L’allergia è una condizione patologica caratterizzata da un’abnorme reattività dell’organismo, umano o animale, nel caso di un contatto con determinate sostanze che vengono definite allergeni.
Il concetto è relativamente recente; lo si deve a due pediatri viennesi (Von Pirquet e Schick) che nei primi anni del 1900 osservarono come il sistema immunitario avesse talvolta reazioni dannose in seguito alla somministrazione di siero eterologo e di vaccino antivaiolo. All’inizio, tutte le reazioni di ipersensibilità venivano classificate come allergie; in seguito, per la precisione nel 1963, Gell e Coombs classificarono le ipersensibilità in quattro tipi (I, II, III e IV) e, in base a questo nuovo schema di classificazione, l’allergia propriamente detta è da riferirsi soltanto alle ipersensibilità di tipo I. La classificazione di Gell e Coombs è stata ampliata qualche anno più tardi (1971) da Roitt che introdusse la reazione di tipo V, l’ipersensibilità stimolatoria.
Le reazioni che caratterizzano le allergie possono essere mediate da anticorpi di classe IgE (in questo caso si parla di allergie IgE-mediate) oppure da linfociti (in questo caso si parla di allergie cellulo-mediate). Esempi di allergie IgE-mediate sono l’allergia ai pollini e l’allergia alle arachidi, mentre l’allergia al nichel e l’allergia al cromo sono tipici casi di allergie cellulo-mediate.
Quali sono le cause di un’allergia
Le cause per cui alcune persone sviluppano una determinata allergia non sono del tutto note. Moltissime forme di allergia sono patologie atopiche (per atopia s’intende una forte reattività nei confronti di agenti ubiquitari – ovvero che si trovano praticamente dappertutto – e che, normalmente, sono innocui) caratterizzate dalla presenza di anticorpi specifici (immunoglobuline E, IgE).
L’allergene, introdotto una prima volta nell’organismo, rimane latente, ma induce formazione di anticorpi specifici. A una seconda introduzione, l’organismo, ormai allergizzato, risponde con l’immediata, o quasi, attuazione di fenomeni clinici evidenti (per esempio asma, dermatite, rinocongiuntivite).
I casi più diffusi di allergia sono imputabili a pollini, spore fungine, polvere, alimenti, farmaci. Attualmente il 20% circa della popolazione italiana soffre di una qualche forma di allergia (ma non è facile essere precisi sui numeri; nel caso di allergia ai pollini, per esempio, varie fonti parlano di circa sei milioni di persone coinvolte, mentre altri ipotizzano numeri ancor più importanti).
Alla base dei processi infiammatori vi è la formazione di istamina (anche se altri mediatori chimici possono essere coinvolti) favorita dal contatto dell’allergene con gli anticorpi.
Tra le cause delle allergie si riconoscono sia fattori ambientali, sia fattori genetici (le probabilità di sviluppare un’allergia sono più alte in soggetti con casi familiari di allergia: quando entrambi i genitori sono atopici le manifestazioni allergiche si ritrovano nel 60-80% dei casi anche nei figli; se è un solo genitore a essere allergico, la condizione si riscontra in circa il 20-40% dei casi; la madre sembra condizionare maggiormente del padre la suscettibilità allo stato di atopia).
Allergia ed allergeni
Gli allergeni sono antigeni presenti normalmente nell’ambiente; in determinati individui tali antigene possono scatenare una risposta immunologica che nella gran parte dei casi è caratterizzata dalla produzione di anticorpi della classe IgE; in molti casi gli allergeni sono proteine o glicoproteine.
Gli allergeni possono essere introdotti nell’organismo con modalità diverse, per esempio per via inalatoria (in questo caso si parla di allergeni da inalazione, come per esempio i pollini e gli acari della polvere), per ingestione (allergeni alimentari e farmacologici) o anche per via parenterale (allergeni da iniezione).

