissime le complicanze legate alla coronarografia interventistica, tant’è che interventi del genere sono eseguiti routinariamente.