I linfociti sono globuli bianchi (leucociti) essenziali per la risposta immunitaria dell’organismo, in quanto sono gli autori della risposta immunologica attiva, ossia di quella reazione di difesa contro i microrganismi estranei non innata, ma che viene indotta tramite l’introduzione di un antigene.
Nel sangue costituiscono tra il 20 e il 45% dei globuli bianchi (in base ai dati delle formule leucocitarie riconosciute). Le loro dimensioni variano dai 7 ai 12 µm, hanno un nucleo rotondeggiante, un citoplasma scarso e pochi granuli.
Si distinguono tre popolazioni linfocitarie: linfociti T (che giocano un ruolo fondamentale nella cosiddetta immunità cellulo-mediata, la T sta per Thymus derived, derivati dal timo), B (che hanno un ruolo primario nell’immunità umorale dell’immunità acquisita; la B sta per Bone Marrow, midollo osseo) e NK (acronimo dei termini inglesi Natural Killer; si tratta di una popolazione linfocitaria particolarmente importante per il riconoscimento e la distruzione di cellule tumorali e infette da virus).
I linfociti vengono prodotti da cellule staminali del midollo osseo, i B maturano nel midollo osseo, mentre i T maturano nel timo. Una volta che queste cellule sono mature passano negli organi linfoidi periferici (vale a dire, linfonodi, milza e tessuti linfoidi di cute e mucose) dove rispondono agli antigeni; da tali organi ricircolano attraverso il sangue e la linfa.
Soltanto una piccola parte (5%) della popolazione linfocitaria si trova nel sangue; la gran parte di essa, infatti, si trova nei tessuti linfatici (linfonodi, timo, milza); quando si instaura un processo infettivo di una certa gravità, i linfociti si moltiplicano molto rapidamente provocando talvolta un accrescimento del volume dei linfonodi.
L’esame si effettua con un prelievo di sangue da una vena del braccio. Deve essere rispettato un digiuno di almeno 8 ore.
Il sistema di immunità acquisita specifico
Quando il sistema di immunità innata non riesce a respingere gli agenti infettivi si attiva il sistema di immunità acquisita specifico. I linfociti, di cui esistono varie tipologie, riconoscono il tipo specifico di agente infettivo introdotto identificando una sostanza detta antigene e le proteine presenti sulla sua superficie, che lo distinguono inoltre dalle cellule sane proprie dell’organismo.
La risposta immunitaria specifica è messa in atto dai linfociti T e dai linfociti B. I primi si dividono in linfociti T killer o citotossici, che liberano sostanze distruttive per la membrana degli agenti infettivi, linfociti T helper, che riconoscono l’antigene e attivano gli altri linfociti (risposta immunitaria primaria), linfociti T soppressori, che fermano la risposta immunitaria quando l’antigene è disattivato, e linfociti T memoria, che conservano il ricordo dell’antigene con cui vengono a contatto per riconoscerlo e poter intervenire più velocemente ed efficacemente in caso di un nuovo attacco (risposta immunitaria secondaria).
I linfociti B invece, attivati dagli helper, producono gli anticorpi, proteine che rimangono in soluzione nel sangue, ciascuna specifica per il riconoscimento di un determinato antigene solubile. Quando vengono prodotti anticorpi difettosi, che non riconoscono le cellule del proprio organismo e le distruggono come se fossero antigeni, si parla di malattie autoimmuni, mentre si ha immunodeficienza quando il sistema immunitario non produce abbastanza linfociti.
I linfociti Natural Killer (NK, “assassini naturali”) sono cellule granulari coinvolte nella risposta immunitaria innata. Distruggono cellule infette da virus o cellule tumorali senza che sia necessaria una precedente sensibilizzazione; secernono inoltre alcune sostanze (citochine antivirali) che inducono le cellule che non sono state ancora infettate dagli agenti patogeni a mettere in atto dei meccanismi in grado di inibire la replicazione virale. Come gli altri linfociti, essi originano dalla linea mieloide nel midollo osseo da cui poi migrano per proseguire il processo di maturazione in altri tessuti.
Valori di riferimento
I valori normalmente variano fra il 20 e il 45% dei leucociti (indicati talvolta con la sigla LYM). Si consideri però che i valori normali possono variare fra un laboratorio e l’altro ed è quindi sempre necessario riferirsi al range indicato nel referto consegnato dal laboratorio presso cui si è effettuata l’analisi.
Linfociti alti (linfocitosi) – Cause
Le cause di linfociti alti (talvolta addirittura altissimi) sono diverse; fra le condizioni o le sostanze che possono determinare un incremento della popolazione linfocitaria (linfocitosi) si ricordano in particolar modo:
- Artrite reumatoide
- Epatite
- Infezioni croniche (sifilide, tubercolosi)
- Infezioni virali e batteriche
- Insufficienza renale
- Ipersensibilità ai farmaci
- Leucemie linfatiche
- Morbo di Addison
- Morbo di Crohn
- Mononucleosi
- Rettocolite ulcerosa
- Tireotossicosi
- Toxoplasmosi
- Vaccinazioni
- Vasculiti
Linfociti bassi (linfocitopenia o linfopenia) – Cause
Sono numerose anche le condizioni che possono essere causa di linfociti bassi (linfocitopenia o linfopenia); fra queste in particolare si ricordano:
- AIDS
- Aplasia midollare
- Atassia-teleangectasia
- Farmaci (cortisonici, citostatici, ACTH)
- Irradiazioni
- LES
- Linfomi
- Morbo di Hodgkin
- Miastenia
- Neoplasie
- Scompenso congestizio grave
- Tubercolosi miliare
Linfociti alti o bassi in gravidanza
Il riscontro di linfociti alti o bassi in gravidanza non è necessariamente un segno di una patologia in corso; tale evenienza, infatti, è spesso fisiologica, una risposta dell’organismo che si sta adattando alla nuova condizione (talvolta, per esempio, una lieve linfocitosi si registra anche durante i giorni del flusso mestruale); del resto, anche il riscontro di linfocitopenia in gravidanza è spesso la semplice conseguenza dell’emodiluizione che si verifica durante la gestazione, un fenomeno da considerarsi del tutto fisiologico, anche se può comportare qualche disagio.
Fondamentale è verificare anche gli altri parametri ematici; solo così il medico può inquadrare correttamente la situazione; per esempio, il riscontro di linfociti bassi e neutrofili alti, monociti alti o eosinofili alti può essere spia di un’infezione batterica; se ulteriori accertamenti ne confermeranno la presenza, si agirà di conseguenza.
Linfociti alti nei bambini
Nei bambini di età compresa fra i 4 mesi e i 4 anni, il riscontro di linfocitosi è da considerarsi del tutto fisiologico. Nelle altre fasce di età, invece, tale condizione può essere spia di varie condizioni patologiche (infezioni batteriche o virali, malattie infiammatorie croniche, tumori del sangue o ipersensibilità a determinati farmaci).
Come stimolare la produzione linfocitaria
Esistono alcune sostanze che sono in grado di stimolare più o meno efficacemente la produzione linfocitaria. Ciò risulta particolarmente utile per rafforzare le difese immunitarie. L’arginina (un aminoacido condizionatamente essenziale), per esempio, è una di quelle sostanze in grado di stimolare la produzione di linfociti T. In effetti, sono sufficienti pochi giorni di assunzione di una dose non minimale di arginina (0,5 g per ogni 10 kg di peso) e il numero dei linfociti aumenta in modo sensibile.