In ambito medico, con anestesia si indica attualmente la perdita totale o parziale della sensibilità per interruzione degli impulsi nervosi provenienti dai recettori periferici e diretti alle cellule corticali. La branca della medicina relativa all’anestesia viene detta anestesiologia.
L’anestesia può essere suddivisa in due grandi categorie: anestesia organica e anestesia artificiale.
Anestesia organica
Si tratta di una condizione dovuta ad alcuni tipi di malattie o a forti traumi che possono agire sull’intero organismo, andando cioè a colpire tutti i livelli di sensibilità (tattile, termica, dolorifica e profonda) oppure, nei casi di anestesia dissociata, interessando solo alcuni di essi; il problema è legato dalla lesione o dalla distruzione delle vie o dei centri della sensibilità.
Si parla di ipoestesia quando si ha una semplice attenuazione della sensibilità e di analgesia quando si verifica invece la perdita completa della sensibilità dolorifica.
Tra le varie forme di anestesia organica si possono citare la termoanestesia (alterazione della sensibilità termica), l’astereognosia (perdita del senso stereognostico, ossia della facoltà di percepire e comprendere la forma e la natura degli oggetti mediante il tatto) e l’anestesia totale da lesione del talamo, con grave compromissione di tutte le forme di percezione sensoriale.
A seconda del livello e delle sedi in cui è intervenuta la lesione si distinguono diverse forme di anestesia organica:
- corticale
- sottocorticale
- talamica
- capsulare
- spinale
- radicolare
- periferica.
L’anestesia corticale è dovuta da una distruzione dell’area di proiezione sensitiva; è un’anestesia di tipo globale e ha la tendenza a interessare distretti somatici limitati.
Quella sottocorticale è provocata da una lesione delle fibre di proiezione che si dipartono dal talamo (una struttura facente parte del sistema nervoso centrale) nella corteccia cerebrale; a differenza di quella corticale tende a interessare distretti più vasti.
L’anestesia talamica è dovuta a una lesione dei nuclei sensitivi del talamo.
La capsulare è invece legata a una lesione che interessa le fibre sensitive della capsula interna (una struttura anatomica cerebrale situata tra il talamo e il nucleo caudato medialmente e il nucleo lenticolare lateralmente; è la tipica sede delle emorragie cerebrali); questo tipo di anestesia dà generalmente luogo a una perdita della sensibilità nella metà del corpo opposta a quella dove si è verificata la lesione.
L’anestesia spinale è una forma le cui caratteristiche variano a seconda di quanto la lesione è estesa; nel caso di sindrome da lesione completa del midollo spinale si ha la perdita completa di sensibilità in tutti quei distretti somatici tributari dei tratti del midollo che si trovano inferiormente alla lesione; in caso di lesione parziale si verifica un’anestesia relativa alla sensibilità tattile e profonda nella metà del corpo che si trova omolateralmente alla lesione; si verifica inoltre una perdita della sensibilità termica o dolorifica nel lato opposto.
L’anestesia radicolare è caratterizzata da un’insensibilità che riproduce la tipica distribuzione a strisce delle radici sensitive, mentre quella periferica è dovuta a una lesione di un nervo periferico; la sua distribuzione è la stessa delle fibre appartenenti al nervo in questione.
Anestesia artificiale
L’anestesia artificiale (anche chirurgica) è la pratica mediante la quale si induce la perdita di sensibilità con mezzi di diverso tipo, molto variabili a seconda che si tratti di anestesia generale oppure locale (nota anche come periferica).
Anestesia generale (o narcosi) – Viene praticata soprattutto per prevenire il dolore o il fastidio che possono insorgere durante un intervento chirurgico. Un tempo erano utilizzate sostanze naturali poco efficaci come l’alcol, l’oppio e la Cannabis indica, che procuravano un sollievo inadeguato e di breve durata. Successivamente vennero introdotte con successo in campo medico le tecniche basate sull’utilizzo dell’etere, del cloroformio e del protossido di azoto, tutte sostanze caratterizzate da notevoli proprietà anestetiche.

La prima forma di anestesia risale al Settecento, quando si sperimentò per la prima volta l’uso del protossido d’azoto (conosciuto anche come gas esilarante).
Prima di procedere viene solitamente effettuato un trattamento farmacologico (preanestesia) per sedare il paziente, somministrando poi alcuni farmaci a effetto ipnotico (barbiturici) nella fase di induzione e infine sostanze in grado di rilasciare completamente la muscolatura (curarici) con l’abbinamento di gas anestetici.
