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Crioterapia dermatologica

La crioterapia dermatologica (anche criochirurgia e, spesso, soltanto crioterapia) è una metodica da tempo sfruttata per il trattamento di varie tipologie di affezioni cutanee; come si può intuire dalla terminologia, viene sfruttato il principio del congelamento (il prefisso crio- viene utilizzato, generalmente negli ambiti medico e scientifico, per indicare qualcosa che ha relazione con il freddo).

Per gli interventi di crioterapia dermatologica si ricorre solitamente all’azoto liquido, un agente criogeno di notevole impatto in quanto è in grado di raggiungere i -196 °C; ben si comprende quindi perché l’utilizzo degli strumenti che sfruttano questa sostanza sia di stretta competenza di personale medico specializzato.

crioterapia dermatologica

La crioterapia dermatologica è una metodica da tempo sfruttata per il trattamento di varie tipologie di affezioni cutanee, come la cheratosi seborroica mostrata in figura

La tecnica, in sé, è piuttosto semplice; l’azoto liquido (o un’altra sostanza ad azione criogena), applicato sulla lesione cutanea da trattare, determina una vera e propria ustione da congelamento; di fatto, si verifica la formazione di piccolissimi cristalli intracellulari che causano la morte delle cellule per shock termico.

Le indicazioni della crioterapia dermatologica

Le lesioni cutanee che possono essere trattate con la crioterapia dermatologica sono veramente molte; per alcune di esse, la criochirurgia è la tecnica d’elezione. Di seguito un elenco delle problematiche cutanee per le quali è possibile ricorrere alla metodica in questione:

  • angioma piano (angioma rubino)
  • cheratosi (varie forme)
  • condilomi acuminati (genitali e anali)
  • discheratosi
  • fibromi penduli di piccole dimensioni
  • lentigo (varie forme)
  • lesioni acneiche (alcune tipologie)
  • lesioni cheloidi
  • lesioni tumorali di vario tipo (in alcuni casi selezionati di basalioma, malattia di Bowen e carcinoma spinocellulare, la crioterapia può rappresentare un’opzione di seconda scelta)
  • verruche (volgari, periungueali e plantari)
  • ecc.

Alcuni riportano fra le indicazioni della crioterapia dermatologica anche l’alopecia areata, le emorroidi e la couperose; relativamente a queste due ultime problematiche si deve segnalare il fatto che non tutti gli autori concordano su questo punto.

La crioterapia dermatologica è controindicata nei bambini di età inferiore ai 6 anni, nei soggetti con ipersensibilità al freddo e in coloro affetti da arteriopatie e malattia di Raynaud.

Effetti collaterali

Una seduta di crioterapia è molto breve e relativamente indolore. Non mancano comunque alcuni effetti collaterali; i più significativi sono l’arrossamento della zona trattata; il gonfiore è spesso presente; si tratta comunque di manifestazioni transitorie che hanno una durata di poche ore. In alcuni casi potrebbero comparire delle piccole bollicine sierose o siero-ematiche. A scopi profilattici, dopo una seduta di crioterapia dermatologica è opportuno applicare una crema antibiotica; le applicazioni dovranno essere effettuate per 5 o 6 giorni.

Esiste anche, in particolar modo se il trattamento ha riguardato lesioni profonde, la possibilità di discromie che potrebbero essere accentuate o scatenate in seguito a una precoce esposizione ai raggi solari. Anche le discromie, comunque si risolvono nel giro di poco tempo.

Le varie tecniche

La crioterapia dermatologica può essere effettuata tramite varie tecniche, ovvero la tecnica spray (crioterapia dermatologica a spruzzo), la tecnica dipstick (crioterapia dermatologica con bastoncino) e la cryoprobe (crioterapia dermatologica con sonda).

La crioterapia a spruzzo è probabilmente la tecnica di più frequente utilizzo; l’affezione cutanea viene trattata tramite uno spruzzo di azoto liquido emesso a distanza ravvicinata. È una tecnica molto precisa e il rischio di infezione è praticamente nullo.

Nella crioterapia con bastoncino, si usa un bastoncino sulla cui estremità si trova un piccolo batuffolo di cotone imbevuto di azoto liquido; è una tecnica meno precisa della precedente e, teoricamente, è maggiore il rischio di infezione.

La tecnica cryoprobe sfrutta delle sonde impregnate di azoto liquido che vengono messe a contatto con l’affezione cutanea da trattare; le sonde favoriscono una profonda penetrazione del freddo.

Tempi di guarigione

Dopo la seduta di crioterapia, la zona trattata si arrossa e il soggetto può provare bruciore e/o dolore che durano pochi minuti. Nei giorni seguenti si formano delle piccole bolle che evolvono poi in croste; sia le bolle sia le croste non devono essere alterate o rimosse.

Fra le avvertenze, è importante non esporre la zona al sole e trattarla con opportune creme antisettiche e riepitelizzanti.

I tempi di guarigione sono al massimo di 10 giorni con la cute che ritorna allo stato precedente la lesione, senza la presenza di cicatrici.

Crioterapia dermatologica: sostanze alternative all’azoto liquido

L’azoto liquido è senza ombra di dubbio l’agente criogeno maggiormente sfruttato per la crioterapia dermatologica, esistono comunque altre sostanze che possono essere talvolta utilizzate; nessuna di queste comunque è in grado di raggiungere temperature negative paragonabili a quelle ottenibili con l’azoto liquido; fra queste sostanze alternative ricordiamo:

  • freon 114 (-33 °)
  • freon 12 (-60 °C)
  • freon 2 (-70 °C)
  • anidride carbonica (nota anche come neve carbonica, -79 °C)
  • protossido d’azoto (-89 °C).

Tutte queste sostanze comunque sono raramente sfruttate in ambito dermatologico per tutta una serie di motivi (i freon sono considerati inquinanti, la neve carbonica non ha tempi di congelamento sempre rapidi e il protossido d’azoto è di difficile manutenzione e comporta costi eccessivi).

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