L’omeopatia è una medicina alternativa che cura le malattie con la somministrazione di rimedi opportunamente diluiti e dinamizzati. I rimedi che in dosi infinitesimali curerebbero la malattia, se somministrati in dosi normali, provocano nell’uomo sano gli stessi sintomi della malattia, secondo il motto “similia similibus curentur” (più frequentemente riportato come “similia similibus curantur”) traducibile con le espressioni il simile cura il simile o si curino i simili con i simili.
Il condizionale usato chiarisce già lo scopo di questo articolo:
mostrare che l’omeopatia ha una scientificità nulla e che i suoi rimedi sono inefficaci.
Alla fine dell’articolo trovate la storia dell’omeopatia e, se non sarete ancora convinti della sua assoluta assenza di scientificità, potrete apprezzare i concetti semplicistici e a volte pittoreschi sulla quale essa si basa.
Attualmente l’omeopatia è spinta dal business dei prodotti omeopatici che a sua volta sfrutta l’incapacità (ovvia) della medicina tradizionale di curare tutto. Curioso il fatto che attualmente si cerchi di sfruttarla spacciando per omeopatici anche prodotti che sono l’esatto opposto e hanno in comune solo il concetto di diluizione. Non è omeopatico, ma è allopatico (tradizionale) un farmaco che contiene in quantità infinitesimali una sostanza che si oppone al male, esattamente come nella medicina tradizionale.
Cos’è l’omeopatia
Per ottenere una diluizione omeopatica, nella maggioranza dei casi la sostanza viene diluita in un liquido secondo un opportuno rapporto di diluizione: 1 parte di sostanza e 9 di diluente per le diluizioni dette decimali, 1 su 99 per quelle centesimali; la sigla D sta appunto per decimale e C per centesimale, per cui una diluizione 3CH (H sta per Hahnemann) indica che la diluizione per 100 volte è stata ripetuta 2 volte, per cui abbiamo 1 parte di sostanza su un milione (100x100x100) di parti della soluzione. Dopo ogni diluizione la soluzione viene dinamizzata, ovvero agitata con forza secondo un procedimento che gli omeopati definiscono succussione.
Si noti che le cosiddette diluizioni basse o medie non sono per niente omeopatiche perché di fatto sono semplici diluizioni di un principio attivo, farmaci annacquati. Si devono considerare farmaci omeopatici quelli con diluizione superiore a 11CH.
L’omeopatia funziona?
L’omeopatia di fatto distrugge le basi della chimica e quindi della scienza attuale; pertanto chi crede nell’omeopatia non può credere nella scienza, essendo mutuamente esclusive.
Del resto la cosa è anche intuitiva, poiché in omeopatia il principio attivo viene ripetutamente diluito in acqua; se pensiamo a una certa quantità di sostanza (per esempio 100 g), la sciogliamo in acqua (ammesso che sia solubile, supponiamo 1 l) e incominciamo a diluire, e a ogni diluizione estraiamo un decilitro di soluzione, il decilitro conterrà sempre meno sostanza di partenza (alla prima estrazione avevamo 10 g). Le diluizioni dell’omeopatia sono enormi, come diluire i nostri 100 g in un lago; se si raccoglie un bicchiere è molto probabile che della sostanza di partenza non ci sia traccia.
Scientificamente parlando, la chimica ci dice che in una mole (la mole è la quantità di sostanza di un sistema che contiene un numero di entità pari al numero degli atomi presenti in 12 grammi di carbonio‑12) di una determinata sostanza ci sono N molecole, dove N è il numero di Avogadro pari a 6,022×1023. Se diluiamo di 100 volte (102), la concentrazione di molecole sarà di circa 1021, se diluiamo ancora di 100 volte (2CH la terminologia usata in omeopatia per indicare due diluizioni centesimali), si avranno 1019 molecole ecc. Dopo 11 passaggi si arriva a una concentrazione di 6×10, cioè 60 molecole. Con un calcolo relativamente semplice alla trentesima diluizione centesimale la concentrazione del farmaco è pari a quella che si otterrebbe sciogliendone 1 grammo in un volume di liquido pari a circa 714 milioni di miliardi di volte il volume del Sole. Visto che in omeopatia si usano soluzioni anche a 100 o 200 CH si capisce che non esiste più alcuna molecola del farmaco in questione, praticamente si ha solo acqua pura.
