La sideremia (più popolarmente, ferro nel sangue) esprime il quantitativo di ferro, non legato all’emoglobina, presente nel sangue, ovvero il cosiddetto ferro di trasporto, quello legato alla transferrina; ricordiamo, infatti, che nel sangue il ferro non è libero (la quota libera è francamente trascurabile), bensì legato in parte alla transferrina, in parte all’emoglobina e in parte ad altre proteine come, per esempio, la ferritina.
La transferrina è una proteina (in particolare, una beta-globulina) che svolge la funzione di trasporto del ferro all’interno dell’organismo, dall’intestino (in cui il ferro viene assorbito) agli organi che lo utilizzano (midollo osseo) o di deposito (fegato).
Nel caso in cui ve ne sia la necessità, il fegato restituisce il ferro alla transferrina che provvede a trasportarlo nel sangue.
La ferritina è la principale proteina di riserva organica del ferro (è presente in particolare nel fegato, nella milza e nel midollo osseo); la sua funzione primaria è, sostanzialmente, quella di accumulare il ferro a livello intracellulare, in modo che l’organismo possa utilizzare rapidamente questo metallo.
L’esame
Il test della sideremia non è un esame di routine; molto spesso viene richiesto nel caso in cui i valori dell’emoglobina e dell’ematocrito non rientrino nei range di normalità.
Il dosaggio della sideremia può avere una notevole utilità nell’individuazione delle cause di un’eventuale condizione di anemia. È un esame che viene prescritto anche quando il paziente sta effettuando una terapia per risolvere una carenza di ferro; il test, infatti, permette di valutare sia se la cura sta funzionando o no, sia per decidere quando è possibile interromperla perché il problema è stato ormai risolto.
La sideremia, inoltre, è di fatto l’unico test in grado di rivelare la gravità dell’avvelenamento nel caso di bambini che abbiano ingerito per sbaglio degli integratori a base di ferro.
Va precisato che il solo dosaggio della sideremia, spesso, può non essere un parametro particolarmente indicativo; riveste invece una notevole importanza quando lo associa ad altri esami, in particolare la ferritinemia (dosaggio della ferritina plasmatica) e la transferrinemia (dosaggi della transferrina totale e di quella insatura, rispettivamente TIBC e UIBC); l’esecuzione di questi esami è in grado di dare una migliore visione del quadro generale relativo al metabolismo del ferro.
Nel caso, per esempio, si sospetti la presenza di emocromatosi (una patologia caratterizzata da un abnorme e progressivo deposito di ferro in vari tessuti dell’organismo), insieme alla sideremia viene di solito prescritto anche il test della capacità totale legante il ferro (TIBC, Total Iron Binding Capacity), un parametro di laboratorio che mostra la capacità delle proteine plasmatiche di legare il ferro trasportarlo in circolo; l’UIBC, invece, esprime la capacità di riserva della transferrina, ovvero la frazione proteica che non è ancora stata saturata con il ferro.
Il test della sideremia richiede un prelievo di sangue dalla vena di un braccio; prima dell’esame si consiglia di digiunare per almeno 10-12 ore e di sospendere l’assunzione di farmaci o integratori alimentari a base di ferro per almeno 3-5 giorni.
Si consideri anche che alcune sostanze possono provocare un aumento o una riduzione della sideremia (possono alzare i livelli di ferro nel sangue la pillola anticoncezionale, i preparati a base di estrogeni, la metildopa e il cloramfenicolo nonché assunzioni eccessive di alcolici; possono invece ridurre la sideremia i farmaci a base di ACTH, il testosterone, la colchicina, la meticillina e la deferoxamina); sarà il medico a stabilire se è opportuna oppure no una temporanea sospensione dell’assunzione di tali sostanze.

Il test della sideremia non è un esame di routine; molto spesso viene richiesto nel caso in cui i valori dell’emoglobina e dell’ematocrito non rientrino nei range di normalità
Sideremia – Valori normali
I valori normali della sideremia variano a seconda dell’età del soggetto e del sesso:
- neonato: 170-160 µl/dl
- 2-3 mesi: 50-70 µl/dl
- infanzia: <100 µl/dl
- uomo: 70-180 µl/dl
- donna: 60-150 µl/dl.
Si deve poi considerare che i valori della sideremia, in soggetto sano, sono influenzati anche da altri fattori (flusso mestruale, regime alimentare, assunzione di integratori a base di ferro ecc.).
Nota importante – I valori normali di sideremia possono variare da laboratorio a laboratorio anche in virtù del metodo utilizzato per effettuare l’esame; i valori sopra riportati sono quindi solo meramente indicativi ed è necessario rifarsi a quelli indicati sul referto consegnato dal laboratorio analisi presso il quale si è effettuato l’esame.
Sideremia bassa
Bassi valori di sideremia (livelli di ferro ematico inferiori al livello minimo dei valori considerati come normali) possono essere dovuti a diverse condizioni:
- scarso apporto alimentare di ferro (ciò può dipendere da malnutrizione, diete particolarmente ipocaloriche seguite per lunghi periodi di tempo, dieta vegana ecc.)
- insufficiente assorbimento del ferro a livello dell’intestino (ciò può essere legato ad alcolismo, diarrea profusa ecc.)
