Il rolfing (®) è una tecnica posturale ideata creata dalla biochimica americana Ida Pauline Rolf (1896-1979); la Rolf cominciò a sviluppare il suo metodo negli anni ’20 del XX secolo, ma la diffusione del rolfing iniziò a prendere piede soltanto nella seconda metà degli anni ’60. Nel 1971 Ida Rolf fondò il Rolf Institute of Structural Integration (RISI).
Secondo la definizione del RISI, il rolfing è un
sistema olistico di manipolazione dei tessuti molli e di educazione al movimento che organizza tutto il corpo secondo gravità.
La Rolf ha ideato la tecnica studiando il condizionamento della gravità sul corpo umano. Oggetto dell’azione del rolfing è il tessuto connettivo e, in particolare, le fasce che avvolgono muscoli, organi e viscere. Poiché le fasce sono interconnesse appare logico pensare che variazioni in un punto possano influenzare anche altri punti. Ogni alterazione delle fasce può quindi generare una situazione particolarmente spiacevole per il soggetto, al limite una patologia.
L’intuizione della biochimica statunitense fu la reversibilità del processo: come si perde l’equilibrio così si può riacquistare, agendo sul tessuto connettivo come se fosse qualcosa da riplasmare. Ideò quindi un ciclo di 10 sedute, ognuna delle quali ha come oggetto una determinata porzione del corpo e che consistono in una manipolazione del tessuto connettivo (più lenta e profonda di un massaggio) e nella rieducazione a un movimento fluido e corretto. Il risultato finale è una maggiore armonicità, un aumento dell’elasticità e un miglior controllo dell’apparato locomotore.
I risultati sono duraturi perché il corpo metabolizza il risultato del trattamento e spesso sono riscontrati ulteriori miglioramenti spontanei.
Le 10 sedute
Come accennato nel paragrafo iniziale, il percorso del rolfing si svolge attraverso un ciclo di 10 sedute di circa un’ora ciascuna. Di seguito una brevissima analisi di ciascuna di esse.
La seduta n. 1 è dedicata al lavoro su gabbia toracica e diaframma; lo scopo è quello di migliorarne l’elasticità e la reattività ai cambiamenti di assetto nello spazio; ciò finisce anche per avere aspetti positivi sulla capacità respiratoria.
Oltre al lavoro sulla gabbia toracica si interviene anche sulle articolazioni delle spalle e delle anche allo scopo di affrancare la colonna vertebrale e il busto dai movimenti degli arti. Scopo principale di questa parte del trattamento è di ridurre il carico di fatica dell’organismo quando questo è in movimento.
La seduta n. 2 è dedicata al lavoro su piedi e gambe; scopo principale di questa seduta è essenzialmente quello scaricare nel modo migliore il peso a terra alleggerendo il lavoro della colonna vertebrale.
La seduta n. 3 consiste, attraverso il lavoro sul fianco, nell’organizzare il movimento nello spazio in senso antero-posteriore e migliorare la relazione tra i vari distretti del corpo.
La seduta n. 4 viene considerata una continuazione della seconda seduta in quanto porta avanti il lavoro eseguito in quest’ultima. Le parti oggetto del lavoro sono la parte interna delle gambe, dal piede agli adduttori. Scopo principale è quello di aumentare ulteriormente la scioltezza degli arti inferiori.
Nella seduta n. 5 è focalizzata sulla zona anteriore del corpo; vengono infatti manipolate soprattutto le fasce addominali e quelle pelviche.
Fra i vari scopi che ci si pongono con questa seduta, uno dei principali è l’andatura; dal momento che la seconda e la terza seduta hanno come finalità quella di creare una base strutturale nelle gambe e nei piedi, la quinta seduta serve a trasportare questa base in un contesto di tipo funzionale.
Nella seduta n. 6 viene effettuata la manipolazione di tutta la parte posteriore del corpo. Vengono trattate in particolar modo quelle zone muscolari che hanno la tendenza ad accumulare tensione, specialmente quando si staziona in posizione eretta.
La seduta n. 7 è dedicata a collo e cranio; l’obiettivo di questo lavoro è quello di liberare da tensioni e accorciamenti anche l’area della testa, area che ne è spesso soggetta (basti pensare ai movimenti cui i diversi stati emotivi costringono spesso, senza che il soggetto se ne renda conto, i muscoli masticatori e quelli della mimica.
Il lavoro che viene compiuto nelle sedute 8 e 9 ha diversi obiettivi, in particolar modo il perfezionamento della coordinazione fra arti superiori e arti inferiori e il miglioramento strutturale di braccia e mani.
L’ultima seduta, la n. 10, tende a equilibrare il corpo come insieme. Scopo principale è quello di armonizzare l’interno con l’esterno; questa armonia porterà in modo automatico a un migliore bilanciamento di muscoli flessori e muscoli estensori.

Il rolfing è una tecnica posturale ideata creata dalla biochimica americana Ida Pauline Rolf
Rolfing: funziona?
Non è facile rispondere alla domanda del paragrafo; sicuramente è opportuno procedere con una certa cautela nella valutazione del metodo. Senza ombra di dubbio, come per molte altre cosiddette tecniche alternative, è necessario distinguere tra operatore e operatore. Dopo varie discussioni con alcuni rolfer (chi è abilitato a praticare il rolfing) è nato un punto della situazione che pensiamo meriti di essere riportato. Riteniamo inoltre che questo articolo sia interessante anche perché traccia alcune linee di valutazione che possono essere replicate su tecniche o terapie analoghe. Di seguito le nostre perplessità.
