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Esame dell’udito

Esistono diverse tipologie di esame dell’udito; fra le principali si devono ricordare l’esame audiometrico (noto anche come audiometria), il timpanogramma (anche esame impedenzometrico) e i potenziali evocati uditivi (ABR, BERA e VEMPS).

Di seguito una descrizione di ognuno di essi.

Esame audiometrico

Gli esami audiometrici sono un tipo di esame dell’udito che servono a studiare in modo specifico le funzioni uditive. Grazie all’audiometria, lo specialista otorinolaringoiatra è in grado di distinguere fra le sordità di trasmissione legate a una patologia che interessa l’orecchio esterno, l’orecchio medio, la membrana timpanica e gli ossicini e la sordità neurosensoriale dovuta a una sofferenza della coclea  e del labirinto (orecchio interno) oppure a una patologia del nervo acustico.

Per eseguire un’audiometria è necessario che il paziente venga posizionato in una cabina apposita (cabina audiometrica) oppure in un ambiente insonorizzato.

Un italiano su 10 ha un problema di udito, in aumento tra giovani

Non è un esame doloroso né fastidioso, ma per la sua esecuzione è necessaria la collaborazione del paziente con lo specialista o con il tecnico incaricato; si tratta quindi di una tecnica soggettiva.

Al paziente vengono fatti ascoltare determinati suoni (in questo caso si parla di audiometria tonale) allo scopo di poter valutare la funzione uditiva da un punto di vista “quantitativo” (in altri termini: quanto si sente); in seguito il paziente dovrà ascoltare parole o frasi (audiometria vocale); ciò serve a dare una valutazione sulla discriminazione della voce e della funzione uditiva da un punto di vista “qualitativo” (come si sente).

L’audiometria è una esame che dura alcuni minuti e nel quale al paziente, dotato di cuffie, viene richiesto di segnalare, tramite la pressione di un pulsante, le volte che percepisce un suono erogato dall’operatore.

In base alla tipologia di ipoacusia, potrebbe essere necessario integrare l’esame con test specifici.

Nel caso di pazienti esaminati per valutare l’opportunità di una protesizzazione acustica, si effettuano appositi test che servono sia a verificare l’efficacia degli apparecchi acustici che si stanno provando sia per la loro regolazione. Questi ultimi test vengono effettuati ricorrendo a particolari amplificatori di suono posizionati in una stanza silente; si parla di audiometria in campo libero.

Esame audiometrico

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Timpanogramma (esame impedenzometrico)

Il timpanogramma è un esame dell’udito che serve a valutare sia la motilità della membrana timpanica sia quella della catena degli ossicini (l’impedenza può essere considerata come il contrario dell’elasticità); consente inoltre di accertare la presenza di effusioni (versamenti) nell’orecchio medio, come accade nel caso di otite. Praticamente, con questo esame si valuta la resistenza che l’orecchio medio oppone al passaggio delle onde sonore.

Nel caso in cui ci si trovi di fronte a una perforazione timpanica, l’esame viene usato per la valutazione della funzionalità della tuba di Eustachio ovvero, in altri termini, la comunicazione fra l’orecchio medio e il naso (si parla appunto di test di funzionalità tubarica); ciò è molto utile nel caso si stia prendendo in considerazione la possibilità di intervenire chirurgicamente.

Esistono poi alcuni particolari test di impedenzometria (nella fattispecie lo studio dei riflessi stapediali) che sono utili sia per una prima definizione delle capacità uditive dei bambini piccoli che non sono in grado di fornire una collaborazione in un test di audiometria classico sia per verificare la funzionalità dei muscoli dell’orecchio medio e anche per valutare determinate funzioni dell’orecchio interno.

Anche il timpanogramma è un esame di breve durata e assolutamente non doloroso; diversamente dall’audiometria, si tratta di una tecnica “oggettiva” in quanto non è richiesta alcuna collaborazione da parte del soggetto esaminato; viene infatti eseguita tramite l’inserimento di una piccola sonda nell’orecchio.

Potenziali evocati uditivi

Anche i potenziali evocati uditivi, come il timpanogramma, fanno parte delle tecniche diagnostiche oggettive; anche in questo caso, infatti, non è richiesta la collaborazione del soggetto sotto esame.

Questo particolare esame dell’udito viene effettuando tramite l’applicazione di alcuni elettrodi al lobo dell’orecchio e alla fronte, dopodiché si inviano alcuni suoni particolari che il soggetto percepisce grazie a delle cuffie.

Le risposte elettriche prodotte nell’orecchio interno (e che poi percorrono nervi acustici e vie nervose) dai suoni inviati alle cuffie vengono registrate da un computer e forniscono utili informazioni che servono a localizzare una perdita uditiva neurosensoriale che potrebbe essere legata a una patologia del nervo acustico, dei centri nervosi o del labirinto.

I potenziali evocati uditivi servono anche a escludere la presenza di un neurinoma del nervo acustico (un tumore benigno che colpisce le cellule di Schwann del nervo vestibolococleare (VIII nervo cranico).

L’esecuzione dei potenziali evocati uditivi è un esame richiesto anche per la diagnosi di sordità in soggetti di età pediatrica. Nel caso di bambini molto piccoli potrebbe essere necessaria la sedazione così come potrebbe essere necessario effettuare l’esame più volte prima di ottenere un risultato che possa essere considerato attendibile.

A seconda dei casi, oltre all’esecuzione dei potenziali evocati uditivi, lo specialista potrebbe richiedere l’effettuazione di altri test quali, per esempio, l’elettrococleografia, un esame necessario in coloro che sono candidati all’impianto di un impianto cocleare.

Alcune tecniche particolari di esecuzione dei potenziali evocati uditivi sono utili anche nella valutazione della soglia uditiva oggettiva del soggetto esaminato e la loro esecuzione può essere richiesta a fini medico-legali.

Una delle metodiche più moderne dei potenziali uditivi evocati è rappresentata dai potenziali evocati vestibolari (VEMPS), una tecnica che riveste una certa utilità nella diagnosi di alcuni disturbi dell’equilibrio.

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