Rifadin è un farmaco a base di rifampicina, un antibiotico che appartiene alla categoria delle rifamicine; è attivo verso un ampio spettro di batteri comprendenti batteri Gram+, Gram-, anaerobi ed aerobi, tra i quali i micobatteri, e in particolare il Mycobacterium tuberculosis (anche bacillo di Koch), uno dei micobatteri responsabili della tubercolosi. Di solito la malattia colpisce i polmoni, ma anche altri organi possono essere interessati (apparato circolatorio, apparato, genito-urinario, articolazioni, cute, ossa, sistema linfatico, sistema nervoso centrale, intestino ecc.).
In associazione a isoniazide o altro farmaco antitubercolare, la rifampicina è uno dei farmaci utilizzati nel trattamento di prima scelta della tubercolosi umana.
A cosa serve Rifadin
Le indicazioni principali all’utilizzo di Rifadin sono le infezioni da microrganismi sensibili alla rifampicina e in particolare da micobatterio tubercolare e da altri micobatteri. Nelle infezioni da micobatteri è tassativo l’uso in combinazione con altri antibiotici o chemioterapici specifici.
Nelle infezioni non tubercolari, si consiglia l’associazione di un altro antibiotico attivo, per evitare eventuali insorgenze di resistenza. La sensibilità dei germi patogeni, o la loro possibile resistenza primaria o acquisita, dovrebbe essere determinata per mezzo di un antibiogramma, analogamente a quanto è previsto in generale per un corretto uso degli antibiotici.
Nel caso che l’infezione non rispondesse entro un ragionevole periodo di tempo, il trattamento dovrà essere cambiato, e nell’eventualità di una ricaduta si sconsiglia la somministrazione di Rifadin senza aver effettuato esami batteriologici preliminari.

Formula strutturale della rifampicina, principio attivo di Rifadin
Posologia e modalità di utilizzo
La posologia e le modalità di utilizzo di Rifadin possono variare a seconda dello specifico caso, in base all’età del paziente e al giudizio del medico.
Prima di usare Rifadin si devono informare il medico e/o il farmacista della propria storia clinica, in particolare di: problemi ai reni, problemi al fegato e altri problemi medici.
Per le dosi e le modalità di somministrazione consultare il foglietto illustrativo.
Rifadin – Avvertenze e controindicazioni
Per le avvertenze e precauzioni consultare il foglietto illustrativo; di seguito si riportano quelle relative a gravidanza, allattamento e uso di macchinari.
Gravidanza e allattamento
Non sono disponibili studi ben controllati sull’impiego di Rifadin nelle donne durante la gravidanza. Dosi elevate di rifampicina sono risultate teratogene nei roditori.
Anche se è stato riportato che la Rifadin attraversa la placenta ed è presente nel sangue del cordone, l’effetto sul feto del farmaco, da solo o in associazione ad altri farmaci antitubercolari, non è conosciuto.
Se Rifadin viene somministrato nelle ultime settimane di gravidanza può causare emorragie post-natali nella madre e nel neonato per le quali può essere necessario l’impiego di vitamina K.
Perciò nelle donne in gravidanza o in età fertile l’antibiotico dovrebbe essere usato solo se il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio per il feto.
Non vi sono dati sull’effetto a lungo termine sulla fertilità umana.
Rifadin è escreto nel latte materno per cui l’antibiotico dovrebbe essere usato durante l’allattamento solo se il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio per il bambino.
Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari
Non sono note interferenze sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari.
Rifadin è controindicato ai pazienti con ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti e in caso di ittero.
Controindicazioni
L’uso di Rifadin è altresì controindicato in concomitanza con l’associazione saquinavir/ritonavir
Interazioni di Rifadin con altre sostanze
Interazioni con enzimi del citocromo P-450
Rifadin è un potente induttore di alcuni enzimi del citocromo P-450. La contemporanea somministrazione di Rifadin con altri farmaci anch’essi metabolizzati attraverso questi enzimi del citocromo P-450 può aumentare l’eliminazione e ridurre l’attività di questi altri farmaci. Pertanto è necessaria cautela con la somministrazione di Rifadin con farmaci metabolizzati dal citocromo P-450. All’inizio del trattamento con Rifadin o alla sua sospensione può rendersi necessario un aggiustamento del dosaggio dei farmaci metabolizzati da questi enzimi, per mantenerne concentrazioni plasmatiche terapeuticamente ottimali.
