La morfina è un alcaloide naturale appartenente alla famiglia degli oppiacei; è abbondantemente contenuta nell’oppio, una sostanza stupefacente ottenuta attraverso l’incisione delle capsule immature del papavero sonnifero (Papaver somniferum).
Si ritiene che la morfina sia stato il primo principio attivo ricavato da una fonte vegetale; fu isolata per la prima volta all’inizio del XIX sec. da un farmacista tedesco, Friedrich Sertürner. Il suo nome deriva da Morfeo, il dio dei sogni (e non del sonno come spesso si legge).
La morfina è utilizzata in ambito medico per trattare il dolore acuto e cronico; rientra quindi nell’ampia categoria degli analgesici; agisce direttamente sul sistema nervoso centrale e la sua azione è piuttosto rapida qualora la somministrazione avvenga per via endovenosa o per via sottocutanea; la somministrazione per via orale (sciroppo o compresse) è comunque efficace, ma richiede tempi più lunghi. A seconda dei casi, e del dosaggio, i suoi effetti hanno una durata che varia dalle 3 alle 7 ore circa. Esistono comunque formulazioni di morfina che hanno una lunga durata d’azione.
Uno dei principali problemi della morfina è l’instaurazione di assuefazione e tolleranza; ciò fa sì che per continuare a esplicare i suoi effetti è necessario aumentare i dosaggi. La morfina, inoltre, dà dipendenza fisica e psicologica ed è per questo motivo che il dosaggio di tale principio attivo non deve mai essere sospeso in modo brusco; si corre infatti il rischio di incorrere in una sindrome di astinenza.
La scheda sottostante è relativa all’utilizzo del principio attivo morfina cloridrato.

Papaver somniferum, la pianta
Morfina – A cosa serve
L’impiego di morfina cloridrato è indicato in caso di:
- Dolori cronici intensi e/o resistenti agli altri antidolorifici, in particolare dolori di origine cancerosa.
- Infarto del miocardio.
- Edema polmonare acuto.
Il medicinale può essere somministrato per via sottocutanea, intramuscolare, nonché per via endovenosa ed epidurale dato che il medicinale non contiene conservanti.

Formula strutturale della morfina
Posologia
Il medicinale è generalmente controindicato in età pediatrica.
Adulti
Nel dolore acuto: per iniezione sottocutanea o intramuscolare, alla dose di 10 mg da ripetere, se necessario, ogni 4 ore; nel dolore post-operatorio, per iniezione epidurale, alla dose di 2-4 mg.
Nell’edema polmonare acuto: per iniezione endovenosa lenta (2 mg/min), fino a 5-10 mg.
Nell’infarto del miocardio: per iniezione endovenosa lenta (2mg/min), 10 mg seguiti, se necessario, da altri 10 mg.
Anziani o debilitati: In tali soggetti è consigliabile una riduzione della dose (vedere anche paragrafo Avvertenze e precauzioni per l’uso)
Insufficienza renale e/o epatica: In tali soggetti è consigliabile una riduzione della dose (vedere anche paragrafo Avvertenze e precauzioni per l’uso).
Per le dosi e le modalità di somministrazione consultare comunque il foglietto illustrativo.
Controindicazioni
La morfina cloridrato non deve mai essere somministrata in caso di:
- ipersensibilità al principio attivo o ad altre sostanze strettamente correlate da un punto di vista chimico e/o ad uno qualsiasi degli eccipienti. L’ipersensibilità verso la morfina è caratterizzata da rossore al viso, prurito e broncospasmo (la somministrazione potrebbe causare la comparsa di reazioni anafilattiche)
- In tutte le forme di addome acuto e ileo paralitico
Età pediatrica
- Nella depressione respiratoria
- Nell’insufficienza respiratoria e nell’insufficienza epatocellulare grave
Negli attacchi di asma bronchiale
- In caso di scompenso cardiaco secondario ad affezioni croniche del polmone
- Nei traumatismi cranici ed in caso di ipertensione endocranica
- Dopo interventi chirurgici delle vie biliari
- Negli stati convulsivi
- Nell’epilessia non controllata
- Nell’alcolismo acuto e nel delirium tremens
- Negli stati di depressione del sistema nervoso centrale, in particolare quelli indotti da altri farmaci come ipnotici, sedativi, tranquillanti ecc. (vedere paragrafo Interazioni)
- In associazione con IMAO, incluso il furazolidone, o dopo meno di 2-3 settimane dalla sospensione del precedente trattamento (vedere paragrafo Interazioni)
- In caso di trattamento con naltrexone.
La morfina cloridrato, inoltre, è generalmente controindicata in gravidanza e durante l’allattamento (vedere paragrafi relativi alla gravidanza e all’allattamento).
