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Alcolismo

L’alcolismo può essere definito, da un punto di vista clinico, come una sindrome patologica causata da un consumo continuato ed eccessivo di bevande alcoliche.

Per quanto il termine alcolismo sia comunemente usato, spesso anche da molti addetti ai lavori, in ambito medico si preferisce utilizzare altre espressioni; nel 1980, nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali – Terza edizione (DSM-III) il disturbo in questione fu inquadrato con la dicitura “abuso e dipendenza da alcol” che in seguito è stata modificata in “sindrome e dipendenza da alcol (etanolo)”.

A prescindere dalle varie definizioni, sulle quali peraltro non si è ancora raggiunta un’unanimità di pareri , l’alcolismo è da considerarsi una vera e propria sindrome patologica in quanto presenta tutta una serie di segni e sintomi clinici legati a tutti i problemi che l’intossicazione cronica da alcol provoca a carico di vari organi, in primis quello epatico.

L’importanza dell’alcolismo in ambito sanitario è notevolissima e la sua grande diffusione (per maggiori dettagli si consulti il paragrafo finale I numeri dell’alcolismo) ha un impatto socioeconomico enorme a livello mondiale.

Il metabolismo dell’alcol

Prima di entrare nel vivo della questione è sicuramente utile avere una minima idea di quella che è l’azione dell’alcol etilico a livello dell’organismo.

L’alcol etilico è normalmente presente nel sangue, ma in quantità che non hanno alcun significato dal punto di vista clinico (1 mg/100 ml) e che sono nettamente inferiori rispetto a quelle rilevabili nelle bevande alcoliche la cui tossicità è direttamente proporzionale alla loro gradazione alcolica (espressione che, per quanto ancora comunemente usata, è stata sostituita da quella di titolo alcolometrico).

Dopo l’ingerimento di una bevanda alcolica, l’alcol presente in essa viene assorbito in modo piuttosto rapido, in parte (20%) nello stomaco e in parte (80%) nel primo tratto intestinale; a questo punto si ha il passaggio nella circolazione sanguigna.

La velocità di assorbimento dell’alcol è influenzata da vari fattori; è maggiore se siamo a digiuno, se si assumono bevande gassate, se le bevande sono ad alto titolo alcolometrico e se si soffre di gastrite; la velocità è inferiore se siamo a stomaco pieno e se il pasto è a ricco tenore lipidico.

Attraverso la circolazione sanguigna l’alcol etilico raggiunge i vari organi del nostro corpo, anche se con tempistiche diverse; i primi organi a essere raggiunti (occorrono 10-15 minuti circa) sono il fegato, i reni e il cuore; dopo un’ora circa raggiunge muscoli e tessuto adiposo.

Il metabolismo dell’alcol avviene tramite ossidazione (dal 90 al 98%) dell’alcol assorbito; il processo di ossidazione si verifica principalmente a livello epatico: l’alcol viene degradato ad acetaldeide dall’enzima alcol-deidrogenasi, poi ad acetato dall’enzima acetaldeide-deidrogenasi e infine ad acetil-CoA che entra nel ciclo di Krebs; il restante (2-10%) viene eliminato attraverso varie vie (urina, feci, aria espirata, sudore e, nel caso di donne che stanno allattando, latte materno).

In linea generale, a prescindere da lievi differenze individuali, il fegato metabolizza mediamente circa 7 g di alcol ogni ora; il resto dell’alcol continua il suo viaggio nel circolo ematico causando danni alle cellule con le quali viene a contatto.

Contrariamente alla credenza comune, il metabolismo dell’alcol non viene favorito né dall’assunzione di bevande contenenti caffeina, né dal freddo e neppure dall’attività fisica.

Intossicazione da alcol: sintomi e segni

In un individuo normale, i segni di intossicazione da alcol compaiono quando la concentrazione ematica arriva ai 200 mg/100 ml; tali segni si aggravano quando la concentrazione va dai 250 ai 450 mg/100 ml; nel caso di alcolemia superiore (500-700 mg/100 ml) si corre il rischio di morte. Queste soglie sono diverse per un soggetto affetto da alcolismo cronico dal momento che il suo organismo può sopportare alcolemie ben più elevate (1.000-1.200 mg/100 ml). È doveroso distinguere l’intossicazione alcolica acuta da quella cronica. Nel primo caso infatti i disturbi scompariranno quando l’alcol sarà stato completamente eliminato dall’organismo, mentre, nel caso di intossicazioni croniche, alcuni disturbi non potranno essere completamente rimossi, nemmeno a seguito dell’eliminazione dell’alcol dall’organismo e di astinenza prolungata.