- patologie che compromettono l’assorbimento dei nutrienti (ciò può essere dovuto alla presenza di condizioni patologiche quali ascesso polmonare, diabete mellito, emorragie croniche, endocardite batterica subacuta, enterite eosinofila, enteropatia autoimmune, infarto miocardico acuto, insufficienza renale cronica, intestino corto, ipermenorrea, malattia di Whipple, mononucleosi infettiva, morbo celiaco, morbo di Crohn, tumori all’intestino, parassitosi intestinale, tubercolosi ecc.)
- abuso di lassativi (con conseguente diarrea)
- incremento dell’utilizzo del ferro da parte del midollo osseo (condizione che può per esempio verificarsi in chi pratica sport di resistenza)
- assunzione di farmaci che aumentano la captazione del ferro (colchicina, deferoxamina, meticillina ecc.).
- allattamento e gravidanza (le donne che allattano possono accusare una notevole riduzione dei livelli ematici del ferro).
Relativamente a quest’ultimo punto, si ricorda che la carenza di ferro (con conseguente sideremia bassa) è un problema che si riscontra piuttosto comunemente nelle donne in stato interessante; ciò si verifica perché si ha un’aumentata richiesta del minerale a cause delle esigenze del feto.
Sideremia bassa – Sintomi
In caso di sideremia bassa, il soggetto può accusare diversi sintomi; fra i principali si ricordano:
- astenia (diminuzione della forza muscolare associata a notevole stanchezza e perdita di energia)
- pallore cutaneo (è un segno che si instaura in modo graduale; la pelle inizia a farsi grigiastra o giallastra)
- tachicardia (aumento della frequenza cardiaca oltre il limite di normalità)
- dispnea da sforzo (difficoltà nella respirazione in seguito a uno sforzo fisico, un sintomo classico dell’anemia)
- angina
Altri sintomi e segni che possono essere lamentati in caso di sideremia bassa sono bocca secca, glossite, stomatite, ragadi agli angoli della bocca e, anche se non molto frequentemente, alopecia. Altre manifestazioni sono irritabilità e difficoltà a concentrarsi. In alcuni soggetti si manifesta la cosiddetta sindrome delle gambe senza riposo.
Altre manifestazioni possibili legate a bassi livelli di ferro nel sangue sono alterazioni cutanee e degli annessi cutanei (pelle secca, unghie incavate ecc.).
Una manifestazione piuttosto rara legata alla carenza di ferro è il picacismo (o pica, un disturbo del comportamento alimentare che si esprime con la necessità di ingerire sostanze non edibili (argilla, gesso, legno terra ecc.).
Sideremia alta
Anche la sideremia alta può essere legata a molteplici condizioni:
- emocromatosi (si veda per i dettagli l’articolo Emocromatosi)
- riduzione del fabbisogno di ferro (ciò può essere conseguente a un insufficiente utilizzo del ferro da parte del midollo in seguito alla presenza di patologie quali anemia anaplastica, anemia megaloblastica e anemia sideroblastica)
- eccessiva emolisi (ciò che si verifica nel caso delle anemie emolitiche)
- necrosi cellulare degli organi di deposito del ferro (è ciò che avviene nel caso di soggetti affetti da cirrosi epatica o da epatite acuta)
- emosiderosi (una condizione patologica caratterizzata da un accumulo focale di emosiderina, un pigmento che contiene il ferro derivato dall’emoglobina)
- insufficienza pancreatica
- leucemie
- talassemie
- trasfusioni prolungate
- assunzione di determinati farmaci che aumentano la mobilizzazione del ferro dalle riserve (per esempio, cloramfenicolo, estrogeni, metildopa, pillola contraccettiva ecc.)
- terapie con integratori di ferro o assunzione accidentale di una quantità eccessiva degli stessi.
Sideremia alta – Sintomi
Alla sideremia alta sono associati numerosi sintomi e segni; fra i principali si ricordano i seguenti:
- aumento dei livelli di glicemia
- aumento dei livelli dei trigliceridi
- aumento dei livelli delle transaminasi
- dolori articolari
- ingrossamento del fegato (epatomegalia)
- ingrossamento della milza (splenomegalia)
- affaticamento
- ansia
- nervosismo
- dolori addominali
- aritmie cardiache
- caduta dei capelli
- disfunzioni sessuali di vario tipo (calo della libido, amenorrea o ciclo mestruale irregolare ecc.)
- problemi a livello surrenale e tiroideo.
Sideremia, ferritina e transferrina
La combinazione dei vari esami che riguardano il metabolismo del ferro (sideremia, ferritina, transferrina ecc.) può dare valide indicazioni diagnostiche; si veda per esempio la seguente tabella:
Condizione patologica | Sideremia | TIBC/Transferrina | Ferritina |
Anemia emolitica | Alta | Normale/Bassa | Alta |
Anemia sideroblastica | Normale/Alta | Normale/Bassa | Alta |
Avvelenamento da ferro | Alta | Normale | Normale |
Carenza di ferro | Bassa | Alta | Bassa |
Emocromatosi | Alta | Bassa | Alta |
Patologie croniche | Bassa | Bassa | Normale/Alta |
Come abbiamo visto, bassi o alti livelli di sideremia possono essere dovuti a moltissime condizioni; in primo luogo è quindi necessario stabilire con esattezza la condizione che determina l’anomalia dei livelli di sideremia, dopodiché si interverrà con un’opportuna terapia.