Il ginkgo biloba (spesso ginko biloba, terminologia scorretta, ma ormai entrata nell’uso comune; in alcuni casi, addirittura, anche se più raramente, il termine usato è ginco), nome scientifico Salisburia adiantifolia o Pterophyllus salisburiensis, è una pianta di origine asiatica (Cina e Giappone) appartenente alla famiglia delle Ginkgoacee; l’albero può raggiungere un’altezza di 40 m, le foglie hanno forma a ventaglio e sono divise in due lobi (da qui il termine biloba).
Si tratta di una pianta dioica [le piante dioiche sono piante che presentano fiori maschili (staminiferi) e fiori femminili (pistilliferi) su esemplari diversi] che ama gli ambienti soleggiati e il clima fresco.
Il ginkgo biloba è estremamente resistente agli agenti esterni (difficilmente viene attaccato da parassiti o colpito da malattie), per questo motivo viene spesso usata come pianta ornamentale nelle grandi città, nei parchi e nei giardini pubblici.
Le piante di ginkgo biloba sono particolarmente longeve, ne esistono infatti molti esemplari plurisecolari.

Frutti di ginkgo biloba
Proprietà del ginkgo biloba
Il ginkgo biloba aumenta l’afflusso sanguigno a livello cerebrale e alla periferia nei casi di insufficienza circolatoria.
Il ginkgo biloba diminuisce la viscosità del sangue inibendo il fattore attivante le piastrine, platelet activating factor (PAF).
A livello erboristico (la parte utilizzata sono le foglie) il ginkgo biloba viene commercializzato generalmente sotto forma di compresse od opercoli.
Nei mercati orientali, la polpa e i semi di ginkgo biloba vengono commercializzati quali vermifughi (sostanze usate per combattere i vermi parassiti che si insediano nell’intestino).
Come nel caso di altri prodotti erboristici (per esempio l’eleuterococco) sono numerosissime le sue indicazioni terapeutiche.
Oltre all’immancabile suggerimento al suo utilizzo come antiossidante (diventa sempre più difficile trovare un prodotto erboristico che non abbia questa caratteristica…) il ginkgo biloba sarebbe indicato nella cura dei disturbi della memoria, nei disturbi emorroidari, nelle emicranie, nelle cefalee, nei disturbi circolatori, nella labirintite, in caso di acufeni e nel morbo di Alzheimer (ne parliamo nella parte finale dell’articolo); non andiamo oltre, ma sarebbe sufficiente una qualsiasi ricerca in Rete per ampliare la lista delle indicazioni della “miracolosa” pianta (cosa che dovrebbe renderci perlomeno un po’ scettici).
Dose efficace
Secondo diversi studi, le dosi terapeutiche generalmente indicate dai produttori (120-240 mg di estratto titolato al 24% di ginkgo biloba flavoni glicosidi e 6% di terpeni per una durata non inferiore alle 8 settimane nel caso di malattie croniche) non sembrano apportare benefici quantificabili.
A cosa serve il ginkgo biloba
L’integrazione con prodotti a base ginkgo biloba potrebbe giovare a soggetti sofferenti di arteriopatie periferiche, disturbi circolatori cerebrali (insufficienza cerebrale), perdita di memoria durante l’invecchiamento, prevenzione e cura dell’arteriosclerosi.
Secondo alcuni studi sarebbe un aiuto anche per la demenza di Alzheimer (vedi paragrafo finale) e per alcune malattie depressive. Va comunque precisato che in questi particolari casi comunque, l’uso del ginkgo biloba sarebbe solamente una forma integrativa (non sostitutiva) di un intervento in cui è necessaria la consulenza di uno specialista.
Attualmente, l’uso del ginkgo biloba sembra aver senso solamente per soggetti anziani o con problemi alla microcircolazione cerebrale.
Controindicazioni ed effetti collaterali
L’utilizzo dei prodotti a base di ginkgo biloba è controindicato nei soggetti affetti da piastrinopatie, epatopatie e in coloro che sono sottoposti a terapia con farmaci antiaggreganti e/o anticoagulanti. Lo stesso vale per chi sta assumendo inibitori del MAO e farmaci antinfiammatori non steroidei.
Si dovrebbero evitare le associazioni con prodotti a base di aglio o derivati dal salice perché aumenta il rischio di gastrolesività di tali prodotti.
Gli effetti collaterali dei prodotti a base di ginkgo biloba sono rari e generalmente di lieve portata; a scopo precauzionale ne è sconsigliato l’utilizzo nelle donne che sono in stato interessante e in quelle che allattano.
L’eventuale ingestione di frutti o semi può dar luogo a reazioni allergiche, disturbi agli apparati digerente, circolatorio e respiratorio. Soprattutto l’ingestione di semi può essere causa di intossicazione alimentare con comparsa di convulsioni e perdita di coscienza.
Ginkgo biloba e Alzheimer
Per amor di chiarezza, qui di seguito riportiamo un estratto di un articolo che fu pubblicato a suo tempo nel sito del Centro di Neurologia Bari (www.neurologia.it):
È un bell’albero e viene dalla Cina. Gli estratti delle foglie contengono sostanze farmacologiche come il “platelet activating factor – PAF”. I prodotti a base di Ginkgo biloba arricchiscono ogni erboristeria e vengono raccomandati per gli usi più svariati, in genere senza solida evidenza scientifica e con molta promozione pseudo-scientifica da parte dei produttori citando una mole di piccoli studi non controllati oppure pubblicazioni aneddotiche.
Cinque anni fa uno studio su JAMA (autorevole giornale dell’associazione medica americana) ha dimostrato un effetto del Ginkgo nei malati di Alzheimer comparabile a quello dei farmaci usati per migliorare i deficit cognitivi (effetti sempre molto modesti). Appare oggi (2002) su JAMA uno studio (uno studio come si deve: randomizzato, doppio cieco, con gruppo placebo) degli effetti generali del Ginkgo sulla memoria che (specialmente dopo lo studio Alzheimer) vengono ampiamente reclamizzati anche per persone sane. Risultato: nessun effetto del Ginkgo biloba.
Questo è l’estratto dello studio (quello “come si deve”) citato sopra:
Conclusions – The results of this 6-weeks study indicate that ginkgo biloba did not facilitate performance on standard neuropsychological tests of learning, memory, attention, and concentration or naming and verbal fluency in elderly adults without cognitive impairment. The ginkgo group also did not differ from the control group in terms of self-reported memory function or global rating by spouses, friends, and relatives. These data suggest that when taken following the manufacturer’s instructions, ginkgo provides no measurable benefit in memory or related cognitive function to adults with healthy cognitive function.
Conclusioni – I risultati di questo studio di 6 settimane indicano che il ginkgo biloba non ha agevolato le prestazioni nei test neuropsicologici standard di apprendimento, memoria, attenzione, concentrazione, denominazione e fluenza verbale in soggetti anziani adulti senza deficit cognitivo. Il gruppo trattato non differisce inoltre dal gruppo di controllo riguardo alla funzione mnemonica sia in base a quanto da essi riferito sia in base alla valutazione globale fatta da coniugi, amici e parenti. Questi dati indicano che l’assunzione di ginkgo fatta secondo le indicazioni del produttore, non apporta alcun beneficio quantificabile per la memoria o funzione cognitiva correlata in adulti con funzione cognitiva normale.