Esempi di farmaci metabolizzati dagli enzimi del citocromo P-450 sono:
- anticonvulsivanti (per esempio la fenitoina)
- antiaritmici (per esempio, disopiramide, mexiletina, chinidina, propafenone, tocainide)
- antiestrogeni (per esempio, tamoxifene, toremifene)
- antipsicotici (per esempio, l’aloperidolo)
- anticoagulanti orali (per esempio, il warfarin, più noto come Coumadin)
- antidepressivi triciclici (per esempio, amitriptilina e nortriptilina)
- antimicotici (per esempio, fluconazolo, itraconazolo, ketoconazolo)
- antiretrovirali (per esempio, zidovudina, saquinavir, indinavir, efavirenz)
- barbiturici
- beta-bloccanti
- benzodiazepine (per esempio, il diazepam)
- calcio antagonisti (ad es. diltiazem, nifedipina, verapamile)
- cloramfenicolo
- claritromicina
- corticosteroidi
- clofibrato
- contraccettivi orali
- dapsone
- doxiciclina
- estrogeni
- farmaci benzodiazepino-simili (per esempio, zopiclone e zolpidem)
- fluorochinolonici
- gestrinone
- glicosidi cardioattivi
- immunosoppressori (per esempio, ciclosporina, tacrolimus)
- ipoglicemizzanti orali (ad es. sulfaniluree)
- irinotecan
- levotiroxina
- losartan
- analgesici stupefacenti
- metadone
- praziquantel
- progestinici, chinina
- riluzolo
- 5-HT3 antagonisti selettivi (per esempio, ondansetron)
- statine metabolizzate dal CYP 3A4
- telitromicina
- teofillina
- tiazolidinedioni (per esempio, rosiglitazone).
Le pazienti in terapia con contraccettivi orali devono utilizzare metodi contraccettivi non ormonali durante la terapia con Rifadin.
Altre interazioni – Quando Rifadin viene somministrato in concomitanza con l’associazione saquinavir/ritonavir, aumenta la potenziale epatotossicità. Pertanto l’utilizzo concomitante di Rifadin con saquinavir/ritonavir è controindicato.
Con la concomitante somministrazione di atovaquone e Rifadin sono state osservate concentrazioni ridotte del primo ed aumentate del secondo.
L’uso concomitante di ketoconazolo e Rifadin ha determinato riduzione dei livelli sierici di entrambi i farmaci. L’uso concomitante di enalapril e Rifadin ha determinato aumento dei livelli di enalaprilato, il metabolita attivo dell’enalapril. Se le condizioni cliniche del paziente lo richiedono, si devono fare aggiustamenti della dose.
La contemporanea assunzione di antiacidi può ridurre l’assorbimento un’ora prima dell’assunzione di antiacidi.
Con la concomitante somministrazione di alotano o isoniazide viene aumentata la potenziale epatotossicità. L’uso concomitante di Rifadin e alotano deve essere evitato. I pazienti in terapia con Rifadin e isoniazide devono essere controllati attentamente a causa di una possibile epatotossicità.
La somministrazione simultanea di acido para-aminosalicilico (P.A.S.) in formulazioni contenenti come eccipiente la bentonite, e Rifadin può indurre una riduzione dei livelli ematici di quest’ultima. I due farmaci devono essere somministrati con un intervallo di almeno 8 ore.
Interferenza con test diagnostici e di laboratorio
È stato dimostrato che livelli terapeutici di Rifadin inibiscono i test microbiologici standard per il dosaggio dei folati e della vitamina B12. Perciò si devono utilizzare test alternativi. È stato inoltre osservato un aumento transitorio dei livelli sierici di bilirubina. Rifadin può ridurre l’escrezione biliare dei mezzi di contrasto utilizzati per la visualizzazione della colecisti, per via di una competizione per l’escrezione biliare. Perciò tali test devono essere effettuati prima dell’assunzione della dose mattutina di Rifadin.
Utilizzando la metodica KIMS (Kinetic Interaction of Microparticles in Solution) sono stati riportati reattività crociata e falsi positivi nei testi urinari per la determinazione degli oppiacei eseguiti in pazienti in terapia con Rifadin. La gascromatografia e la spettrometria di massa, utilizzate come test di conferma, sono in grado di distinguere la Rifadin dagli oppiacei.
Rifadin – Effetti collaterali
L’utilizzo di Rifadin può dar luogo a vari effetti collaterali, anche se non detto che tutti i pazienti li manifestino o li manifestino nella stessa misura.
