L’autopalpazione del seno è una delle procedure che fanno parte della strategia di prevenzione del tumore al seno, la neoplasia che più frequentemente colpisce i soggetti di sesso femminile.
L’autopalpazione del seno (procedura nota anche come autoesame del seno) è un esame che è stato suggerito alle donne fin dagli anni ’50 del XX secolo; ciononostante ha cominciato ad affermarsi soltanto a partire dal 1990; peraltro sembra che, a tutt’oggi, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione portate avanti da varie associazioni, la percentuale delle donne che utilizza questa strategia preventiva sia piuttosto limitata. È corretto precisare che, comunque, non è sufficiente eseguire l’autopalpazione del seno, occorre infatti effettuarla in modo corretto, sia in posizione eretta che in posizione supina, seguendo le indicazioni ormai standardizzate.
Quando fare l’autopalpazione del seno? E con quale frequenza
L’autopalpazione del seno è consigliata a partire dai 16 anni in poi; la frequenza di questo esame dovrebbe essere mensile o perlomeno bimestrale. È opportuno eseguire l’autoesame quando sono trascorse una o due settimane dal termine delle mestruazioni perché, nei giorni del flusso e in quelli che lo precedono, il seno è generalmente congestionato e reso più turgido dalla scarica ormonale che caratterizza le mestruazioni; ciò rende l’esame non particolarmente attendibile, in particolar modo se eseguito da chi non ha una notevole esperienza.
Come si fa l’autopalpazione del seno
La prima cosa necessaria per eseguire correttamente l’esame di autopalpazione del seno è osservare attentamente l’aspetto del proprio seno. Si deve innanzitutto mettersi davanti allo specchio, alzare le braccia verso l’alto e poi appoggiare le mani sui fianchi; si deve fare un attento esame della simmetria, della forma e delle dimensioni dei seni e verificare l’eventuale presenza di gonfi o sporgenze sospette che potrebbero essere spia di noduli o cisti. È opportuno osservarsi anche di profilo così da allargare l’ampiezza dell’osservazione.
Nel caso di neoplasie a stadi avanzati potrebbero essere visibili delle ulcerazioni cutanee, ma se si effettuano osservazioni periodiche e accurate non è comune arrivare a stadi tumorali particolarmente avanzati senza aver notato niente di sospetto in precedenza.
Terminata questa prima osservazione ci si deve porre in posizione supina; a questo punto si alza un braccio e con l’altro si esegue la palpazione della mammella a esso opposta dopodiché si esegue la stessa verifica invertendo braccio e mammella.
Nel corso della palpazione, le dita della mano devono essere tenute ben dritte e unite; la pressione, delicata, ma decisa allo stesso tempo, deve essere uniforme su tutta la superficie della mammella; si deve procedere muovendosi dall’esterno verso la zona centrale. La palpazione dovrebbe permettere di individuare l’eventuale presenza di rigonfiamenti che potrebbero essere noduli.
Bisogna prestare notevole attenzione alla presenza di noduli isolati e anche a tutte quelle aree che sembrano essere scavate, anche nei pressi delle ascelle. Il momento delle mani deve essere preciso, si devono praticamente disegnare dei cerchi concentrici che partano dalla zona più esterna e arrivano al capezzolo. Arrivati a questo punto si deve proseguire muovendo la mano seguendo una linea “a serpente” per poi terminare disegnando linee a raggiera che iniziano dal centro verso l’esterno e viceversa.
Tutti i movimenti indicati devono arrivare sul torace superiore, sotto l’ascella e nelle zone dove sono presenti i linfonodi cervicali.
A questo punto, con il pollice e l’indice si stringe il capezzolo esercitando una moderata pressione; questa manovra ha lo scopo di evidenziare un’eventuale secrezione di siero oppure di sangue dalla mammella, evenienze che, di norma, non dovrebbero verificarsi. Nel caso di sanguinamenti o secrezioni di siero è opportuno consultare il proprio medico curante o un senologo di fiducia illustrando l’accaduto.
Le manovre sulle mammelle e sui capezzoli servono anche a verificarne la loro consistenza; i seni non devono risultare né duri né rigidi e non dovrebbero nemmeno essere dolenti (il dolore comunque non è un sintomo particolarmente caratteristico del tumore al seno e generalmente lo si avverte negli stadi più avanzati della neoplasia). Bisogna anche accertarsi che il capezzolo non sia deviato, retratto o eccessivamente sporgente. Anche le dimensioni devono essere le stesse di sempre.
Terminate le manovre succitate, si vada avanti con l’esame sfiorando la zona dell’areola allo scopo di evidenziare l’eventuale presenza di escoriazioni, desquamazioni o irregolarità tissutali. La zona dell’areola è una zona molto delicata e si irrita molto facilmente; non ci si deve quindi impressionare per tutti i cambiamenti che si dovessero notare e che spesso sono dovuti a semplici irritazioni; tuttavia è opportuno monitorare anche questa parte del seno e verificare la presenza di anomalie.

L’autopalpazione del seno è consigliata a partire dai 16 anni in poi; la frequenza di questo esame dovrebbe essere mensile o perlomeno bimestrale.
E gli altri esami?
È oltremodo importante ricordare che l’autopalpazione del seno, pur rivestendo un’importanza fondamentale nella strategia di prevenzione del tumore al seno, non deve essere considerato un test sostitutivo della visita ginecologica, della mammografia e dell’ecografia del seno.
Si deve infatti considerare che nemmeno una mano esperta è in grado di evidenziare la presenza di lesioni di piccolissime dimensioni, lesioni invece individuabili con l’esecuzione degli specifici test strumentali.
Per approfondire: La prevenzione del tumore al seno – Mammografia