Alla fine degli anni ’80, uno studio dell’immunologo francese Benveniste fu pubblicato su Nature (con riserva); Benveniste affermò di aver verificato l’efficacia di un antisiero incredibilmente diluito in una reazione immunologica in vitro. I sostenitori dell’omeopatia incominciarono a sostenere la tesi che l’acqua in cui veniva diluito il rimedio omeopatico conservasse la “memoria” di esso, grazie alle dinamizzazioni (agitazioni) effettuate durante la preparazione. L’esperimento di Benveniste fu ripetuto sia da altri laboratori sia alla presenza di una commissione, ma ogni riprova fallì miseramente. Purtroppo gli omeopati continuano a parlare di memoria dell’acqua!
L’omeopatia è inutile. Parola di omeopata
Secondo Edzard Ernst, il primo medico al mondo che ha ottenuto una cattedra in medicina alternativa all’Università di Exeter (1993), l’obbiettivo di uno scienziato non è provare che le sue ipotesi sono corrette, ma testare se sono corrette.
L’onestà di Ernst è ammirevole visto che per tutta la vita ha cercato di dimostrare la validità dell’omeopatia: “C’è bisogno di fare più ricerca, ma più importante ancora è poter disporre di buona ricerca. Uno studio mal condotto fa più danni che nessuno studio”.
Alla domanda se la ricerca ben condotta ha portato prove scientifiche sui reali benefici della medicina alternativa, Ernst ha salvato per esempio la fitoterapia e l’agopuntura per la terapia del dolore, ma è stato chiarissimo sull’omeopatia: “mi piacerebbe provare il contrario, dal momento che sono stato prima di tutto un omeopata. Sarebbe bello vincere il premio Nobel dimostrando che anche l’assenza di principi attivi può avere un effetto, ma le evidenze sono chiaramente contro”.

Laboratorio omeopatico
Perché l’omeopatia sembra funzionare
Abbiamo già visto che l’omeopatia non è scientifica, ma allora perché molte persone vi ricorrono? Tralasciando i casi in cui si è provata come ultimo inutile tentativo oppure quando si è provata, ma si nasconde il fallimento per passare per persone comunque razionali, soffermiamoci sui casi in cui il paziente asserisce che “ha avuto benefici”.
Premettiamo che l’omeopatia non soddisfa la legge di guarigione totale (una terapia è valida quando la patologia è guarita completamente nella quasi totalità dei casi in un tempo breve): non esiste nessuna patologia che non sarebbe guarita spontaneamente che l’omeopatia riesca a curare nella totalità dei casi.
Se si analizzano i “casi con beneficio”, si scopre che l’omeopatia sembra funzionare solo con malattie cicliche, a scadenza o psicosomatiche, cioè, detto molto praticamente: non funziona. Molte guarigioni sono dovute all’abile azione psicologica del terapeuta.
Le malattie cicliche sono quelle che alternano fasi positive a fasi negative: è ovvio che una cura omeopatica che termina quando inizia la fase positiva sembra funzionare, ma il paziente non va al di là di un semplice: “sembra andar meglio”. Del resto anche per problemi quotidiani come le allergie, la cefalea, la gastrite, una lieve depressione ecc., se l’omeopatia funzionasse veramente, il tam tam delle guarigioni sarebbe la miglior pubblicità e i rimedi omeopatici avrebbero scalzato quelli tradizionali. Per le malattie cicliche l’omeopatia sfrutta l’effetto coincidenza.
Le malattie a scadenza sono quelle che comunque sarebbero guarite, come del resto succede per l’influenza o per un forte raffreddore: si possono trattare con l’omeopatia, ma come si fa a sapere se la guarigione è stata effettivamente accelerata, visto che il tempo ha aiutato il rimedio? Per esse l’omeopatia sfrutta l’effetto tempo.
Nelle malattie psicosomatiche, in quelle cioè dove la componente psicologica del soggetto ha un certo peso, l’omeopatia sfrutta l’effetto placebo.
La situazione più comune è la contraddittorietà di chi usa l’omeopatia per patologie lievi (potrebbe usare l’acqua fresca) e la medicina convenzionale per patologie gravi. Sicuramente una grossa mano all’omeopatia l’ha data anche la medicina convenzionale che spesso pretende di curare patologie lievi con cure i cui effetti collaterali sono peggiori dei benefici!