Effetti dell’alcol: i danni da alcolismo

Come abbiamo visto, la degradazione dell’alcol etilico in altre sostanze meno dannose per il nostro organismo avviene attraverso vari meccanismi che entrano in azione a seconda delle quantità di alcol che vengono assunte; il fegato quindi, gradatamente, in seguito a una cronica assunzione di alcol, si “abitua” allo smaltimento di quantitativi di alcol sempre maggiori; sviluppa quindi un aumento della tolleranza.

alcolismo

Il 75% degli Italiani consuma alcol (87% uomini, 63% donne) e il primo bicchiere viene consumato intorno agli 11-12 anni, l’età più bassa nell’Unione Europea (fonte ISTAT)

L’aumentata velocità di smaltimento non è purtroppo priva di conseguenze negative; in primis sottopone le cellule del fegato all’azione dannosa e continuata dell’alcol (non a caso gli alcolisti finiscono sempre per sviluppare vari tipi di epatopatie, sia acute che croniche), ma velocizza anche il metabolismo di ormoni, vitamine (gli alcolisti sono interessati da varie carenze vitaminiche, in particolare quelle di vitamina B1, vitamina B2, acido folico e vitamina PP) e farmaci (è per questo motivo che spesso chi abusa di alcol e assume farmaci è costretto ad aumentare i dosaggi). Le varie carenze sono poi alla base dello sviluppo di varie condizioni patologiche come, per esempio, polineuropatie, malnutrizione, disturbi della sfera sessuale ecc.

Di seguito un breve, ma significativo elenco dei vari dannosi effetti legati all’abuso prolungato di alcol:

  • danni epatici (in primis epatite alcolica e cirrosi epatica)
  • difficoltà di concentrazione
  • difficoltà nell’apprendimento
  • disturbi nervosi (sindrome di Korsakov, malattia di Marchiafava-Bignami)
  • disturbi del sonno
  • esofagiti
  • gastriti
  • insufficienza pancreatica
  • malnutrizione e malassorbimento
  • miocardiopatie
  • miopatie
  • polineuropatie
  • perdita di memoria
  • sintomi da astinenza (nausea, sudorazione e tremori)
  • ulcera duodenale e ulcera gastrica

senza contare l’aumentato rischio di contrarre varie forme di cancro; in particolare si ricordano il tumore alla bocca, il tumore all’esofago, il tumore al fegato e il tumore allo stomaco.

Il danno epatico da alcol si misura facilmente attraverso la rilevazione del livello della gamma-GT (gamma-glutamiltranspeptidasi). Chi non beve ha livelli di gamma-GT inferiori a 20, chi beve mezzo litro di vino al giorno supera mediamente i 40-50. Chi beve un litro di vino al giorno da trent’anni arriva a 200 e ha il fegato ormai definitivamente compromesso.

I fattori di rischio

I fattori di rischio per lo sviluppo della sindrome da dipendenza da alcol sono diversi; fra quelli più importanti vanno ricordati i precedenti familiari (il rischio di sviluppare alcolismo risulta maggiore in coloro che hanno avuto uno e entrambi i genitori alcolisti), la depressione (si è notata una maggiore frequenza di alcolismo fra i soggetti affetti da sindromi depressivi e altri disturbi mentali), l’età di inizio (chi inizia a bere alcol da giovane corre maggiori rischi di abuso di sostanze alcoliche e/o dipendenza), il sesso (l’alcolismo è più frequente nei soggetti di sesso maschile) e i fattori sociali e culturali (avere partner o frequentare comunemente persone che bevono abitualmente può incrementare il rischio di alcolismo).

Alcolismo e analisi del sangue

Nei soggetti affetti da alcolismo, oltre ai livelli di gamma-GT, aumentano anche quelli di AST e ALT; il loro rapporto è >2:1.

Nell’alcolista si registra generalmente (90% dei casi circa) macrocitosi, ovvero un aumento del volume globulare medio (MCV). Il parametro rientra nella normalità nel giro di quattro mesi dalla sospensione dell’assunzione di bevande alcoliche.

Un marker dell’abuso cronico di alcol etilico è rappresentato dalla CDT, ovvero la transferrina carboidrato carente (o transferrina desialata); un consumo giornaliero di alcol superiore ai 60 g per 20 giorni consecutivi conduce a un aumento di questo parametro spesso utilizzato per valutare l’abuso recente di sostanze alcoliche. I valori della CDT rientrano nel range di normalità dopo 3-4 settimane dalla sospensione dell’assunzione di alcol etilico.

Nei soggetti affetti di alcolismo si registra anche una riduzione dei livelli dei folati ematici.

