La cocaina (anche metilbenzoilecgonina o benzoilmetilecgonina) è un alcaloide (formula chimica C17H21NO4) che si ricava dalle foglie della coca (Erythroxylum coca), una pianta originaria delle zone del Sud America (è presente in particolar modo in Bolivia, Colombia e Perù); può essere ottenuta per via sintetica dall’ecgonina.
Cocaina: abuso e dipendenza
La cocaina agisce direttamente su parti profonde del cervello, in un’area deputata a generare gli stimoli del piacere (la regione conosciuta come Nucleus accumbens). Sotto effetto di questo alcaloide, i neuroni di questa regione sono sollecitati a produrre dopamina, che si propaga da neurone a neurone mediante i collegamenti nervosi (sinapsi).
La cocaina blocca la trasmissione della dopamina, che quindi si accumula nelle sinapsi, e sembra che questo sia alla base dell’euforia percepita. L’accumulo di dopamina provoca assuefazione, il che significa che l’individuo deve assumere dosi sempre maggiori di stupefacente per poter sperimentare piacere.
Esistono diverse modalità attraverso le quali si può assumere la cocaina, la più conosciuta è quella inalatoria (il cosiddetto sniffo).
La cocaina, nel breve termine, e similmente a quanto accade dopo l’assunzione delle amfetamine, ha effetti stimolanti, ovvero aumenta l’attenzione, dà senso di fiducia nelle proprie capacità, crea un effetto di euforia e allegria, diminuisce la fatica mentale e fisica, aumenta il desiderio sessuale, la voglia di parlare e muoversi (iperattività).
La natura degli effetti della cocaina varia sia in base al dosaggio sia in base alla frequenza di assunzione. Quando la cocaina viene assunta per via inalatoria raggiunge dopo brevissimo tempo il sistema nervoso centrale provocando nel soggetto sensazioni estremamente piacevoli (fase di rush); la fase euforica svanisce piuttosto velocemente (generalmente dura circa mezz’ora) e lascia la persona in condizioni non particolarmente piacevoli, il soggetto infatti mostra generalmente segni di ansia, depressione e irritabilità (fase down), cosa che induce a ripetere l’assunzione. Una volta che viene a terminare la disponibilità della sostanza, il soggetto prova sensazioni di notevole astenia e grande sonnolenza (fase di crash); alla fase di crash segue la fase di astinenza propriamente detta; questa è caratterizzata oltre che dai problemi sperimentati nella fase down anche dal fortissimo desiderio di assumere la sostanza stupefacente (carving). È in questo momento che, generalmente, si verifica la ricaduta. Tale modalità di assunzione porta nel giro di poco tempo al consumo cronico di cocaina e all’inevitabile sviluppo della dipendenza da questa droga.
Una volta sviluppata la dipendenza il soggetto ha la tendenza a compiere tutta una serie di comportamenti tesi soprattutto alla ricerca di questa sostanza; com’è facilmente immaginabile ciò conduce nel giro di poco tempo a un progressivo deterioramento della vita personale e sociale del cocainomane.
Per approfondire l’argomento si consulti il nostro articolo che tratta nel dettaglio l’argomento: Dipendenza da cocaina.
Effetti derivanti dall’utilizzo di cocaina
Nel breve termine, l’assunzione di cocaina dà luogo a effetti quali tachicardia, aumento della pressione arteriosa, innalzamento della temperatura corporea, midriasi e vasocostrizione. In alcuni casi, a seconda della dose assunta il soggetto può avere un comportamento bizzarro oppure, nel peggiore dei casi, piuttosto violento. Alcune persone mostrano segni di irrequietezza, ansia, panico, irritabilità e paranoia, altri riferiscono sensazioni spiacevoli quali contrazioni muscolari, tremori o vertigini.
A lungo andare, il cocainomane può sviluppare tolleranza; ciò porta il soggetto al consumo di dosi sempre più elevate di sostanza oppure a somministrazioni più ravvicinate allo scopo di provare le medesime piacevoli sensazioni sperimentate nel corso del primo periodo di utilizzo della sostanza.
A seconda delle vie di somministrazione utilizzate, si possono verificare determinate problematiche. Chi assume cocaina sniffandola può perdere nel tempo il senso dell’olfatto; altri effetti sono l’irritazione del setto nasale, sangue dal naso, problemi di deglutizione e raucedine.
Chi assume cocaina ingerendola può essere colpito da cancrena a livello intestinale, mentre coloro che si iniettano la sostanza per via intravenosa possono soffrire di reazioni allergiche.
Gli utilizzatori cronici di cocaina vanno spesso incontro a problemi legati alla perdita dell’appetito (forte calo di peso e malnutrizione).
Le conseguenze più gravi sono arresto respiratorio, ipertensione arteriosa, infarto del miocardio, ictus e psicosi. In seguito a overdose si possono verificare danni legati alla paralisi del sistema nervoso centrale, ovvero paralisi muscolare e respiratoria, con conseguente coma e morte.
Crack e speedball
Il crack è parente stretto della cocaina, in quanto è il cloridrato di cocaina con aggiunta di ammoniaca, che genera un prodotto cristallino (da cui il nome, in quanto quando si frantuma fa un rumore caratteristico). Il crack, più tossico della cocaina, garantisce effetti piacevoli solo per una decina minuti.
