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Test di Guthrie

Il test di Guthrie, noto anche come test di inibizione batterica di Guthrie, è uno dei principali esami che fanno parte dello screening neonatale, l’attività di sanità pubblica il cui obiettivo è quello di identificare nei neonati alcune malattie congenite che, se non diagnosticate e trattate in modo tempestivo, potrebbero essere causa di gravi danni permanenti, ritardo mentale, ritardo di crescita e, in alcuni casi, anche la morte.

Il test di Guthrie è stato ideato nei primi anni ’60 del secolo scorso da un microbiologo statunitense, Robert Guthrie.

L’esame serve a valutare i livelli di fenilalanina nel sangue (fenilalaninemia) ricorrendo a una coltura batterica; in sostanza si sfrutta la capacità della fenilalanina (un aminoacido essenziale contenuto nella stragrande maggioranza delle proteine di origine animale e vegetale) di favorire la crescita dei batteri in un terreno di coltura con un inibitore.

Scopo fondamentale del test di Guthrie è la diagnosi di fenilchetonuria (PKU), una malattia genetica relativamente rara (interessa mediamente un soggetto ogni 10.000 nati) che è causata da mutazioni del gene deputato alla biosintesi della fenilalanina idrossilasi, l’enzima che converte la fenilalanina in tirosina. A causa di questa mutazione genetica, l’organismo dei soggetti affetti da fenilchetonuria non è in grado di metabolizzare la fenilalanina.

Come si effettua il test di Guthrie

Il campione di sangue viene prelevato dal tallone del neonato (il test di Guthrie è spesso popolarmente denominato test del tallone) nei primi due o tre giorni di vita, quindi prima delle dimissioni ospedaliere. Il sangue viene poi messo su un pezzo di speciale carta assorbente (Guthrie Card, la carta di Guthrie) e punzonate in dischetti e successivamente deposte su un terreno colturale contenente Bacillus subtilis (un batterio Gram+ normalmente presente nel suolo) e β2-tienilalanina (un inibitore della crescita batterica).

La crescita batterica intorno ai dischetti di carta è proporzionale ai livelli di fenilalanina nel sangue del neonato; in un bambino affetto da fenilchetonuria, il sangue fornisce abbastanza fenilalanina ai batteri per crescere nonostante la presenza dell’inibitore (β2-tienilalanina).

In sostanza, il test di Guthrie è positivo per fenilchetonuria quando i batteri in coltura sono in grado di crescere. Diversamente, il test è negativo.

Il test di Guthrie è ritenuto particolarmente affidabile e le probabilità di falsi negativi, pur non potendo essere escluse, sono molto basse.

Un problema può essere rappresentato dalla terapia antibiotica (che impedisce la crescita batterica) alla quale sono sottoposti alcuni neonati (in particolare gli immaturi e i prematuri).

Dal momento che alla nascita i neonati affetti da fenilchetonuria non presentano segni o sintomi particolari legati alla malattia, il test di Guthrie permette una diagnosi precoce, la cui importanza è fondamentale.

Test di Guthrie

Il test di Guthrie, noto anche come test di inibizione batterica di Guthrie, è uno dei principali esami che fanno parte dello screening neonatale.

Valori normali

Il valore soglia convenzionale di fenilalanina nel sangue è 4 mg/dL; nel caso di valori inferiori non si ha iperfenilalaninemia; nel caso di valori uguali o maggiori di 4 mg/dL si devono effettuare ulteriori esami allo scopo di confermare o escludere la diagnosi di fenilchetonuria.

Va in effetti precisato che non è detto che l’iperfenilalaninemia dipenda soltanto dalla presenza di fenilchetonuria; il superamento dei valori normali, infatti, potrebbe avere altre cause; in alcuni casi, per esempio, è dovuta a immaturità epatica, in altri potrebbe dipendere da fenilchetonuria materna o da altre patologie.

Test di Guthrie positivo

In caso di test di Guthrie positivo, se la diagnosi di fenilchetonuria viene confermata dai successivi esami, si dovrà agire di conseguenza.

La terapia consiste essenzialmente in una dieta povera di fenilalanina e di aminoacidi; con cadenza periodica sono necessari controlli dei livelli di fenilalanina nel sangue in modo da valutare la correttezza o no del regime dietetico intrapreso.

Nei bambini piccoli i dosaggi della fenilalanina servono anche a valutare le variazioni della tolleranza alla fenilalanina, variazioni che possono verificarsi almeno per i primi 12 mesi di vita.

I livelli di fenilalanina dovrebbero essere mantenuti in un range compreso fra 3 e 10 mg/dL; scostamenti in difetto o in eccesso possono avere ripercussioni negative sulla salute.

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