Il ricino (Ricinus communis) è una pianta erbacea o arborescente che può essere annuale o perenne a seconda delle condizioni climatiche della zona in cui si trova. Le piante sono alte mediamente dai 2 ai 3 m, ma se il clima è favorevole possono raggiungere altezze molto superiori, anche fino ai 10 m. La pianta alla famiglia delle Euphorbiacee, la stessa a cui appartengono piante come la tapioca e l’Hevea brasiliensis (più nota come pianta del caucciù). La pianta è originaria dell’Africa tropicale, ma è ormai diffusa in molte altre parti del mondo, in particolar modo nelle zone subtropicali.
Il ricino è una pianta tossica; la sua tossicità è dovuta alla presenza di ricina e ricinina, due glicoproteine che sono concentrate in massima parte nei semi. La ricina e la ricinina possono provocare diversi disturbi, tra i quali vomito, emorragia gastrointestinale, diarrea, convulsioni e aritmia; nei casi più gravi si può arrivare al coma e addirittura alla morte, è infatti sufficiente l’ingestione di pochi semi per provocarla.

Il ricino è una pianta tossica a causa della presenza di due glicoproteine, ricina e ricinina
Olio di ricino
Dai semi, il cui contenuto lipidico varia dal 30 al 50%, viene ottenuto, mediante spremitura a freddo, il celeberrimo olio di ricino, noto soprattutto per le sue proprietà lassative, proprietà dovute alla presenza di acido ricinoleico.
L’olio di ricino viene impiegato in diversi settori tra cui quelli farmaceutico e cosmetico. Nonostante i vari impieghi, la sua fama è ancora legata alle sue proprietà purgative; l’olio di ricino produce i suoi effetti lassativi al massimo entro le 12 ore dalla sua ingestione; le scariche fecali sono abbondanti e le feci sono semiliquide. I dosaggi per gli effetti purganti vanno dai 15 ai 50 ml nei soggetti adulti e dai 5 ai 10 nei bambini; attualmente però si preferiscono altri rimedi meno irritanti per trattare i casi di stipsi.
Non è infrequente sentir parlare dell’olio di ricino come induttore del travaglio, una pratica controversa, un vero e proprio rimedio della nonna, che ci sentiamo di sconsigliare assolutamente. A parte il fatto che, a tutt’oggi, l’efficacia nell’induzione del travaglio non è confortata da riscontri scientifici di un certo rilievo, è bene ricordare che in gravidanza l’assunzione di integratori, rimedi erboristici, farmaci ecc. deve essere sempre fatta dietro la supervisione del proprio ginecologo. Nel caso dell’olio di ricino, nessun medico degno di questo nome consiglierà mai a una donna l’utilizzo di questa sostanza per indurre il travaglio; e, in effetti, perché mai una gestante dovrebbe assumere un preparato che provoca, diarrea, disidratazione e forti dolori addominali? Esistono infatti metodi più sicuri ed efficaci per indurre il travaglio nel caso ciò sia necessario.
L’utilizzo di olio di ricino è altresì controindicato nei soggetti affetti da enterocoliti od occlusioni intestinali.
Particolare cautela nell’assunzione deve essere osservata da coloro che assumono glicosidi cardioattivi perché esso ne potenzia l’azione.