1) Ogni tecnica o terapia che agisce sulla salute dell’uomo può presentarsi in due modi:
a) offrendo testimonianze
b) offrendo statistiche.
Nel primo caso è troppo facile generalizzare alcuni successi alla totalità di un gruppo di situazioni. Per esempio, potrei portare testimonianze in cui il mal di testa è stato curato correggendo patologie dell’orecchio e potrei propagandare il metodo come valido per tutti; più scientificamente potrei portare una statistica: il 4,5% di cefalee è curato curando patologie dell’orecchio associate al mal di testa. Qual è la differenza? Che se porto testimonianze, chiunque avrà quel problema (la cefalea o il mal di schiena nel caso del rolfing) si identificherà nella situazione (cioè crederà che quello è “proprio il suo caso”), mentre nel secondo sarà conscio che comunque le possibilità di risolvere il proprio problema sono poche. Quindi se la tecnica vuole acquisire un grado di scientificità non può limitarsi a dire “su tanti individui funziona”, ma eseguire un’analisi imparziale sulle varie percentuali di successo.
Le testimonianze poi sanno troppo di miracolo e spesso sono anche un boomerang. In una pagina web, per esempio (Per i giovani: ottimizzare le prestazioni sportive), viene citato l’esempio di un corridore di buon livello che alla fine delle sedute era più veloce del 15%. Ora ciò significherebbe che un corridore a livello provinciale (32′ sui 10000 m) può arrivare a livello mondiale (27’12” sui 10000, miglioramento del 15%)! Sono affermazioni come queste che mi rendono scettico. Se la testimonianza è vera, distrugge il tipo di ragionamento per testimonianze perché ovviamente dimostra che una testimonianza può valere solo per casi rarissimi; se è falsa, dimostra, come per sentito dire e per passaggio di informazione, si possa travisare la realtà.
Per fare ricerca statistica basta la buona volontà. Avendo centri in tutta Italia sarebbe abbastanza semplice riunire i dati. Ovviamente l’impegno maggiore sarebbe quello di rendere significativi i dati, evitando il problema del “non ritorno positivo”. Per chi non lo sapesse tale problema è comune a tutte le terapie: la terapia (tecnica) non funziona, il paziente non torna e il medico, ottimisticamente, lo inserisce fra i guariti. Sarebbe necessario cioè indagare in modo molto critico (spesso il soggetto non ha il coraggio di dire “sto come prima”, ma usa frasi del tipo “sto un po’ meglio”) caso per caso.
2) Come molte altre tecniche (ricordiamo il pilates, oggi molto di moda) è nato su persone affette da traumi più o meno gravi. È ovvio che la generalizzazione a “persone normali” non è detto che dia effetti significativi.
La mia impressione è che tecniche come il rolfing funzionano quanto più il soggetto ha “insultato” o “dimenticato” per anni il proprio corpo, mentre funzionano poco su soggetti che lo hanno ben gestito e che comunque hanno problemi. Sarebbe interessante quindi definire meglio il campo di applicazione.
3) I risultati positivi sono spesso dovuti al fatto che la persona “si rilassa” entrando in contatto con concetti per lei poco usuali: armonia, rilassamento, calma ecc. Anche l’ambiente in cui si svolgono le sedute, le attenzioni che vengono prestate dal terapeuta, l’entusiasmo di essere curati ecc. sono tutti fattori che migliorano l’umore e quindi la valutazione della malattia che il soggetto “sente”.
4) Occorre sempre una certa “disponibilità” del paziente a sentirsi meglio. Questa frase nel sito dell’Associazione è significativa: “il rolfing è comunque un processo: la disponibilità al cambiamento non è sempre la stessa”. Un farmaco (o al limite un veleno) non ha bisogno della disponibilità del soggetto per agire. Idem dicasi per un intervento chirurgico il cui esito non dipende dal fatto che il paziente abbia o no paura di affrontarlo. Il lato mentale entra pesantemente in tutte queste tecniche. Mi sembra che il rolfing sia simile a molte terapie fisioterapiche convenzionali dal dubbio effetto, ma che, applicate su anziani, funzionano perché il terapeuta è molto abile a “rivalutare” socialmente” il paziente che si sente al centro di un’attenzione sconosciuta. Fra l’altro, il costo è elevato (si parla di 70-100 euro per un impegno del terapeuta di circa un’ora) e i tempi per le dieci sedute sono piuttosto lunghi (si parla di mesi).
5) Il problema non è se il metodo rolfing sia valido o no, quanto il fatto che non si usa mai il condizionale. Si indicano i limiti della tecnica, ma poi si usano sempre frasi ad effetto: “Quando il corpo si mette a lavorare nel modo giusto, la forza di gravità fluisce attraverso di esso. Allora, spontaneamente, l’organismo guarisce da solo”. Se fosse vero, nessuno soffrirebbe.
6) Le basi teoriche del rolfing sono discutibili. Certamente il rolfing potrà aiutare alcune persone (soprattutto coloro che non hanno mai fatto sport), ma non si può ridurre tutti a un’unica causa (vedasi errore di monocausa), la degenerazione delle fasce.
Controindicazioni al rolfing
La tecnica rolfing è generalmente ritenuta sicura, purtuttavia, trattandosi di un metodo che prevede la manipolazione profonda dei tessuti, le donne in stato interessante e i soggetti affetti da disturbi scheletrici, vascolari o di coagulazione dovrebbero consultare un medico prima di intraprendere sessioni del metodo in questione.