Possono verificarsi reazioni cutanee di grado lieve che non sembrano essere di natura allergica. Di solito consistono in arrossamento e prurito con o senza la comparsa di rash. Si sono verificate orticaria e reazioni cutanee di ipersensibilità più gravi, ma non sono comuni. Raramente sono stati riportati casi di reazione pemfigoide, eritema multiforme, compresa la sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica e vasculite.
Sono stati riferiti disturbi gastrointestinali quali anoressia, nausea, vomito, fastidio addominale e diarrea. Con Rifadin è stata segnalata colite pseudomembranosa.
Rifadin può causare epatite e pertanto devono essere eseguiti test della funzionalità epatica.
Sistema nervoso centrale: raramente è stata riportata psicosi.
Si può verificare trombocitopenia con o senza porpora, di solito associata alla terapia intermittente, ma è reversibile se la terapia viene sospesa prontamente alla comparsa di porpora. Emorragia cerebrale ed eventi fatali sono stati riportati in seguito ad uso continuato o reintroduzione del farmaco dopo la comparsa di porpora. Raramente è stata riportata coagulazione intravascolare disseminata.
Eosinofilia, leucopenia, edema, debolezza muscolare e miopatia sono state segnalate in una piccola percentuale di pazienti in terapia con Rifadin.
Molto raramente è stata riportata agranulocitosi.
Vi sono stati rari casi di insufficienza surrenalica in pazienti con compromissione della funzionalità surrenalica. Disturbi del ciclo mestruale sono stati riferiti in donne sottoposte a terapia antitubercolare di lunga durata con schemi terapeutici contenenti Rifadin.
Reazioni che di solito si verificano con schemi terapeutici intermittenti, probabilmente di origine immunologica, comprendono: sindrome influenzale con episodi febbrili, brividi, cefalea, capogiri e dolore osseo; dispnea e sibili; calo della pressione arteriosa e shock; anafilassi; anemia emolitica acuta; insufficienza renale acuta dovuta a necrosi tubulare acuta o a nefrite interstiziale acuta.
Sovradosaggio
In caso di sovradosaggio, entro breve tempo dalla somministrazione acuta possono comparire nausea, vomito, dolore addominale, prurito, cefalea e aumento della letargia; in caso di grave epatopatia si può avere perdita di coscienza. Si possono verificare aumenti transitori degli enzimi epatici e/o della bilirubina. Si manifesta una colorazione bruno-rossastra o arancione della cute, urine, sudore, saliva, lacrime e feci, la cui intensità è proporzionale alla dose assunta.
Nei pazienti pediatrici è stato riportato anche edema facciale o periorbitale. In alcuni casi fatali sono state riportate ipotensione, tachicardia sinusale, aritmie ventricolari, convulsioni ed arresto cardiaco.
Non è nota la dose minima letale o tossica acuta. Comunque sono stati riportati casi di sovradosaggio acuto non letale in adulti che avevano assunto 9-12 g di Rifadin.
Sovradosaggi acuti letali sono stati osservati in adulti in seguito all’assunzione di dosi comprese tra i 14 ed i 60 g. In alcuni casi, sia letali che non letali, era presente un’anamnesi di consumo o abuso di alcol.
Sono stati riportati sovradosaggi non letali in pazienti pediatrici di età da 1 a 4 anni trattati con dosi di 100 mg/kg (1 o 2 dosi).
Per trattare il sovradosaggio si devono adottare misure di supporto intensivo e i segni e i sintomi devono essere trattati man mano che si verificano. Poiché probabilmente sono presenti nausea e vomito, la lavanda gastrica è da preferire all’induzione di emesi. Dopo svuotamento del contenuto gastrico l’instillazione di carbone attivo nello stomaco può aiutare l’assorbimento del farmaco residuo nel tratto gastroenterico. Può rendersi necessaria la somministrazione di terapia antiemetica in caso di grave nausea e vomito. Una diuresi attiva (con controllo dell’assunzione e dell’eliminazione) promuoverà l’escrezione del farmaco. In alcuni pazienti può essere utile l’emodialisi.
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NOTA IMPORTANTE – Questa pagina non sostituisce in alcun modo le informazioni presenti nei foglietti illustrativi che accompagnano i farmaci; in particolare per composizione, forma farmaceutica, posologia, proprietà farmacologiche e informazioni farmaceutiche riferirsi al foglietto illustrativo. Nessun farmaco deve essere assunto senza consultare il proprio medico.