Gli apparecchi acustici sono apparecchi elettronici in miniatura che ricevono, amplificano e successivamente trasmettono i vari suoni ai soggetti affetti da ipoacusia, termine che indica una riduzione dell’udito; riduzione che può essere di lieve, media o grave entità.
Un’inchiesta svolta in Francia qualche tempo fa ha indicato che sono più di cinque milioni le persone che soffrono di perdite uditive, quasi il 10% della popolazione. Valori simili, ma superiori, anche nel nostro Paese che conta circa 7 milioni di persone che hanno problemi di tipo uditivo. Il problema dell’ipoacusia riguarda, secondo le stime della Drees (Direction de la recherche, des études, de l’évaluation et des statistiques), quasi mezzo miliardo di persone in tutto il mondo.
Checché se ne possa pensare, il problema dell’ipoacusia non riguarda solamente le persone anziane, anche se si deve ricordare che il 68% dei soggetti con deficit uditivi è costituito da ultrasessantenni.
I due terzi circa di coloro che soffrono di ipoacusia presentano disturbi considerati lievi o moderati (da 25 a 40 decibel, o dB, di perdita); è il caso di coloro che riescono a percepire un discorso senza particolari problemi, ma accusano la perdita di qualche sillaba. Poco meno del 30% dei problemi acustici sono considerati di media o grave entità (dai 40 ai 70 dB di perdita), il resto delle persone soffre di ipoacusia profonda (più di 90 dB di perdita).
Le cause dell’ipoacusia possono essere le più svariate, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, i deficit uditivi sono provocati dalla degenerazione naturale delle cellule ciliate dell’orecchio interno, un fenomeno noto come presbiacusia che inizia a manifestarsi verso i venti anni di età, ma che diventa generalmente significativo a partire dai 65. Nei deficit uditivi profondi si deve prendere in considerazione la possibilità di intervenire chirurgicamente mediante l’applicazione di un impianto cocleare.
Apparecchi acustici o protesi acustiche?
Una locuzione molto usata per gli apparecchi acustici è Protesi acustiche; in realtà, è un’espressione impropria, anche se ormai è entrata nell’uso comune per indicare gli apparecchi acustici. Per definizione, la protesi è un qualcosa che “sostituisce” totalmente o parzialmente un organo o un segmento corporeo. Si veda per esempio la definizione che ne dà il Vocabolario Treccani:
… omissis…
In medicina e in chirurgia, la sostituzione di un organo (o di una sua parte) o di un segmento corporeo con strutture artificiali che ne recuperino la funzionalità … omissis… Per estensione e impropriamente si definiscono protesi anche determinati apparecchi esterni (che propriamente si chiamano ortosi e ausilî) rivolti a migliorare la funzione di un apparato senza sostituirsi ad esso; per esempio, protesi acustiche, denominazione dei varî apparecchi (chiamati anche audioprotesi) atti a migliorare la capacità uditiva di pazienti con riduzione dell’udito, costituiti essenzialmente da un microfono, un amplificatore e un ricevitore e corredati da un alimentatore a pila… omissis…
Perché molti vi rinunciano?
Nei casi in cui il deficit uditivo sia inferiore ai 70 dB, un apparecchio acustico potrebbe rivelarsi utile nella correzione di tale difetto. Perché allora è notevolmente bassa la percentuale di coloro che ricorrono a questi ausili uditivi? Infatti, soltanto il 15-20% circa delle persone che potrebbero ricorrere agli apparecchi acustici ne sono dotate. Il dato appare sorprendente dal momento che i deficit uditivi sono una condizione che può creare non pochi problemi a livello relazionale con conseguente scadimento della qualità della propria vita. Perché quindi rinunciare a uno strumento che può, pur con certi limiti, ridurre tale scadimento? Le ragioni sono sostanzialmente tre.
- La prima è che molto spesso i deficit uditivi si sviluppano in modo progressivo e molte persone non si rendono conto che la loro qualità uditiva ha subito dei peggioramenti fino a che la cosa non diventa più “eclatante”.
- La seconda ragione è che il prezzo degli apparecchi acustici di buona qualità non è alla portata di tutte le tasche.