Lo speedball invece è una combinazione di cocaina ed eroina. La somministrazione contemporanea delle due sostanze stupefacenti ha sostanzialmente lo scopo di ottenere un maggior effetto euforico riducendo gli effetti ansiosi. Di fatto, l’utilizzatore ricerca un miglioramento dell’effetto down della cocaina. L’unione di queste due sostanze è particolarmente pericolosa perché aumentano moltissimo i rischi di blocco respiratorio e collasso cardiocircolatorio.
Disintossicazione dalla cocaina
Disintossicarsi dalla cocaina non è per niente semplice, ma diventa una scelta “obbligata” in quanto, alla lunga, l’assunzione di questa droga conduce alla morte.
In molti casi, il cocainomane viene indirizzato verso strutture specializzate nella risoluzione delle dipendenze da droga.
La disintossicazione dalla cocaina non richiede obbligatoriamente una terapia di carattere farmacologico (alcuni centri adottano i cosiddetti programmi di recupero drug-free), ma è provato che esistono dei farmaci che possono facilitare il percorso di recupero, fra i più noti si ricordano il naltrexone e la burprenorfina.
Una scelta contraria all’intelligenza
La cocaina è una delle sostanze stupefacenti più conosciute, anche se spesso si ha solo una vaga idea degli effetti che queste sostanze psicotrope (cioè che agiscono sul sistema nervoso centrale) possono avere sull’organismo umano; tutto quello che si sente dire spesso è che “fanno male”, possono causare effetti collaterali gravi e, in caso di overdose, anche la morte. Conoscere quali meccanismi sfruttano per agire sul corpo umano è invece fondamentale per convincersi che drogarsi è una scelta contraria all’intelligenza ed equivalente a un suicidio. Tuttavia, se non bastasse l’elenco impressionante di danni permanenti conseguenti l’uso di queste sostanze, si può fare una semplice considerazione, legata al concetto di dipendenza.
Le sostanze psicotrope, com’è noto, inducono dipendenza (si ha cioè il desiderio impellente di consumarne ancora non appena terminano gli effetti “piacevoli”). Qualunque forma di dipendenza da una sostanza è una sconfitta esistenziale perché si verificano due situazioni:
- si demanda la propria soddisfazione fisica e quella psicologica alla chimica, ovvero la fonte del piacere è artificiale e dipende da una sostanza la cui ricerca diventa uno scopo primario.
- Si annulla quasi completamente la propria forza di volontà, il che impedisce di resistere alla dipendenza e al desiderio di consumare altra droga.
Tra gli stupefacenti, la cocaina è quella che sviluppa uno dei più alti gradi di dipendenza, rendendo difficile quindi la disintossicazione. Basterebbero queste due considerazioni per capire come la scelta di drogarsi sia in realtà una non-scelta, nel senso che si rinuncia alla propria volontà e si demanda ad altro la fonte della felicità.
Cocaina: cenni storici
L’uso delle foglie di coca risale addirittura al 2500 a.C. e, secondo un mito della civiltà Inca, sarebbe stato un dono fatto dal re Sole all’umanità per alleviarne le sofferenze.
Nelle regioni andine, dove questa pianta è molto comune, la masticazione delle sue foglie ha da sempre costituito un rimedio per alleviare i morsi della fame e della sete nonché un modo per affrontare con più determinazione le dure condizioni di vita legate all’altitudine.
Inizialmente, le leggi del popolo Inca limitavano a pochi eletti l’utilizzo delle foglie di coca, ma la situazione cambiò con l’arrivo dei conquistatori spagnoli che pensarono di sfruttare la coca sia come compenso per i lavori svolti dagli schiavi Incas sia come mezzo per aumentare la loro sopportazione dei carichi di lavoro.
L’isolamento della cocaina è stato effettuato nel 1860 da un chimico tedesco, Albert Nieman. La disponibilità dell’alcaloide in forma pura rendeva più semplici le ricerche medico-scientifiche e l’impiego della sostanza in ambito clinico.
Con l’andare del tempo, nel XIX secolo, l’utilizzo della cocaina fu proposto per gli scopi più vari: negli USA, per esempio, la si utilizzava nel trattamento di particolari patologie (soprattutto in ambito psichiatrico); in Francia fu proposta la somministrazione di cocaina agli operai allo scopo di migliorare la produzione nelle fabbriche; in Germania si pensò di somministrarla ai soldati per aumentarne il morale nonché l’efficienza e la resistenza fisica.
Anche il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, sperimento su di sé gli effetti della cocaina; peraltro fu proprio Freud a consigliarne l’uso a un suo amico, il patologo Ernst Fleischl, che dopo un iniziale giovamento, sviluppò una notevole dipendenza da tale droga. Fleischl, infatti, abusò così tanto dell’alcaloide in questione che è noto per essere una delle prime vittime documentate di psicosi cocainica.
Forse non tutti sanno che fino all’anno 1903 la cocaina faceva parte della formulazione della celeberrima bevanda Coca-Cola.
Dopo alcuni anni di estrema diffusione, divennero noti anche i vari effetti collaterali negativi legati all’utilizzo di cocaina ed esso fu considerato illegale.