I mezzi attraverso i quali ottenere una narcosi completa dell’organismo sono essenzialmente tre:
- per inalazione: l’anestetico viene inalato al paziente, tramite una mascherina apposita, sotto forma di gas o liquidi volatili, raggiungendo, attraverso gli alveoli polmonari, i vasi sanguigni e i tessuti. Viene utilizzata negli interventi di media e grande chirurgia e ha una durata di 6-8 ore;
- per via endovenosa: in questo caso l’anestetico è iniettato direttamente in vena e la sua durata è di 1-6 ore (sempre per media e grande chirurgia);
- per via rettale: l’introduzione dell’anestetico avviene per mezzo di un clistere ed è praticata per interventi brevi come la chirurgia plastica del capo, del tronco o degli arti (1-3 ore).
Anestesia locale – È la perdita della sensibilità indotta in una zona circoscritta del corpo, per prevenire la comparsa di dolore durante esami medici, procedure diagnostiche, terapie e interventi chirurgici. Se questi interventi sono lievi, come nel caso di suture di piccole ferite, la perdita di sensibilità locale viene ottenuta mediante iniezione diretta dell’anestetico nella zona da trattare. Quando, invece, l’area da anestetizzare è maggiore e l’iniezione locale non avrebbe una penetrazione sufficiente, si ricorre a un blocco nervoso, andando cioè a iniettare l’anestetico in un punto distante dalla zona da trattare, bloccando le terminazioni nervose collegate a essa (per esempio il palmo della mano può essere anestetizzando agendo sui nervi ulnare e mediano del gomito).
I nervi possono essere bloccati anche nel punto in cui si dipartono dal midollo spinale, come avviene in tutti i casi di anestesia peridurale, utilizzata ampiamente nel parto (vedi paragrafo sottostante) e di anestesia spinale, impiegata principalmente in interventi chirurgici sugli arti inferiori (per alcuni dei quali si impiega la più semplice anestesia femorale) e sul basso addome.
L’anestesia spinale viene eseguita iniettando il liquido anestetico nel canale vertebrale al fine di ottenere un’anestesia periferica a vasto raggio. Su alcune parti del corpo permeabili agli anestetici locali si può semplicemente applicarne una certa dose sulla zona in esame. Parti come la gola, la laringe e le vie aeree possono essere spruzzate di anestetico prima della broncoscopia così come l’uretra può essere resa insensibile con un gel prima di un cateterismo o di una cistoscopia.
L’anestesia peridurale nel parto
Il primo esperimento che affrontò il delicato problema dell’anestesia peridurale durante il parto fu di Sir James Young Simpson, il quale introdusse come anestetico l’uso del cloroformio, innescando forti polemiche.
L’anestesia completa durante il parto vaginale ancora oggi è quasi impossibile perché prima di tutto causerebbe un rilassamento di tutta la muscolatura, causando l’arresto delle contrazioni dell’utero e impedendo lo svolgersi naturale del parto. Inoltre le dosi massicce d’anestetico sarebbero molto dannose per il fisico della donna per tutto il lungo periodo del travaglio, andando infine nel sangue materno con ripercussioni gravissime sul feto. In questo campo è stato messo a punto un importante metodo per la preparazione al parto, il metodo psicoprofilattico che aiuta la madre a sfruttare le sue forze naturali per facilitare il parto, riducendo notevolmente l’intensità delle doglie, ma non applicabile a donne con particolari problemi psichici o affette da nevrosi.
Sono numerosi gli anestetici generali che normalmente si usano in ostetricia e che permettono nelle loro varie forme di ottenere una riduzione delle sensazioni dolorose.
Esistono infine varie tecniche di anestesia locale riguardanti il parto, ossia l’anestesia a sella (iniezione tra la 3a e la 4a vertebra lombare), che interessa il perineo, la parte interna delle cosce e la zona inferiore della parete addominale e quella paravertebrale, che blocca gli impulsi dolorosi prima che facciano il loro ingresso nel canale vertebrale, iniettando l’anestetico nelle vicinanze e davanti ai corpi vertebrali.
Significato del termine
Anestesia è un termine che deriva dal greco (anaisthēsìa, insensibilità); i filosofi greci utilizzavano tale termine per fare riferimento a uno stato di insensibilità, indifferenza, assenza di sensazioni. Esso fu poi ripreso nel XIX secolo per definire lo stato di insensibilità causato dalla somministrazione di etere eseguita su un paziente il 16 ottobre 1846 in un ospedale di Boston al fine di dimostrare l’efficacia di tale sostanza.