- La terza è che, a livello psicologico, l’apparecchio acustico non è accettato di buon grado.
Apparecchi acustici invisibili
Il terzo motivo di rinuncia è forse il più sorprendente dal momento che gli apparecchi acustici attualmente in commercio sono totalmente diversi da quelli dei primi tempi; ai primi antiquati, poco efficaci e molto inestetici cornetti acustici sono subentrati modelli dalle dimensioni ridotte e notevolmente più performanti.
Come vedremo, nella rassegna dei modelli, il grado di visibilità dipende dalla tipologia. Nel caso di apparecchi RIC (Receiver In Canal, ricevitore nel canale) si ottengono i migliori risultati.
Apparecchi acustici: i prezzi
Quanto costano gli apparecchi acustici? Questa è la domanda la cui risposta spesso disincentiva il paziente al loro impiego. Quelli di fascia bassa vanno dai 600-650 ai 1.000 euro circa, per la fascia media si può spendere fino a 2.000 euro, mentre per i più sofisticati il prezzo sale fino a 3.000 e oltre.
Il mercato offre attualmente diverse possibilità che sono in grado di coprire la stragrande maggioranza delle esigenze del soggetto. Se prendiamo in considerazione l’aspetto tecnologico bisogna subito premettere che gli apparecchi acustici che utilizzano la tecnologia analogica sono ormai strumenti obsoleti e che presentano diversi limiti. A livello qualitativo, la tecnologia digitale è decisamente superiore; la scelta di un apparecchio di tipo analogico viene ormai ristretta soltanto a quelle situazioni in cui l’esigenza primaria è quella di contenere i costi.
Da qualche tempo a questa parte sono usciti apparecchi acustici a cifre molto basse (49 euro) che sono commercializzati soprattutto in farmacia (addirittura si trovano modelli anche in grandi catene come le Coop a prezzi stracciati, inferiori ai 20 euro). Sulla validità di tali apparecchi si è molto discusso e si continua a farlo tuttora. Peraltro, molti rimarcano il fatto che, in base alla normativa vigente, la selezione e l’adattamento degli apparecchi acustici sono riservati ai laureati in tecniche audioprotesiche, le sole figure abilitate in esclusiva a tali esercizi professionali. Nelle farmacie la commercializzazione o l’assistenza di tipo professionale o tecnico sono consentite purché tali atti vengano compiuti da un audioprotesista e non da altre figure professionali.
I modelli
Le proposte che sono attualmente commercializzate funzionano pressappoco così: i suoni vengono captati da uno o più microfoni, il segnale audio viene quindi prima amplificato e poi “ripulito” (grazie a un amplificatore e a un microprocessore) dopodiché viene inviato attraverso il condotto uditivo. Particolari più esaustivi sono riportati nel paragrafo successivo. Un apparecchio acustico consta generalmente di sei parti:
- microfono
- bobina telefonica
- batteria
- amplificatore
- regolatore di volume
- ricevitore.
Vediamo brevemente come funziona un apparecchio acustico basandoci sulla componentistica sopracitata.
Il microfono ha il compito di raccogliere il segnale acustico e di trasformarlo in segnale elettrico. Nel momento in cui le onde sonore colpiscono la membrana del microfono, questa inizia a vibrare; la facilità di vibrazione della membrana microfonica dà la misura della qualità del microfono.
La bobina telefonica ha lo scopo di amplificare il segnale telefonico quando si avvicina la cornetta del telefono all’apparecchio acustico. Nel momento in cui si accende la bobina telefonica, viene temporaneamente esclusa la funzione del microfono allo scopo di eliminare fastidiosi rumori provenienti dall’ambiente.
La batteria è costituita generalmente da pile a lunga durata o comunque ricaricabili.
L’amplificatore serve ad amplificare i segnali elettrici che giungono dal microfono. L’amplificatore consta di circuiti che elaborano e controllano i segnali che gli giungono.
Il regolatore di volume è una componente che in certi apparecchi può essere manovrata dall’utente, mentre in altri solo dall’audioprotesista.
