L’eroina (anche diacetilmorfina o diamorfina) è una sostanza che si ottiene tramite un processo di acetilazione della morfina (il principale alcaloide dell’oppio); la sua formula bruta è C21H23NO5.
Eroina – Effetti
L’assunzione di eroina (che può avvenire tramite iniezione o inalazione), come nel caso di tutte le sostanze stupefacenti, ha numerosi effetti, sia a breve che a lungo termine.
Una volta che l’eroina ha attraversato la barriera ematoencefalica (la struttura funzionale posta fra sangue e parenchima nervoso e regola in modo selettivo il passaggio sanguigno di sostanze chimiche da e verso il cervello) l’eroina perde i gruppi acetili e si trasforma in tre metaboliti (morfina, 3-monoacetilmorfina e 6-monoacetilmorfina; quest’ultimo è il potente e attivo) che si legano ai recettori degli oppioidi.
Gli effetti a brevissimo termine passano attraverso tre fasi; pochi secondi dopo l’assunzione il soggetto prova sensazioni particolarmente piacevoli, una sorta di estasi diffusa a tutto il corpo (rush); questa fase è seguita da senso di calore, sudori freddi, xerostomia, bradicardia, dispnea e analgesia. Alcuni soggetti provano senso di nausea e arrivano a vomitare.
Dopo circa 20 minuti dall’assunzione si entra nella seconda fase; il pensiero è rallentato e la percezione del tempo subisce una notevole alterazione. Il soggetto può mostrare euforia o, al contrario, disforia.
Trascorsa un’ora dall’assunzione, la droga esplica il massimo dei suoi effetti. La persona avverte un’estrema sensazione di pace e un notevole senso di piacere; il corpo sembra anestetizzato e tutti i pensieri negativi scompaiono.
Nel caso della prima assunzione i tempi delle varie fasi possono essere dilatati.
Gli effetti a lungo termine sono decisamente importanti. Il problema principale è legato al fatto che l’uso costante di eroina, dopo un certo periodo di tempo variabile da soggetto a soggetto, crea dipendenza (addiction) sia fisica che psichica. Una volta che la persona diventa dipendente dall’eroina avverte la necessità di assumere la sostanza allo scopo di evitare le forti crisi di astinenza.

In Italia la percentuale di coloro che affermano di aver consumato eroina una volta nella vita è circa l’1,5%
Eroina – Astinenza
La crisi di astinenza da eroina si presenta generalmente trascorse 8 ore dall’assunzione dell’ultima dose; la crisi può durare dai due ai sette giorni e può essere particolarmente devastante.
La crisi si manifesta inizialmente con senso di fastidio e sudorazione; il soggetto è particolarmente irritabile, sbadiglia molto e può avere abbondanti scariche nasali. Trascorse circa 16 ore, i sintomi si fanno più intensi e il soggetto può avvertire dolorabilità agli arti, brividi, tremori, sudore freddo.
Dopo un giorno i sintomi da astinenza di eroina si inaspriscono ancora di più e il soggetto può sviluppare depressione respiratoria, generalmente compaiono mal di stomaco, nausea e vomito; il picco della crisi arriva solitamente nel corso del secondo giorno di astinenza; si possono avere tosse con ematemesi, febbre, crampi, tremori, brividi, dolori ossei, costante sensazione di freddo, scosse muscolari ecc.
I sintomi da astinenza cessano generalmente all’inizio del quarto giorno; la persona comunque prova un notevole senso di spossatezza fisica. Superare le crisi di astinenza si fa sempre più difficile quanto più il consumo di eroina si prolunga nel tempo. Ancora più complesso è il superamento della dipendenza dalla sostanza e dell’astinenza psichica; di norma sono necessari sia un supporto di tipo farmacologico sia, soprattutto, un intervento di sostegno psicologico.
Il consumo costante di eroina non ha solo conseguenze di carattere psichico, ma è causa anche di notevoli problemi a livello fisico: osteoporosi, perdita di denti, insorgenza di carie e indebolimento della struttura gengivale, calo della libido e disfunzione erettile, stitichezza, riduzione dell’appetito con conseguenti malnutrizione e calo ponderale, danni agli organi interni (in particolar modo fegato, polmoni e reni), sedazione cronica, apatia, irregolarità del ciclo mestruale nelle donne, depressione. Poiché l’assunzione di eroina è prevalentemente per via endovenosa, possibili complicanze sono l’insorgenza di malattie infettive come, epatiti, setticemia, infezione alle valvole cardiache e HIV.

L’eroina è un oppioide sintetico derivato della morfina; il termine oppioide è spesso usato impropriamente per indicare gli oppiacei, cioè gli alcaloidi naturali che possono essere ritrovati nell’oppio. Gli oppiacei sono quindi un sottoinsieme della famiglia degli oppioidi.
In ambito sociale la dipendenza dall’eroina compromette sia le relazioni familiari che quelle sociali.
L’eroina viene a volte utilizzata in combinazione con la cocaina; il mix di queste due sostanze viene detto speedball.
Eroina – Overdose
L’overdose di eroina (ovvero l’assunzione eccessiva o sovradosaggio che dir si voglia) può essere fatale; vale la pena ricordare che l’eroina ha un indice terapeutico piuttosto basso, in altri termini, significa che la dose che può essere mortale è di poco superiore a quella attiva.
