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Sperimentazione animale

La sperimentazione animale è l’effettuazione di test su animali a scopo di ricerca. Incominciamo con il fare chiarezza, evidenziando alcuni errori comuni.

1) La sperimentazione animale non è la vivisezione. Per vivisezione s’intende la sezione di un essere vivente, quindi qualsiasi intervento chirurgico, anche sull’uomo. Un dentista effettua interventi di vivisezione! Anche riferendola solo ad animali, il termine vuole sottolineare la sofferenza collegata all’intervento, tanto che molti animalisti chiedono ai ricercatori di “praticare la vivisezione sui cadaveri” con un ovvio errore linguistico, probabilmente dovuto all’emotività di chi si esprime.

2) La sperimentazione animale non serve solo a “provare i farmaci”, ma anche a studiare gli effetti di innumerevoli situazioni sugli animali. Si può parlare quindi di sperimentazione animale farmacologica e non farmacologica.

Come vedremo, il tema della sperimentazione animale è facilmente correlabile alla psicologia del soggetto ed è molto facile prendere posizioni irrazionali.

Solo chi è vegetariano può essere contro qualsiasi sperimentazione animale.

Dal punto di vista logico, la sperimentazione animale è una materia molto simile alla caccia. Se una persona non è vegetariana, può essere contro molte forme di caccia, ma non può essere contro la caccia in generale: è abbastanza assurdo cibarsi di polli e proibire che un cacciatore uccida un fagiano, comunque allevato in cattività, per poi cibarsene. In questo caso è evidente la patosensibilità di chi si mangia un bel piatto di spaghetti al ragù (e dimentica la macellazione dell’animale) ed è contro la caccia perché la giudica barbara.

Analogamente, non si può essere contro qualsiasi sperimentazione animale e cibarsi di carne; come non si può essere contro qualsiasi sperimentazione animale e poi giustificare l’abbattimento di uno squalo perché mette in pericolo i bagnanti oppure approvare la caccia di selezione ai cinghiali perché sono troppi e provocano incidenti anche mortali sulle strade.

C’è animale e animale

Come spiegato nella pagina sull’abbandono dei cani, esistono animali affettivi e altri che non lo sono. Per esempio, appare abbastanza assurdo paragonare un moscerino a un cane e vietare a un ricercatore di ricercare soluzioni per allungare la vita di un moscerino della frutta.

Una soluzione molto moderna sta nel vietare gli esperimenti su animali affettivi, considerando questi come quelli che sono normalmente giudicati domestici e dei quali non è usuale la macellazione a scopo alimentare (vedi punto precedente). In altri termini, no alla vivisezione a cani, gatti, scimmie.

Un errore di chi è a favore della sperimentazione animale consiste proprio nell’incaponirsi nel non prendere posizione sulla sperimentazione su animali affettivi.

Dall’altra parte, certo, anche i conigli possono fare pena, ma allora, se non si è vegetariani, perché cibarsene? Ci sono persone che mangiano il pollo, ma non il “povero coniglio”: ovvio che il comportamento è irrazionale e solo frutto di patosensibilità, derivante dal fatto che il coniglio è più “bello” esteticamente di uno “stupido” pollo (l’aggettivo deriva dall’uso che si fa del termine riferito a un uomo).

sperimentazione animale

La sperimentazione animale è l’effettuazione di test su animali a scopo di ricerca

La sperimentazione animale farmacologica serve?

Chi è contrario alla sperimentazione sostiene che è banale dimostrare che biologicamente uomo e animali sono diversi. Secondo Felicetti (LAV, ma come abbiamo visto dovrebbe chiamarsi LASA, Lega Anti Sperimentazione Animale), “la sperimentazione animale è un clamoroso errore metodologico, con tutti i rischi quindi di essere inaffidabile e fuorviante sul piano scientifico: nessuna specie vivente può essere considerata un modello umano semplificato a causa delle enormi differenze genetiche, anatomiche, biologiche, metaboliche, psichiche ed etologiche che le contraddistinguono. E così ciò che risulta innocuo negli animali può essere tossico per l’uomo. Gli animali da laboratorio, spesso frutto di manipolazioni genetiche, – sottolinea il presidente della LAV – talvolta differiscono perfino dai loro simili in libertà. Anche le malattie indotte sugli animali a fini sperimentali sono diverse dalle patologie che si manifestano naturalmente“.

La posizione di Felicetti è un errore logico (incomprensione delle condizioni della proposizione): nessuno dice che la sperimentazione animale è sufficiente, ma che è una condizione facilitante per promuovere un farmaco. In altri termini, se un farmaco non produce danni su un maiale, statisticamente è molto probabile che non ne produca su un uomo.

La sperimentazione non farmacologica serve?

Si tratta di capire se ha senso usare gli animali ai fini della ricerca biomedica non finalizzata direttamente allo studio di un possibile farmaco. Rientra in questo campo anche la sperimentazione tossicologica, cioè lo studio degli effetti tossici di una sostanza che non sia candidata a essere farmaco.

Personalmente, sapendo quante ricerche inutili (per non dire assurde) sono pubblicate, ho moltissimi dubbi su questo tipo di sperimentazione, che è spesso il campo per preparare carriere con una sfilza di dubbie pubblicazioni. “Proviamo a somministrare a 100 cavie una megadose della sostanza X e vediamo che accade” è una prassi molto comune ed eticamente non accettabile.

In altri termini, non basta avere una laurea per poter sperimentare su animali, ma il ricercatore dovrebbe prima dimostrare di aver raggiunto una caratura tale da essere credibile. Supponiamo che si voglia testare su animali una sostanza che potrebbe entrare nella composizione di futuri farmaci. In mano a un ricercatore di serie B che mira solo a pubblicare per avanzare di carriera (o, peggio, che mira solo a determinate conclusioni, foraggiate da uno sponsor esterno) si potrebbero addirittura ottenere risultati pericolosi.

Quindi la sperimentazione non farmacologica con i limiti sopradescritti (nessun animale affettivo) dovrebbe essere attuata solo in centri e da persone validati.

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