Avvertenze e precauzioni per l’uso
La somministrazione di morfina, specie se prolungata, determina la comparsa di tolleranza e dipendenza.
La tolleranza all’effetto analgesico della morfina si presenta come riduzione progressiva dell’efficacia e della durata dell’analgesia e comporta, come conseguenza, un aumento del dosaggio.
La tolleranza all’inibizione dei centri del respiro si sviluppa parallelamente, per cui l’aggiustamento del dosaggio non comporta il rischio di una depressione respiratoria. Contemporaneamente alla tolleranza ai diversi effetti della morfina e con lo stesso meccanismo d’azione, si sviluppa la dipendenza.
In una condizione di tolleranza, l’interruzione della somministrazione di morfina evidenzia l’attività funzionale di questi meccanismi, che si rivela in termini di sintomi speculari rispetto agli effetti acuti del narcotico: iperalgesia e dolorabilità diffusa, diarrea, midriasi, ipertensione, brividi di freddo, ecc. Questi sintomi nel loro insieme costituiscono la “sindrome di astinenza”, la cui comparsa dimostra l’avvenuto sviluppo della dipendenza.
I sintomi da astinenza si manifestano di solito entro poche ore dall’assunzione dell’ultima dose, raggiungono l’intensità massima entro 36-72 ore, quindi regrediscono gradualmente. Questi sintomi includono nelle prime 24 ore:
- irrequietezza
- sbadigli
- midriasi
- lacrimazione
- rinorrea
- sudorazione
- orripilazione.
Successivamente i sintomi progrediscono e sono aggravati dalla comparsa di:
- fascicolazioni e spasmi muscolari
- dolori addominali e alle gambe
- lombalgia
- cefalea
- starnuti
- debolezza
- ansia
- irritabilità
- alterazioni del sonno o insonnia
- agitazione
- anoressia
- nausea
- vomito
- diarrea
- disidratazione
- perdita di peso
- tachicardia
- tachipnea
- ipertensione
- febbre e disturbi vasomotori.
In assenza di trattamento i sintomi da astinenza più evidenti scompaiono in 5-14 giorni.
Tolleranza e dipendenza si sviluppano molto lentamente in clinica, se la morfina viene somministrata per prevenire l’insorgenza del dolore e non al bisogno.
L’eventuale fase di interruzione della terapia con oppiacei, da attuarsi con gradualità, non si accompagna in clinica a complicanze comportamentali; sempre che la causa algogena sia stata rimossa.
Peraltro il rischio di dipendenza esiste, per cui la morfina non deve essere utilizzata negli stati dolorosi sensibili ad analgesici meno potenti o nei pazienti che non siano sotto stretta sorveglianza medica.
La tolleranza agli effetti farmacologici della morfina si attenua e scompare in pochi giorni dopo l’interruzione, assieme alla scomparsa dei sintomi di astinenza cioè della tolleranza.
Precauzioni da adottare
La morfina deve essere somministrata con cautela nei soggetti anziani e molto anziani o debilitati (vedere paragrafo Posologia e modo di somministrazione) e in pazienti affetti da:
- affezioni organiche cerebrali
- insufficienza respiratoria e affezioni polmonari croniche (particolarmente se accompagnate da ipersecrezione bronchiale) e comunque in tutte le condizioni ostruttive delle vie respiratorie e in caso di ridotta riserva ventilatoria (come, per esempio, in caso di cifoscoliosi ed obesità)
- coliche renali e biliari
- ipertrofia prostatica
- mixedema e ipertiroidismo
- epatite acuta ed epatopatie acute
- affezioni renali (vedere paragrafo Posologia e modo di somministrazione) ed epatiche croniche
- insufficienza adrenocorticale
- stati ipotensivi gravi e shock
- rallentamento del transito gastro-intestinale e affezioni intestinali di tipo infiammatorio od ostruttivo
- assuefazione agli oppioidi
- affezioni cardiovascolari ed aritmie cardiache e inoltre in seguito a chirurgia dei dotti urinari.
La morfina, per il suo effetto analgesico e per la sua azione sul livello di coscienza, sul diametro pupillare e sulla dinamica respiratoria può rendere difficile la valutazione clinica del paziente e ostacolare la diagnosi di quadri addominali acuti.
Interazioni della morfina con altre sostanze
La contemporanea somministrazione di altri agenti che deprimono il sistema nervoso centrale, quali alcol o farmaci quali anestetici generali, ipnotici, sedativi, ansiolitici, neurolettici, antidepressivi triciclici e antistaminici, può potenziare gli effetti della morfina, particolarmente quello di inibizione sulla funzione respiratoria.