Omeopatia e razionalità
Chi si rivolge alla medicina omeopatica dovrebbe per lo meno sapere che i suoi principi chimicamente (sì, proprio quella chimica che, nel bene o nel male, ha contribuito al progresso da duecento anni a questa parte) non hanno nessun fondamento e dovrebbe chiedersi se la teoria di costituzioni, temperamenti e diatesi abbia un minimo di logica nel terzo millennio (le diatesi si basano su malattie come la sifilide, la blenorragia, la tubercolosi che se erano una piaga nei secoli scorsi oggi fanno meno paura se confrontate a patologie come cancro, malattie cardiache, AIDS ecc.) o non assomigli piuttosto alle idee di uno stregone indietro di centinaia di anni.
Alla base di molte persone che sostengono l’omeopatia c’è un grave errore razionale, la fallacia naturalistica (appeal to nature). L’omeopatia è buona perché è naturale.
Purtroppo essere naturale non è condizione sufficiente per non fare male, pensiamo all’esposizione al sole che aumenta la probabilità di contrarre tumori della pelle o alle tantissime sostanza naturali che sono comunque tossiche; persino l’acqua se assunta in grandi quantità può essere mortale (fenomeno dell’iponatriemia). In sostanza la fallacia naturalistica è una visione molto semplicistica della realtà.
Inoltre si deve rilevare che l’omeopatia non è un rimedio naturale, tant’è vero che i recenti sviluppi prendono in esame anche sostanze sintetizzate dall’uomo.
Un altro errore razionale molto comune è quello ab auctoritate: molti medici (autorevoli o presunti tali) la prescrivono. Come in tutti i campi dove c’è business, molti medici che non trovano spazio nel convenzionale (o che in buona fede sono nauseati dalle pecche della medicina attuale) si buttano sull’alternativo. Avere una laurea in medicina non è condizione sufficiente per essere affidabili scientificamente. Non esiste nessun premio Nobel per la medicina o nessun ricercatore di fama mondiale che abbiano ottenuto risultati pratici nella lotta alle malattie che supportino l’omeopatia.
L’errore ab auctoritate continua ritenendo affidabili le decisioni governative: “ma in alcuni Paesi è supportata dal servizio sanitario nazionale!”, in base al principio che ognuno può curarsi come vuole. La decisione non rende scientifica l’omeopatia come non rende giusta una decisione solo perché è presa dal governo di un Paese. Sono centinaia le ricerche che bocciano l’omeopatia; di seguito autorevoli pareri.
- Agosto 2005 – Su The Lancet è pubblicata una meta-analisi che assimila l’efficacia dell’omeopatia all’effetto placebo.
- Novembre 2007 – The Lancet pubblica un nuovo articolo sull’omeopatia, che riassume i risultati di 5 meta-analisi precedentemente pubblicate. Stesso risultato del 2005.
- Febbraio 2010 – Nel 2009 un gruppo di medici inglesi e africani scrive una lettera all’Organizzazione Mondiale della Sanità chiedendo un pronunciamento sulla possibilità che l’omeopatia possa curare malattie come AIDS, tubercolosi, diarrea infantile, malaria, influenza, come promosso da una società omeopatica. L’Organizzazione risponde che non vi è alcuna evidenza che l’omeopatia possa curare o prevenire queste malattie e che il suo utilizzo al posto delle terapie convenzionali basate su evidenze scientifiche può causare la perdita di vite umane.
- Febbraio 2010 – Ricerca della commissione Science and Technology della Camera dei Comuni britannica: l’omeopatia non ha effetti superiori a quelli di un placebo. La commissione dichiara che sarebbe una “cattiva pratica medica” prescrivere placebo puri.
- Agosto 2011 – Class action contro la Boiron (azienda leader in prodotti omeopatici) in favore di tutti i residenti in California che nei quattro anni precedenti avevano comprato oscillococcinum. In pratica l’accusa ritiene il prodotto senza alcuna validità terapeutica, essendo composto solo da acqua e zucchero (senza nessuna traccia molecolare del principio attivo, causa le diluizioni omeopatiche). La Boiron patteggia un risarcimento di 5 milioni di dollari, da distribuire ai clienti, e il cambio delle etichette dei medicinali, sulle quali deve comparire un disclaimer che precisa che gli usi indicati per il prodotto non sono approvati dall’FDA.
