La conoscenza delle interazioni fra cibi e farmaci riveste un’importanza fondamentale quando si deve intraprendere una terapia farmacologica a lungo termine o comunque quando si devono assumere sostanze medicinali. Va da sé che, allorquando si deve assumere un farmaco, sarebbe buona norma seguire scrupolosamente le indicazioni presenti sul foglietto illustrativo o le raccomandazioni del medico che ha prescritto la terapia, consultando lui o il farmacista in caso di dubbi.
Le interazioni fra cibi e farmaci (ma anche fra integratori e farmaci e sostanze erboristiche e farmaci) possono essere numerose e di diverso tipo e comprendono non soltanto gli effetti del regime alimentare sulla distribuzione dei farmaci e l’alterata farmacocinetica nelle carenze nutrizionali, ma anche le modificazioni dell’appetito e la malnutrizione farmaco-indotta.
Effetti dei cibi sui farmaci
Gli alimenti possono avere molti effetti sui medicinali come per esempio influenzarne l’assorbimento, il metabolismo e l’escrezione.
Un determinato alimento può, all’interno dell’intestino o dello stomaco, ridurre, più o meno significativamente, l’assorbimento di un farmaco mediante il ritardo nella digestione oppure può promuoverne l’assorbimento.
Il metabolismo di molti farmaci può essere aumentato o ridotto da certi cibi; così anche il riassorbimento e l’escrezione di un farmaco dal rene.
Inoltre, è noto che alcune componenti del cibo possono aumentare o, al contrario, antagonizzare gli effetti di un medicinale. Di seguito alcuni esempi.
La tiramina, un’ammina derivata dall’aminoacido tirosina, è un potente vasocostrittore che si trova nei formaggi e, in alcuni soggetti che assumono farmaci antidepressivi I-MAO (inibitori delle monoammino ossidasi) e mangiano formaggio potrebbero verificarsi crisi ipertensive associate a cefalea e altri fastidiosi disturbi. Chi assume questi farmaci, peraltro, dovrebbe evitare il consumo eccessivo di cioccolato.
I regimi iperproteici possono aumentare la velocità del metabolismo di molti medicinali mentre le diete che alterano la flora batterica possono condizionare in modo importante il metabolismo complessivo di determinati medicinali.
La carenza nell’alimentazione di alcuni nutrienti, fra cui il calcio, il magnesio e lo zinco, può determinare un’alterazione del metabolismo dei farmaci. Le carenze energetiche e quelle proteiche possono determinare una riduzione dei livelli tissutali degli enzimi e possono causare alterazioni nella risposta ai medicinali sia riducendone l’assorbimento sia provocando una disfunzione epatica.
Va inoltre ricordato che la risposta a un principio attivo può essere più o meno condizionata da un alterato assorbimento legato a delle modificazioni nel tratto gastrointestinale.
La carenza di vitamina C è associata a una diminuita attività di quegli enzimi che sono coinvolti nel metabolismo dei medicinali; si ritiene, per esempio, che la maggiore frequenza degli effetti collaterali dei farmaci nei soggetti più anziani potrebbe essere in parte correlata ai generalmente bassi livelli di vitamina C, più comuni in questa categoria di persone.
La somministrazione di acido folico supplementare, per esempio tramite integratori alimentari, può interferire con l’azione dei farmaci anticonvulsivanti.
Gli alcolici possono aumentare o, al contrario, diminuire gli effetti di molti farmaci. Ricordiamo comunque che l’associazione fra alcol e farmaci deve essere sempre accuratamente evitata.
Il succo di pompelmo non dovrebbe essere consumato da chi assume farmaci come buspirone, ciclosporina, chinino, determinati farmaci calcio-antagonisti, antistaminici e farmaci antipertensivi.
Va evitata la liquirizia da chi assume medicinali a base di digossina (usati per l’insufficienza cardiaca congestizia e le aritmie cardiache) in quanto aumenta il rischio di tossicità di tale principio attivo. La liquirizia, peraltro, può ridurre l’efficacia degli antipertensivi o di alcuni diuretici (per esempio idroclorotiazide e spironolattone).