La morfina, inoltre, può ridurre l’azione dei diuretici e potenziare gli effetti degli agenti di blocco neuromuscolare e dei miorilassanti in genere, del dicumarolo e degli altri anticoagulanti orali.
Associazioni controindicate
- Farmaci inibitori delle monoaminoossidasi (compreso il furazolidone). A causa dell’inibizione del Sistema Nervoso Centrale, la co-somministrazione può provocare ipotensione e depressione respiratoria (vedere paragrafo Controindicazioni).
- In caso di co-somministrazione, il paziente può risultare insensibile all’effetto antalgico della morfina.
Associazioni sconsigliate
- L’alcol incrementa l’effetto sedativo della morfina. L’alterazione della vigilanza può rendere pericolosi la guida e l’uso di macchine. L’assunzione di bevande alcoliche e di farmaci contenenti alcol è sconsigliata.
Associazioni che richiedono particolari precauzioni d’impiego
- Rifampicina.
- Cimetidina e altri farmaci inibitori del sistema del citocromo-P450.
Tali farmaci comportano un rallentamento nella degradazione della morfina, determinandone un aumento della concentrazione plasmatica.
Associazioni da tenere in considerazione
- Barbiturici
- Benzodiazepine e altri ansiolitici. In caso di co-somministrazione, si ha un aumento del rischio di depressione respiratoria, anche fatale in caso di sovradosaggio.
- Altri analgesici morfinici agonisti
- Antitussivi morfino-simili (dextrometorfano, noscapina, folcodina)
- Antitussivi morfinici (codeina, etilmorfina)
- Altri farmaci sedativi (neurolettici, antidepressivi, miorilassanti, antistaminici). La co-somministrazione può causare un incremento della depressione centrale, con aumentato rischio di alterazione dello stato di vigilanza, che può rendere pericolosa la guida e l’uso di macchinari.
- Anticoagulanti orali (tra cui il dicumarolo). La morfina può potenziarne gli effetti.
- L’azione diuretica può risultare ridotta.
La morfina in gravidanza e durante l’allattamento
Gravidanza
L’uso di morfina cloridrato, come di tutti gli analgesici stupefacenti è da attuarsi con cautela in gravidanza, tenendo presente che può provocare depressione respiratoria nel neonato se somministrato acutamente o sindrome d’astinenza se somministrato ripetutamente.
In ogni caso la somministrazione acuta deve essere evitata nei parti prematuri o durante la seconda fase del travaglio, quando la dilatazione del collo uterino raggiunge i 4-5 cm.
Allattamento
La morfina è escreta nel latte materno. Pertanto, nelle donne che allattano, occorre un’attenta valutazione del rapporto beneficio/rischio e decidere sull’opportunità di somministrare il farmaco, rinunciando a nutrire al seno il lattante o, viceversa, proseguire l’allattamento evitando la somministrazione del medicinale.
Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchine
La morfina compromette la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.
Tali effetti possono essere più marcati se il prodotto è assunto in combinazione con alcol o altri farmaci sedativi (vedere paragrafo Interazioni).
Morfina – Effetti collaterali
Gli effetti indesiderati più frequenti all’inizio del trattamento sono:
- sonnolenza
- confusione, nausea e vomito
- stitichezza.
Per gli altri effetti consultare il foglietto illustrativo presente nella confezione del farmaco.
Per quanto riguarda la sindrome di astinenza vedere il paragrafo Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso.
Sovradosaggio
Sintomi
Il sovradosaggio con la morfina determina grave depressione respiratoria, circolatoria e dello stato di coscienza che può progredire fino all’arresto respiratorio, al collasso e al coma. Altri segni di tossicità acuta sono miosi estrema, ipotermia e flaccidità dei muscoli scheletrici. Nella fase di coma si ha rilasciamento degli sfinteri, incluso quello pupillare e, quindi, midriasi.
Trattamento
Somministrare naloxone per via endovenosa a dosi comprese tra 0,4 e 2 mg fino al risveglio del paziente, che deve riprendere a respirare autonomamente, evitando per quanto è possibile di scatenare una crisi di astinenza. Lo stato di coscienza va in seguito mantenuto somministrando il naloxone per infusione endovena ad un dosaggio che eviti i sintomi di astinenza, fino a che le concentrazioni plasmatiche di agonista abbiano raggiunto un livello di sicurezza.
NOTA IMPORTANTE – Questa pagina non sostituisce in alcun modo le informazioni presenti nei foglietti illustrativi che accompagnano i farmaci; in particolare per composizione, forma farmaceutica, posologia, proprietà farmacologiche e informazioni farmaceutiche riferirsi al foglietto illustrativo. Nessun farmaco deve essere assunto senza consultare il proprio medico.