Il ricevitore ha il compito di trasformare il segnale elettrico amplificato in un segnale sonoro che sia utilizzabile dall’orecchio umano. Il ricevitore è sicuramente la parte più importante e delicata dell’intera apparecchiatura.
Modelli ormai non più utilizzati sono:
- Apparecchi acustici a scatola – L’apparecchio viene posizionato in tasca oppure sul petto; il ricevitore viene messo dietro l’orecchio (la forma è quella di una chiocciola) e tramite dei cavetti viene collegato all’amplificatore. È una tipologia di apparecchio acustico ormai obsoleta. È ingombrante, esteticamente poco gradevole ed è sempre più in disuso.
- Apparecchi acustici a occhiale – I componenti elettronici dell’apparecchio vengono inseriti in una o in tutte e due le stanghette degli occhiali. Ne esistono due tipi, uno è a conduzione ossea, indicato per deficit uditivi lievi o moderati; ha un vibratore che è appoggiato sull’osso mastoideo e ha il compito di trasmettere alla coclea le vibrazioni sonore. L’altro tipo viene invece detto a conduzione aerea. In questa tipologia di apparecchio i suoni passano dalla stanghetta, attraverso un piccolo tubo che termina con un auricolare, all’interno del condotto uditivo. Anche gli apparecchi acustici a occhiale sono ormai caduti in disuso.
Vediamo brevemente le tipologie di apparecchi acustici che offre il mercato.
Apparecchi acustici retroauricolari – Questo tipo di apparecchio acustico viene applicato dietro l’orecchio al quale si adatta. I suoni vengono amplificati e vengono trasportati, attraverso un tubicino in plastica, al condotto uditivo fino alla chiocciola. È un tipo di apparecchio che può essere utilizzato per tutti i tipi di ipoacusia; il problema fondamentale è rappresentato dall’eccessiva “visibilità” e questo rende questi apparecchi poco graditi al soggetto. Sono apparecchi acustici dotati di estrema versatilità e, rispetto ad altri modelli, sono in grado di amplificare una maggiore gamma di suoni. Sono caratterizzati da una notevole durata e i modelli più sofisticati sono anche impermeabili.
Apparecchi RIC (Ricevitore Nel Canale) – Sono posizionati dietro l’orecchio e per questo risultano pressoché invisibili. I suoni sono trasmessi nell’orecchio direttamente dal ricevitore posizionato al suo interno. Sono adattabili a diversi livelli di sensibilità uditiva e sono impiegati anche per variazioni molto importanti dell’udito.
Apparecchi acustici endoauricolari – L’apparecchio acustico endoauricolare è generalmente in resina, a forma conica ed è costituito fondamentalmente da due parti: piastrina e guscio; quest’ultimo viene modellato in base alla forma del condotto uditivo (è posto direttamente dentro all’orecchio). Alcuni tipi di apparecchio endoauricolare sono dotati di dispositivi di ingresso audio che permettono il collegamento diretto a radio, televisione, modulatori di frequenza ecc. Sono apparecchi di dimensione abbastanza contenute e quindi risolvono in parte il problema estetico che crea diversi problemi a molti soggetti. Gli apparecchi acustici endoauricolari sono indicati per ipoacusie leggere o medie, mentre devono essere perfezionati tecnologicamente per quanto concerne le ipoacusie di grado più severo.

Gli apparecchi acustici sono apparecchi elettronici in miniatura che ricevono, amplificano e successivamente trasmettono i vari suoni ai soggetti affetti da ipoacusia, termine che indica una riduzione dell’udito; riduzione che può essere di lieve, media o grave entità.
Apparecchi acustici impiantabili – L’apparecchio acustico impiantabile è una proposta relativamente recente. Questo tipo di ausilio acustico viene impiantato in modo permanente sotto la cute ed è praticamente invisibile. Ha una durata che varia dai 10 ai 15 anni e conseguentemente le batterie ricaricabili devono essere totalmente affidabili. Esistono anche modelli parzialmente impiantabili la cui parte esterna è grande come una moneta; tale parte contiene il microfono, la batteria e i circuiti digitali deputati all’elaborazione del suono; il messaggio sonoro viene poi inviato alla parte che si trova sotto la cute. L’apparecchio acustico impiantabile è molto apprezzato per la sua “discrezione”, ma è poco adatto a coloro il cui canale auricolare è particolarmente stretto.