Il rischio di overdose da eroina è molto elevato negli eroinomani con bassa tolleranza (in farmacologia con tolleranza si intende la diminuzione della risposta a un farmaco che viene usato ripetutamente); la tolleranza può risultare ridotta nel consumatore saltuario, in chi si è disintossicato di recente (ancor più se si è disintossicato varie volte), in chi non ha copertura farmacologica, in chi ha sospeso l’utilizzo della droga da molto tempo, in chi non effettua regolarmente il programma farmacologico di copertura. Un’interruzione dell’assunzione della sostanza per tre giorni può ridurre drasticamente la tolleranza e, conseguentemente, esporre a un concreto rischio di overdose da eroina.
Nella gran parte dei casi la morte giunge per notevole depressione respiratoria (arresto del respiro e/o cardiocircolatorio).
La terapia prevista in caso di overdose da eroina è generalmente costituita dalla somministrazione di naloxone o naltrexone (sostanze appartenente alla categoria degli antagonisti oppioidi).
Eroina: una scelta esistenziale sbagliata
Le considerazioni sulla scelta di consumare eroina sono sostanzialmente le stesse riportate nel paragrafo Una scelta contraria all’intelligenza presente nel nostro articolo Cocaina.
Cenni storici
La sintesi dell’eroina è stata fatta per la prima volta nel 1874 da un ricercatore britannico, C. R. Wright, ma, dopo alcuni esperimenti effettuati su cavie animali, la sostanza fu considerata inutile dal punto di vista clinico e la sua scoperta passò nel dimenticatoio. Alcuni anni più tardi però, nel 1897 per la precisione, un chimico tedesco che lavorava per la casa farmaceutica Bayer, Felix Hoffmann (lo stesso che tramite il processo di acetilazione aveva sintetizzato l’acido acetilsalicilico), la sintetizzò nuovamente.
Lo scopo della casa farmaceutica era quello di creare un prodotto che avesse una maggiore efficacia della codeina nel trattamento di tosse, tubercolosi e patologie respiratorie. Bisogna considerare che, alle soglie del 1900, le patologie dell’apparato respiratorio erano particolarmente diffuse (soprattutto la tubercolosi) e quello dei medicinali per il loro trattamento era un mercato decisamente redditizio.
Una volta pubblicato il primo lavoro, che mostrava risultati incoraggianti sulla sostanza destinata a sostituire la codeina, furono moltissimi i ricercatori che si misero al lavoro alla ricerca di conferme.
Nel periodo di tempo intercorso fra il 1899 e il 1905 furono pubblicate quasi 200 ricerche sull’eroina e nel 1910 le sperimentazioni cliniche interessarono quasi 10.000 soggetti. La stragrande maggioranza dei lavori dette giudizi altamente positivi sul derivato della morfina e, tranne qualche eccezione, non c’erano lavori che facevano riferimenti a problemi di dipendenza dal farmaco. A onor del vero il problema della dipendenza non era facilmente riscontrabile in quanto l’eroina veniva somministrata a bassissime dosi e per periodi limitati di tempo.
Trascorsi alcuni anni, il campo di azione del farmaco fu esteso. Se prima l’uso era ristretto alle patologie respiratorie, adesso il suo utilizzo veniva indicato anche in caso di aneurisma aortico, angina pectoris, disfagia, insufficienza miocardica, sclerosi multipla, sindrome influenzale, tumore allo stomaco; si arrivò a prescrivere l’eroina anche per trattare sintomi come la febbre e il singhiozzo nonché patologie quali l’ipertensione arteriosa o la demenza e perfino condizioni quali la depressione e le psicosi. Con ogni probabilità, l’utilizzo dell’eroina nel trattamento di queste condizioni patologiche era legato al fatto che la sua assunzione riduceva drasticamente la disforia che caratterizzava molte di esse (con disforia si fa riferimento a un’alterazione dell’umore in senso depressivo accompagnata da irritabilità e agitazione).
Il successo commerciale dell’eroina fu enorme, basti pensare che alle soglie del XX secolo, la Bayer esportava il suo prodotto in 23 Paesi. L’eroina era uno dei prodotti farmaceutici più venduti al mondo.
Nel giro di poco tempo il crescente uso e abuso del farmaco porto a vere e proprie forme di eroinomania, tant’è che in alcuni Paesi l’uso dell’eroina arrivò a rappresentare una sorta di emergenza sanitaria. Progressivamente le varie nazioni misero al bando la sostanza.
Il bando della sostanza provocò una notevole richiesta sul mercato nero, richiesta che portò alla nascita di moltissimi laboratori clandestini; qui l’eroina veniva sintetizzata a partire dall’oppio. Uno dei più grandi laboratori clandestini aveva sede in Francia; esso riforniva soprattutto il mercato statunitense.
Sul mercato italiano l’eroina iniziò a circolare negli anni ’70 del XX secolo; inizialmente i prezzi erano bassissimi, ma una volta creata la dipendenza, i prezzi aumentarono in modo esponenziale.
Nel periodo fra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’90, la dipendenza da eroina ha rappresentato un problema sociale in diversi Paesi europei, in particolar modo in Germania, Italia e Svizzera. Il fenomeno della dipendenza da eroina ha iniziato ad attenuarsi dopo i primi anni ’90.