Il test della procalcitonina è un esame che serve a misurare i livelli ematici di procalcitonina, un precursore della calcitonina, un ormone secreto esclusivamente dalle cellule parafollicolari della tiroide, le cosiddette cellule C. La procalcitonina, una proteina costituita da 116 aminoacidi, invece, può essere prodotta da vari tipi di cellule, generalmente in seguito a infezioni causate da batteri, ma, anche se molto meno frequentemente, in seguito a processi infiammatori di origine non infettiva e ad altre varie cause.
Si è osservato che i livelli ematici di procalcitonina aumentano rapidamente e in modo considerevole nel caso di sepsi, shock settico, processi infiammatori sistemici di notevole gravità e anche nel caso di sindrome da disfunzione multiorgano (MODS, una sindrome sistemica che si caratterizza per l’insorgenza acuta di una o più alterazioni delle funzioni di vari organi).
I livelli di procalcitonina nel sangue riflettono sia la serietà del quadro clinico sia il decorso dell’attività infiammatoria.
Lievi aumenti dei livelli circolanti di procalcitonina possono essere indotti anche da infezioni batteriche non sistemiche, da ascessi incapsulati, malattie autoimmuni, tumori maligni, operazioni chirurgiche, ustioni, shock cardiogeno ecc.
Nel caso di soggetti in età pediatrica, i livelli ematici di procalcitonina possono aumentare nel caso di infezioni a carico delle vie urinarie.
Di norma, l’incremento dei livelli di procalcitonina nel sangue risulta rilevabile al test dopo circa 2-3 dal verificarsi del processo scatenante (in genere un’infezione grave) e raggiungono il loro picco nel giro di circa 24 ore; maggiore è la gravità dell’infezione, più alti risultano di norma i valori.
Nel caso in cui venga meno la causa scatenante, è molto probabile la diminuzione dei livelli circolanti di procalcitonina (di norma si ha un dimezzamento dei livelli ogni 1-2 giorni).
Come si effettua il test
Per effettuare il test della procalcitonina è necessario un prelievo di sangue dalla vena di un braccio.
A cosa serve il test della procalcitonina?
Sono diverse le indicazioni all’effettuazione del test della procalcitonina:
- valutazione del rischio che in un soggetto affetto da una seria infezione la situazione evolva verso la sepsi grave o verso lo shock settico, situazioni potenzialmente fatali;
- diagnosi precoce di complicanze infettive (in seguito a interventi chirurgici, sepsi da cateterismo, immunosoppressione, neutropenia)
- diagnosi differenziale fra infezioni causate da batteri e infezioni non batteriche (per esempio, distinzione fra meningite batterica e meningite virale)
- diagnosi di infezione renale in soggetti pediatrici che mostrano segni e sintomi di infezione carico delle vie urinarie
- rilevamento di infezione batterica secondaria a traumi, interventi chirurgici, infezioni virali (per esempio, sovrainfezioni batteriche in seguito a malattia virale).
Un’adeguata risposta alle terapie intraprese determina, come accennato, una rapida diminuzione dei livelli di procalcitonina (diversamente da quanto si verifica nel caso di un altro marker di infezione, la proteina C reattiva); ciò permette non solo di controllare l’andamento del processo infettivo, ma anche, eventualmente, nel caso i livelli della proteina si normalizzino, di interrompere la somministrazione di antibiotici se non ritenuta più necessaria.
Nella stragrande maggioranza dei casi il test della procalcitonina è impiegato nel caso di persone che si sono rivolte a un Pronto Soccorso a causa di un aggravamento del quadro clinico e nel caso di soggetti ricoverati nei reparti di terapia intensiva che mostrino segni o sintomi che potrebbero essere dovuti all’insorgenza di sepsi come, per esempio, febbre alta, brividi, tremito, tachicardia, respirazione accelerata (tachipnea), dolori articolari, sensazione di malessere generale, stato confusionale, disorientamento ecc.
Sono diversi gli altri test che potrebbero essere richiesti in associazione al dosaggio della procalcitonina; fra questi si devono principalmente ricordare la proteina C reattiva (PCR), l’esame emocromocitometrico con formula, l’LDH, l’analisi del liquor, l’urinocoltura e l’emocoltura.
Per la valutazione dell’andamento della terapia antibiotica intrapresa, in seguito a diagnosi di infezione batterica, il test della procalcitonina è effettuato a intervalli regolari. Ciò consente anche di valutare se tale terapia può essere o no interrotta.
Nel caso di soggetti interessati da condizioni che potrebbero condurre allo sviluppo di infezioni batteriche secondarie (operazioni chirurgiche, polmonite virale, traumi estesi con danneggiamento tissutale ecc.) il test può essere utile per rilevarle precocemente e intervenire di conseguenza.
La procalcitonina ha un’emivita di circa 20-24 ore, ragion per cui è sufficiente un controllo giornaliero per monitorare l’evoluzione della malattia o l’andamento della terapia intrapresa. La riduzione dei livelli di procalcitonina in soggetti trattati per gravi infezioni batteriche indica che la risposta alla terapia intrapresa è adeguata; un rialzo dei valori o comunque la loro persistenza su livelli di anormalità indicano che è necessario proseguire il trattamento intrapreso.

I livelli di procalcitonina nel sangue riflettono sia la serietà del quadro clinico sia il decorso dell’attività infiammatoria.
Valori normali
Di norma i livelli di procalcitonina in un soggetto risultano non rilevabili o, comunque bassissimi (inferiori a 0,05 ng/mL).
Procalcitonina alta – Le cause
Nel caso di valori patologici (procalcitonina alta) ovvero superiori a 0,5 ng/ml, si possono fare queste distinzioni:
- tra 0,5 e 2 ng/ml; leggero rialzo dei valori; si tratta di un range di incertezza per quanto concerne la diagnosi di sepsi;
- valori superiori a 2 ng/ml suggeriscono la possibilità di presenza di un processo infiammatorio sistemico;
- se i valori di procalcitonina superano i 10 ng/ml è decisamente probabile l’evenienza di sepsi grave, shock settico o sindrome da disfunzione multiorgano (MODS).
Un basso livello ematico di procalcitonina in un soggetto affetto da infezione è indicativo di un basso rischio di sepsi e di progressione verso una situazione di sepsi grave o di shock settico, anche se tali evenienze non possono essere del tutto escluse.
Livelli di calcitonina bassi, ma comunque superiori alla norma, potrebbero indicare la presenza di infezioni localizzate o di un’infezione sistemica che si è sviluppata da pochissimo tempo.
Altre possibili cause di valori bassi, ma comunque anormali, possono essere causati, come spiegato nella prima parte dell’articolo, da condizioni non infettive quali tumori maligni, patologie autoimmuni, shock cardiogeno, rigetto di trapianto, traumi chirurgici ecc. oppure da infezioni non batteriche (per esempio, infezioni virali).