La quantità di alcol accettabile e l’indice alcolico

Un individuo sano metabolizza 7 g di etanolo all’ora. Tale quantità corrisponde a 75 ml di vino a 12 gradi (per eliminare completamente 0,75 l di vino occorrono 10 ore il che equivale a dire che bevendo circa 1,2 l di vino al giorno si ha teoricamente sempre alcol nel sangue nelle 16 ore che si è svegli) o a circa 25 ml di un liquore a 40 gradi. Rifacendosi alla quantità di 1,2 l di vino a 12 gradi (definita come soglia etanolica; corrisponde per esempio a 0,4 l di un superalcolico a 40 gradi), R. Albanesi ha dato una definizione più pratica che psicologica di alcolista:

affetto da alcolismo è chi assume giornalmente una quantità di alcol uguale o superiore alla soglia etanolica.

Senza voler demonizzare il vino e i liquori, appare ragionevole definire accettabile una quantità giornaliera massima di vino di 240 ml (un quinto della soglia etanolica), avente come tempo di smaltimento quattro o cinque ore. Ovviamente occorre considerare anche gli altri contributi alcolici della giornata (birra, aperitivi, digestivi, superalcolici ecc.). Se sono presenti, la quantità accettabile di vino spesso è nulla o non supera il bicchiere.

Riteniamo che la definizione di un indice alcolico sia fondamentale per gestire correttamente il consumo di bevande alcoliche. Molti visitatori del sito ci scrivono chiedendoci quale sia la quota tollerabile di birra, di un superalcolico, di aperitivi, digestivi ecc. E se nella giornata si bevono diversi tipi di liquori? La risponda a queste domande la trovate nel nostro articolo Indice alcolico.

La strategia giusta – Vista la quantità accettabile, si comprende immediatamente che la strategia giusta è quella dei veri intenditori:

bere poco, ma bene.

Il difficile è proprio bere poco…

I numeri dell’alcolismo

Secondo il più recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che analizza i dati relativi a 194 Paesi, sono 3,3 milioni i decessi annuali nel mondo provocati dal consumo di alcol; un numero impressionante che rappresenta circa il 6% di tutti i decessi. Praticamente un morto ogni dieci secondi circa…

L’alcolismo, ricorda l’OMS, oltre a poter essere causa di dipendenza aumenta il rischio di sviluppare un grande numero di patologie (più di 200) alcune delle quali sono state citate nei paragrafi precedenti.

Dai dati presenti nel rapporto si apprende che il consumo pro-capite più alto si registra nell’Europa centrale e in quella orientale e le analisi del periodo 2006-2010 mostrano un incremento del consumo mondiale pro-capite (un rialzo dovuto perlopiù agli aumentati consumi di alcol in Cina e in India).

Secondo l’OMS, circa il 50% dell’alcol etilico consumato a livello mondiale lo è sotto forma di superalcolici, seguono birra (34,8%) e vino (8%).

Curioso il dato relativo alla Svizzera; secondo quanto riportato dall’OMS, il 13,5% degli uomini elvetici soffre di disturbi legati all’alcol (il 7,2% soffre di dipendenza).

Fra le fasce maggiormente interessata da consumi eccessivi di alcol vi sono i giovani e le donne di mezza età.

Per quanto riguarda il nostro Paese ci rifacciamo ai dati più recenti diffusi dall’ISTAT. Secondo tali dati, nel 2013 circa il 64% della popolazione di 11 anni e più ha consumato almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno.

Tra il 2003 e il 2013 la percentuale dei consumatori giornalieri di bevande a base di alcol è scesa dal 31% al 22,7%. Si registra invece un aumento nel numero di coloro che consumano alcol in modo occasionale (si passa dal 37,6% del 2003 al 41,2% del 2013) e di coloro che assumono alcolici fuori dai pasti (si passa dal 24,8% al 25,8%).

Nel 2013, il 51,6% della popolazione di 11 anni e più che ha consumato alcolici nell’anno beve vino, il 45,3% birra e il 39,9% aperitivi alcolici, amari, superalcolici o liquori.

Complessivamente, secondo l’ISTAT, i comportamenti a rischio nel consumo di alcol (ovvero consumo giornaliero non moderato, binge drinking (abbuffata alcolica), consumo di alcol da parte dei ragazzi di 11-15 anni) hanno riguardato 7 milioni e 144 mila persone (13,2%).

Comportamenti a rischio maggiormente frequenti si rilevano tra gli over 65 (38,6% degli uomini e 8,9% delle donne), tra i giovani di 18-24 anni (il 23% uomini e l’8,6% donne) e tra gli adolescenti di 11-17 anni

 

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