Effetti dei farmaci sull’efficacia nutritiva dei cibi
Se molti cibi possono avere effetti sull’efficacia dei farmaci è vero anche il contrario.
Alcuni medicinali possono, per esempio, aumentare, diminuire o addirittura impedire l’assorbimento del cibo nel tratto gastrointestinale.
Alcuni farmaci possono invece incrementare la velocità del metabolismo di determinati alimenti; ne consegue un aumento del fabbisogno dietetico di determinati cibi.
Altri farmaci possono poi aumentare o ridurre l’eliminazione urinaria di determinati cibi.
Si deve poi ricordare che molti principi attivi riducono notevolmente l’appetito, mentre altri, al contrario, lo esaltano, talvolta in modo eccessivo.
È poi noto che alcuni medicinali alterano il metabolismo di alcuni minerali. Per esempio, i farmaci diuretici, in particolar modo i tiazidici, possono provocare una deplezione di potassio con aumento del rischio di aritmia cardiaca.
Alcuni farmaci possono influenzare il metabolismo delle vitamine; l’etanolo causa una riduzione dell’assorbimento della vitamina B1 (tiamina) mentre l’isoniazide è un antagonista della vitamina B3 (niacina) e della vitamina B6 (piridossina); sempre l’etanolo e i contraccettivi orali sono responsabili dell’inibizione dell’assorbimento della vitamina B9 (acido folico).
In molti di coloro che assumono fenitoina, fenobarbitale, primidone o fenotiazine per terapie anticonvulsivanti a lungo termine, si registrano bassi livelli sierici ed eritrocitari di folati e, seppure in modo occasionale, anemia megaloblastica.
I farmaci anticonvulsivanti possono causare carenza di vitamina D; in letteratura sono poi riportati casi di malassorbimento di vitamina B12 con l’acido amminosalicilico, lo ioduro di potassio a lento rilascio, la colchicina, la trifluoperazina, l’etanolo e i contraccettivi orali.

La più studiata interazione fra cibi e farmaci è quella fra il succo di pompelmo (che contiene due composti, la bergamottina e la 6,7-diidrossibergamottina, entrambi inibitori del CYP3A4) e il farmaco antipertensivo felodipina. L’interazione può aumentare i livelli ematici del farmaco fino a 4 volte; analoga interazione con lovastatina, ciclosporina, midazolam e altri farmaci
Intereazione fra cibi e farmaci: categorie più a rischio
Le interazioni fra sostanze nutritive e farmaci riguardano chiunque segua una terapia farmacologica, ma alcune categorie di persone corrono maggiori rischi; fra queste ricordiamo:
- soggetti con ridotte funzionalità epatiche, renali e gastrointestinali
- soggetti dallo stato nutrizionale compromesso a causa di una o più patologie croniche
- soggetti che presentano calo ponderale o disidratazione
- soggetti sottoposti a terapia multipla prolungata con svariati farmaci.
Farmaci: assunzione a stomaco pieno o a stomaco vuoto?
A questa annosa questione abbiamo dedicato un articolo a parte: Farmaci: a stomaco vuoto o a stomaco pieno?
Di notevole utilità può essere anche l’articolo Come prendere i farmaci.
Antibiotici
Gli antibiotici sono fra i farmaci più prescritti. Ecco alcuni consigli per evitare, nei limiti del possibile, le interazioni con i cibi:
- si eviti di assumere alimenti ricchi di calcio
- evitare di assumere succo di pompelmo
- evitare o comunque ridurre drasticamente prodotti a base di caffeina
- evitare le bevande alcoliche e superalcoliche
- evitare cibi ricchi di tiramina (formaggi, pollo, acciughe, avocado, banane, fichi, frutta secca, soia, fave, cioccolato, caffè e alcolici).
