La musicoterapia è una disciplina dalle antiche origini che utilizza la musica per scopi curativi. La precedente definizione è volutamente scarna; non è infatti per niente facile definire esaustivamente questa particolare disciplina, tant’è che le definizioni di musicoterapia sono numerose e non sempre simili fra loro.
Una delle definizioni più note è quella resa dalla NAMT (National Association for Music Therapy), un’associazione statunitense. Ne riportiamo la parte iniziale: “La musicoterapia è l’uso della musica per il raggiungimento dei seguenti obiettivi terapeutici: il recupero, il mantenimento e il miglioramento della salute fisica e mentale. [omissis] consiste nell’applicazione sistematica della musica, diretta dal musicoterapeuta in un ambiente terapeutico, per apportare auspicabili cambiamenti nel comportamento. Tali cambiamenti mettono in grado l’individuo di sottoporsi alla terapia per sperimentare una maggiore comprensione di sé stesso e del mondo intorno a lui permettendogli, quindi, di inserirsi in modo più appropriato nella società“.
Molti considerano la musicoterapia una delle tante e cosiddette medicine alternative; ma, a parere di scrive, ciò non sembra molto corretto in quanto si deve considerare una medicina complementare. Infatti, mentre molte medicine alternative pretendono di sostituirsi alla medicina ufficiale, la musicoterapia si pone in modo diverso; quando per esempio si parla di musicoterapia in oncologia, nessuno pensa che questa disciplina possa sostituirsi alle cure di tipo tradizionale (chemioterapia, radioterapia ecc.); si ritiene invece che essa possa, perlomeno potenzialmente, servire da supporto a tali terapie.
Sempre restando nel campo oncologico, tale disciplina è consigliata in determinati ambiti (vedasi per esempio l’oncologia pediatrica) al fine di ridurre l’ansia e lo stress, ottenere un miglior controllo del dolore, raggiungere un miglior adattamento ai trattamenti terapeutici e supportare psicologicamente sia il paziente che i suoi familiari.
Il giudizio del Personalismo
Anche se alcuni autori considerano la musicoterapia una scienza vera e propria, molti altri ritengono che, allo stato attuale, non esista una dimostrazione scientifica dell’effettiva efficacia terapeutica di tale disciplina.
In realtà, per il Personalismo molti disagi psicologici e la qualità della vita in generale possono trarre grande giovamento dagli oggetti d’amore. Una strategia vincente è perciò
insegnare ad amare.
In altri termini, qualunque terapia (e quindi anche la musicoterapia) che nel soggetto possa creare un interesse (che può eventualmente sfociare in oggetto d’amore) produce miglioramenti.
Campi di applicazione della musicoterapia
Sono due i principali campi di intervento della musicoterapia nel nostro Paese. Il primo campo è quello psico-pedagogico, mentre il secondo è quello clinico-psichiatrico.
Relativamente al primo campo di indirizzo, la musicoterapia è utilizzata generalmente in ambito scolastico congiuntamente agli interventi di prevenzione dei problemi di apprendimento, di riduzione degli abbandoni scolastici e di miglioramento formativo.
La musicoterapia è quindi collocata fra le cosiddette attività di sostegno, attività previste da una circolare del Ministero della Pubblica Istruzione risalente al 1994.
In ambito clinico-psichiatrico la musicoterapia è utilizzata in ospedali, in centri assistenziali e riabilitativi e in case di cura.
Prendendo in considerazione entrambi i campi di intervento, la musicoterapia è utilizzata in caso di disturbi emotivi (stati ansiosi, stati depressivi, attacchi di panico, disturbi del sonno ecc.); disturbi di tipo relazionale sia del bambino che della persona adulta; disturbi di tipo mentale (nevrosi, psicosi, anoressia ecc.); handicap psichici, fisici e sensoriali; disturbi del linguaggio, deficit uditivi, esiti di coma, malattie di tipo neurologico (morbo di Parkinson, ictus ecc.); patologie senili (disturbi relazionali, demenza senile, morbo di Alzheimer ecc.).
Gli obiettivi che, in linea generale, ci si pongono con le sedute di musicoterapia sono diversi; fra questi ricordiamo in primis il riuscire ad aprire canali di comunicazione sia intrapsichici che extrapsichici, riuscire a dominare le paure e migliorare la capacità di dominare impulsi irrazionali; dominare gli stimoli ansiosi, favorire l’espressione dei sentimenti e la creatività, migliorare la socializzazione e l’interazione con le altre persone, migliorare lo sviluppo dell’espressione corporea, stimolare i ricordi e le funzioni cognitive, le capacità sensoriali e quelle intellettive, migliorare lo sviluppo psico-motorio ecc.

