L’alitosi (più comunemente alito cattivo) è un disturbo che consiste nell’emissione di odore sgradevole dalla bocca e in certi casi anche dal naso.
L’alitosi è un problema molto diffuso tra la popolazione mondiale (circa il 50%) che crea grande disagio a chi ne soffre (e ovviamente a coloro che percepiscono il cattivo odore), rappresentando, di fatto, una forte limitazione nei rapporti sociali, spingendo spesso la persona a evitare contatti ravvicinati con il prossimo.
L’alitosi è una condizione che può interessare soggetti di ogni sesso ed età. La manifestazione di tale disturbo può essere transitoria (in questo caso si tratta di un problema parafisiologico legato a determinati momenti o circostanze della vita quotidiana) oppure può essere persistente e/o patologica, legata a disturbi a livello del cavo orale oppure a patologie di carattere sistemico.
Alcuni aspetti scientifici legati all’alitosi non sono ancora perfettamente noti; quel che però è certo è che il problema ha implicazioni sociali ed economiche di una certa rilevanza, basti pensare a tutte le spese sostenute sia per la richiesta di analisi, sia per l’acquisto di prodotti, generici o specifici che siano, finalizzati alla correzione dell’alito cattivo.
Cause di alitosi
L’alitosi può avere molteplici cause che possono essere legate a varie condizioni fisiologiche o patologiche che a loro volta possono essere orali e no. È quindi possibile operare due grandi distinzioni:
- alitosi parafisiologica o patologica: condizione a sé stante causata da eventi a carattere fisiologico o patologico legati a problemi di natura orale che fanno sì che l’aria espirata risulti maleodorante;
- alitosi quale sintomo o segno legato a condizioni o patologie extraorali o a carattere sistemico.
Fra le principali cause orali di alitosi si ricordano: cattiva igiene orale, patina batterica linguale (tipico caso è l’alitosi da risveglio; di notte, infatti, c’è un calo della produzione di saliva e dei movimenti della bocca, il che fa aumentare il processo di decomposizione batterica), gengivite, parodontite, xerostomia, infezioni a livello del cavo orale, tumori del cavo orale, protesi e ricostruzioni dentali non correttamente eseguite oppure danneggiate ecc.
Fra le principali cause non orali di alitosi ricordiamo invece: consumo di cibi alitogeni (aglio, cipolla, peperoni, porro, verza ecc.), consumo di bevande alcoliche, assunzione di farmaci (l’alitosi da farmaci è un problema piuttosto comune; generalmente è legata al fatto che determinati farmaci provocano secchezza delle fauci, è per esempio il caso di antidepressivi, ACE-inibitori, antineoplastici, antiaritmici, antinfiammatori, antiparkinsoniani e diuretici), patologie gastroenteriche, affezioni di origine otorinolaringoiatrica, diabete, epatopatie, nefropatie con uremia, digiuno, trimetilaminuria (sindrome da odore di pesce).
Come si vede le cause legate all’alitosi sono veramente molte, anche se è stato dimostrato che nella maggior parte dei casi il problema è legato a problemi orali, per la precisione alla presenza nell’aria che viene espirata di composti volatili solforati, sostanze che vengono prodotte nel cavo orale da dei microrganismi che metabolizzano i residui alimentari e cellulari. Quindi, contrariamente a quanti molti pensano, il contributo delle cause extraorali è piuttosto basso.
Come accennato, quindi, i principali responsabili dell’alitosi sono i VSC (Volatile Sulphur Compounds, composti volatili solforati); la produzione di queste sostanze nel cavo orale è dovuta all’azione di batteri che causano la putrefazione di sostanze, generalmente proteiche, contenute nella saliva, nelle cellule di sfaldamento della mucosa orale, nei residui di cibo, nel liquido presente nel colletto gengivale e nel sangue che a volte è presente nel cavo orale a causa della presenza di gengivite o piorrea.
La maggior parte degli autori ritiene che la sede principale in cui si sviluppano i processi orali putrefattivi di origine batterica sia la superficie dorsale della lingua; ciò avviene sia nei soggetti il cui stato di salute orale può definirsi buono, sia in coloro che sono affetti da patologie quali piorrea o varie forme di gengivite.
Concludiamo il capitolo delle cause con un breve cenno a quelle extraorali, il cui contributo, nello sviluppo dell’alitosi, è quantitativamente meno importante.
Le principali patologie legate all’alitosi sono il diabete mellito, l’insufficienza renale cronica con uremia e la cirrosi epatica.
