Lo shiatsu è una tecnica di trattamento manuale le cui origini vanno ricercate nelle antichissime pratiche manipolatorie di Cina, Giappone e India.
Nonostante le sue origini si perdano nella notte dei tempi, la disciplina shiatsu è stata codificata in tempi relativamente recenti (primi decenni del XX secolo); è nel 1955 che il Ministero della Sanità del Giappone riconosce ufficialmente lo shiatsu (la prima scuola fu riconosciuta nel 1957) e risale al 1964 il riconoscimento di tale tecnica come terapia autonoma.
La tecnica è basata sull’uso delle articolazioni e sulla digitopressione, l’arte di stimolare la superficie cutanea procurando effetti benefici all’interno del corpo.
Il termine giapponese shiatsu significa letteralmente “pressione delle dita” e infatti questa stimolante tecnica viene eseguita soprattutto con i pollici anche se, talvolta, vengono usati il palmo e il dorso delle mani, gli avambracci, i gomiti, le ginocchia e i piedi.
Come la digitopressione, lo shiatsu esercita la pressione su centinaia di punti superficiali (i cosiddetti tsubo), lungo i meridiani del corpo (canali energetici) per stimolare il flusso del Qi (energia vitale) lungo i canali.
Le terapie shiatsu sono praticate in Giappone da centinaia di anni e derivano dall’amna, un antico sistema orientale di massaggio che consiste nel frizionare e nel manipolare mani e piedi. Si tratta di una tecnica sicura, utilizzata prevalentemente come strumento di prevenzione, ma considerata anche come forma di fisioterapia per disturbi specifici.
Le origini
Diversamente dalle tecniche più recenti come l’agopuntura, lo shiatsu e la digitopressione erano impiegati come trattamenti casalinghi trasmessi di generazione in generazione e praticati da uno dei membri della famiglia.
Così come la medicina cinese, anche il massaggio shiatsu arrivò in Giappone nel 560 d.C. dai monaci buddisti e venne assimilato dal suo popolo, trasformandosi gradualmente in una terapia diversa da quella originale.
Malgrado la sua lunga storia, lo shiatsu non venne considerato come terapia a sé stante e completa per centinaia di anni e solo all’inizio del XX secolo ottenne un riconoscimento ufficiale, grazie a Tokujiro Namikoshi, che fu tra i primi a renderlo popolare. Attualmente lo shiatsu è praticato secondo diverse scuole che si differenziano per le caratteristiche che ogni maestro ha imposto.
I principi e le tecniche
I praticanti la disciplina considerano erroneo parlare, come comunemente accade, di massaggio shiatsu specificando che si deve parlare di trattamento; è però pur vero che uno dei fondamenti della disciplina considera il massaggio come mezzo per agire sulle forze elettromagnetiche dell’organismo, che nelle aree intorno ai punti di pressione sono particolarmente intense o scarse. Stimolando o calmando tali punti, lo shiatsu mira a riequilibrare la quantità e la qualità dell’energia elettromagnetica distribuita lungo i meridiani, recando beneficio non solo al corpo, ma anche alla mente, ai sentimenti e allo spirito.
Il compito del terapeuta è innanzitutto quello di formulare una diagnosi per proporre il trattamento più idoneo. Successivamente inizieranno le sedute, di un’ora ciascuna, precedute solitamente da esercizi di stiramento, rotolamento e stimolazione per attivare il flusso dell’energia, classici esercizi del Do-in, antica forma di auto-massaggio cinese. A questo punto il terapeuta tratta i punti di pressione con vigore, trasmettendo una sensazione profonda e piacevole, anche se può manifestarsi dolore se sussistono blocchi energetici.
La pressione viene applicata durante l’espirazione, ossia quando il soggetto è più rilassato, e sempre con i pollici, non con le punte, ma con i polpastrelli, aumentando gradualmente il controllo appoggiando leggermente il resto della mano sul corpo del soggetto. Per cominciare, il trattamento può avere luogo una volta alla settimana, poi ogni 15 giorni o a intervalli più lunghi per mantenere il corretto equilibrio dell’energia.