Apparecchi acustici open ear – Sono apparecchi acustici che vengono collocati nella stessa posizione degli apparecchi retroauricolari, ma sono particolarmente piccoli e sono dotati di un minuscolo tubicino che conduce il suono nel condotto uditivo. Con gli open ear si lascia il condotto uditivo aperto dove viene collocata soltanto la parte finale del tubicino o del filo conduttore dell’altoparlante. Si può ricorrere a questo sistema nel caso di quelle perdite uditive il cui deficit prevalente riguarda le frequenze medie e acute con conservazione di quelle gravi. Con il sistema open ear è evitabile l’amplificazione delle frequenze gravi conservate e per di più non si viene a creare il senso di occlusione del condotto uditivo. I primi modelli, risalenti ad alcuni anni fa erano gravati da diverse problematiche (fra cui il fastidiosissimo effetto feedback) che grazie all’evoluzione tecnologica sono state ben risolte.
Impianti cocleari – L’impianto cocleare è un tipo di ausilio acustico costituito da una parte interna e una esterna. La parte interna, impiantata chirurgicamente, consta di un ricevitore alloggiato nell’osso temporale e di una serie di elettrodi posizionati nell’orecchio interno. La parte esterna, il processore sonoro, è praticamente un computer in miniatura che ha il compito di trasformare i suoni in segnali che il nervo acustico invierà al cervello che li riconoscerà come suoni.
Sia gli apparecchi acustici endoauricolari sia gli apparecchi acustici retroauricolari sono caratterizzati dal fatto che è possibile programmarli tramite la tecnologia digitale che si basa sull’audiogramma del soggetto affetto da ipoacusia. In questo modo è possibile regolare in modo pressoché ottimale le varie componenti dell’apparecchio (microfono, amplificatore e ricevitore).
La tecnologia alla base degli apparecchi acustici è in continuo miglioramento. L’era analogica è ormai pressoché tramontata e quella digitale ha ormai preso il sopravvento. Grazie alle tecnologie digitali si è in grado di effettuare interventi su numerosissimi parametri sonori in tempo pressoché reale. Modelli sempre più piccoli e confortevoli sono allo studio e non vengono trascurate né la qualità sonora né la facilità nell’uso. Certo è che si può ancora migliorare; attualmente i modelli in commercio agiscono su frequenze sonore comprese tra i 125 e gli 8.000 Hz, si è quindi sempre molto lontani dal raggiungere il grado di sofisticatezza dell’orecchio umano che è in grado di discriminare suoni tra i 20 e i 20.000 Hz.
Uno degli obiettivi principali della ricerca è quello di realizzare apparecchi che siano in grado di isolare le diverse tipologie di suono (per esempio la voce) su diversi canali; un po’ come si fa nel caso delle registrazioni musicali nelle quali possono indirizzare i suoni dei vari strumenti su canali separati. Attualmente gli apparecchi attuali amplificano selettivamente le frequenze sonore che corrispondono alla voce e diminuiscono il rumore delle altre, ma in futuro saremo in grado di trattare i vari segnali in modo ancora più “fine” tanto da poter per esempio distinguere nettamente le parole in situazioni rumorose nelle quali esse vengono normalmente perdute.
Verrà poi in aiuto la sempre più promettente tecnologia wireless. Non è infrequente, al giorno d’oggi, che i dispositivi di connessione degli apparecchi acustici ad altri apparecchi (per esempio la televisione) creino problemi di sincronizzazione fra ciò che si vede e ciò che si sente. Tali problemi sono destinati a scomparire.
I ricercatori però si spingono molto oltre, ipotizzando l’uso degli apparecchi acustici a mo’ di piccoli computer in grado di fornire, a coloro che le portano, dati quali la temperatura corporea, la glicemia, la velocità del battito cardiaco; il dispositivo inoltre potrebbe anche svolgere funzioni di “agenda elettronica” ricordando appuntamenti o riunioni d’affari.
Alcuni consigli per i portatori di apparecchi acustici
Di seguito vogliamo fornire alcuni consigli pratici per i portatori di apparecchi acustici.
