Con il termine ginseng si fa riferimento ad alcune specie di piante che appartengono al genere Panax e alla famiglia delle Arialacee; si tratta di piante perenni a lenta crescita caratterizzate da radici carnose.
Il genere Panax è soprattutto presente in Asia orientale (in particolar modo nella Cina del Nord, in Corea e in Siberia) e nel Nord America, specialmente nelle zone caratterizzate da un clima più freddo.
Il termine Panax è di origine latina e deriva dai termini greci pan (tutto) e akèia (cura, rimedio); da qui il successivo termine italiano panacea (rimedio per tutto). Il termine ginseng, invece, viene dalla lingua cinese (da Rén Shēn) e significa radice dell’uomo (la radice, in effetti, ha un aspetto antropomorfo).
La popolarità del ginseng è millenaria e la farmacologia cinese considera la droga estratta dalle sue radici uno dei rimedi più importanti, appunto una vera e propria panacea di tutti i mali. In particolar modo, nei tempi più antichi veniva utilizzato soprattutto come rimedio antinvecchiamento, per combattere i disturbi sessuali e quelli gastrointestinali.
La fama del ginseng ha da moltissimo tempo conquistato anche l’Occidente, tant’è che è uno dei prodotti erboristici più richiesti in assoluto. Lo si trova soprattutto sotto forma di integratore alimentare destinato a sportivi, anziani e persone convalescenti (le modalità di utilizzo sono le più svariate (polveri estratte dalla radice, capsule, compresse e infusi).
Essenzialmente, si tratta di sostanze cui sono attribuite proprietà tonico-adattogene (ricordiamo che il termine adattogeno è stato coniato verso la fine degli anni ’50 da due ricercatori russi, I. I. Brekhman e I. V. Dardymov; i due ricercatori definirono il fattore adattogeno come fattore non in grado di provocare se non minimi disordini nelle funzioni fisiologiche dell’organismo, dotato di azione normalizzante aspecifica e indipendente dalla direzione dello stato patologico) e quindi in grado di aumentare la resistenza dell’organismo a fattori stressanti (sia fisici che psichici).
Ginseng: le specie più importanti
Le specie più conosciute di ginseng sono il ginseng asiatico (Panax ginseng), quello nordamericano (Panax quinquefolius), quello cinese (Panax notoginseng), quello himalaiano (Panax pseudoginseng), quello giapponese (Panax japonicus), quello vietnamita (Panax vietnamensis). La composizione dei vari tipi di ginseng è diversa sia qualitativamente che quantitativamente; delle varie specie, quella forse più utilizzata in assoluto è il ginseng asiatico.
Non appartengono al genere Panax altre tipologie per cui viene utilizzata la denominazione ginseng; in particolare ci riferiamo al ginseng siberiano (o eleuterococco, Eleutherococcus senticosus), a quello peruviano (o ginseng delle Ande o maca, Lepidium peruviano) e a quello femminile (noto anche come dong quai o Angelica sinensis o Angelica cinese).

Panax ginseng
Ginseng: i principi attivi
I principi attivi della droga estratta dalla pianta sono delle saponine triterpeniche a struttura steroidea denominati ginsenoidi. Altri componenti sono olio essenziale (particolarmente ricco di sesquiterpeni), amidi, pectine, fitosteroli, colina, vitamine del gruppo B e oligoelementi.
La percentuale di ginsenoidi presenti varia da poco meno dell’1% a circa il 3%; il quantitativo di ginsenoidi nelle radici laterali è molto superiore di quello nella radice principale della pianta.
Proprietà del ginseng
Nel corso dei secoli al ginseng sono state attribuite moltissime proprietà (non a caso molti lo considerano una vera e propria panacea); in realtà, come spesso capita quando si parla di rimedi fitoterapici, c’è un po’ troppa esagerazione (o troppo ottimismo, se vogliamo essere più buoni) nel declamarne le virtù.
Le numerose ricerche effettuate sembrano non confermare le presunte proprietà afrodisiache che molti attribuiscono alla droga in questione (tali proprietà, secondo alcuni, sarebbero dovute alla capacità del ginseng di incrementare il rilascio di ossido nitrico dalle cellule endoteliali dei corpi cavernosi dell’organo sessuale maschile con conseguente vasodilatazione e miglioramento della funzione erettile).
Soprattutto la varietà nordamericana è stata studiata per i suoi effetti ipoglicemizzanti. Secondo alcuni studi il ginseng americano favorirebbe una riduzione dell’assorbimento di carboidrati, il rilascio di insulina dalle cellule del pancreas e un incremento della captazione tissutale di glucosio. Gli studi che hanno evidenziato tali effetti sono stati però effettuati su topolini affetti da diabete e, al momento attuale, non vi sono evidenze tali che confermino le proprietà ipoglicemizzanti del ginseng sull’essere umano.
Altri effetti attribuiti alla pianta sono quelli ipocolesterolemizzanti, antinfiammatori, antiossidanti, antipiretici ecc. Come nel caso degli effetti ipoglicemizzanti, tali effetti sono stati osservati soltanto su cavie animali e mancano ancora conferme che tali effetti siano possibili anche sull’uomo. Peraltro, molti studiosi hanno avanzato forti dubbi sulla neutralità degli studi che attribuivano determinate capacità al ginseng in quanto si trattava di ricerche perlopiù condotte nei Paesi dell’est asiatico dove gli interessi economici che ruotano attorno alla pianta in questione sono notevolissimi. Ecco in parte spiegate la diversità di pareri sull’efficacia del ginseng; da una parte c’è chi lo considera un vero e proprio toccasana, dall’altra chi lo considera una delle tante promesse non mantenute della fitoterapia.
Più probabilmente, sull’uomo, dopo una fase iniziale in cui il principio attivo dimostra proprietà stimolanti, si arriva ben presto a un’assuefazione, nel senso che l’organismo non ottiene nessun miglioramento prestativo dall’assunzione del prodotto.
Dosi giornaliere consigliate
Attualmente il ginseng viene soprattutto consigliato a soggetti in situazioni di stress psico-fisico. Le dosi giornaliere consigliate sono 100-300 mg al giorno standardizzati al 4-5% di ginsenoidi (per la varietà cinese e quella americana); come radice secca invece sono invece consigliati 1-2 grammi per le varietà cinese e americana.
L’integrazione viene consigliata per un periodo massimo di 6 settimane.
Controindicazioni
Per quanto concerne le controindicazioni all’utilizzo, l’assunzione è sconsigliata in soggetti affetti da ipertensione arteriosa (pressione alta) e ipoglicemia (glicemia bassa). Può provocare ipertensione e irritabilità, disordini del sonno, diarrea ed eruzioni cutanee.
Se assunto in elevate quantità, sembra che possa stimolare un’anomala attività ormonale, dando false positività nei controlli antidoping.
Caffè al ginseng
Il caffè al ginseng è da anni reperibile in tutti i bar e ristoranti. Viene generalmente prodotto infondendo la polvere di caffè con la radice della varietà nordamericana (Panax quinquefolius), anche se in alcuni casi sono utilizzate le radici delle varietà asiatica.
La bevanda può essere consumata come qualsiasi altro tipo di caffè, vale a dire, caldo o freddo, macchiato con il latte o con la crema di latte, zuccherato o amaro, ingrediente del cappuccino o del caffellatte ecc.

Caffè al ginseng