- Marzo 2012 – Il National Health and Medical Research Council australiano diffonde un documento nel quale definisce non etico l’uso dell’omeopatia per via della sua inefficacia.
- 2015 – In seguito a un’analisi di tutta la letteratura scientifica internazionale riguardante l’omeopatia, lo stesso ente rilascia un comunicato nel quale si afferma che non esiste alcuna evidenza a sostegno dell’affermazione che l’omeopatia sia efficace nel trattamento di qualsiasi problema di salute.
Alcune risposte ai sostenitori dell’omeopatia
Nell’ottobre del 2010 sulla versione online di un noto quotidiano nazionale (il Giornale) è comparso uno speciale omeopatia (spero che la versione cartacea ne sia stata risparmiata) a cura di Alessandro Perra, Direttore del Dipartimento Scientifico GUNA S.p.a. Poiché GUNA è una nota azienda del settore si può pensare che il pezzo sia un “tantino” partigiano. Ci sembra quindi corretto evidenziare anche la nostra posizione.
1) L’omeopatia funziona? Sì, e ormai ci sono molti studi accademici a dimostrarlo, pubblicati anche su riviste scientifiche internazionali. GUNA ha pubblicato un libro che ne raccoglie i più significativi.
Qui si gioca sul fatto che la ricerca non è scienza. Il grande pubblico non sa che è banale trovare una ricerca che dimostra che X fa bene e un’altra che X fa male (chi vuole migliorare la propria intelligenza legga l’articolo sulla ricerca). Per interessi economici, di carriera ecc. è molto facile confezionare ricerche ad hoc per dimostrare questo o quello. Si arriva a qualcosa di scientifico quando non c’è nessuna ricerca contraria, contro l’omeopatia ne esistono centinaia.
Peraltro, sulle più prestigiose riviste non c’è traccia di ricerche che promuovano stabilmente l’omeopatia.
2) Qual è – in sintesi – la differenza tra l’omeopatia ed i farmaci allopatici di sintesi chimica? I farmaci allopatici si concentrano sul “sintomo” e lo combattono, con un’evidente utilità ad esempio nella medicina d’urgenza, seppure a prezzo di potenziali effetti collaterali. L’omeopatia invece agisce sull’intero organismo, “educandolo” a reagire esso stesso alla malattia, con evidenti vantaggi ad esempio in termini di prevenzione. Inoltre i farmaci omeopatici hanno effetti collaterali praticamente nulli. L’ideale è un’integrazione tra i due paradigmi: farmaco omeopatico quando è necessario prendersi cura dell’organismo, specie per una corretta prevenzione, e farmaco allopatico quando per la particolare gravità della malattia non se ne può fare a meno, sempre con attenzione a non abusarne. Il medico saprà certamente dare i giusti consigli su quando usare l’uno e quando l’altro.
Che i farmaci allopatici si concentrino sul sintomo è una frase completamente priva di senso, visto che molti curano le cause. Tralasciamo il fatto che i farmaci omeopatici educhino l’organismo, un concetto che solo chi non sa nulla di medicina può accettare, visto che non è spiegato come avvenga questa educazione e il paziente deve crederci ciecamente. Il fatto che gli effetti collaterali siano praticamente nulli dimostra che l’omeopatia è acqua fresca: qualunque cura per essere efficace sposta equilibri e quindi può produrre effetti collaterali (quando gli equilibri si spostano “troppo”), asserire che non ci sono effetti equivale a dire che la “cura” non agisce sul nostro organismo. La strategia definita “ideale” è un buon modello di business. Rivolgiamoci alla medicina convenzionale quando la patologia è grave, quando abbiamo una malattia non grave (come un raffreddore) usiamo l’omeopatia, arricchiremo il fornitore e saremo soddisfatti, tanto la malattia sarebbe passata da sé e noi saremo così ingenui da ritenere che il farmaco abbia fatto qualcosa.
