Depalgos è un farmaco basato sull’associazione di due principi attivi, il paracetamolo e l’ossicodone.
L’ossicodone è una sostanza appartenente alla categoria degli antidolorifici oppioidi; è un oppioide semisintetico che viene ricavato dalla tebaina, quest’ultima è uno dei molti alcaloidi che sono contenuti nell’oppio; da un punto di vista chimico presente varie similitudini con codeina e morfina, ma ha una maggiore tossicità e viene quindi impiegata per la creazione di derivati sintetici come appunto l’ossicodone, la buprenorfina ecc.
L’effetto terapeutico dell’ossicodone è principalmente dovuto alle sue proprietà analgesiche, ansiolitiche e sedative.
Il paracetamolo, principio attivo del noto farmaco Tachipirina, ha notevole attività analgesica e antipiretica con debole azione antinfiammatoria; è un debole inibitore della biosintesi delle prostaglandine. Esso presenta solo un leggero effetto sulle piastrine e nessun effetto sul tempo di sanguinamento o l’escrezione dell’acido urico.
A cosa serve Depalgos
Depalgos è indicato nei seguenti casi:
- trattamento del dolore di origine degenerativa da moderato a grave in corso di malattie muscolo-osteoarticolari non controllato da (FANS)/paracetamolo utilizzati da soli.
- Trattamento del dolore di origine oncologica da moderato a grave.
Posologia e modo di somministrazione
La posologia e le modalità di utilizzo di Depalgos possono variare a seconda dello specifico caso, in base all’età del paziente e al giudizio del medico.
Prima di usare Depalgos si devono informare il medico e/o il farmacista della propria storia clinica, in particolare di: problemi ai reni, problemi al fegato e altri problemi medici.
Per le dosi e le modalità di somministrazione consultare il foglietto illustrativo.

Depalgos è un farmaco basato sull’associazione di due principi attivi, il paracetamolo e l’ossicodone; è usato per trattare vari tipi di dolore
Depalgos – Avvertenze, precauzioni per l’uso e controindicazioni
Dose massima giornaliera
Non superare le dosi giornaliere rispettivamente di 4.000 mg di paracetamolo o 80 mg di ossicodone.
Farmacodipendenza
L’ossicodone può provocare una farmacodipendenza di tipo morfinico. In seguito a ripetute somministrazioni si possono verificare dipendenza psichica, dipendenza fisica e tolleranza e perciò esso deve essere prescritto e somministrato con la stessa cautela che si adotta per la morfina.
Nel contesto del trattamento del dolore la richiesta di un aumento delle dosi non rientra generalmente nel campo dell’assuefazione; essa testimonia più spesso un autentico bisogno di analgesia, da non confondersi con un comportamento di dipendenza.
Al di fuori della sua utilizzazione nel trattamento del dolore, l’ossicodone è uno stupefacente che può dar luogo ad abuso.
In caso di trattamento prolungato, una brusca interruzione può comportare una sindrome da astinenza, caratterizzata dai seguenti sintomi: ansia, irritabilità, brividi, midriasi, vampe di calore, sudorazione, lacrimazione, rinorrea, nausea, vomito, crampi addominali, diarrea, artralgie. La comparsa di questa sindrome da astinenza può essere evitata da una diminuzione progressiva delle dosi.
Traumi cranici e aumentata pressione intracranica
In caso di traumi cranici, altre lesioni intracraniche o un preesistente aumento della pressione intracranica, l’azione depressiva respiratoria dell’ossicodone e la sua capacità di aumentare la pressione del fluido cerebrospinale possono essere notevolmente incrementate. Come tutti gli oppiacei, l’ossicodone produce effetti collaterali in grado di mascherare il decorso clinico di pazienti con lesioni craniche.
Addome acuto
La somministrazione di Depalgos può confondere la diagnosi o il decorso clinico dei pazienti con affezioni addominali acute.