Gli stili di shiatsu sono numerosi, ma i più noti e diffusi sono lo stile Namikoshi e lo stile Masunaga, dai nomi dei maestri (Tokujiro Namikoshi e Shizuto Masunaga) che li hanno ideati. Non è infrequente sentir citare i due stili come shiatsu Namikoshi e shiatsu Masunaga.
A cosa serve lo shiatsu?
I terapeuti sostengono che una vasta gamma di malanni quotidiani può essere alleviata dal trattamento shiatsu, tra cui cefalea, emicrania e dolore alla schiena.
Il trattamento è ritenuto efficace anche per i problemi digestivi, la stitichezza e, in genere, le forme di colite. Convalescenti hanno ritrovato vitalità e vigore, mentre si ritiene che sofferenti di stress e di tensione, depressione o insonnia ne traggano particolari benefici. Anche soggetti con postumi di traumi da sport o da altre attività fisiche hanno reagito bene al trattamento.
Lo shiatsu sarebbe indicato inoltre per tonificare la circolazione, il sistema nervoso e il sistema immunitario, per favorire l’eliminazione delle tossine e contribuire al rafforzamento delle ossa.

Lo shiatsu è una tecnica di trattamento manuale le cui origini vanno ricercate nelle antichissime pratiche manipolatorie di Cina, Giappone e India.
Shiatsu e scienza
Dal punto di vista scientifico, lo shiatsu non ha validità accettata perché non ne sono accettate le basi che rientrano più in una visione orientale dell’uomo che in una descrizione causa-effetto tipica della scienza.
Indubbiamente un buon terapeuta shiatsu è in grado di produrre una distensione del soggetto, fino a un rilassamento completo delle parti trattate. Ciò spiega i risultati dello shiatsu per malanni legati a stress o tensioni. Fanno parte invece del delirio di onnipotenza del terapeuta quelle indicazioni per patologie di una certa gravità.
La medicina tradizionale considera lo shiatsu un’utile tecnica da poter eseguire anche a casa, in particolare per alleviare i dolori. Può darsi che la forza con cui viene esercitata la pressione stimoli la produzione di endorfine, sostanze in grado di ridurre il dolore. È comunque improbabile che la terapia sia dannosa per l’organismo, specialmente se vengono usati solo pollici, dita e palmo delle mani, ma non deve essere praticata su zone infette o infiammate, o su soggetti che abbiano subito una frattura ossea oppure che soffrano di ernia del disco o che siano in cura con steroidi, come il cortisone.
Come effettuare un trattamento shiatsu da soli
A prescindere dai benefici presunti o reali delle pressioni shiatsu, è possibile utilizzare alcuni semplici concetti di questa disciplina per ottenere un rilassamento comunque utile. Per esempio, per migliorare la flessibilità è possibile provare un paio di esercizi per ridurre la rigidità (soprattutto quella del collo) e per alleviare la tensione delle spalle, dilatando il torace.
Il primo consiste nel sedere con la schiena eretta, inclinando il collo lateralmente, portando l’orecchio destro verso la spalla. Bisogna poi portare il braccio destro sopra il capo, in modo che la mano copra l’orecchio sinistro, ruotare la spalla sinistra 10 volte in senso orario, poi in senso antiorario, aumentando gradualmente lo stiramento, ripetendo poi il tutto dall’altra parte.
Il secondo esercizio va effettuato in posizione eretta, con i piedi leggermente divaricati e le mani intrecciate dietro la schiena, chinandosi in avanti partendo dai fianchi, senza curvare la parte superiore del corpo. Sollevate le mani intrecciate quanto più in alto possibile, poi abbassatele, raddrizzatevi e piegate il capo all’indietro e sollevate le mani quanto più possibile. Il beneficio dovrebbe essere immediatamente percepibile.