Anticoagulanti
I soggetti che seguono terapie con anticoagulanti orali devono fare attenzione a non assumere quantitativi elevati di cibi ricchi di vitamina K (cavoli, cavolini di Bruxelles, ceci, fegato di maiale, fegato di manzo, lattuga, spinaci ecc.); questo micronutriente, infatti, antagonizza l’effetto di tali medicinali diminuendone la capacità di mantenere fluido il sangue. Per approfondire: Anticoagulanti e alimentazione.
Antidepressivi I-MAO
Sicuramente degna di notevole attenzione è l’interazione di alcuni cibi con i farmaci antidepressivi I-MAO (inibitori delle monoamino ossidasi); da tale interazione infatti possono scaturire reazioni di una certa gravità. Chi assume questa tipologia di antidepressivi deve assolutamente evitare gli alimenti ricchi di tiramina e di amine biogene (formaggi stagionati, pesce poco presto o conservato, salsicce, insaccati, selvaggina, vini rossi, birra, bevande fermentate, spinaci, lamponi, pomodori, crauti, melanzane, cavoli, cavolfiori, avocado, prugne, fichi, fave, tofu, tempeh, zuppa di miso, cioccolato, frutta secca e uva) perché potrebbero verificarsi seri problemi quali crisi ipertensive associate a cefalea, nausea, vomito, palpitazioni, alterazione dello stato di coscienza, irritabilità, aumento della temperatura corporea e ipersudorazione. Le restrizioni dietetiche devono restare valide per almeno tre settimane dalla sospensione del farmaco.
Antipertensivi
Le principali categorie di antipertensivi sono i beta-bloccanti, gli ACE-inibitori e i diuretici risparmiatori di potassio.
Coloro che assumono beta-bloccanti dovrebbero adottare un regime alimentare equilibrato diminuendo in parte la quota dei carboidrati a favore delle proteine. Si deve evitare di assumere il succo di arancia in concomitanza con l’assunzione del medicinale.
Chi assume gli ACE-inibitori dovrebbe assumere il farmaco un’ora prima dei pasti; è opportuno evitare il consumo di grandi quantità di cibi ricchi di potassio (banane, arance, verdure a foglia verde ecc.). Vanno evitati anche gli integratori a base di potassio.
I diuretici risparmiatori di potassio vanno assunti durante i pasti; valgono le stesse indicazioni fatte per gli ACE-inibitori.
Analgesici
Esistono molti principi attivi che hanno azione analgesica; fra i principali ricordiamo i vari FANS, il paracetamolo e gli oppioidi.
I FANS dovrebbero essere assunti con cibo o con latte, mentre è necessario evitare il consumo di bevande alcoliche o superalcoliche perché queste aumentano drasticamente il rischio di sanguinamento gastrico.
L’alcol va evitato anche nel caso si debba assumere paracetamolo perché risulta aumentato il rischio di danni epatici.
Proibito in maniera assoluta il consumo di alcol qualora si assumano farmaci oppioidi perché gli effetti collaterali sono particolarmente pericolosi; non sono esclusi nemmeno il rischio di coma e addirittura di morte.
Antistaminici e antiacidi
Gli antistaminici possono essere suddivisi in due categorie:
- antagonisti dei recettori H1
- antagonisti dei recettori H2.
Stesso discorso per gli antiacidi che possono essere distinti in:
- antagonisti dei recettori H2
- inibitori della pompa protonica.
Gli H1–antagonisti dovrebbero essere assunti a stomaco vuoto; ciò consente un aumento dell’efficacia del farmaco; va evitata l’assunzione di alcol che può aumentare notevolmente la sonnolenza che questi farmaci causano.
Gli H2 antagonisti riducono le secrezioni gastriche; è opportuno integrare la dieta con supplementi di vitamina B12.
Gli inibitori della pompa protonica vanno assunti a stomaco vuoto prima dei pasti; fa eccezione il pantoprazolo che può essere assunto anche a stomaco pieno.