Il diabete mellito è una patologia spesso caratterizzata dalla presenza della cosiddetta alitosi da corpi chetonici (respiro chetonico); il problema è legato al fatto che nell’aria alveolare polmonare si verifica un passaggio di corpi chetonici i quali vengono prodotti in eccesso a causa dei problemi a carico del metabolismo glicidico.
In caso di insufficienza renale cronica con uremia, l’alito del soggetto può avere il tipico odore di pesce avariato (il problema è legato all’emissione di composti azotati, in particolare dimetilammina e trimetilammina).
Nei soggetti affetti da cirrosi epatica (o comunque da gravi patologie del fegato), infine, si registra generalmente un’alitosi che viene definita foetor hepaticus; il problema è legato all’eliminazione, con il respiro, di alcune sostanze (in particolar modo metilmercaptano, etantiolo e dimetilsolfuro) che conferiscono all’alito un odore particolarmente sgradevole.
Rimedi: come curare l’alitosi
Una volta effettuata la diagnosi della presenza di alitosi grazie a una visita odontostomatologica (vedasi anche il paragrafo successivo) e individuata la sua causa scatenante, è possibile intervenire innanzitutto con la correzione delle abitudini che ne hanno prodotto la sua insorgenza.

Il collutorio è un ottimo aiuto per combattere l’alitosi.
A seconda della causa si dovrà perciò migliorare la propria igiene orale e curare le eventuali patologie dentali e parodontali, tramite un’adeguata pulizia dei denti e delle gengive (utilizzando soprattutto il filo interdentale), ma anche della lingua, che andrebbe anch’essa spazzolata delicatamente prevalentemente sulla parte dorsale, riducendo circa della metà i composti volatili solforati come il solfato d’idrogeno e il metilmercaptano, direttamente responsabili del cattivo odore orale.
È inoltre possibile combattere l’alitosi per mezzo di particolari collutori in grado di eliminare o quanto meno ridurre l’alito cattivo. Il limite di questi prodotti sta nella scarsa efficacia nell’eliminare la causa dell’alitosi, poiché essi agiscono esclusivamente sui suoi effetti grazie alla presenza di zinco o bicarbonato, sostanze che decompongono i composti a base di zolfo. Si possono consigliare comunque dei collutori a base di clorexidina e cetilpiridinocloruro, ottimi strumenti per la parziale eliminazione della carica batterica e per il ristabilimento degli stati di salute del cavo orale.
Si consiglia inoltre di limitare il consumo di cibi potenzialmente coinvolti nella formazione di alitosi (per esempio peperoni, alcuni pesci e formaggi, carni affumicate, alcolici, oltre ai classici aglio, porro e cipolla) e di eliminare o ridurre sostanzialmente il consumo di tabacco. Infine, a chi soffre di secchezza delle fauci (xerostomia), si possono suggerire alcuni specifici sostituti della saliva come Oralbalance o Secriva; ovviamente è molto importante anche bere frequentemente allo scopo di mantenere idratato il cavo orale.
Pseudoalitosi e alitofobia
Molti considerano i termini pseudoalitosi e alitofobia quali sinonimi, in realtà, per quanto facciano riferimento a condizioni molto simili, esiste una lieve differenza. Con pseudoalitosi ci si riferisce al semplice timore di soffrire di alitosi, mentre l’alitofobia è la stessa credenza aggravata dal fatto che il soggetto è refrattario a ogni prova che dimostri il contrario.
In molti casi di soggetti sofferenti di pseudoalitosi o alitofobia si registra la presenza di genitori che soffrivano di alito cattivo; in conseguenza di ciò, la persona, giunta nella sua maturità, ha sviluppato la convinzione di soffrire dello stesso disturbo. In particolare, i soggetti affetti da alitofobia possono arrivare a interpretare determinati comportamenti delle persone con le quali si relazionano come atteggiamenti legati al disgusto per l’alito del proprio interlocutore.
Ai soggetti che soffrono di pseudoalitosi o alitofobia può essere d’aiuto il sottoporsi al test con Halimeter, un particolare macchinario che testa il respiro e verifica se e da dove proviene il cattivo odore dell’alito (bocca, naso o polmoni). L’Halimeter funziona sostanzialmente misurando il livello dei composti che provocano il cattivo odore (di norma, come già più volte accennato, i VSC).
Se, grazie alla prova con l’Halimeter, si verifica che i timori del soggetto sono infondati si dovrà spiegargli nel modo più convincente possibile che il suo è un falso problema. Nel caso in cui il soggetto, nonostante le evidenze, rifiuti di credere ai risultati negativi del test, può essere d’aiuto la consultazione con uno psicologo.