Pazienti a rischio particolare
Depalgos deve essere somministrato con cautela a pazienti debilitati, particolarmente se anziani o con insufficienza epatica o renale moderate, ipotiroidismo, morbo di Addison, ipertrofia prostatica, stenosi uretrale.
Se durante l’uso si dovesse sospettare o si verificasse un ileo paralitico, la somministrazione di Depalgos deve essere immediatamente sospesa.
L’assunzione contemporanea di Depalgos e alcol o bevande alcoliche è da evitare.
Note di educazione sanitaria
Il raggiungimento di un adeguato controllo del dolore può essere favorito, quando possibile, oltre che da un corretto stile di vita (riduzione del peso corporeo, esercizio fisico moderato, ma regolare), dall’associazione di trattamenti non farmacologici quali per esempio l’applicazione di calore (utilizzando paraffina oppure fanghi), l’impiego di tecniche ultrasonografiche e di tecniche fisioterapiche.
Gravidanza e allattamento
Gravidanza
Non esistono attualmente dati sufficienti per valutare un eventuale effetto malformativo o teratogeno di Depalgos quando somministrato durante la gravidanza.
L’uso di Depalgos durante la gravidanza è pertanto sconsigliato.
Allattamento
Sebbene l’ossicodone venga escreto nel latte materno in basse concentrazioni, esso può causare depressione respiratoria nel neonato. Pertanto, Depalgos non deve essere utilizzato durante l’allattamento.
Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari
L’ossicodone può ridurre lo stato di vigilanza necessario all’esecuzione di mansioni potenzialmente pericolose quali condurre autoveicoli o azionare dei macchinari. Occorre quindi avvertire i pazienti di questa possibilità.
Controindicazioni
Depalgos è controindicato in caso di:
- ipersensibilità ai principi attivi o a uno qualsiasi degli eccipienti presenti nel preparato.
- Pazienti di età inferiore a 18 anni.
- Porfiria.
- Insufficienza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi e grave anemia emolitica.
- Insufficienza epatocellulare grave.
- Insufficienza renale grave.
- Insufficienza respiratoria.
- Asma bronchiale in fase acuta o di grado severo.
- Ipercapnia.
- Ileo paralitico.
- Allattamento.
Depalgos è inoltre controindicato nei pazienti in trattamento con farmaci inibitori delle monoaminoossidasi e con antidepressivi triciclici o inibitori del reuptake della serotonina. In questi casi la terapia analgesica può essere intrapresa dopo due settimane dalla sospensione del precedente trattamento.
Depalgos – Effetti collaterali
Gli effetti collaterali più comuni relativi all’uso di Depalgos sono:
Disturbi del sistema nervoso
- Comuni: cefalea, confusione, astenia, senso di affaticamento, giramenti di testa, sedazione, ansietà, sogni anormali, nervosismo, insonnia, disturbi del pensiero, sonnolenza, mioclonia.
Disturbi del sistema vascolare
- Comuni: ipotensione ortostatica.
Disturbi respiratori, del torace e del mediastino
- Comuni: broncospasmo, dispnea, diminuito riflesso della tosse.
Disturbi dell’apparato gastrointestinale
- Comuni: stipsi, nausea, vomito, bocca secca, anoressia, dispepsia, dolore addominale, diarrea.
Disturbi di cute e annessi
- Comuni: eritema, prurito
Disordini generali
- Comuni: sudorazione, brividi
Interazioni
Gli effetti depressori di Depalgos sul sistema nervoso possono essere potenziati in caso di terapia concomitante con altri oppiacei, anestetici, fenotiazine, tranquillanti, sedativi o altri depressori del SNC, compreso l’alcol. In questo caso, la dose di uno o di entrambi i farmaci dovrebbe essere ridotta. In caso di assunzione contemporanea di ciclosporina, può essere necessario aumentarne il dosaggio. I farmaci inibitori delle monoammino-ossidasi o gli antidepressivi triciclici/inibitori del reuptake della serotonina possono potenziare gli effetti dell’antidepressivo o dell’ossicodone e pertanto sono controindicati. È noto che gli inibitori della monoammino-ossidasi interagiscono con gli analgesici narcotici dando origine a eccitazione o depressione del SNC con crisi ipertensive o ipotensive.
