Il tampone faringeo è un test diagnostico di facile esecuzione che ha lo scopo di individuare l’eventuale presenza di microrganismi nell’essudato e che il medico richiede generalmente, ma non soltanto, quando sospetta che una faringite, una tonsillite o una faringo-tonsillite non siano di origine virale, bensì di origine batterica; quest’ultima evenienza è più rara (circa l’80% delle faringiti sono causate da un virus), ma non poi così infrequente; nel caso di faringite batterica, il microrganismo più frequentemente coinvolto è lo streptococco beta-emolitico di gruppo A (Streptococcus pyogenes).
Quando viene prescritto l’esame?
Il tampone faringeo può essere richiesto anche nel caso in cui il medico sospetti che il paziente sia affetto da pertosse (malattia infettiva causata prevalentemente dal batterio Bordetella pertussis), da candidosi orale (causata dal fungo Candida albicans), da difterite (causata dal batterio Corynebacterium diphtheriae o bacillo di Klebs-Löffler), da epiglottidite (malattia di prevalente interesse pediatrico causata generalmente, ma non soltanto, da Haemophilus influenzae di tipo B), gonorrea faringea (causata dal batterio Neisseria gonorrhoeae), da scarlattina (causata da Streptococcus pyogenes) e, in generale, da un’infezione da stafilococchi.
Le manifestazioni cliniche che possono indurre il medico a sospettare una faringite da streptococco, e quindi giustificare il ricorso al tampone, sono presenza di febbre, mal di desta, dolori articolari, dolori muscolari, brividi, linfonodi ingrossati, sensazione di malessere generale, dolore alla gola e durante la deglutizione ecc.
Come si esegue un tampone faringeo
L’esecuzione del tampone faringeo è alquanto rapida e indolore; l’esame viene effettuato inserendo nella gola del soggetto una sorta di cotton-fioc che viene strofinato sia sulle tonsille che sulla mucosa faringea; è infatti in queste zone che solitamente si annidano i microrganismi responsabili della faringite o della tonsillite); l’operazione è semplice, ma è necessario evitare che il tampone faringeo venga a contatto con le altre mucose del cavo orale. Peraltro, in alcuni soggetti, specialmente nei bambini più piccoli, l’introduzione del bastoncino può scatenare conati di vomito e per questo motivo è opportuno eseguire l’esame a digiuno).
Una volta terminato il prelievo del campione di essudato, il tampone faringeo sarà inviato al laboratorio analisi dove si procederà con l’esame colturale.
La procedura consente, dopo le opportune verifiche di laboratorio, di stabilire quale sia il microrganismo responsabile della patologia e conseguentemente scegliere la modalità terapeutica (non ha per esempio alcun senso assumere antibiotici nel caso in cui il tampone faringeo riveli che la faringite o la tonsillite hanno origine virale anziché batterica).
Praticamente, le cellule raccolte con il tampone faringeo vengono fatte riprodurre in un apposito terreno di coltura fin quando non si ottiene una popolazione cellulare abbastanza ampia da permettere l’esecuzione degli esami.
Nei giorni precedenti l’esecuzione del test di norma viene suggerito al soggetto di sospendere le terapie antibiotiche eventualmente in corso e di non utilizzare presidi farmaceutici a uso locale quali, per esempio, spray per la mucosa orale e collutori.
Nella pratica, occorrono circa due o tre giorni prima che si possano ottenere i risultati del tampone faringeo.

Il tampone faringeo è un test diagnostico di facile esecuzione che ha lo scopo di individuare l’eventuale presenza di microrganismi nell’essudato e che il medico richiede generalmente, ma non soltanto, quando sospetta che una faringite, una tonsillite o una faringo-tonsillite non siano di origine virale, bensì di origine batterica.
Tampone faringeo positivo e antibiogramma
Nel caso gli esami rivelino la presenza di un agente batterico (tampone faringeo positivo), si procede con l’esecuzione di un antibiogramma, un test di sensibilità batterica agli antibiotici che ha essenzialmente due scopi:
- scegliere la terapia antibiotica più adatta al caso trattato;
- monitorare il livello di resistenza batterica.
L’antibiogramma viene eseguito su vitro mettendo a contatto le colonie batteriche con i farmaci antibiotici.
Se il tampone faringeo è negativo per microrganismi patogeni comuni, si dovranno considerate altre cause capaci di favorire la faringite, la tonsillite o comunque la patologia oggetto di indagine.
Un’alternativa al tampone faringeo
Un’alternativa interessante al tampone faringeo, soprattutto per quanto riguarda i bambini, è il test rapido per lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A (test rapido per SBEA) che risulta essere il più frequente aggressore batterico in età pediatrica; si tratta di un test che fornisce una risposta affidabile in soli 10-15 minuti, mentre nel caso di tampone faringeo sono necessari alcuni giorni prima di ottenere una risposta dal laboratorio analisi.
Se il test è positivo, significa che lo streptococco beta-emolitico di gruppo A è presente nel cavo orale e quindi potrebbe essere in corso un’infezione.
Si deve tenere conto che il test può essere influenzato (falso negativo) dall’assunzione di antibiotici e dai collutori antisettici.