In Italia si stima che esistano circa 10 milioni di soggetti che sofrrono di un qualche tipo di allergia
Fra gli allergeni di maggiore importanza vi sono sicuramente i pollini che solitamente causano una sintomatologia che coinvolge soprattutto l’apparato respiratorio e quello visivo; fra i pollini di maggiore importanza per quanto riguarda le reazioni allergiche vanno senz’altro ricordati i pollini delle Graminacee (per esempio quelli del Lolium perenne, più noto come loglio); altri allergeni di notevole importanza sono quelli di Artemisia vulgaris e di Parietaria judaica. In linea generale, i pollini di maggiore importanza sono quelli delle piante erbacee perché la stagione di pollinazione è molto più lunga di quella di altre specie vegetali (si pensi, per esempio, alle piante ad alto fusto). Si veda Allergia ai pollini.
Alcune forme di allergia possono essere scatenate da spore fungine (Alternaria alternata e Cladosporium herbarium, Aspergillus fumigatus, Penicillum niger ecc.), ma la loro importanza è sicuramente meno rilevante di quella dei pollini.
Allergeni di una certa importanza sono quelli di derivazione animale; fra le forme di allergia più importanti scatenate da questo tipo di allergeni vi sono quelle legate ai derivati del gatto (altri animali che possono dar luogo ad allergie sono i cani, i conigli e i cavalli).
Allergeni importanti sono sicuramente gli acari; quelli della polvere domestica sono conosciuti come fonte di reazioni allergiche fin anni ’70 del secolo scorso. Le irritazioni alla pelle, alle vie respiratorie e agli occhi sono generate dal contatto invisibile con gli enzimi digestivi, gli escrementi, le secrezioni ghiandolari durante la muta e l’accoppiamento e le uova di questi animali. In particolare, negli escrementi e sul corpo del Dermatophagoides pteronyssinus e del Dermatophagoides farinae sono stati individuate da 7 a 10 proteine che sono state riconosciute come allergeni (cioè fonti possibili di sensibilizzazione in soggetti predisposti). Si veda Allergia agli acari.
Un ultimo cenno va agli allergeni di origine alimentare, fra i più comuni si ricordano la cioccolata, i crostacei e i molluschi, il grano, il latte, le noci, le uova e i semi della soia.
Le caratteristiche delle allergie
Le principali caratteristiche di un’allergia sono sostanzialmente due: la specificità e la velocità di reazione.
Specificità – Dal momento che la manifestazione allergica è causata dalla reazione di un determinato tipo di anticorpi, essa si verifica soltanto nel caso in cui l’organismo venga a contatto con la sostanza verso la quale agisce l’anticorpo; per esempio, un soggetto con un’allergia a un determinato tipo di polline non ha reazioni allergiche se viene a contatto con un altro tipo di polline avendo quest’ultimo una struttura molecolare differente.
Velocità – Le reazioni di tipo allergico sono caratterizzate da una certa rapidità. Dal momento in cui l’organismo del soggetto affetto da allergia viene in contatto con l’allergene, si ha una manifestazione sintomatologica entro un lasso di tempo che va dai 5 minuti alla mezz’ora.
La reazione allergica (anafilassi)
Le reazioni allergiche possono essere più o meno gravi. Quando l’esposizione all’allergene è occasionale si ha solitamente una reazione di breve durata, mentre nel caso di esposizione continua vi può essere una cronicizzazione del processo infiammatorio con conseguenti danni di tipo permanente al tessuto colpito. Vi sono diversi mediatori chimici implicati nelle reazioni allergiche, ma, come accennato in precedenza, è soprattutto l’istamina la sostanza che determina la sintomatologia. I segni e i sintomi più tipici sono a carico del naso (rinite allergica), degli occhi (congiuntivite allergica), delle vie aeree inferiori (processi irritativi, broncocostrizione, asma), della cute (dermatiti, eczemi, orticaria ecc).
Lo shock anafilattico
La forma più grave di reazione allergica è lo shock anafilattico che, senza un immediato intervento curativo, può portare il soggetto alla morte. Si determina quando un individuo sviluppa una particolare ipersensibilità verso un determinato allergene. Come conseguenza dell’esposizione dell’organismo all’allergene si può determinare una brusca e improvvisa caduta della pressione arteriosa a causa di una massiva vasodilatazione; a livello delle vie respiratorie, inoltre, si può determinare un rigonfiamento delle mucose che le rivestono con possibilità d’impedimento del passaggio dell’aria. È in sostanza impossibile prevedere l’evoluzione di uno shock anafilattico. Infatti una reazione all’apparenza molto lieve può, nel giro di pochissimi minuti, trasformarsi in una situazione di massima gravità.