Visite periodiche – È opportuno, ogni sei mesi, che i portatori di ausilio acustico si sottopongano a visita otorinolaringoiatrica. La ragione principale di questi controlli periodici risiede nel fatto che la presenza di un apparecchio, o di una sua parte, all’interno del condotto uditivo, può provocare un accumulo eccessivo di cerume con tutte le fastidiose conseguenze che ciò comporta (malfunzionamento dell’apparecchio, feedback acustico ecc.).
Esistono poi in commercio farmaci atti a prevenire la formazione di tappi di cerume e strumenti appositamente studiati per l’igiene dei condotti uditivi.
Esame audiometrico – È buona norma che i portatori di apparecchi acustici si sottopongano, almeno una volta all’anno, a un esame audiometrico.
Pulizia dell’apparecchio acustico – La pulizia non deve essere trascurata. Gli apparecchi acustici endoauricolari dovranno essere puliti accuratamente al fine di togliere gli eventuali detriti penetrati all’interno dello strumento; non è solo una questione igienica, ne va del miglior funzionamento. Per quanto riguarda invece quelli retroauricolari, è raccomandata una scrupolosa pulizia della parte che viene inserita all’interno del condotto uditivo.
Prevenzione delle dermatiti dei condotti uditivi – I portatori di apparecchi acustici possono essere interessati da dermatiti del condotto; allo scopo di minimizzare la probabilità di essere colpiti da questo evento particolarmente fastidioso, è possibile cospargere la parte che entra nel condotto con gocce auricolari o con lozioni a base di cortisone.
Verifiche dell’adattamento dell’apparecchio acustico – Generalmente, dopo un certo lasso di tempo, che varia da soggetto a soggetto, il condotto uditivo cambia forma; ciò può causare la frequente fuoriuscita dell’apparecchio o un suo funzionamento non ottimale. È quindi buona norma, periodicamente, consultare il proprio audioprotesista per verificare se è il caso di procedere con degli adattamenti alla nuova condizione del condotto.
Controlli tecnici periodici dell’apparecchio acustico – Allo scopo di garantire il miglior funzionamento possibile, è consigliabile eseguire periodici controlli dell’apparecchio.

Gli apparecchi acustici attualmente in commercio sono totalmente diversi da quelli dei primi tempi; ai primi antiquati, poco efficaci e molto inestetici cornetti acustici sono subentrati modelli dalle dimensioni ridotte e notevolmente più performanti.
Norme di legge interessanti i portatori di apparecchi acustici
Ai soggetti che soffrono di ipoacusia di medio-grave o grave livello è garantito il diritto alla prescrizione gratuita dell’apparecchio acustico (D.P.R. del 28/12/92) qualora la perdita uditiva media – che deve essere misurata attraverso un esame audiometrico per le frequenze di 500, 1.000 e 2.000 Hz – risulti uguale o maggiore di 65 decibel. Le perdite totali dell’udito che non possono essere riabilitate con gli apparecchi acustici non sono contemplate in questa tutela.
In alcuni casi i valori di ipoacusia non giustificherebbero, da soli, il rimborso dell’apparecchio; tuttavia, se nel soggetto coesistono, oltre all’ipoacusia, altre cause di invalidità lavorativa che, valutate nel loro complesso, causano un’invalidità al lavoro generica superiore al 35%, è possibile richiedere una tutela regionale. La decisione sull’ammissibilità della domanda spetta alla commissione invalidi dell’ASL di competenza.
In base alla legge 332/1999, hanno diritto alle prestazioni di assistenza protesica gli invalidi civili, gli invalidi di guerra, i sordomuti e i minori che necessitano di un qualsiasi intervento di cura, riabilitazione o prevenzione. Per l’ottenimento di un rimborso dalla ASL è necessario che al richiedente sia riconosciuto lo status di invalido civile o di invalido del lavoro anche per quel che concerne l’ipoacusia e la menomazione superi il 33%. Una volta scelto l’apparecchio, la persona dovrà versare la differenza fra il prezzo dell’apparecchio e la cifra erogata dalla ASL. In alternativa le ASL prevedono l’erogazione di apparecchi gratuiti a scatola, a occhiale o retroauricolari che vengono concessi a seconda del caso e della gravità del problema.
