Il concetto di potenza di una medicina è piuttosto complesso e prima di affrontarlo è necessaria una breve premessa.
È ovvio che se devo affrontare un pericolo grave impiego mezzi molto potenti e se questi mezzi sono molto potenti posso fare gravi danni. Proprio come con le armi: con una fionda si possono fare danni relativi, ma con un missile si può distruggere per errore una scuola o un ospedale. Certo potrei usare un’arma intelligentissima e precisissima che distrugge il bersaglio senza effetti collaterali. In questo esempio si combinano due concetti fondamentali:
- la potenza di una medicina o di un farmaco;
- la sua precisione (cioè l’assenza di effetti collaterali).
Non è possibile scorrelare i due concetti, se si vuole intervenire praticamente. Purtroppo i sostenitori di molti farmaci e/o medicine inutili lo fanno: usano mezzi poco potenti illudendosi che lo siano e si beano del fatto che non esistano effetti collaterali.
Vediamo pertanto cosa si intende per potenza di una medicina (farmaco).
Una medicina X (convenzionale, fitoterapia, omeopatia ecc. ecc.) ha una certa potenza. Tale potenza è data dai casi che risolve, con particolare riguardo a quelli estremi, quelli in cui la persona è in pericolo di vita. Già questa riflessione fa capire che è fuori luogo paragonare la medicina convenzionale che salva moltissime vite in pericolo ad altre discipline alternative che si limitano a curare seccanti, ma tutto sommato non mortali patologie.
Un’osservazione fondamentale
Molti alternativi riescono a proporre le loro medicine e a vivere in questo mondo per il banale fatto che quando c’è qualcosa di grave usano (per sé, per i loro familiari ecc.) quella medicina convenzionale che condannano.
Quindi una medicina X che non salvi vite umane in pericolo può essere solo complementare a quella ufficiale, non può essere alternativa.
Parlare di alternativo vuol dire dimenticarsi che ci sono casi gravissimi e potenzialmente mortali.
Basta verificare l’opera di medici in prima linea nei paesi del terzo mondo: perché non curare quei bambini, quegli adulti con una terapia alternativa? A tutti sembrerebbe chiaramente fuori luogo. Quindi la gestione del pericolo di vita identifica la potenza di una medicina.
Analogamente la potenza di un farmaco è indicata dalla gravità della patologia che risolve. Moltissimi rimedi alternativi non risolvono (ammesso che lo facciano) che patologie di lieve entità, in cui non è certo in gioco la vita del soggetto.
Ed è a questo punto che interviene la precisione del farmaco.

La potenza di una medicina è data dai casi che risolve, con particolare riguardo a quelli estremi, quelli in cui la persona è in pericolo di vita.
La sicurezza del farmaco
Gli effetti collaterali di un farmaco devono essere valutati in relazione alla sua potenza. È ovvio che un farmaco poco potente possa avere scarsi o nulli effetti collaterali.
L’esempio degli antinfiammatori è classico. L’infiammazione è dovuta all’azione di alcune prostaglandine; se blocco la loro azione, blocco l’infiammazione. Ma se il farmaco che blocca la produzione di prostaglandine blocca anche la produzione delle prostaglandine che causano la secrezione del muco gastrico, ecco che fra le controindicazioni avrò problemi allo stomaco (gastrite, ulcera ecc.). Allora posso pensare di fare un’arma più precisa: uso farmaci che inibiscono solo la produzione di prostaglandine cattive. Premesso che quello che opera nel nostro corpo non è mai totalmente buono o totalmente cattivo (una visione molto superficiale!), posso scoprire che i nuovi farmaci (gli inibitori della Cox-2) comunque qualche danno lo fanno lo stesso e sono meno potenti dei primi. Morale: alzo la precisione, rischio di diminuire l’efficacia.
Ovvio che se mi limito a casi poco gravi posso trovare farmaci con scarse controindicazioni. L’errore logico successivo è poi pensare che questi farmaci possano essere efficaci anche per patologie gravi.
L’errore logico precedente è tipico di tutte quelle persone che ritengono veramente di potersi curare con rimedi alternativi senza controindicazioni. Possono farlo solo se la patologia non è grave perché impiegano un rimedio poco potente. Affrontano il loro malanno (che grave non è) con una fionda. Del resto se un rimedio fosse veramente efficace in casi gravi, le grandi multinazionali del farmaco lo acquisirebbero: il caso classico è quello dell’aspirina, il cui principio attivo (acido acetilsalicilico) è stato “rubato” alla fitoterapia.