La terapia concomitante con anticolinergici può causare ileo paralitico. L’ossicodone è metabolizzato dal sistema enzimatico citocromo P450 3A e 2D6. Il metabolismo dell’ossicodone può essere alterato da farmaci che agiscono come inibitori o induttori del citocromo P450 3A e 2D6 come ketoconazolo o eritromicina o rifampicina.
Sovradosaggio
Paracetamolo
Segni e sintomi: In caso di sovradosaggio, il paracetamolo può provocare citolisi epatica che può evolvere verso la necrosi massiva e irreversibile. Il sovradosaggio si può anche manifestare con necrosi renale tubulare, coma ipoglicemico e trombocitopenia.
Negli adulti, si è avuta tossicità epatica nel caso di intossicazione acuta con meno di 10 grammi, e dei casi di mortalità con meno di 15 grammi.
I sintomi precoci di un potenziale sovradosaggio epatotossico sono: nausea, vomito, diaforesi e una sensazione di malessere generale. I segni clinici e i valori di laboratorio dimostranti una tossicità epatica non si presentano prima di 48-72 ore dall’ingestione.
Trattamento: In caso di sospetta intossicazione acuta da paracetamolo, si deve trattare il paziente mediante lavanda gastrica o vomito indotto con sciroppo di ipecacuana. È inoltre opportuno richiedere un dosaggio del paracetamolo nel sangue, ma comunque non prima di 4 ore dalla ingestione. La funzionalità epatica deve essere valutata inizialmente e a intervalli di 24 ore.
L’antidoto, N-acetilcisteina, dovrebbe essere somministrato il prima possibile per ottenere i migliori risultati, se possibile entro 16 ore dall’ingestione e in ogni caso entro le 24 ore.
Ossicodone
Segni e sintomi: I sintomi sono rappresentati da depressione respiratoria (riduzione della frequenza respiratoria e/o del volume corrente, respiro di Cheyne-Stokes e cianosi), estrema sonnolenza che può progredire fino a torpore o coma, flaccidità muscolo-scheletrica, cute fredda e sudata, e talvolta bradicardia e ipotensione. In caso di grave sovradosaggio si può avere apnea, collasso cardiocircolatorio, arresto cardiaco e morte.
Trattamento: Bisogna rivolgere soprattutto attenzione a ripristinare un adeguato scambio respiratorio liberando le vie aeree e istituendo una ventilazione assistita o controllata.
Deve essere inoltre somministrato un antagonista degli oppiacei, per esempio naloxone, antidoto specifico contro la depressione respiratoria indotta dal sovradosaggio o da un’inusuale ipersensibilità agli oppiacei, e tenere sotto controllo la respirazione con adeguate misure di sostegno.
La dose iniziale per l’adulto è di 0,4-2 mg di naloxone somministrato per via endovenosa; dal momento che l’ossicodone può avere una durata di azione superiore a quella dell’antagonista, il paziente deve essere mantenuto sotto stretta sorveglianza e dovrebbe ricevere ripetute dosi di naloxone in modo da mantenere una adeguata capacità respiratoria.
L’antagonista non deve essere somministrato in assenza di depressione respiratoria o cardiovascolare clinicamente significativa.
All’occorrenza si dovrebbero impiegare ossigeno, soluzioni endovenose, vasopressori e altre misure di supporto.
Occorre utilizzare la lavanda gastrica per rimuovere il farmaco non assorbito.
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NOTA IMPORTANTE – Questa pagina non sostituisce in alcun modo le informazioni presenti nei foglietti illustrativi che accompagnano i farmaci; in particolare per composizione, forma farmaceutica, posologia, proprietà farmacologiche e informazioni farmaceutiche riferirsi al foglietto illustrativo. Nessun farmaco deve essere assunto senza consultare il proprio medico.