3) I farmaci omeopatici si possono usare anche per i bambini? Sì, in questo modo non si intossica inutilmente il bambino con sostanze chimiche. I farmaci omeopatici sono particolarmente adatti per la cura dei bambini, fin dalla primissima infanzia. I farmaci di questo tipo rinforzano la capacità di “auto-guarigione” dell’organismo, ed è certamente meglio iniziare questo processo di prevenzione da piccoli piuttosto che da adulti.
La risposta corretta è: certo, l’acqua fresca non fa male.
4) Esistono prodotti utilizzabili per la prevenzione dei virus influenzali e parainfluenzali? Sì, e per produrli non vengono usati mercurio né altri metalli pesanti che possono avere un impatto negativo sull’organismo. Proteggono dall’influenza aumentando le difese immunitarie senza iniettare nell’organismo derivati da agenti patogeni che talvolta possono causare complicanze.
Il concetto “aumentare” non è quantitativo. Ammesso (e non concesso per tutti) che esistano prodotti (omeopatici o no) che aumentano le difese immunitarie, è necessario verificare di quanto le aumentano. Se i prodotti omeopatici fossero veramente efficaci, i migliori testimonial sarebbero tutti coloro che potrebbero testimoniare che “da quando prendo X non faccio più un’influenza”; testimonial che nella popolazione non si trovano. Io non ho mai fatto un’influenza, ma lo devo alla mia genetica e al mio stile di vita.
5) Per prevenire influenza e raffreddore si possono utilizzare farmaci omeopatici? Sì, la prevenzione mediante farmaci omeopatici aumenta le difese immunitarie. C’è anche la possibilità di sostituire gli spray nasali comunemente in commercio con spray di tipo omeopatico.
Vedasi il punto precedente. Ho amici che da anni prendono farmaci omeopatici e puntualmente fanno una o più influenze, ma sono felici perché così “non s’intossicano con prodotti chimici”.
6) Invece del classico antidolorifico, si possono utilizzare farmaci omeopatici ad esempio per il mal di schiena? Sì, hanno un rapido effetto di sollievo, non comportano assuefazione e non intossicano l’organismo. Soffrendo di mal di schiena ricorrenti si tende ad utilizzare farmaci particolarmente invasivi, che possono causare patologie gastriche e richiedere tra l’altro dosi sempre più massicce con il passare del tempo.
Qui si offende chi ha veramente dolori alla schiena. Prendiamo le migliaia di persone che soffrono di mal di schiena per un’ernia del disco. Se bastasse un farmaco omeopatico per dare un “rapido effetto di sollievo”, pensate che esisterebbe ancora la soluzione chirurgica? Il farmaco omeopatico (o l’immaginetta di Padre Pio) funziona se il mal di schiena è per esempio dovuto a una contrattura che nel giro di una settimana si sarebbe comunque risolta.
7) Esistono farmaci omeopatici per la cura degli animali? Sì, e funzionano molto bene, sono sempre ben tollerati e non danno effetti collaterali. Chi ignora l’utilità del farmaco omeopatico spesso tende a somministrare forti dosi di cortisone e di altri farmaci che rischiano di intossicare l’animale: con l’omeopatia invece si possono risolvere problemi anche seri senza crearne altri.
Funzionano in tutti quei casi in cui la patologia si sarebbe risolta da sé.
8) Il medico può prescrivere farmaci omeopatici contro l’insonnia? Sì, sono una soluzione valida perché non danno assuefazione e al risveglio non lasciano “intontimento”.
A questo punto corro dal medico e mi faccio prescrivere un farmaco omeopatico per fare sei al Superenalotto. Sicuramente esiste.
9) In farmacia, è possibile chiedere consiglio al farmacista su quali farmaci omeopatici da banco utilizzare per le più comuni patologie? Sì, spesso i pazienti chiedono consiglio al farmacista, il quale normalmente sa sempre indicare un farmaco omeopatico equipollente anche in affiancamento al farmaco abituale. Ovviamente prima di modificare una terapia in corso è sempre necessario consultare il medico.
Un farmacista scientificamente professionale non indirizzerebbe mai verso un farmaco omeopatico. Sono in vacanza, entro in una farmacia per chiedere un antistaminico. La farmacista mi dice che quello richiesto non ce l’ha, ma che può darmi un prodotto omeopatico. Gentilmente rifiuto dicendole che non credo nell’omeopatia. La farmacista insiste, al che, sempre gentilmente, le chiedo (legge di guarigione totale) di indicarmi una patologia che l’omeopatia cura in modo definitivo nella totalità dei casi. La farmacista butta lì un “Certo, la psoriasi”. Persa ogni forma di gentilezza, le chiedo chi le avesse dato la laurea e le spiego che la psoriasi purtroppo non ha cure definitive.