In ambito clinico-psichiatrico la musicoterapia è utilizzata in ospedali, in centri assistenziali e riabilitativi e in case di cura
Le sedute di musicoterapia
L’intervento di musicoterapia prevede il passaggio attraverso diverse fasi: analisi del caso in questione, raccolta dei dati anamnestici, approfondimento diagnostico, compilazione dell’anamnesi sonoro-musicale, elaborazione di un dettagliato progetto di intervento musicoterapico, verifica periodica degli eventuali risultati ottenuti da farsi attraverso colloqui con i parenti o i responsabili del paziente.
Generalmente le sedute si svolgono con incontri settimanali la cui frequenza varia a seconda di quelle che sono le esigenze del paziente; tali sedute possono essere individuali o di gruppo e la loro durata è di circa un’ora; in alcune patologie, vedasi per esempio il morbo di Alzheimer, vengono generalmente consigliati tempi di partecipazione decisamente più brevi.
Le sedute possono essere sedute di musicoterapia ricettiva (anche passiva) oppure attiva.
La musicoterapia ricettiva si basa sull’ascolto di musica registrata la cui scelta può essere effettuata dal paziente oppure dal musicoterapeuta. Si parla invece di musicoterapia attiva quando la musica è creata dal paziente stesso attraverso l’utilizzo di strumenti musicali oppure di suoni e rumori da egli emessi.
Le sedute di gruppo hanno lo scopo di permettere al soggetto di rapportarsi con gli altri allo scopo di far uscire ed evidenziare quelle che sono le reazioni e le difficoltà di tipo individuale, confrontarsi con il prossimo ed essere stimolato ad avere una maggiore coscienza di sé. Il fatto di trovarsi in gruppo spinge il soggetto a mettersi in gioco migliorando la propria espressione individuale.
Gli strumenti che sono utilizzati per le sedute vengono classificati come strumenti fetali (sonaglio, campana con battaglio, maracas ecc.), strumenti materni – o vaginali – (chitarra, cembalo, tamburo, timpani, xilofono ecc.), strumenti paterni – o fallici – (bacchette, clarinetto, flauto, oboe, trombetta ecc.), strumenti ermafroditi (cuica, caccavella spagnola ecc.).
Gli strumenti per la musicoterapia devono essere strumenti facili da manipolare, facilmente trasportabili ed essere dotati di una certa potenza sonora; devono inoltre facilitare comportamenti estroversi piuttosto che introversi e dare la possibilità di creare strutture ritmiche e melodiche di facile comprensione.
Di fatto, durante una seduta di musicoterapia le possibilità sono molteplici; è infatti possibile improvvisare, eseguire, comporre o ascoltare una determinata musica.
Negli incontri di musicoterapia dove si improvvisa, il soggetto è libero di improvvisare musicalmente come desidera oppure di basarsi su schemi proposti dal terapeuta. Molte volte in questi incontri viene chiesto al soggetto di improvvisare della musica traendo ispirazione dalle emozioni che prova in quel momento o di provare a ricreare, mettendolo sotto forma di suono, un sentimento o un avvenimento che lo ha colpito.
Nelle sedute di musicoterapia durante le quali è riprodotta della musica, il soggetto può essere invitato a cantare o a eseguire musica composta da altri; ciò può servire a imparare a cantare o a suonare oppure a lavorare sull’interpretazione di un pezzo musicale ecc.
Nelle sedute dedicate alla composizione, il soggetto è aiutato a scrivere musica, intendendo con questa espressione lo scrivere o il testo o la parte prettamente strumentale; generalmente al soggetto è lasciata la parte più “semplice” del processo musicale (scrivere il testo o comporre una melodia), mentre il terapeuta si assume l’onere degli aspetti più complessi della composizione (per esempio l’armonizzazione o la notazione musicale).
Nelle sedute che prevedono l’ascolto di musica, il soggetto ascolta dei brani musicali che possono essere riprodotti da impianti appositi oppure eseguiti dal vivo da altre persone. Durante queste sedute il paziente può svolgere diverse attività (movimento strutturato o libero, pittura, lettura ecc.) oppure dedicarsi al rilassamento, alla meditazione o al riposo.
Le sedute possono essere implementate dal terapeuta coinvolgendo il paziente (o i pazienti in caso di sedute di gruppo) in discussioni di tipo verbale relative alla musica. Nelle sedute di musicoterapia dedicate ai bambini vi è spesso spazio per giochi o altre attività che prevedono comunque l’approccio musicale.
Gli studi compiuti su esperienze di musicoterapia sono numerosi e molti di essi hanno dato riscontri positivi, ma è corretto anche precisare che si tratta di studi che sono stati effettuati su gruppi molto ristretti di pazienti ed è quindi necessario attendere ulteriori conferme sulla validità terapeutica della musicoterapia.