Il ruolo dell’alimentazione nei soggetti che assumono farmaci anticoagulanti è meritevole di alcune riflessioni.
Nel nostro Paese è in crescente aumento il numero dei soggetti che devono sottoporsi alla cosiddetta TAO (Terapia con Anticoagulanti Orali); attualmente si stima siano circa 500.000 le persone che assumono i principi attivi in grado di rallentare il processo di coagulazione del sangue. Questi principi attivi agiscono sostanzialmente ostacolando la vitamina K, la vitamina indispensabile ai processi di sintesi di molte delle proteine che sono coinvolte nei processi di coagulazione.
Come nel caso di un gran numero di farmaci, anche gli anticoagulanti hanno interazioni con moltissime sostanze; tali interazioni modificano la disponibilità del farmaco e, conseguentemente, ne modificano l’azione. Fra le sostanze che interagiscono con gli anticoagulanti c’è la ovviamente vitamina K (che peraltro è l’antidoto a tali farmaci), vitamina presente in molti alimenti e preparazioni erboristiche. Appare pertanto ragionevole che chi deve sottoporsi a una terapia anticoagulante prenda in considerazione alcune indicazioni di carattere alimentare tese a far sì che la terapia non perda efficacia o addirittura crei problemi; ciò non deve apparire come un eccesso di zelo, gestire una TAO, come spiegato nel nostro articolo Anticoagulanti, non è questione banale e la somministrazione dei farmaci anticoagulanti richiede una scrupolosa analisi dei dosaggi che variano da soggetto a soggetto in base anche allo stile di vita (e quindi anche in base alle abitudini alimentari).
Anticoagulanti e alimentazione: come gestire la dieta
Una raccomandazione che tutti gli specialisti che prescrivono la terapia anticoagulante fanno ai loro pazienti è quella di non apportare drastiche modifiche al proprio regime alimentare. Un regime alimentare equilibrato, in effetti, difficilmente interferisce in modo significativo con la terapia anticoagulante, anche se potrebbero essere necessarie alcune variazioni.
Innanzitutto è bene precisare che la vitamina K di provenienza alimentare non deve essere totalmente eliminata; anzi, la vitamina K deve essere assunta; generalmente viene raccomandato un apporto giornaliero che non superi i 200-300 mcg cercando di evitare variazioni significative che potrebbero essere causa di una fluttuazione del cosiddetto INR (International Normalized Ratio). Peraltro, una carenza di vitamina K potrebbe influire in modo negativo sul metabolismo osseo (si ritiene, infatti, che la vitamina K svolga un ruolo anche nel processo di osteogenesi). Quindi, attenzione sì, eliminazione no.

A fronte dei pochi vantaggi legati all’adozione di una dieta iperproteica, sono presenti anche diversi problemi, peraltro non sempre di poco conto
Per tutti questi motivi, molti medici forniscono spesso ai pazienti che si sottopongono a trattamento anticoagulante un elenco di prodotti alimentari con specificata l’indicazione della quantità di vitamina K che essi contengono (generalmente tale indicazione viene espressa in mcg/100 g di prodotto). L’elenco dettagliato dei prodotti contenenti significative quantità di vitamina K può essere di notevole aiuto nella gestione alimentare quotidiana del soggetto che si sottopone a TAO.
In linea generale si possono dare queste indicazioni:
- nei soggetti sottoposti a trattamento anticoagulanti i cui valori di INR sono ottimali, il regime alimentare non deve subire modificazioni particolari.
- Nei soggetti il cui valore di INR è tendenzialmente basso, può essere ragionevole ridurre il quantitativo settimanale di verdure.
- Nei soggetti il cui valore di INR è tendenzialmente alto, è consigliabile un regime alimentare che innalzi l’introito di vitamina K; può essere d’aiuto in questo senso un aumentato consumo di verdure o di altri alimenti contenenti discrete quantità di vitamina K.
Fra gli alimenti di cui generalmente si consiglia un modesto consumo vi sono le verze e il prezzemolo. Andrebbe inoltre evitato un consumo superiore ai 100 g per quanto riguarda questi alimenti: broccoli, cavoletti, cavolo cappuccio, cime di rapa, lattuga, radicchio e spinaci.
Chi è solito consumare asparagi, finocchi (se cotti il quantitativo di vitamina K si riduce in modo significativo), insalata verde, lenticchie, piselli e pomodoro (se cotto il quantitativo di vitamina K si riduce in modo significativo) dovrebbe evitare di modificarne significativamente le quantità di assunzione.
Un alimento particolarmente ricco di vitamina K è il fegato per cui potrebbe essere opportuno sostituirlo con altre tipologie di carne; andrebbe inoltre evitato il consumo di cereali integrali.
Per quanto riguarda le bevande, occorre una certa attenzione a quelle contenenti caffeina. Va inoltre eliminato il consumo di superalcolici.
Per quanto riguarda i prodotti erboristici, come già accennato, alcuni di essi possono interferire con il farmaco (per esempio ippocastano, angelica sinensis, artiglio del diavolo, iperico ecc.); è pertanto opportuno, qualora si intendesse utilizzare un prodotto erboristico, consultarsi prima con il proprio medico curante.