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Rubeo test

Il rubeo test (noto anche come test della rosolia) è un esame del sangue con il quale è possibile verificare se il soggetto ha contratto o no la malattia oppure se è stato sottoposto a una vaccinazione efficace. L’aver contratto la malattia o l’essersi sottoposti a vaccinazione determinano immunità permanente.

Com’è noto, la rosolia, nota anche come rubeola o, meno frequentemente, come terza malattia, è una patologia infettiva causata dal rubella virus; è una malattia particolarmente contagiosa, ma, di norma, ha un decorso senza particolari complicazioni; in molti casi, addirittura, non si hanno manifestazioni cliniche.

Sfortunatamente, però, la rosolia può rivelarsi molto pericolosa nel caso in cui sia contratta da una donna in stato interessante; sono infatti molto gravi rischi per il feto che sono tanto maggiori quanto più la gravidanza è agli inizi; se l’infezione viene contratta dopo la ventesima settimana di gestazione, difficilmente si verifica il caso di malformazioni congenite. Nelle prime settimane la malattia può essere causa di aborto spontaneo o di morte intra-uterina; nel caso in cui il feto venga infettato, in particolar modo durante il primo semestre di gravidanza, questi può contrarre la sindrome della rosolia congenita (SRC). Più del 50% di bambini dei bambini affetti da SRC presentano iposviluppo al momento della nascita e, successivamente, ritardo nella crescita.

Per questi motivi il rubeo test è un esame che è soprattutto indicato alle donne in stato interessante e a quelle che stanno pianificando una gravidanza.

Il rubeo test può essere richiesto anche nel caso di neonati che presentino difetti congeniti tali da indurre il sospetto di un’infezione intrauterina da rubella virus.

In sostanza, con il rubeo test si ricerca la presenza nel sangue degli anticorpi che il sistema immunitario produce nel caso in cui il soggetto sia stato infettato dal rubella virus oppure sia stato vaccinato contro la malattia. L’esame permette quindi di evidenziare se il soggetto è o no immunizzato contro la malattia.

Nel caso in cui il rubeo test riveli la non immunizzazione è sicuramente opportuno, nel caso di una donna che sta pianificando una gravidanza, sottoporsi a vaccinazione. Una volta effettuata la vaccinazione si dovranno aspettare perlomeno 6 mesi prima di cercare il concepimento. Ovviamente, è necessario ripetere un rubeo test per verificare se la vaccinazione sia stata o no efficace.

Rubeo test – IgG e IgM

Con il rubeo test vengono ricercati due tipologie di anticorpi, le IgM (immunoglobuline M) e le IgG (immunoglobuline G o gamma-globuline).

Nel caso di infezione sono le immunoglobuline M le prime a fare la loro comparsa nel sangue; i livelli di questi anticorpi raggiungono l’apice dopo circa una settimana dall’infezione; tendono poi a ridursi nel corso delle settimane successive; nel caso di neonati che abbiano contratto l’infezione, le IgM possono essere rilevate per molto tempo (in alcuni casi anche dopo un anno dall’infezione).

Le immunoglobuline G, invece, fanno la loro comparsa in seguito e la loro presenza persisterà per tutta la vita garantendo l’immunità permanente contro la malattia.

In sostanza, quando il rubeo test rivela la presenza di IgM significa che il soggetto è stato esposto al virus in tempi recenti o relativamente recenti. La presenza di IgG, invece, può esserci a prescindere che l’infezione sia recente o no. Ovviamente può anche indicare che un’eventuale vaccinazione è stata efficace.

rubeo test

Il rubeo test (noto anche come test della rosolia) è un esame del sangue con il quale è possibile verificare se il soggetto ha contratto o no la malattia oppure se è stato sottoposto a una vaccinazione efficace.

Interpretazione dei risultati

Dal momento che rubeo test ricerca due tipi di anticorpi, si possono avere le seguenti combinazioni:

IgG negative; IgM negative – Questo risultato indica che il soggetto non è mai stato infettato dal virus e che non si è mai vaccinato (o che comunque un’eventuale vaccinazione non è andata a buon fine); il soggetto non è protetto dall’infezione ed è quindi consigliabile la vaccinazione, in particolar modo nel caso di una donna che stia pianificando una gravidanza.

IgG positive; IgM negative – Questo risultato può indicare o che il soggetto ha avuto una vaccinazione efficace oppure che è stato infettato dal virus in passato (si parla in questo caso di infezione pregressa); comunque sia, il soggetto è immune dal virus della rosolia e non corre il benché minimo rischio.

IgG negative; IgM positive – Questo risultato indica che l’infezione da rosolia è recentissima.

IgG positive; IgM positive – Questo risultato indica o che l’infezione è in corso o che, comunque è stata contratta abbastanza di recente (ultime 8-14 settimane); sono necessari infatti almeno un paio di mesi prima che le IgM si negativizzino una volta contratta l’infezione.

Rubeo test e neonati

L’infezione del feto, qualora non determini aborto spontaneo o un parto prematuro con feto morto, tende di solito a manifestarsi nei primi 12 mesi di vita, anche se alcuni segni causati da alterazioni strutturali a carico degli organi possono comparire negli anni a venire.

Ricerca delle IgM specifiche

Si dovrà effettuare un rubeo test con ricerca delle IgM specifiche in tutti quei neonati che mostrino segni e sintomi compatibili con la presenza di sindrome da rosolia congenita o comunque nati da madre con rosolia probabile (o confermata) durante la gravidanza, anche se risultano asintomatici.

La positività delle IgM nel corso del primo mese depone per una diagnosi di infezione congenita; va comunque ricordato che non i tutti in neonati con infezione congenita si avrà positività alle IgM alla nascita; ciò considerato, tutti i nati da madre con sospetta rosolia durante la gravidanza e tutti i neonati che mostrino una sintomatologia compatibile con la sindrome da rosolia congenita che risultino negativi alle IgM dovranno ripetere il rubeo test entro i primi 30 giorni di vita.

Ricerca delle IgG specifiche

Va effettuato il dosaggio delle IgG rosolia-specifiche ogni mese per i primi sei mesi di vita.

Nel caso in cui le IgG permangano in titoli più elevati e più lunghi rispetto ai livelli attesi per un lattante (vale a dire, livelli che non si dimezzano ogni mese) depone per un’infezione da rubella virus contratta in utero.

La scomparsa delle IgG specifiche nei secondi sei mesi di vita permette di escludere l’infezione congenita.

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