10) I Fiori di Bach funzionano? Sono rimedi molto validi a livello mentale: aiutano a ritrovare l’equilibrio psico-fisico proteggendo ad esempio dagli attacchi di panico e dall’ansia. GUNA consiglia di tenere sempre con sé una confezione di Resource Remedy (spray o in gocce) per ogni emergenza.
A parte il fatto che “per ogni emergenza” suona un po’ comico, certo che sono validi a livello mentale: se uno è un malato immaginario, funzionano benissimo, vedasi il nostro articolo sui fiori di Bach.
11) Esistono pomate omeopatiche utili per le contusioni? Sì, ad esempio la pomata omeopatizzata a base di Arnica è risultata più efficace di varie pomate allopatiche in commercio, ed è in grado di far riassorbire in poche ore l’ecchimosi.
Facciamo un test: do un pugno a chi ha detto una cosa simile, tanto poi in poche ore sparisce tutto…
12) È utile ricorrere all’omeopatia per la prevenzione delle allergie? Sì, finalmente molti pazienti riescono a passare una splendida primavera, con prodotti che tra l’altro sostituiscono il cortisone.
Uh, il terribile cortisone che fa tanta paura a chi preferisce tenersi una malattia piuttosto che curarla con un farmaco di cui capisce a malapena il nome. Peccato che chi è veramente allergico poi torni sempre a usarlo. Ci sono milioni di allergici stagionali: se i farmaci omeopatici funzionassero sul serio li userebbero tutti, anche perché i medici che li prescrivono avrebbero talmente successo da spiazzare i loro colleghi tradizionali. Cosa che non avviene.
13) È vero che i farmaci omeopatici non hanno effetti collaterali? Certamente sono molto meno invasivi di quelli allopatici; tuttavia essendo farmaci possono avere delle controindicazioni; per questo devono essere prescritti dal medico.
Sugli effetti collaterali abbiamo già risposto al punto 2.
14) L’Omeopatia e la Fitoterapia sono la stessa cosa? No, la fitoterapia si basa su estratti di piante con dosaggi alti (come per i farmaci allopatici) mentre l’omeopatia utilizza varie sostanze (non solo piante) in dosi infinitesimali (appunto chiamate “dosi omeopatiche”).
L’unico punto su cui si può essere quasi d’accordo. Per il principio di Avogadro occorre sostituire “infinitesimali” con “nulle”.
15) I farmaci omeopatici si acquistano in erboristeria? Si possono acquistare in farmacia e in parafarmacia, in erboristeria solo se vi è la presenza di un farmacista, perché sono veri e propri farmaci e spesso richiedono il parere del medico. È consigliabile che sia il medico ad individuare il farmaco specifico alla giusta diluizione e a prescriverlo mediante una ricetta da presentare al farmacista. In ogni caso i farmaci omeopatici non hanno obbligo di prescrizione medica.
Questo è il punto più esilarante. Ma come? Se i farmaci omeopatici non hanno effetti collaterali che bisogno c’è del parere del medico per assumerli? Se non hanno obbligo di prescrizione medica che bisogno c’è di un farmacista? Qui si vuole dare dignità a qualcosa che di per sé non ce l’ha.
Cenni storici
Fondatore dell’omeopatia è Samuel Hahnemann, medico tedesco del XVIII secolo. Abbandonata la professione medica si dedicò all’attività di traduttore e traducendo un’opera di Cullen s’imbatté nella teoria secondo cui la corteccia di china corrobora lo stomaco. Hahnemann da giovane aveva assunto la corteccia di china per curare la malaria, ma essa gli aveva provocato una grave gastrite. Riprovò su sé stesso gli effetti della corteccia di china: all’inizio stette male e aumentando sempre più la dose, la sua situazione si aggravava. Invertì l’esperimento e incominciò a diminuire sempre più la concentrazione, i sintomi scomparvero e la gastrite fu curata.