I segni e i sintomi di uno shock anafilattico possono comprendere: alterazioni dello stato comportamentale, difficoltà nella respirazione, ipotensione, cute arrossata con bolle evidenti come nell’orticaria, gonfiore alle caviglie e ai polsi, prurito, bruciore, vertigini, cefalea, vomito.
Trattandosi di un’emergenza molto grave, bisogna mettere in atto tutte le misure di rianimazione di base. Fortunatamente un’allergia arriva di rado a manifestazioni così gravi come lo shock anafilattico; asma e rinite allergica sono le più comuni per quanto riguarda l’apparato respiratorio, mentre molte forme allergiche interessano l’ambito dermatologico.
La diagnosi di allergia
La diagnosi di allergia si basa su anamnesi, esame obiettivo ed esami di laboratorio.
L’anamnesi riveste un ruolo determinante nella diagnosi; infatti, data la predisposizione ereditaria delle patologie allergiche, la ricerca della familiarità alle allergie è estremamente importante.
Con l’esame obiettivo si ricercano i tipici segni che caratterizzano la forma di allergia che si sospetta.
Spesso per la diagnosi di allergia sono sufficienti i dati anamnestici e l’esame obiettivo, ma, nel caso si nutrano ancora dubbi, si potrà ricorrere agli esami di laboratorio. I test impiegati sono i test in vitro (come il RAST e il PRIST) e i test cutanei (le prove intradermiche e i prick test).
Con il RAST e il PRIST si misurano le IgE specifiche che circolano nel sangue oppure nei liquidi biologici mentre con i test cutanei si ha l’applicazione di soluzioni contenenti minime quantità di sospetto allergene. Se il soggetto ha anticorpi IgE attivi per la sostanza applicata sarà osservabile una reazione cutanea localizzata (ponfo).
Altri test utilizzati sono i test di provocazione nasale e i test alimentari di provocazione.
Come si cura un’allergia?
Non esiste una cura che possa dirsi definitiva. In particolari casi di allergia è possibile tentare il processo di desensibilizzazione, un trattamento che consiste nel fornire al soggetto allergico l’allergene responsabile in dosi gradualmente crescenti allo scopo di favorire la formazione di immunoglobuline G che blocchino l’antigene prima che questo aderisca alle immunoglobuline E.
Si utilizzano poi farmaci antistaminici (per esempio cetirizina e loratadina) ovvero sostanze che contrastano l’azione dell’istamina. La massima efficacia di questi farmaci viene raggiunta se la somministrazione viene effettuata prima che vi sia un’esposizione alla sostanza che causa la reazione.
Nelle fasi più avanzate sono utilizzati anche i farmaci cortisonici topici (betametasone e prednisolone) che hanno lo scopo di risolvere lo stato flogistico locale. In casi di particolare gravità può essere necessario il ricorso a cortisonici per via sistemica.
Un altro tipo di farmaci antiallergici sono i cromoni, sostanze che impediscono la liberazione di istamina e di quelle sostanze irritanti che, nel caso di una reazione, vengono rilasciate dai mastociti. Come nel caso dei farmaci antistaminici, anche i cromoni sono maggiormente efficaci se vengono somministrati prima che il soggetto allergico venga in contatto con l’allergene. Altri farmaci utilizzati sono il salbutamolo e gli antileucotrienici.
L’omalizumab
Un farmaco particolarmente interessante è l’omalizumab (nome commerciale Xolair). Il principio su cui si basa questo farmaco è semplice: anziché bloccare l’istamina che è il prodotto della reazione del nostro corpo con l’allergene, blocca l’azione delle immunoglobuline E (IgE) e, conseguentemente, il corpo si comporta come se l’allergene non ci fosse. Attualmente il trattamento con Xolair deve essere considerato solo per i pazienti con asma di accertata natura IgE-mediata.