Le domande più frequenti
L’apparecchio acustico restituisce immediatamente un’acuità uditiva normale?
La risposta è no. È necessario infatti passare attraverso un processo rieducativo. L’orecchio e il cervello devono riabituarsi alla percezione di suoni che non venivano più uditi. Sono necessari alcuni mesi prima che tale processo possa considerarsi terminato.
Si dovrebbe ricorrere agli apparecchi acustici non appena si hanno i primi segnali di perdita uditiva?
Sì. Questo aspetto è molto importante. Si deve intervenire il più precocemente possibile. Gli scopi sono quelli di evitare che il cervello si “disabitui” alla percezione di determinati suoni e che l’adattamento alla protesi acustica avvenga il più rapidamente possibile. C’è inoltre un’altra ragione che merita di essere presa in considerazione. Uno studio condotto dal Grap (Groupe de Recherche Alzheimer Presbyacousie) tra il 2004 e il 2007 afferma che il rischio di sviluppare una malattia degenerativa come l’Alzheimer sarebbe circa 2,5 volte più elevato nelle persone di età superiore ai 75 anni affette da sordità; il rischio maggiore rispetto al gruppo di non sordi o a quello con apparecchio sembra spiegarsi con il maggior isolamento sociale.
Sono necessarie particolari precauzioni nell’uso degli apparecchi acustici?
Gli apparecchi acustici sono strumenti elettronici e come tali mal sopportano l’umidità; è consigliabile quindi evitare di portarli in determinate situazioni (doccia, piscina, al mare ecc.). Sono inoltre sconsigliati gli urti di una certa intensità come quelli che possono verificarsi durante la pratica di determinate attività sportive (rugby, sport di combattimento in genere ecc.). Inoltre è consigliabile evitare il contatto dell’ausilio acustico con sostanze che potrebbero corroderne i componenti elettronici (profumi, dopobarba ecc.).
Come scegliere l’apparecchio acustico?
La risposta a questa domanda dovrebbe essere scontata: si dovrebbe scegliere l’apparecchio acustico che più migliora la qualità uditiva del soggetto e ciò può essere fatto se fra il paziente e l’audioprotesista al quale egli si rivolge c’è una totale collaborazione. Sfortunatamente, alla prova dei fatti, tale risposta tanto scontata non è. Sulla scelta influiscono pesantemente altri fattori che dovrebbero essere secondari, ma che in molti casi finiscono per prevalere. Ovviamente il fattore economico è quello meno “controllabile” nel senso che molte persone (spesso anziane e con modeste pensioni) hanno a disposizione budget non particolarmente elevati. Gli altri fattori sono il gusto e la psicologia del soggetto. Questi sono fattori che rischiano di far compiere scelte non ottimali. Il cedere a scelte meramente estetiche può far orientare il soggetto verso apparecchi praticamente invisibili, ma poi, alla fine dei conti, non particolarmente efficaci.
In altri termini, la scelta di un apparecchio acustico, in primo luogo, essere fatta tenendo conto della gravità dell’ipoacusia.
La curiosità
Un po’ forzatamente possiamo affermare che uno dei primi tipi di apparecchio acustico sia stato il cosiddetto cornetto acustico. Sembra che la prima rappresentazione grafica di tale apparecchio sia apparsa in un’opera di Athanasius Kircher, filosofo e storico tedesco del XVII secolo. Fino alla metà inoltrata del 1800, il cornetto acustico era l’unico mezzo “tecnologico” utilizzato per migliorare le prestazioni uditive di coloro che soffrivano di ipoacusia. Esistevano cornetti acustici di vario genere e vi erano anche “variazioni tematiche” alquanto particolari come, per esempio, le cosiddette “poltrone acustiche” fra cui ricordiamo il famoso trono acustico costruito nel 1819 da Rein per il re del Portogallo.
Negli istituti scolastici per bambini sordi c’erano dei tubi che, a partire da un corno entro il quale gli insegnanti parlavano, portavano il suono agli orecchi degli allievi.