Hahnemann pubblicò le sue teorie in sei edizioni dell’Organon dell’arte del guarire. Nel testo vengono esaminati i metodi di diluizione e dinamizzazione dei ceppi omeopatici di partenza e si enuncia la legge che tanto più un rimedio è diluito e dinamizzato, tanto più è efficace. Hahnemann completò poi la sua teoria introducendo nozioni filosofiche e psicologiche, arrivando a considerare l’uomo come un insieme di interazioni non scindibili (medicina olistica che considera il malato nella sua interezza). La malattia viene trattata anche simbolicamente spesso come l’espressione di un processo di crescita dell’individuo che incontra ostacoli. L’omeopatia suddivide gli individui in varie costituzioni (carbonica, sulfurica, fosforica); ogni individuo ha un temperamento (linfatico, sanguigno, malinconico); le diatesi (sicotica, psorica, luetica, tubercolinica) indicano invece i motivi per cui si sono ereditate le proprie caratteristiche.

L’ Italia rappresenta il terzo mercato, dopo Francia e Germania, per vendita e produzione di rimedi omeopatici
Una lunga carriera costellata di… insuccessi.
L’omeopatia è una disciplina che, anche se non può essere definita antica, può vantare, ci venga concessa l’espressione, una veneranda età (in fondo si tratta pur sempre di un paio di secoli…). Molto probabilmente questa longevità è, secondo i suoi accaniti sostenitori, sinonimo di prestigio e dignità.
Di stranezze l’omeopatia è piena. Per esempio i preparati omeopatici vengono venduti in farmacia: chissà perché dal momento che nei preparati omeopatici non vi sono molecole farmacologicamente attive e, secondo gli omeopati, non avrebbero effetti collaterali.
L’omeopatia è nata in un periodo in cui la medicina, pur avendo fatto diversi progressi, ancora utilizzava abluzioni e sanguisughe… Non era poi così difficile per una disciplina attecchire proponendosi come valida alternativa (in fondo una certa apparenza non le manca).
Nell’articolo abbiamo già trattato il concetto di diluizione; di fatto, giriamola come si vuole, i preparati omeopatici sono acqua fresca; è sufficiente fare un discorso quantitativo per capirlo. Ora, se possiamo trovare una qualche giustificazione alle credenze di Hahnemann (all’epoca i concetti di atomo e molecola erano molto confusi e il principio di Avogadro fu accettato in modo universale soltanto 50 anni dopo che l’opera di Hahnemann era stata pubblicata) oggi, che sono trascorsi due secoli, non è logicamente possibile accettare determinate conclusioni.
Spesso i sostenitori dell’omeopatia invocano la similitudine con i principi che regolano il concetto di vaccino; una similitudine che, siamo eufemistici, è quantomeno assurda; nei vaccini le quantità di sostanza attiva sono piccole, piccolissime, ma sono comunque ponderabili, ben quantificabili. Nell’omeopatia questa ponderabilità non esiste; si ha a che fare con dell’acqua.
Alcuni momenti gloriosi (si fa per dire…) dell’omeopatia risalgono alle epidemie di colera del 1831 e del 1851; allora venne fatto notare come il numero di coloro che erano guariti dall’allora terribile malattia fosse superiore nei soggetti trattati con prodotti omeopatici; per forza, viene da dire; i trattamenti previsti per i soggetti affetti da colera erano bagni in acqua bollente e induzione ripetuta del vomito; roba che avrebbe fatto stramazzare un cavallo; figuriamoci chi era già debilitato dalla malattia; almeno agli altri non si faceva niente. Siamo franchi: in quei casi non era l’omeopatia che funzionava; erano le cure normali che davano il colpo di grazia. Era meglio non fare niente; e infatti i farmaci omeopatici “funzionavano”…
Chissà perché l’aspirina ha fatto subito “carriera” fin dal momento della sua nascita… Il discorso è sempre lo stesso; se un preparato naturale funziona, le case farmaceutiche ci si buttano a pesce (principio delle multinazionali), danno il via alla produzione sintetica e si parte col battage pubblicitario. Dei prodotti omeopatici la pubblicità è proibita…
Molte prove e molti esperimenti sull’omeopatia sono stati condotti in questi duecento anni, ma, checché se ne dica, alla fine è sempre stato un fiasco totale…